L’INVALSI e il questionario personale per la scuola elementare

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Questa è una domanda che fa parte del questionario personale per le scuole elementari (età del bacino di utenza dai 6 ai 10-11 anni) fornito (anzi, “soministrato”, come si usa dire oggi con una perifrasi medica) dall’INVALSI. A bambini di quell’età si chiede di dare un parere di verificabilità di questi eventi e/o condizioni: “Raggiungerò il titolo di studio che voglio”, “Avrò sempre abbastanza soldi per vivere” (questa è VERAMENTE agghiacciante), “Nella vita riuscirò a fare ciò che desidero”, “Riuscirò a comprare le cose che voglio” (del resto, voglio dire, se non fosse così uno che ci starebbe a fare al mondo?), “Troverò un buon lavoro”.

E’ la “buona scuola”. Sono le riflessioni a cui vengono portati i nostri bambini. Sono i “valori” veicolati da questi contenitori. Sono cose che fanno venire i brividi, se uno pensa che sono vere e che sono state proposte sul serio. Stiamo perdendo il senso dell’orientamento. O forse vogliamo solo far credere l’impossibile, e cioè che i nostri alunni bambini di oggi saranno degli adulti senza problemi lavorativi, senza grattacapi economici e con un titolo di studio a portata di mano. Invece probabilmente non avranno nemmeno una pensione adeguata.

Noi possiamo e dobbiamo rispettare le prove INVALSI e il loro valore di valutazione, ma pretendiamo, almeno, che gli utenti finali dell’istruzione vengano rispettati per primi non fornendo quesiti di questo genere che non nobilitano nessuno.