E’ morto il professor Gabriele De Rosa, storico
La notizia mi colpisce perché Gabriele De Rosa era quasi un mio vicino di casa. Veniva a Roseto degli Abruzzi a passare l’estate a Villa Filippone, proprio dietro casa mia.
Trascorremmo un pomeriggio insieme, lui era già malato. Per scherzare cercai di portarlo sul solito argomento tipico degli studenti: i libri di storia del Liceo erano due, il Villari (rosso non solo di fuori) e il De Rosa (cattolico). Il primo andava bene per i licei scientifici, l’altro per i classici.
Mi rispose, severo, un po’ tentennante ma lucido, che scrivere un libro di testo per le scuole non è uno scherzo perché si ha la responsabilità dell’educazione dei ragazzi, è molto peggio che scrivere un libro di storia.
Poi si perdeva nei suoi ricordi, e doveva averne davvero tanti.
A Sabine va tutto il mio affetto, e al Professor De Rosa confesso solo ora di aver studiato sul Villari perché lo trovavo "più schematico" (espressione infelice per non riconoscere -allora- che sul De Rosa si studiava di più).