Sweet Lou

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Ora che Lou Reed non c’è più, devo riconoscere che ha ragione Edoardo Camurri quando su Facebook scrive che non bisogna cadere nell’errore che fu al momento della morte di Fabrizio De André, almeno noi italiani. Camurri scrive che ” Lou Reed era tutto ciò che un uomo sano di mente può desiderare di essere”, ed è vero.

E’ stato un artista a tutto tondo, Lou Reed. Io l’ho sempre inquadrato in due dei suoi dischi che amo di più, “Rock’n’roll animal” e “Berlin”.

Il primo, l’ho sempre detto, andrebbe incorniciato ed esposto accanto alle opere di Andy Warhol in un Museo di Arte Moderna e Contemporanea. E magari pompato a sangue fino a far svenire i visitatori. O, forse, fino a farli caricare di adrenalina. Bastano le prime cinque note della “Intro” per chitarra distorta strafatta marcia per rendersi conto che non è rock, è musica classica. Andrebbe trascritto su una partitura, bisognerebbe realizzarne l’Urtext e metterlo accanto al purtuttavia noiosetto Bach. O, se si vuole paragonarlo a un’altra opera pressoché coeva di ascesi indotta, il “Concerto di Colonia” di Keith Jarrett. Sono stati di grazia, se siano indotti dall’arte o dall’eroina importa ben poco, anzi, credo che non ci sia nessuna differenza.

Di “Berlin” c’è da non far cascare nemmeno una nota, opera situazionale rock, in 40 minuti riusciva a diffondere sfumature da vertigine. Non si può non essere affezionati alle due “Caroline says”, ma non si può nemmeno dividere l’unico blocco di cui è costituito il disco. Un monolite che dava tregua solo quando giravi il long playing.

Lou Reed è stato soprattutto dolcezza. “A Perfect Day” è stato indubbiamente quanto di più commerciale abbia interpretato, ma rientra perfettamente nelle sue corde di artista (dall’altro polo svetta l’inascoltabile “Metal Machine Music”), e stupisce come un intellettuale del calibro di Monsignor Giovanni Ravasi ne abbia citato il ritornello sul suo account Twitter. E’ il primo sfruttamento di musica, pensieri e morte “ad usum Delphini”. Ratto come la folgore, come a dire che Lou Reed è anche un po’ “nostro”, anche se non si sa “nostro” di chi.

Lou Reed, invece, non era, felicemente, di nessuno, e il testo di “Heroin” ce lo ricorderà a scanso di maldestri ulteriori tentativi manipolatòri:

“When I’m closing in on death
And you can’t help me, not you guys
Or all you sweet girls with all your sweet talk
You can all go take a walk
And I guess I just don’t know
And I guess that I just don’t know.”

Noi che siamo Beppe Grillo nudo

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Ce la prendiamo tanto con Beppe Grillo perché, in fondo, siamo noi quello lì ritratto nudo con un PC davanti alle parti Gentili sulla copertina dell’olandese “De Groene Amsterdamner”.

Siamo noi che ci mostriamo su Facebook, siamo noi che abbiamo qualcosa da dire sui blog, siamo noi che andiamo a sbirciare in casa dell’altro dal buco della serratura mascherandoci dietro il presunto anonimato di uno schermo, siamo noi che abbiamo pensieri da esprimere, che crediamo in qualcosa (foss’anche Wikipedia), o che, magari, non ci crediamo e lo diciamo lo stesso. Anzi, magari proprio per quello.

Quest’uomo fa paura perché i soliti benpensanti non possono concepirsi nudi davanti a un elettorato. Qualcuno potrebbe accorgersene.

E in fondo la pur non aggraziata nudità di Grillo ci ricorda che basta poco. Un PC, una cuffia con microfono, una connessione internet.

Di tutto il resto non abbiamo bisogno.

E se qualcuno ne ha bisogno non c’è da prenderlo troppo sul serio.

“Baciavo Schettino Saremmo finiti a letto… ma la nave si è schiantata”

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Eh, porca miseria, certo che a volte uno dice la sfiga!

Dio mio, due si erano programmati una seratina mica male, cominciata con qualche bacio e con la prospettiva di andare a farsi una trombatina e invece cosa va a succedere? Che la nave affonda!! Disdetta cosmica…

“Si, baciavo Schettino Saremmo finiti a letto… ma la nave si è schiantata”. Lo ha detto Domnica in una dichiarazione al “Daily Mail”. E ha aggiunto “…penso che saremmo finiti a letto ma non lo saprò mai a causa del naufragio”.

E pensare che una persona resterà con questo dubbio tutta la vita… Guardate che son dolori!

Kim Jong-Il: morte di un dittatore

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La retorica della Corea del Nord, messa in piedi in anni di propaganda e ideologismo costruito giorno per giorno, ha contaminato l’informazione occidentale al momento il cui il "caro Leader" Kim Jong-Il è stato còlto da infarto, dopo una vita fatta di culto della personalità, privazioni dei mezzi primari di sostentamento del suo popolo, realizzazione di ordigni atomici, cognacchini e film porno proiettati in privato.

Qualcuno dice, sia pure virgolettando, che è morto il "caro Leader", qualcun altro accenna all’erede di Kim Il Sung (perché è normale passare sopra al passaggio filiale dei poteri plenipotenziari del paese più povero e più chiuso del mondo), giornali e televisione insistono sul video ufficiale dell’emittente ufficiale  nordcoreana in cui l’annunciatrice del telegiornale delle 12 locali si mostra in preda a una incontenibile commozione non riuscendo a trattenere le lacrime (e ci credo, perché se le avesse trattenute dopo cinque minuti chissà che fine avrebbe fatto…), sui dodici giorni di lutto proclamati, qualcuno si mette a riportare le dichiarazioni della Chiesa sudcoreana.
Per poco qualcuno ha mancato la propaganda di Pyongyang secondo la quale Kim Jong-Il avrebbe scritto oltre 1500 libri e che avrebbe cominciato a parlare all’età di due mesi. Desolante "Il Fatto Quotidiano" che conclude uno dei suoi articoli sul tema dicendo che "Rimane l’incognita del figlio Kim Jong-un, già designato come leader della Corea, ma forse la nazione può cominciare a guardare avanti con più fiducia rispetto al passato."

Ma come no, e i regali sotto l’albero li mette Babbo Natale.

Ma non c’è nessuno che osi dire e stampare che quest’omino qui era, soprattutto, un dittatore? (No, perché l’ovvio non lo scrive più nessuno…)

Le azioni sono pietre: la condanna in Iran di Sakineh Mohammadi-Ashtiani e il pecoronismo del Web

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Ieri la vicenda di Sakineh Mohammadi-Ashtiani ha fatto il giro del web, ed è arrivata in Italia dove si sono scatenati la solita reazione indignata in rete, il passaparola capillare di Facebook, e una valanga di iniziative di solidarietà nei confronti di questa donna incarcerata in Iraq con l’accusa di aver avuto relazioni sessuali con diversi uomini (anche diversi dal marito, evidentemente) nonché di averlo ucciso.

E’ stata condannata alla pena di morte mediante lapidazione.

E’ una tragedia che ieri ha riempito le pagine web dei quotidiani, trasmissioni radiofoniche e televisive si sono fatte portavoci di azioni di raccolta di messaggi e attestati di protesta e solidarietà. Chi chiede una sottoscrizione, chi una mail, chi un SMS.

E io mi sono stufato.

Sono stufo di vedere questo web pecoroneccio che crede nell’efficacia del clic, nel potere salvifico del "Mi piace" su Facebook, nel commento pubblico indignato, nei "Non deve succedere!!!" scritti in caratteri maiuscoli e che in due ore vanno a finire nel dimenticatoio della memoria.

Una donna, della minoranza azera di lingua turca, è stata condannata a morte in un processo in cui non le è stato nemmeno concesso il diritto a uno straccio di interprete. E non le inietteranno un coctail di veleni, come fanno con finta pietà negli Stati Uniti, no, le daranno tante pietrate finché non morirà. E la uccideranno di sicuro, perché l’Iran deve solo dimostrare di essere uno stato sovrano che non riceve ordini da nessuno.

E noi reagiamo indignati coi clic. O con 15 centesimi di SMS. Vergogna.

Dovremmo ricorrere ai nostri rappresentanti in parlamento, quei deputati e senatori che pretendono di essere stati eletti dal popolo ma che si sono solo autonominati, e scrivere a loro. E chiedere, visto che abbiamo votato almeno la loro coalizione politica, che cosa stanno facendo o hanno intenzione di fare per far valere il loro potere sulle pressioni internazionali a favore di questa donna.
Dovremmo scrivere a loro, al Ministero degli Esteri, all’Ambasciata d’Iran in Italia, rompere le balle all’infinito, con quelle cose bellissime che esistevano una volta e che si chiamavano telegrammi, e che ora si mandano solo in occasione dei matrimoni e dei funerali (cioè, fondamentalmente, in occasioni di stampo squisitamente cattolico) e se i nostri interlocutori non ci rispondono, sbattere tutto quanto in rete e inchiodarli alle loro responsabilità.

E invece ci fa piacere pensare che se Sakineh sarà graziata, il merito sarà anche un pochino della nostra indignazione.
Se, al contrario, sarà uccisa, noi avremo, comunque, fatto di tutto: un bel clic su internet. O un SMS alla radio.

La morte di Sakineh Mohammadi-Ashtiani è il prezzo della nostra impunità morale.

Notiziario coniglio: lotte nella giungla (giungla?)

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Ed ecco Capitan Chomsky emergere dopo aver attraversato la più fitta foresta vergine (vergine?) della Malaysia (o della terrazza di via Secchia a Roseto degli Abruzzi, adesso non rammento) a colpi di kriss (o coltellino a scatto svizzero).

Successivamente il suddetto Capitan Chomsky nominerà Caporale di giornata il soldato Beppe, il quale con supina deferenza, tipica degl’inermi nei confronti dei deboli, accetterà di buon grado (forse!)

Sono solo clausolette: le pieghe del contratto di abbonamento Zero 8 Top di Tre

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Ehi, tu… sì, proprio tu, che sei veramente all’avanguardia nella scelte dei tuoi sistemi di comunicazione.

Proprio tu che ami avere il cellulare del momento, un bell’I-Phone con il quale andare in giro a fare il guappetto con gli amici e a far vedere a tutti che tu hai l’ultimo ritrovato di casa Apple che ti è stato addirittura regalato da Tre perché sei stato veramente scaltro nello scegliere il tuo piano di abbonamento Zero 8 Top, che ti permette di parlare per ben duemila minuti al mese con la tua fidanzata, anziché andare a farci la nanna insieme (pensa te che culo!), il piano che ti permette di mandare qualcosa come 600 SMS al mese e ti consente di liberare la tua voglia di spippolare, l’unico piano che ti da 20 Gb. di navigazione Internet inclusa nel prezzo straordinario di 79 euri tondi tondi al mese, comodamente addebitabili sulla tua carta di credito (paga, o merda!), naturalmente IVA esclusa, canone governativo escluso,  perché, cosa vuoi, non possiamo mica rimetterci, per un impegno minimo di 23 mesi, pena pesantissime penali, ma soprattutto con le seguenti, fantastiche limitazioni che avrai cura di accettare nel sottoscrivere il vantaggiosissimo contratto che sottoporremo alla tua disattenzione:

Per tutti i nuovi attivati con Piano Abbonamento Zero8 Top, oltre alle Condizioni Generali di Contratto in vigore, si applicano le seguenti ulteriori restrizioni:
– traffico (voce o SMS) mensile complessivo verso un singolo operatore, non 3, inferiore al 60% del traffico totale uscente;
– il totale dei minuti di Chiamate ricevute nel mese superiore al 10% dei minuti totali di Chiamate effettuate nel mese.
– traffico (voce o SMS) mensile complessivo effettuato e/o ricevuto in roaming nazionale inferiore al 70% del traffico totale uscente e/o entrante.
Qualora dai sistemi di rete 3 non risultasse soddisfatta anche una sola delle condizioni sopra indicate, previa comunicazione al cliente, 3 si riserva la possibilità di applicare le condizioni economiche del Piano Tariffario TuaNove.

Oh, son delle clausoline piccine piccine e di trascurabilissima importanza che fanno sì che soprattutto siate tutelati voi utenti, non sono nemmeno difficili da realizzare (chi è che non sa quante volte cambia operatore telefonico la persona che si deve chiamare?) e che ti permetteranno, oltre a pagare il canone, di usufruire di una tariffa diversa.

Sei soddisfatto? Bravo, ora vai pure a fare il ganzino colle PHYAE® e mostra loro quel popò di I-Phone che hai, ne rimarranno certo soddisfattissime e pluriestasiate!

E’ morta Chanel, la cagnetta piu’ vecchia del mondo

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Prego tutti i lettori del blog amanti dei cani (come sapete qui siamo tutti animalisti, abbiamo adottato due conigli e nientemeno che un Cinghiale Mannaro) di rivolgere un caro ricordo a Chanel, il cane più vecchio del mondo, che è morta a 21 anni.

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Il ricordo di “Selezione” e il Reader’s Digest sull’orlo del fallimento

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Di "Selezione dal Reader’s Digest" mi ricordo fin da quando ero piccino che il mi’ zio Piero era abbonato, e ogni mese arrivava questo volumetto che aveva la forma di un libro, ma non era mica un libro, sai, era una rivista, eh, e già quello ti metteva in soggezione.

"Selezione" è stato il primo e più invasivo generatore di spamming di cui io abbia memorie, perché con cadenza pressoché settimanale, se avevano il tuo indirizzo ti tartassavano con poubblicità di libri e dischi.

I libri erano quelli "buoni" di famiglia, dall’altante al grande libro dei fiori, dall’Enciclopedia delle Erbe ai consigli su come cucinare vegetariano.

I dischi (i 33 giri prima, successivamente i CD) andavano da Beethoven a Elvis Presley passando per le più grandi melodie straniere cantate in italiano.

Poi c’erano i romanzi condensati. Non dovevi fare nemmeno lo sforzo di leggerne uno in edizione integrale, pensavano loro a sfoltire i libri di quello che, a loro insindacabile parere, tu non dovevi leggere.

E così tu ti sedevi sulla tua poltrona e ti sentivi pervadere da un vento americano un po’ repubblicano, e da quella beòta sicurezza di essere veramente un ganzo, ma ti avevano spillato un monte di quattrini, soprattutto se avevi comperato lo Stereo che aveva un braccio peso tre chili e praticamente andavi sui dischi in vinile con l’aratro.

"Selezione dal Reader’s Digest" non esiste più. E anche la rivista madrea americana, il "Reader’s Digest" sta per dichiarare fallimento.

Vuoto mito americano di terza mano!

Ipnosi estiva 3: Le “cene carbonare” di Governo e Magistratura – Il testo del Question Time di Antonio Di Pietro

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Antonio Di Pietro: Signor Presidente, signor Ministro della giustizia – anche se non c’è -, vogliamo sapere da lei perché ha partecipato ad un incontro riservato e carbonaro tra lei, il Presidente del Consiglio e due giudici della Corte costituzionale Luigi Mazzella, promotore della cena galeotta, e Paolo Maria Napolitano.
Lei sa bene che il Presidente del Consiglio è un plurinquisito, nei cui confronti i giudici italiani non possono procedere proprio perché lei, Ministro Alfano, ha promosso e ottenuto una legge che permette a Berlusconi l’impunità durante tutto il suo mandato. Lei dovrebbe capire che così facendo ha compromesso la credibilità della Corte, perché la Corte stessa dovrà decidere il 6 ottobre sul lodo Alfano. Per questo vogliamo sapere: se si rende conto della gravità e della scorrettezza istituzionale da lei promossa; per quale ragione avete organizzato e realizzato quella cena; se non ritenga doveroso a questo punto ed ora che la tresca è stata scoperta dimettersi dal suo incarico per restituire dignità al suo ufficio e a quello della Corte costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

Elio Vito: Signor Presidente, per la correttezza e il rispetto profondo che il Governo nutre nei confronti del Parlamento, naturalmente farò riferimento al testo scritto e presentato dall’onorevole Di Pietro e dagli altri deputati del gruppo dell’Italia dei Valori e non risponderò alle affermazioni che sono state rese poco fa in Aula.
Gli onorevoli interroganti, riprendendo un articolo del settimanale L’Espresso, chiedono di sapere di un incontro presso l’abitazione privata del giudice della Corte costituzionale Luigi Mazzella dove, nello scorso mese di maggio – a dire degli interroganti e dell’articolo citato – si sarebbe svolta, testualmente, «una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzati riunioni organizzate dal Governo Berlusconi».
L’articolo citato, secondo quanto ripreso ed evidenziato dagli interroganti, nella parte relativa a quello che sarebbe stato il contenuto della riunione organizzata dal Governo Berlusconi, fa poi frequenti e generici riferimenti ad espressioni del tipo «più fonti concordano», «sembra» e a interlocuzioni che, nello stesso testo in esame, riportano mere congetture ed ipotesi disparate.
In ordine a quello che nel testo viene indicato – come ho detto – come un fatto certo, «una delle più sconcertanti e politicamente imbarazzanti riunioni organizzate dal Governo Berlusconi» va subito chiarito, onorevole Di Pietro, che il Governo Berlusconi, che mi onoro in questa sede di rappresentare, non ha organizzato presso l’abitazione del giudice Mazzella alcuna riunione. Molte settimane prima del mese di maggio di quest’anno, il Presidente Silvio Berlusconi, unitamente al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dottor Gianni Letta, al Ministro della giustizia onorevole Angelino Alfano, al senatore Carlo Vizzini e al giudice costituzionale Paolo Maria Napolitano e alle loro rispettive consorti (molto prima, quindi, delle date da lei indicate, molte settimane prima del mese di maggio) riceveva un invito ad una cena organizzata presso la propria abitazione dal giudice costituzionale professor Luigi Mazzella. Tale incontro conviviale, che è naturale conseguenza di un rapporto di conoscenza e stima risalente nel tempo (peraltro riconosciuto nello stesso articolo citato dagli interroganti), che lega il padrone di casa e i suoi ospiti, si è svolto nella prima metà del mese di maggio.
L’incontro dunque ha avuto luogo, onorevole Di Pietro, in ogni caso rispetto alle congetture e alle ipotesi disparate citate, in un’epoca antecedente al 26 giugno scorso, giorno nel quale il presidente della Corte costituzionale ha fissato per il prossimo 6 ottobre la data di inizio della discussione sul lodo Alfano ed ha indicato nel giudice Gallo il relatore della medesima discussione. Se permette, signor Presidente, vista anche la delicatezza del tema, la trattengo per pochi secondi ancora.
Per quanto concerne quello che tra i «sembra» e i «si dice» sarebbe stato il contenuto della discussione della serata, è appena il caso di osservare che l’incontro non ha avuto in alcun modo ad oggetto temi che riguardassero l’agenda della Corte costituzionale, né ipotesi di riforma del Titolo IV della Costituzione, la cui iniziativa – come si spera gli onorevoli interroganti sappiano bene – appartiene esclusivamente al Parlamento, su impulso anche del Governo, organo al quale è conferito dalla legge costituzionale e al popolo, essendo invece competenza della Corte giudicare delle eventuali controversie. Concludo tranquillizzando gli onorevoli interroganti, dicendo che le iniziative del Governo sul piano legislativo in materia di giustizia saranno rispondenti al programma presentato di fronte al corpo elettorale e che da esso hanno ricevuto il pubblico consenso.

Antonio Di Pietro: Signor Presidente, la risposta è insoddisfacente e inaccettabile, e lei consentirà anche a me qualche secondo in più, come ha consentito al rappresentante del Governo.
La Corte costituzionale – ricordo a me stesso – è un organo costituzionale talmente indipendente che non dovrebbe in alcun modo essere oggetto di interferenze, né da parte del Governo, né da parte di altri organi costituzionali. A maggio dell’anno scorso già c’era il lodo Alfano e già c’erano le richieste dei giudici di Milano e di Roma di valutare la costituzionalità della legge.
Un Ministro della giustizia che si fa promotore, insieme al Presidente del Consiglio – lui inquisito nei processi che riguardano proprio i fatti per cui deve giudicare il giudice della Corte costituzionale -, di un incontro, mina la credibilità della Corte stessa. Con il vostro concorso e con il concorso di quei due giudici spregiudicati, voi avete infangato la sacralità della Corte ed oggi, noi che abbiamo a cuore la sua imparzialità e la sua indipendenza, la vediamo totalmente minata. Ora non sapremo mai se qualsiasi decisione sarà presa il 6 ottobre sarà frutto di una valutazione assunta in totale indipendenza o se invece sarà il frutto di una cena carbonara e piduista realizzata quella sera (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
A noi non resta perciò che ribadire: primo, la sfiducia totale a questo Governo; secondo, la deplorazione di questi comportamenti; terzo, la richiesta formale di dimissioni, oltre che dei due giudici della Corte costituzionale che si sono prestati al gioco, o quantomeno la loro astensione, le dimissioni sue, Ministro della giustizia, perché lei per il ruolo e la funzione che svolge non doveva permettere, non dover accettare, non doveva farsi promotore di una riunione in cui si discute di quella legge da parte di quei giudici che mettono in discussione la legge di cui lei si è fatto promotore. A noi non rimane altro, pertanto, che ribadire l’impegno, come Italia dei Valori, del referendum e della validità di quel referendum affinché le firme già raccolte, quel milione di firme, si trasformino poi in un referendum che cancelli quella legge truffa di cui lei, Ministro Alfano, e lei, Presidente del Consiglio, vi siete fatti promotori. Oggi avete anche infangato la Corte costituzionale e le valutazioni che dovrà svolgere (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori – Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

 Ascolta l’intervento in Aula dell’on. Antonio Di Pietro e la risposta del governo dal lettore virtuale di MP3

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Ipnosi estiva 2: Al Senato la fiducia sul decreto sicurezza

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Domani il Senato approverà, dopo che il Governo avrà posto la mozione di fiducia, il famigerato decreto sulla Sicurezza, quello sulle ronde e sull’introduzione del reato di clandestinità.

Il sito del Senato della Repubblica riporta la notizia come se fosse un inciso, una parentesi. Se non fosse perché c’è di mezzo la diretta televisiva (ma a cosa serve? Tutte le sedute delle Camere sono trasmesse via satellite in chiaro tramite un canale dedicato, ma che ci fa la gente con il ricevitore satellitare affittato "gratis" da Sky, ci si fa il clistere??) probabilmente non ne avrebbero dato neanche notizia:

Ddl sicurezza: questione di fiducia. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia sul ddl 733-B recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica". Dopo l’annuncio del Ministro il Presidente Schifani ha convocato la Conferenza dei Capigruppo. I voti di fiducia saranno tre: uno per ciascun articolo del ddl. Le prime due votazioni si svolgeranno oggi pomeriggio: la prima "chiama" è prevista alle 17 circa. La terza votazione avrà luogo giovedì mattina quando, a partire dalle ore 12, si svolgeranno le dichiarazioni di voto in diretta tv.
(1 luglio 2009)

E’ curioso il reato che viene reintrodotto, di offesa a pubblico ufficiale:

Praticamente si può offendere liberamente un insegnante mentre fa lezione, è impegnato nei collegi docenti, nei consigli di classe e quant’altro, tanto poi gli si risarcisce il danno e il reato si estingue.

E’ una sorta di corruzione legalizzata. Ti offendo, tanto poi ti pago, e visto che ti pago non vado neanche in galera. Non fa una grinza.

Ipnosi estiva: chiesti due anni di reclusione per l’ex capo della polizia Di Gennaro

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Di Gennaro è il direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza.

Come capo della polizia è stato accusato di avere indotto l’ex questore Francesco Colucci a rendere falsa testimonianza sull’irruzione nella Diaz occupata dai no-global durante il G8 del 2001.

Abbiamo un inquisito alle Informazioni per la Sicurezza. Oggi il Pubblico Ministero ha chiesto per lui 2 anni di reclusione.

La difesa parlerà il 15 luglio, la sentenza è attesa per ottobre.

Noi, intanto, ci facciamo rincoglionire dal sole dell’estate.

La condanna di Bernard Madoff a 150 anni di carcere

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Lo hanno condannato a 150 anni di reclusione, senza sconti.

Si chiama Bernard Madoff e ha messo in piedi una delle truffe finanziarie più gigantesche della storia economica degli Stati Uniti, una volta scoperto il suo gioco ha confessato tutto, ha fatto nomi, cognomi, circostanze, date, entità del maltolto, si è definito un essere spregevole, si sarebbe autosputato in faccia per due mesi se avesse potuto, ma nulla è bastato a evitargli il dover andare in carcere per il resto dei suoi giorni e senza sconti (in Italia un atteggiamento del genere gli sarebbe valso almeno lo sconto di un terzo, o le attenuanti generiche).

Ieri vestiva un dignitoso abito nero con cravatta dello stesso tono funereo. Domani, o quando la sentenza definitiva passerà in giudicato, vestirà la divisa del carcere.

Ci sono voluti solo sei mesi per arrivare a una sentenza di condanna.

Questo signore non farà più un cazzo, non apparirà in nessuna trasmissione televisiva, non potrà più occuparsi di finanzia, mettere il proprio nome a un’azienda, non potrà diventare titolare nemmeno di una scheda telefonica. Nulla di nulla.

Tutt’al più, tra quialche anno, per passare i ltempo che lo separa dalla morte, potrà magari occuparsi della biblioteca della prigione dello stato.

In Italia Calisto Tanzi è ancora in giro a far danno, e quando sono andati ad arrestare Wanna Marchi e la figlia poco ci mancava che chiedessero loro anche scusa.

Siamo un paese precipitevolissimevolmente in controtendenza.

E’ morto Peter Pan

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E’ morto Michael Jackson e, come spesso mi accade ultimamente con defungimenti, malattie e disgrazie di molti VIP, non riesco a provare nessun sentimento di umana pietà. Muore tanta gente e non vengono conquistate le prime pagine dei giornali. In Iran, per esempio, dove se riesci a far passare un SMS via Twitter, raccontando quello che succede, se non sei un giornalista straniero il minimo che ti possa capitare è che tu, semplicemente, sparisca, e nessuno possa sapere più nulla di te in saecula saeculorum amen.

Mi fa rabbia questa parata di star, queste dichiarazioni di Madonna che non smette di piangere, di Liz Taylor che è troppo sconvolta per rilasciare una dichiarazione, di fan che ora non faranno altro che glorificarlo, raccontarsi favole di isole che non ci sono, di lupi cattivi, di streghe malefiche, di sortilegi, di piccole mammine-Wendy premurose, di giornali italiani a cui non pare vero aprire con una notizia del genere, persino il sito di Repubblica, che normalmente apre con le quotidiane dichiarazioni di qualche zoccola di turno, ha ceduto al nazional-popolarismo della morte dell’interprete di "Thriller", il disco in assoluto più venduto al mondo, ma è stato 27 anni fa. E da allora Jackson con la sua pelle sbiancata in un curioso color avorio cinese già simil-cadavere, con le sue accuse di pedofilia che non sono riuscite a convincere l’opinione pubblica, da allora si è trasformato nel ritratto di Dorian Gray, nella maschera di se stesso, nella plastificazione di un volto apparentemente bambino mentre il suo corpo, e, probabilmente anche la sua anima, si stavano putrefacendo al suo interno.

Mi fa rabbia questa stampa che se ne occupa come se fosse una notizia, come se la gente che muore di fame nei regimi dittatoriali come quello di Pyongyang non sia degna di avere lo stesso risalto. Mi fa rabbia la gente che oggi piange perché muore Peter Pan.

Teheran: la tecnologia al potere

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A Teheran la gente scende in piazza a protestare, perché si sente defraudata del proprio voto, in piazza si spara, qualcuno muore e la Guardia rivoluzionaria, a propositi di Internet, ammonisce di "rimuovere tutto il materiale che possa creare tensione". Twitter è l’unico mezzo che la gente di Thereran ha per poter arginare i controlli della rete.

In Italia siamo in leggera controtendenza. Qualcuno infila nel decreto sicurezza un codicillo che stabilisce il diritto di rettifica e l’obbligo di pubblicarla da parte dei blogger, se no ti tolgono le mutande e vai per strada a chiedere l’elemosina, ma in piazza non scende nessuno, di Twitter alla gente non gliene frega niente perché se non sei su Facebook non sei nessuno, e anche chi ha masticato un po’ di info-telematica ai tempi in cui Internet non era alla poratta di tutti, ha dimenticato le battaglie per la crittografia forte (sono lontani i tempi in cui Phil Zimmerman, il papà di PGP, il popolarissimo programma di criptazione forte, fu inquisito e accusato di traffico internazionale di armi, perché negli USA gli algoritmi di criptazione vengono considerati alla stessa stregua delle armi da guerra). L’anonimato nella navigazione in internet, la possibilità di inviare messaggi o consultare pagine web senza essere rintracciati sono VALORI che sono tornati prepotentemente di moda (ma sarebbe meglio che non passassero MAI di moda…) ma, come tutte le mode, sarà effimera. L’anonimato nelle comunicazioni è un valore solo fino a quando ci permette di oscurare il nostro numero di cellulare per verificare se l’amante, il marito, la moglie, la fidanzata, il compagno ha il telefono acceso o no. Per il resto il fatto che qualcuno possa raggiungerci e noi non dover sapere chi è ci dà fastidio, ci urta i nervi, non è politically correct.

In Iran, se qualcuno scopre che un cellulare ha mandato un messaggio a Twitter e di che tenore è il messaggio, è molto probabile che il proprietario di quel cellulare non la passi liscia.

Quello che segue è la mia chiave pubblica PGP. Non è solo un insieme all’apparenza informe di numeri e lettere. E’ uno strumento di libertà che chiunque può usare per comunicare (in questo caso con me) in modo sicuro.

—–BEGIN PGP PUBLIC KEY BLOCK—–
Version: PGPfreeware 6.0.2i

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UDpL80T7eSP5DaVLO41epcOog7wit+kkrToAs6vB7wknmB1bGhYuNIdLgVAiwTi7
XTBDGTSdVyXwDJ+H6+TgjDnx/JZPQJRXVptL6zwpbBA8EkSzxH86uInFT5cH6g==
=9YwH
—–END PGP PUBLIC KEY BLOCK—–


In Iran stanno dimostrando che il potere non è nelle mani dell’uno o dell’altro degli eletti, il potere è nelle mani della tecnologia e della conoscenza.

In Italia continuiamo ad essere in leggera controtendenza, mentre in Iran la gente muore.

Gli 80 anni di Anna Frank e il suo diario

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Ho sempre avuto un po’ di timore reverenziale e di soggezione davanti a un’opera come "Il diario di Anna Frank".

ce la facevano leggere a scuola alle medie, perché esistevano quelle orrende e pericolosissime edizioni della Einaudi che comprendevano opere come "Il barone rampante" di Calvino, "Un anno sull’altipiano" di Emilio Lussu, le "Lettere dei condannati a morte della resistenza", una scelta dall’"Antologia di Spon River" di Edgar Lee Masters e, appunto, il "Diario" di Anna Frank.

La caratteristica che mi rendeva orribile e pericolosa quella collana era la faciloneria con cui queste opere, indubbiamente impegnative e non destinate ai ragazzi, venivano spacciate come letture adatte a un pubblico, sia pure di studenti, fatto soprattutto di adolescenti brufolosi e con gli ormoni che giravano a velocità supersonica.

Quindi ho sempre visto il "Diario" di Anna Frank come un’opera "gabellata" da infanzia, con la scusa che a scriverla era stata una persona più o meno della mia età.

Questa cosa non mi piaceva affatto. Non amavo quel pietismo da scuola infantile con cui mi dicevano "Ecco, vedi? Adesso Anna scrive alla sua amica immaginaria…" Tutto sembrava così favolistico, quando, invece, tutto era così spaventosamente reale.

Anche la scrittura di Anna Frank che, per quel poco che mi ricordo, mi sembrava avere un certo nerbo e una notevole forza emotiva.

Ad Amsterdam sono stati raccolti in mostra permanente tutti gli autografi di Anna Frank, che, poverina, non dovette scriverne molti in vita sua.

Oggi Anna Frank avrebbe compiuto 80 anni. Mi sembra una buona occasione per andare a omaggiare la cara vecchietta rileggendo il suo "Diario". Forse, adesso che non si è più bambini, è il momento giusto.

Corea del Nord: designato il successore di Kim Jong Il

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E così dopo il conclave in cui i sommi elettori (uno solo!) si sono riuniti, il Compagno Camerlengo dello Stato della Città di Pyongyang, Sua Eminenza il Caro Leader Kin Jong Il, ha designato il suo medesimo successore nel figlio Kim Jong Hun.

Il grosso grasso affamator di popoli ha così smentito qualsiasi voce su un ritorno alla democrazia in Corea del Nord, a Pyongyang le vigilesse continueranno a ballare su piedistalli nell’atteggiamento di dirigere un traffico inesistente, e la gente mangerà meno riso, tanto ormai, meno di così…

Si esprime vivissimo apprezzamento da parte della Segreteria di Stato, dalla Pontificia Accademia del Partito e dalla Chiesa Comunista tutta.

L’anniversario della strage di Piazza Tien An Men

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E ricordiamoci che oggi è l’anniversario della strage di Piazza Tien An Men a Pechino.

E ricordiamoci delle menzogne del regime cinese, certo, ma soprattutto ricordiamoci della retorica occidentale che ha visto in questa fotografia l’eroismo dello studente che da solo ferma una fila di carri armati e che non si sa che fine abbia fatto dopo questo atto "eroico".

Siamo talmente retorici che preferiamo vedere un giovane che arresta un convoglio di cingolati, che una strage di sangue in cui sono morte centinaia di studenti che non sono riusciti a fermare un bel nulla, perché c’è sempre un regime che è più forte di loro.

Partorisce due gemelli da due padri diversi: e’ superfecondazione eteropaternale!

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Che cosa sono la sfiga, la scalogna nera, la jella, la malasorte?

Sono delle circostanze inattese ma prevedibili. Voglio dire, hai sfiga se parcheggi la macchina in divieto di sosta per cinque minuti perché devi andare in farmacia a comprare i preservativi e quando torni il vigile ti ha già fatto la multa perché è passato proprio in quel momento lì.

Oppure è jella della peggior specie quando ti sei messo il vestito nuovo, ma soprattutto le scarpe nuove, hai appena pulito la macchina, l’hai parcheggiata perfettamente e appena scendi ti rendi conto che c’era una volta un cane.

Ti può capitare di scegliere una cassa al supermercato perché guardi i carrelli degli altri e calcoli che sì, in quella in cui andrai tu c’è meno gente e farai senz’altro prima, e poi la cassiera chiama con microfono "un addetto al reparto surgelati alla cassa tre!" perché quello  prima di te ha comprato una congezione di "Quattro salti in padella" che NESSUNO sa quanto costi. E l’addetto del reparto surgelati arriva 20 minuti dopo perché si deve sbrinare nel frattempo, ecco, voglio dire, la sfiga è tutto questo.

Ma quello che è capitato a Mia Washington travalica il comune concetto di sfiga.

Mia Washington ha fatto la nanna con il marito, come è normale che sia, perché così si fa o perché così è abitudine. Hanno fatto una trombatina, tutto nella norma.

Poi dopo pochissimi minuti (ma dovevano essere proprio pochissimi minuti) già che ne aveva l’occasione e, forse, perché magari le piaceva di più, ha fatto la nanna anche con l’amante, giusto per non farsi mancare nulla e concentrare il maggior numero di amplessi nel minor tempo possibile.

Dopo aver battuto il primato mondiale di trombatio velox, Mia Washington è rimasta incinta.

Ma non del marito. O dell’amante. Di tutti e due. Aspetta due gemelli, uno dal marito e l’altro dal ganzo. Si chiama democrazia eterozigota.

Sputtanata miseramente dal test del DNA ha dichiarato: "Di tutte le persone in America e di tutte le persone nel mondo, doveva accadere proprio a me. Sono molto scioccata." C’è da crederle.

I medici la chiamano "superfecondazione eteropaternale". Ognuno la sfiga la chiama come gli pare…

E’ morto lo scrittore uruguaiano Mario Benedetti

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E già che oggi mi ritrovo, tra un collegio docenti e un compito da preparare, a riflettere sul fatto che della cultura spagnola o di lingua spagnola, in Italia non si dà conto se non quando si tratta dei coglioni di Franco, vi segnalo la morte dello scrittore uruguaiano (odio quelli che dicono "uruguayo" perché va tanto di moda, peggio ancora i sostenitori della pronuncia "uruguagio" che mi fanno scendere il latte alle ginocchia, le abbiamo le parole in italiano, usiamole e vaffanculo…) Mario Benedetti.

Benedetti fu uno scrittore a tutto tondo, giornalista, poeta, saggista, autore di teatro e romanziere.

Ma soprattutto era una personcina schiva, estremamente modesta, non ha avuto il successo planetario di un García Márquez o la scrittura sanguigna di Ernesto Sábato (chi era mai costui, si chiederà il nostro valoroso e affezionato lettore Caciagli Edo -o Risaliti Brunero, vedete un po’ voi-, se lo vada a guardare, inclito utente e più non ci accasci!) ma scrisse un romanzo che si intitolava "La tregua" (già, lo stesso titolo di Primo Levi) e che ebbe un successo molto rilevante in Sud America (ma già, c’importa assai del Sud America a noi…).

Così la cultura se ne va, lasciandoci soltanto una nube di ignoranza.

La maiala di Massa

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Dunque l’influenza maiala è arrivata, come previsto.

Il punto è che era già arrivata e il sottosegretario al raffreddore lo sapeva già, tanto che il paziente è già guarito, non si sa se per intervenzione taumaturgica del Presidente del Consiglio, che ha imposto le mani all’influenzato dicendogli "àlzati, cammina, magngia la mortadella anche tu e chiamami pàpi!", o se è perché questo virus è un po’ pirla e fa paura solo a chi ne ha paura.

La maiala è arrivata in Toscana, buon sangue non mente. Chissà cosa avrebbero fatto i livornesi se il paziente n. 1 fosse stato localizzato a Pisa…

E’ in arrivo la maiala!

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Dopo l’influenza aviaria ci mancava solo la febbre maiala.

Lo sappiamo benissimo che si tratta dell’ennesima bufala, dell’ennesima corsa della case farmaceutiche per la produzione di vaccini e farmaci antivirali, comunque, considerato che 5 anni fa il famoso e famigerato H5N1 non fece il famoso "salto" di specie, ecco qui un virus nuovo di trinca, creato ad hoc per far passare il livello di allarme da 3 a 4 su una scala di 6.

Creato ad hoc per trasmettersi da uomo a uomo, ma con una alta possibilità di guarigione.

Creato ad hoc per far dire all’OMS che la pandemia è inevitabile, ma, non appena ci sono delle flessioni significative delle infezioni e dei contagi. Continua la lettura di “E’ in arrivo la maiala!”

E le stelle stanno a guardare. Anche le strisce!

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Il Caro Leader Kim Jong-Il gioca a Atlas Ufo Robot e lancia razzi missili con circuiti di mille valvole. Pare che abbia piazzato un satellite in orbita per la trasmissione di inni rivoluzionari.

Il dittatore dello stato libero di Pyongyang, affamatore di popoli mentre lui è grasso come un maiale, fa quello che gli pare, mentre gli USA sono stati occupati per anni a fare la guerra a Saddam Hussein e più che a lui, al suo fantasma.

Grande preoccupazione nell’opinione pubblica internazionale, ma di far fuori il Caro Coso non se ne parla. E stasera il Consiglio di Stato dell’ONU probabilmente stabilirà per Kim Jong-Il una sospensione di tre giorni con obbligo di frequenza, convertiti in attività socialmente utili.

La Spagna e i 70 anni della dittatura di Francisco Franco

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L’uomo che giace, fortunatamente, in questa bara dal 1975 è Francisco Franco, dittatore spagnolo.

Dopo aver portato il suo paese a una guerra civile di sangue e odio, esattamente 70 anni fa, il 1 aprile del 1939, iniziava una dittatura che avrebbe ceduto il passo alla transizione democratica solo con la sua morte.

La Spagna di Zapatero e di Juan Carlos di Borbone pare sonnecchiare davanti a questa ricorrenza, preferendo riportare, sulle edizioni on line dei giornali, le notizie dell’incontro di calcio con la Turchia, o della morte dell’ex presidente argentino Raúl Alfonsín.

Così come sonnecchiò neanche due mesi fa, celebrando in sordina il settantesimo anniversario della morte in esilio del suo poeta più grande, Antonio Machado. In quell’occasione "El País", il maggiore quotidiano spagnolo, pubblicò una polemica su una presa di posizione della scrittrice Almudena Grandes che dichiarava che la tomba del poeta (conservata nel cimitero francese di Collioure, dove Machado raggiunse l’esilio)  non le piaceva.
Almudena Grandes è l’autrice di "Le età di Lulù". Una pornomane che parla della tomba di Antonio Machado!

Ma il torpore sull’anniversario dell’inizio della dittatura franchista, della censura, dell’isolazionismo spagnolo durato tre lustri e delle epurazioni pesa come un macigno su questa Spagna del miracolo economico.

Giovi almeno ricordare che quest’ometto sanguinario fu capo di stato e di governo per 36 anni, terminati i quali, vestito da fantoccio qual era per l’ultimo viaggio terreno, ricevette funerali religiosi e la sua tomba si trova attualmente in un luogo di culto cattolico senza che nessuno ci trovi nulla di strano.

Mondo Cane

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Cani. Cani randagi, cani mordaci, cani sciolti, canili, cantoni, cannoni, Cannavaro, can can, il cane di su’ mà’, non si sente parlare altro che di cani.

La macchina dell’informazione, che si nutre di se stessa, è già scattata come i canini (!) di un cane che azzanna la povera vittima di turno.

Il giornalismo morde e lacera le carni dell’opinione pubblica stremata.

Un ragazzino di 11 anni è morto assalito da un branco di cani che erano fuggiti dal luogo di detenzione in cui si trovavano, e in cui certamente avevano vissuto inferni peggiori, vittime, più che di una natura matrigna e anche un po’ stronza, di amministrazioni comunali accondiscendenti anche sui maltrattamenti agli animali, sull’igiene inesistente di questi lager per "amici a quattro zampe", in cui sono stati rinvenuti veri e propri ossari, purché il problema non venga fuori, purché tutto vada bene e possibilmente nessuno se ne accorga.

Perché, si sa, le cose esistono solo dal momento in cui se ne parla e per il solo fatto che se ne parli.

E così il bambino è morto perché i cani sono assassini, esattamente come Cappuccetto Rosso è stata divorata perché il lupo è cattivo. Tanto poi c’è sempre il cacciatore, che invece è buono, a rimettere tutto in ordine, pup-pum, due fucilate e vissero tutti felici e contenti.

Tranne i genitori del povero bambino di 11 anni. Tranne la donna che è stata aggredita il giorno dopo, e un’altra signora di Parma, e chissà quante altre la cronaca vorrà mettere sotto i denti di una opinione pubblica affamata e assetata di sangue, forcaiola e pressappochista.

Vi prego davvero di donare il Vostro 5 per mille dell’IRPEF (adesso che tira aria di dichiarazione dei redditi) all’Associazione "Vita da Cani". Si occupano di cani disabili, di cani cosiddetti "difficili", di cani anziani e da laboratorio.




Potete anche adottarne uno a distanza, se volete. Fate quello che vi pare, ma fatelo. L’IBAN per chi ne ha bisogno è IT 70 I 07601 01600000013545264 intestato a Vita da Cani – Arese.

Soraya Saenz de Santamaria… “desnuda”??

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In Spagna se ne fa un gran parlare.

La numero tre del Partido Popular, Soraya Sáenz de Santamaría, si è fatta ritrarre in una foto osée, che per il suo capo Rajoy (che comincia ad apprezzare la politica ammiccante e senza veli, perché un po’ di gnocca non fa male neanche ai rappresentanti della cattolicissima Spagna di Sua Maestà) non è nemmeno troppo scandalosa.

In effetti di nudo ha solo i piedi, dei polpacci da giocatore di calcio con una scollaturina da prendisole.

Da noi è roba da educande, in confronto a questa foto "L’amante di Lady Chatterley" di D. H. Lawrence è il libro di lettura della scuola elementare femminile delle Verginelle di Santa Cudegonda.

Noi abbiamo ministre della maggioranza di governo che la gnocca l’hanno mostrata davvero sui calendari, mica queste fotarelle artistiche da pruderie di confessionale… Dilettanti!

Cesare Battisti e il Brasile garantista di Lula da Silva

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Siamo gente strana, noi italiani, per lo più fuori di testa.

Napolitano a nome di tutto il paese ha rappresentato al presidente brasiliano Lula da Silva lo "stupore e il rammarico" per la negazione dell’estradizione del delinquente Cesare Battisti, che di onorevole ha soltanto il nome.

"Stupore e rammarico" è un’espressione burocratica in diplomatichese puro, per dire che siamo incazzati neri e che non ci possiamo fare nulla.

Perché si dà il caso che la decisione sia stata presa da un paese sovrano nel pieno rispetto delle regole interne, ci piacciano o non ci piacciano. Battisti è stato furbo? Non si sa, di certo i brasiliani non sono scemi e hanno capito che in Italia la disparità di trattamento tra cittadini esiste, perché il Lodo Alfano ne è una chiara dimostrazione.

E il Presidente della Repubblica ha un bel dire che i diritti di un terrorista sono gli stessi di qualunque altro delinquente comune, se esistono cariche dello Stato, tra cui la sua, che si trovano oltre la punibilità penale in corso d’opera.

Abbiamo di che imparare dal Brasile? Certamente. Ma dovremmo soprattutto smettere l’abito saccentone e presuntuoso di chi non solo non ha più nulla da insegnare, ma che non può pretendere equità là dove non è disposto a darne.

Ibuprofene: Brufen e MomentACT ovvero quanto costa un mal di testa

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In farmacia ho chiesto (o, meglio, fatto chiedere da mia moglie) una confezione di Brufen 600.

Hanno risposto che è necessaria la prescrizione medica.

Allora ho chiesto se potevano darmi almeno Moment ACT. Quello sì, rispondono, è un farmaco da banco, per quello non c’è bisogno di nessuna prescrizione.

Ora, si dà il caso che il principio attivo del Brufen sia l’ibuprofene, una molecola ad azione analgesica e anti-infiammatoria. Insomma, il parente moderno della Cibalgina. Brufen contiene 600 mg. di ibuprofene a compressa, e somministrato sotto quella forma, il paziente finale spende 0,38 euro per un grammo di Ibuprofene.



Anche Moment ACT è un farmaco a base di ibuprofene. Una compressa di Moment ACT contiene 400 mg. di anti-infiammatorio, e un grammo di Ibuprofene sotto forma di Moment ACT costa ben 1,62 euro. Almeno 4 volte di più del Brufen.


C’è da notare che i due farmaci non solo contengono lo stesso principio attivo, ma che non ne contengono altri in sinergia (ad esempio Vitamina C).

Per cui, ricapitolando: per avere lo stesso effetto di una compressa di Brufen 600, con obbligo di prescrizione (a dire della farmacia) basta prendere un Moment ACT e mezzo. E pagare 4 volte di più.

Poi c’è gente che dice che i farmaci generici sono una truffa!

A Firenze un Giardino per Oriana Fallaci

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Firenze è una città strana.

Ha intitolato un giardino a Oriana Fallaci, spero non per merito della defunta scrittrice e giornalista, ma per il fatto che era fiorentina e quindi era, per dirla in giurisprudenziale, un "atto dovuto".

Il "Corriere della sera" di oggi dice che sono pochissime le strade intestate a donne. E’ vero, se ne cerco una vicino a me c’è una via Ave Ninchi (curioso!) a pochi chilometri da qui.

Poca toponomastica femminile, dunque, e per giunta scelta male. Voglio dire, il comune di Firenze non ha intestato una via, che so, a Marie Curie, a Rosa Luxembourg, a Anna Politkovskaja, o, tanto per dire, alle madri della Plaza de Mayo. No, una di quelle pochissime è intestata a Oriana Fallaci, e che cazzo, quella che sputa addosso agli intelettuali che dicevano che l’attentato dell’11 settembre gli americani un po’ se lo sono anche meritato, lei, cicala di lusso che dava delle cicale di lusso ai suoi colleghi.

E’ imbarazzante, ma è soprattutto tetro e financo torbido.

C’è una proporzionalità diretta tra l’innalzamento della retorica e l’abbassamento del livello della memoria. Se qualcuno si ricordasse che cosa scrisse la Fallaci in quell’articolo poi divenuto bieca operazione editoriale con qualche aggiunta, rimaneggiamento e soprattutto con un po’ di caustica cattiveria, forse un gesto così pietosamente sacrilego nei confronti della verità avrebbe potuto essere evitato.

Ecco dunque alcuni estratti significativi da quel testo visionario che tanti danari ha fatto arrivare nelle casse di Rizzoli. Giusto per non dimenticare, perché, grazie al cielo, un po’ di rabbia e di orgoglio ce l’abbiamo anche noi:

«Mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. "Vittoria! Vittoria!". Uomini, donne , bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito uomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune cicale di lusso, politici o cosidetti politici, intellettuali o cosidetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano la qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono: "Gli sta bene, agli americani gli sta bene". E sono molto, molto arrabbiata. Arrabbiata d’una rabbia fredda, lucida, razionale. Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso.»

«Il fatto è che l’America è un Paese speciale, caro mio. Un Paese da invidiare, di cui essere gelosi, per cose che non hanno nulla a che fare con la ricchezza eccetera. Lo è perché è nato da un bisogno dell’anima, il bisogno d’avere una patria, e dall’idea più sublime che l’uomo abbia mai concepito: l’idea della Libertà, anzi l’idea della libertà sposata all’idea di uguaglianza.»

L’insostenibile leggerezza linguistica del cameriere

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Ormai hanno stabilito che quello di "cameriere" è un concetto vecchio e superato.

La gente, quando ha voglia e bisogno di confondere le idee agli altri comincia a cambiare le parole. E’ il sempiterno gioco dello "spazzino" diventato "operatore ecologico".

Solo che adesso i sininimi buonisti non si trovano più. "Cameriere" non basta più a designare quell’espero in vini, consigliere di sapori, impareggiabile nell’arte della politesse e del buon vivere, quello che invece di dire "le porto il carrello dei dessert" ti spara un "gradisce il plateau de fromages o quello dei gateaux?".

Quello che viene a prenderti le ordinazioni non rientra più nella ristretta livrea linguistica del "cameriere", per cui bisogna trovare un altro termine per designarlo perché è troppo spregiativo.

Con i disabili è andata bene, li hanno definiti "diversamente abili", ma con i "camerieri" come si fa?

Pensa che ti ripensa, una serie di Istituti Alberghieri (scuola italiana, evidentemente si meritano il ministro che abbiamo) ha tirato fuori la soluzione dal cilindro: facciamo scegliere alla gente.

Quindi si sono stabiliti dei concorsi per trovare una nuova parola che designi il cameriere.

Il neologismo come necessità…portatemi il conto, voglio scendere.