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Le redattici e i redattori de “l’Unità”, nel momento in cui hanno sentito puzza di bruciato hanno emesso un comunicato in cui, tra l’altro, scrivevano:
Alle ore 13.28 di venerdì 18 luglio l’agenzia Adn-Kronos lancia l’anticipazione di un’intervista della collega Concita De Gregorio a Prima Comunicazione con la quale si preannuncia come prossimo direttore de l’Unità ed entra nei particolari di ciò che ha in mente di fare. Ma a quale titolo? Al Cdr non risulta che sino ad oggi vi sia stato alcun atto formale o informale d’incarico della proprietà a favore di Concita De Gregorio. Siamo all’annuncio del cambio di direzione “via intervista”?
(…)
Alla collega Concita De Gregorio siamo costretti a ricordare cosa prescrive il contratto di lavoro a proposito dei diritti e dei doveri di redattori e direttori anche in rapporto con le organizzazioni sindacali. In particolare il punto che impone alla proprietà l’obbligo di comunicare al Cdr prima di qualsiasi altro soggetto e comunque almeno 48 ore prima del conferimento dell’incarico, eventuali cambi di direzione. Non solo. Il contratto prevede che il futuro direttore e l’azienda presentino un piano editoriale e industriale al confronto con la rappresentanza sindacale sul quale il direttore si gioca il gradimento della redazione.
Siamo all’intollerabile paradosso. Solo giovedì, in un incontro ufficiale con il Cdr, l’attuale presidente nonché amministratore delegato della Nie, la società editrice dell’Unità, Giorgio Poidomani ha assicurato, e confermato anche venerdì, che non vi è all’ordine del giorno degli organi della società alcun mutamento della direzione giornalistica de l’Unità. Ma poco dopo arriva l’anticipazione “annuncio” della collega.
Alle 14.41 Concita De Gregorio chiarisce – all’agenzia Ansa – che nulla di formale ci sarebbe. Che il nuovo editore Renato Soru le avrebbe proposto la direzione de l’Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, e che la trattativa sarebbe ancora in corso. C’è da chiedersi allora la ragione dell’intervista a Prima Comunicazione con la quale si prospetterebbe un preciso modello di giornale a prescindere non solo da ogni formale incarico, ma anche da ogni confronto con la redazione.
Ma la De Gregorio è una mamma, e, si sa, alle mamme tutto si perdona. O, meglio, tutte le mamme esigono che in onore del mammismo di cui sono ancelle tutto venga loro perdonato.
Ma qui c’è chi non è disposto a dimenticare che la De Gregorio è stata una firma del Vernacoliere di Livorno e come abbia fatto ad arrivare a L’Unità lo sa solo lei.