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Mi sia permesso gioire, ma gioire il minimo indispensabile, per la liberazione di Aun San Suu Kyi dopo una detenzione di 15 anni che le ha solcato il viso ma non l’anima e, spero, men che meno le idee.
Un altro Premio Nobel per la pace è rinchiuso nelle carceri cinesi a motivo delle sue opinioni, e sol oquesto fa sì che la gioia non possa essere completa.
A maggior ragione, occorrerebbe essere un pochino meno inclini agli eccessi, considerato che gli oppositori ideologici dei regimi di ogni tempo, colore e paese, sono sempre stati reclusi senza troppi complimenti, e per uno che viene liberato, troppi restano in carcere.
O, almeno, abbastanza da non farci distrarre.
Un altro Premio Nobel per la pace è rinchiuso nelle carceri cinesi a motivo delle sue opinioni, e sol oquesto fa sì che la gioia non possa essere completa.
A maggior ragione, occorrerebbe essere un pochino meno inclini agli eccessi, considerato che gli oppositori ideologici dei regimi di ogni tempo, colore e paese, sono sempre stati reclusi senza troppi complimenti, e per uno che viene liberato, troppi restano in carcere.
O, almeno, abbastanza da non farci distrarre.