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Quando Andrea Camilleri morì, pover’uomo, mi trovavo in Toscana. Rimasi talmente male per la notizia della scomparsa di uno dei maggiori rappresentanti della letteratura contemporanea che, avvezzo com’ero alle avventure del suo Montalbano, della sua odiosissima zita Livia (una che non sa nemmeno cucinare), di Catarella, del “fimminaro” Mimì Auguello, di Gallo, Fazio e di tutti gli altri, che presi il computer in mano, e, aperto il Blocco Note, come faccio sempre, per ogni articolo che scrvo sul blog (o allora? A me il foglo bianco m’ispira!) scrissi una sorta di brevissimo raccontino seguendo lo stile e la Lingua del Maestro. Lo potete trovare qui:
Mi sembrava una fine onorevole, quella che avevo prospettato. Insomma, perché abbia un senso, tutto deve finire, anche Montalbano, come diceva un mio grande maestro. E oggi, la fine, quella vera, del Commissario Montalbano, è uscita in libreria ed è arrivata (proprio nello stesso giorno, non so come facciano -quelli di Amazon-, ma è bene che lo facciano, come diceva Napo Orso Capo quando Babà faceva la motocicletta).
Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto a pigliare sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore e ore passate ad arramazzarisi dintra al letto.”
Potrebbe essere Catarella, che gli racconta che c’è un morto ammazzato catàfero stecchito. O Livia che gli scassa i cabasisi per dargli il buongiorno alle cinque di mattina. No, è un certo Riccardino. E qui comincia la storia, l’ultima, quella vera, quella della fine di Montalbano, che non si sa se murìu, morì o morse, questo ve lo dico quando arrivo all’ultima pagina.
Così tutto finisce. Così tutto si conclude. Compràtelo (subito!!) anche voi, e godetevi il senso delle cose attraverso la loro inevitabile fine.