Il sito wikiversity.org, cugino acquisito dell’enciclopedismo cialtrone, per non essere da meno, una volta aperto si presenta in questo modo:
Se ci fate caso, solo l’italiano (e ci mancherebbe altro!) e il portoghese riportano l’autodefinizione di “Università”. In genere le altre lingue hanno un modo molto più garbato e meno pretenzioso di qualificarsi. Gli inglesi si definiscono “Comunità per l’apprendimento aperto”, i francesi “Comunità pedagogica” (bello, fine e delicato), in spagnolo si parla di “Piattaforma educativa libera” (un po’ asettico, se si vuole, ma continuano comunque a sparare basso), i tedeschi parlano di “Apprendere e insegnare”. Solo gli italiani e i portoghesi, dicevo, parlano di “Università”. E che cazzo, ma dove pensano di essere, sul web o a Cambridge? “Università” addirittura?? E cosa darebbe al sito questo alone di universitarismo, di grazia? Il fatto che tutti sono liberi di apprendere e di insegnare? Ma all’università non è così. All’università ci sono quelli che insegnano che sono delle persone qualificate e che hanno fior di titoli e meriti per farlo. All’università non insegna l’uomo della strada. L’università non è come Hyde Park, in cui chiunque si porti il proprio sgabellino ha la possibilità di dire quello che pensa a una folla di ascoltatori più o meno nutrita, un’università è soprattutto condivisione del Sapere con la S maiuscola, e sono perfettamente convinto che in una lezione scolastica o universitaria sul Verismo, nel redigere una dispensa ad uso degli studenti, nessuno si sognerebbe di scrivere che Verga “avvia una profiqua collaborazione” con Luigi Capuana perché “profiqua” con la q non esiste da nessuna parte. Questo non è fare lezione. Questo è aprire la bocca e riemire il vuoto di contenuti quali che siano. Non è un’università, è poco più degli appunti di lezione di un liceo classico presi da uno studente che in italiano ha sei e che li fotocopia per tutti i compagni di classe, lasciando lì l’errore madornale a imperituro ricordo del fatale contatto che ha avuto con l’opera di Verga e Capuana che un giorno ebbero la ventura di iniziare una collaborazione che, vedi tu, è andata loro anche bene.
MA perché a fare gli sboroni e queste figure di melma, dobbiamo sempre andarci noi italiani??
Ultimamente, ve ne sarete resi conto, scrivo poco e navigo ancora meno. Giusto quel tanto che basta per aggiornare (con fatica) i social network e per fare una veloce rassegna stampa.
Tuttavia mi càpita spesso di imbattermi in siti nuovi. Alcuni sono fuffa completa, altri sono mediamente interessanti, tutti, comunque, sono talmente pieni di pubblicità da fare schifo. Così, quando uno si ritrova con un sito dalla grafica almeno almeno pulita e con un minimo (ma dico un minimo) di contenuti, un po’ si “ricrea”, come dicono da queste parti.
A meno che la scoperta non riguardi una delle ultime creature del contesto Wiki*.*, Wikiversità, uno dei figliocci di Wikipedia con il patrocinio dell’onnipresente Wikimedia Foundation. “Allora“, mi sono detto, più prevenuto che incuriosito, “andiamo a vedere cos’è questa Wikiversità“, che ha un nome così roboante da evocare aule enormi e polverose ripiene di studenti che ascoltano in silenzio le lezioni del luminare di turno.
Vediamo che cosa dice Wikiversità di se stessa:
“Wikiversità è una comunità che ha come obiettivo la produzione e la diffusione di materiale didattico (lezioni, esercitazioni, attività guidate, attività pratiche, documenti audio, cataloghi di risorse digitali, etc.)“.
Ed è già il primo inciampo: Wikiversità non è un progetto, è una community. La creazione di materiale didattico è solo un obiettivo, non è un dato che costituisce la “cosa”, ed è comunque subordinata alla creazione di un gruppo di persone ipoteticamente interessate al progetto. Basta notare la differenza con l’autodefinizione di Wikipedia, la sua sorella maggiore:
“Wikipedia è un’enciclopedia online, collaborativa e libera.”
Wikipedia, dunque, è un’enciclopedia. Non una comunità di persone che vogliono creare un’enciclopedia on line. La differenza può sembrare sottile ma è fondamentale. Nel caso di Wikiversità appare che l’obiettivo è sproporzionato alle forze: oltre 17.000 persone hanno collaborato al progetto per creare un sito con pochi testi ed argomenti completati. Mi si dirà che l’iniziativa è recente e che il sito ha bisogno di entrare in fase di rodaggio per poi spiccare il volo: vero, ma la montagna ha comunque partorito il classico topolino e da 17.000 volontarissimi, tutti pronti, lancia in resta, a spargere conoscenza per ogni dove, ci si sarebbe aspettati (sinceramente) qualcosa di più consistente.
E a proposito di contenuti, come dice il nostro lettore Baluganti Ampelio, “Cosa ci sarà scritto? Andiamo un po’ a vedere…”. E che cosa si va a vedere? Quello che si sa, evidentemente. Io sono laureato in lingue e letterature straniere, con specializzazione in lingua spagnola, indirizzo linguistico-filologico. E’ quello che ho scelto di studiare. Dunque ne so qualcosa. Per carità, sempre qualcosina rispetto a questi professoroni dell’università libera, ma insomma, me la cavo.
Andiamo alla pagina dell’alfabeto spagnolo. Qui si apprende che
“L’alfabeto spagnolo (alfabeto) è composto da 27 lettere (letras) e due digrammi.”
I digrammi in questione sarebbero CH- e LL- inseriti nello schema dell’alfabeto. Ma sono anni che CH- e LL- non ne fanno più parte! Una volta se volevo cercare su un vocabolario il verbo “llamar” dovevo andare alla sezione corrispondente della LL-, ma adesso, con la riforma, lo trovo regolarmente nella L- (e infatti i moderni vocabolari la LL- non ce l’hanno più. Stessa fine ha fatto la CH-, incorporata nella C-). Wikiversità è vecchia di almeno 10 anni!
Altro tema sensibile: gli accenti ortografici in spagnolo. Nella pagina corrispondente di Wikiversità, sono spiegati soltanto l’accento tonico e grafico e l’accento sulle parole tronche, piane, sdrucciole (e le bisdrucciole vengolo lasciate da parte). NON sono nemmeno accennati gli accenti sulle vocali deboli toniche in iato (che sono obbligatori, dunque la gente dovrebbe sapere come metterli) e, cosa assai importante, gli accenti diacritici, ovvero quelle parole che, se scritte con l’accento hanno una funzione grammaticale e se scritte senza ne hanno un’altra. E’ vero che la pagina dice di se stessa di essere solo una bozza, quindi di non avere velleità esaustive, ma si fanno, appunto, bozze di TUTTI gli argomenti che compongono una lezione. Si può accennare, certo, purché un accenno ci sia. Qui invece la trattazione è monca. Io ho scritto, molti anni fa, una specie di fascicolino proprio sul tema degli accenti in spagnolo. Siccome è una materia un po’ complessa pensavo che potesse essere utile. Si trova su classicistranieri.com ed è a disposizione di tutti, gratis. Sarebbe bastato a questi Docenti dell’università libera andarselo a consultare per trovarci qualche spunto per la loro dotta ed erudita disquisizione. E invece no. Fretta, fretta, bisogno ineludibile di pubblicare, creare contenuti, mettere in linea, Dio mio, ma che succede? Che accade se, invece di pubblicare l’abbozzo, lo tengo per me, e poi lo pubblico non dico quando è completo, ma quando ha almeno una parvenza di esaustività?
E se ho sempre detto che Wikipedia è pericolosa perché mette in campo la competitività tra i suoi membri, per cui chi corregge ne sa sempre di più di chi scrive, in una corsa al massacro che non trova uguali neanche nel mondo accademico vero e proprio, c’è da sottolineare come Wikiversità lo sia ancora di più, perché permette a ciascuno dei suoi utenti di sentirsi docente, di provare l’ebbrezza dell’insegnamento (capirai!), di sentirsi utili per la società degli utenti, di salire in cattedra, di pontificare sullo scibile umano, senza dare un minimo di bibliografia (gli argomenti di cui vi ho parlato io non ne hanno) o anche solo di link utili ad approfondire l’argomento. Questa più che un’Università è Hyde Park, dove un chiunque genericamente inteso può prendersi un bussolotto, salirci sopra e parlare ai passanti e dire quello che vuole senza particolari censure.
E so già che cosa state per dirmi: “Se hai trovato queste pecche, perché non contribuisci a migliorare l’università libera di tutti con le tue conoscenze e a metterle a disposizione dell’universo creato?” Risposta: perché nel caso degli argomenti che ho citato l’ho già fatto. E poi io non sono il censore dell’ignoranza altrui, ma guardo, vedo, noto e tutt’al più scrollo le spalle.
Ma voi state attenti che questa roba è pericolosa. Pericolosa davvero.