E’ uscita la versione 20.04.1 di Ubuntu e delle sue derivate.
Hanno corretto qualche baco, messo qualche toppa qua e là, l’ho provato su una chiavetta oggi e devo dire che funziona sorprendentemente bene, decisamente meglio delle versioni antecedenti, e senza quelle noiosaggini sponsorizzate come il collegamento diretto a Amazon.
Sono tutte delle LTS (Long Time Service), quindi se lo installate siete a posto per almeno tre anni. Meglio di così…
La versione base di Ubuntu, la KDE Kubuntu, la “leggera” XUbuntu, e la minimalissima Lubuntu, nella versione 20.04.1 le trovate disponibili qui per il libero donwload:
Su classicistranieri.com ho inserito varie e aggiornate versioni e distribuzioni di Linux.
C’è di tutto, l’ultima Debian stabile, il System Rescue CD nell’ultima release (indispensabile, dovrebbero scaricarlo a averlo tutti), Pop_OS, l’ultima Tails (indispensabile per proteggere la vostra privacy quando navigate), OpenMandriva, GeckoLinux e molta altra buonissima roba. E se lo volete vi regalo anche un fiasco d’olio.
Lì c’è l’elenco di tutto il disponibile (sì, anche per Baluganti Ampelio!), scaricate, godete come dei ricci, e poi, mi raccomando, andate a dire in giro che vi voglio male.
Ubuntu 19.10 è giunto a fine vita. Sicché quelli che l’hanno usato finora (magari scaricandolo dallo stesso classicistranieri.com) se lo pigliano nel ciocco perché gli aggiornamenti e l’assistenza sono stati abbandonati da casa Canonical.
Io ve lo dico sempre, se installate Ubuntu o qualsiasi altra distribuzione di Linux su di esso costruita (tipo Linux Mint, ad esempio), scegliete una LTS (Long Time Service). Dovrebbe essere possibile, comunque, aggiornare il sistema all’ultima distribuzione rilasciata (una LTS, appunto), ma su Linux il plug and play è sempre incerto. Più che altro vi consiglio il plug and pray. Se no brasate tutto e reinstallatelo da capo (o cosa vi devo di’, se siete duri pinati?)
Pur non essendo una versione ufficiale, la distribuzione UbuntuEd 20.04 è una release a scopo educativo che può essere utilizzata da tutti gli studenti che vanno dalla scuola materna sino ad arrivare a un livello universitario. Ad annunciare questa particolare versione è stato Rudra Saraswat, un giovanissimo sviluppatore dietro questo nuovo progetto, conosciuto anche per aver creato Ubuntu Unity. La prima versione di UbuntuEd è basata, come logico aspettarsi, su Ubuntu 20.04 LTS (Focal Fossa) e gli utenti durante l’avvio del sistema potranno scegliere che ambiente desktop utilizzare. Infatti, tramite la schermata d’accesso avranno la possibilità di adottare GNOME oppure Unity7. Lato software, include numerosi programmi a scopo educativo come Google Classroom, Eclipse e Tuxmath ma anche i classici programmi come LibreOffice. Non finisce di certo qui, perché offre anche numerosi pacchetti per installare software aggiuntivo, dove i bundle ( https://it.wikipedia.org/wiki/Bundle ) sono classificati in quattro meta-pacchetti in base all’età degli studenti. Ad esempio, i pacchetti ubuntued-meta-preschool sono incentrati per chi ha meno di 6 anni, ubuntued-meta-primary per chi ha un età compresa tra 6 e 12 anni, ubuntued-meta-secondary per un età compresa tra 13 e 18 anni mentre ubuntued-meta-tertiary per studenti universitari. Quindi se anche tu sei interessato a testare UbuntuEd 20.04, puoi scaricarla seguente link ( https://drive.google.com/drive/folders/1t3jcbgyxiDb_lebS5XJF1Lz5k3HXoFEo ) e se durante l’utilizzo dovessi imbatterti in qualche malfunzionamento, puoi segnalare il bug nella suddetta pagina ( https://gitlab.com/ubuntu-unity/ubuntu-unity-issues/-/issues/ ).
Fonte: 9to5linux.com ( https://9to5linux.com/meet-ubuntued-20-04-an-educational-ubuntu-flavor-for-kids-schools-and-universities )
Fonte: fossbytes.com ( https://fossbytes.com/ubuntued-20-04-new-educational-linux-distros-for-kids-college-students/ )
Ho installato Konqueror, un browser open source molto utilizzato dai linuxiani. Avevo bisogno di un browser alternativo, che avesse una sua cache indipendente.
Non appena effettuata l’operazione di installazione sul mio LinuxMint (capirai!) mi sono collegato al servizio GMail di Google. Avevo bisogno di consultare una mia casella di posta elettronica che potremmo definire “istituzionale”. Arrivo sulla pagina, inserisco i miei dati di accesso ed ecco la risposta:
Come sarebbe a dire che “Questo browser o questa app potrebbero essere non sicuri”? Konqueror non sicuro? E perché, di grazia? Perché è un software open source? Cos’ha Konqueror che non va? Me lo volete spiegare? C’è una pagina dedicata alle “ulteriori informazioni”. Cosa ci sarà scritto? Andiamo a vedere:
Per proteggere il tuo account, Google non ti consente l’accesso da alcuni browser. Google può interrompere gli accessi da browser che:
Non supportano JavaScript o l’hanno disattivato.
In cui sono state aggiunte estensioni non sicure o non supportate.
Utilizzano l’automazione dei framework di verifica.
Sono incorporati in un’altra applicazione.
Quale di queste opzioni si adatta maggiormente a Konqueror? Non è dato saperlo. E forse non lo sapremo mai. Voi usate pure Konqueror per collegarvi con il blog. Come vedete io non opero nessuna censura in base al browser utilizzato.
Avevo bisogno di formattare un hard disk esterno da 2 TB. Grossino. Siccome che il file system era l’NTFS ho detto, va bene accendo Windows e lo formatto da lì. Formattazione veloce impossibile. Va beh, dico, meglio, lo formatto a basso livello così sono più sicuro. Per 2 TB immaginavo ci volesse un po’ di tempo. La formattazione è proceduta per una sera, una notte intera e parte del giorno successivo. Arrivata al 100% cosa ti compare? Un messaggio di errore. “Formattazione non riuscita”. Poi dice che uno non deve bestemmiare. Allora ho collegato l’hard disk esterno alla partizione Linux. Ho impostato l’opzione “Formatta in NTFS”. Tempo totale dell’operazione: 7 secondi. Poi mi dico: ma perché tenere un hard disk esterno in NTFS e non in FAT32? Così posso usarlo agilmente sia su Windows che su Linux. E allora riformatta, stavolta in FAT32. Tempo totale dell’operazione 1 minuto e mezzo. Poi dice che uno non deve bestemmiare.
Una delle maggiori difficoltà incontrate dalle persone è l’installazione di un nuovo sistema operativo nel proprio dispositivo. Questo aspetto è dovuto prevalentemente a due semplici situazioni: la prima, al fatto che la stragrande maggioranza delle persone acquista i computer con il sistema operativo già installato; mentre la seconda, che può essere anche una conseguenza della prima motivazione, è che non ci si è mai trovati ad intraprendere un processo di installazione di un nuovo OS. Per questo, attraverso una serie di articoli, cercheremo di rendere quanto più semplice possibile questi passaggi. Nel precedente articolo – 2020.004 ( https://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2020.004#Come_eseguire_l.27aggiornamento_da_Windows_7_a_Ubuntu_-_Considerazioni_su_hardware_e_software ) – si è fatta un’ampia panoramica sulla fase di preparazione discutendo delle differenze tra Windows e Ubuntu, la parità del software, il supporto hardware e il backup dei dati. Oggi invece, mostreremo come installare Ubuntu in sicurezza e con semplicità. L’installazione prevede diversi fasi:
* Scaricare ( https://www.ubuntu-it.org/download ) il file .ISO di installazione, questo non è altro che un file con le stesse funzionalità di un file .exe in Windows per la configurazione di un’applicazione. Ad esempio, se scarichi Ubuntu, troverai un file chiamato ubuntu-18.04.3-desktop-amd64.iso nella cartella download;
* È necessario copiare ( https://wiki.ubuntu-it.org/Installazione/CreazioneLiveUsb ) il file .ISO di installazione su un dispositivo esterno, un DVD o una chiavetta USB. Questo passaggio verrà fatto con uno strumento dedicato che prende il nome di UNetbootin , che preparerà correttamente il dispositivo esterno per l’uso e memorizzerà il contenuto del file di installazione su di esso. Prima di procedere, dobbiamo precisare la presenza di due opzioni disponibili all’interno del software: 1) scaricare Ubuntu direttamente dallo strumento e quindi copiarlo sull’unità USB, 2) caricare un’immagine ISO precedentemente scaricata;
* Collegare il supporto esterno, che esso sia il posizionare un DVD nel vassoio o inserire una chiavetta USB in una porta USB e successivamente, è necessario avviare il tutto. Precisando che alcuni computer sono configurati per farlo automaticamente una volta riavviati mentre in altri casi, sarà necessario accedere – durante l’avvio del computer – alla configurazione del BIOS utilizzando i tasti F2 o ESC, quindi modificare l’ordine di avvio dell’hardware. Avviare il dispositivo esterno sul tuo computer;
* Una volta che il computer identificherà correttamente il supporto esterno, avvierà il sistema operativo – in questo caso Ubuntu – su questo supporto. Non preoccuparti per i tempi, l’installazione non inizierà immediatamente e se lasciato senza interazione da parte dell’utente, si avvierà in modalità live, il che significa che l’hardware, quindi l’hard disk all’interno del dispositivo non verrà utilizzato, e in questo modo è possibile testare, cioè provare le applicazioni e verificare che l’hardware disponibile (scheda video, processore etc.) nel proprio dispositivo sia supportato correttamente. Questo metodo permette di sperimentare in sicurezza Ubuntu prima di decidere di apportare modifiche;
* Il passo successivo è l’effettiva installazione del sistema operativo, il quale in automatico ti avviserà che le modifiche verranno scritte sul tuo disco rigido e a questo punto se non si è sicuri al 100% è possibile tornare indietro altrimenti si da la propria approvazione e si procede. Al termine dell’installazione, e al successivo riavvio del computer, Ubuntu verrà avviato.
Occorre fare una piccola precisazione, perché è chiaro a questo punto, che esistono diversi modi in cui è possibile configurare i propri sistemi operativi: non solo per Ubuntu, ma per tutti i sistemi operativi presenti nel mercato. Possiamo allora decidere se optare per avere:
* Un singolo sistema operativo sul computer – questo è il tipico scenario che adottano la maggior parte delle persone. È relativamente semplice da configurare e gestire perché all’interno del disco rigido è presente un solo sistema operativo. La maggior parte degli utenti di Windows 7 avrà PC desktop o laptop configurati in questo modo;
* Un dual boot – si tratta sostanzialmente di una configurazione in cui sono installati due sistemi operativi sullo stesso computer, che possono risiedere su un disco rigido separato oppure sullo stesso, facendo attenzione a partizionare ad-hoc il disco. Nella configurazione con il doppio sistema durante l’avvio del dispositivo viene visualizzato un menù che consente all’utente di scegliere il sistema operativo che desidera eseguire. Sui sistemi fisici, è possibile eseguire solo un sistema operativo alla volta e alternare il loro utilizzo con un semplice riavvio. Una configurazione base potrebbe essere Windows 7 e Ubuntu;
* Avvio multiplo – come il dual boot, ma con l’aggiunta di tre o più sistemi operativi;
* Virtualizzazione ( https://wiki.ubuntu-it.org/Virtualizzazione ) – Questo procedimento ci permette di eseguire – o più comunemente in gergo virtualizzare – un intero sistema operativo su un altro sistema operativo attraverso un software dedicato chiamato hypervisor ( https://it.wikipedia.org/wiki/Hypervisor ). Il software hypervisor (p.es. Virtualbox, Qemu etc.) viene eseguito sul sistema operativo host e consente di creare macchine virtuali che emulano l’hardware, permettendo di installare un sistema operativo guest su questo hardware emulato e utilizzarli fianco a fianco senza dover riavviare il proprio dispositivo ogni qualvolta si voglia usare un sistema piuttosto che un altro. Il processo di virtualizzazione non è banale, ma è un modo utile di testare nuovi sistemi operativi senza doverli installare su un hardware fisico.
Una volta avviato l’hardware su cui si è andato a copiare il sistema operativo, il programma di installazione di Ubuntu ti informerà in automatico che avrà trovato un altro sistema (Windows 7) installato sull’hard disk, e suggerirà diverse opzioni:
* quella di installare Ubuntu insieme a Windows, e in questo caso lo stesso programma di installazione verrà in aiuto all’utente cercando di trovare la partizione più adatta, ti consentirà di ridurla, creare una nuova partizione nello spazio libero dopo il ridimensionamento e installare Ubuntu su di essa. Questo è quello che precedentemente abbiamo chiamato dual-boot, inoltre questo passaggio, che possiamo definire di transizione, permette, fino a quando non si sarà presa un po di familiarità con l’utilizzo di Ubuntu, di non alterare i dati presenti su Windows 7;
* se invece decidi di voler sostituire Windows 7 con Ubuntu dovrai formattare l’intero disco rigido e configurare Ubuntu come unico sistema operativo. Se è stato eseguito il backup dei dati in modo sicuro da Windows 7, è possibile utilizzare questa opzione. Se non sei sicuro, il modo migliore è iniziare con l’opzione dual-boot e infine sostituire completamente Windows 7 una volta che sei sicuro di usare Ubuntu;
* se il programma di installazione non può configurare la partizione in modo automatico, sarà necessario configurare manualmente le partizioni ( https://wiki.ubuntu-it.org/Installazione/InstallareUbuntu#precauzioni_win ). Inoltre, per chi volesse andare a vedere come saranno partizionati i dischi, tra le varie applicazioni di Ubuntu è presente un’importante utility chiamata Gparted che vi mostrerà quanto appena detto. Per chi volesse intraprendere questa strada al seguente link ( https://wiki.ubuntu-it.org/Hardware/DispositiviPartizioni/PartizionamentoManuale ) è presente la guida fornita dalla comunità Ubuntu-it che vi seguirà passo per passo.
Al termine dell’installazione e dopo aver riavviato il computer, verrà visualizzato un menu di testo all’avvio e sarà possibile selezionare il sistema operativo in cui eseguire l’avvio: Ubuntu o Windows 7.
Fonte: ubuntu.com ( https://ubuntu.com/blog/how-to-upgrade-from-windows-7-to-ubuntu-installation )
Linus Torvalds ha annunciato, come sempre tramite un messaggio ( http://lkml.iu.edu/hypermail/linux/kernel/1911.3/00186.html ) nella mailing list il kernel Linux 5.4 soprannominato “Kleptomaniac Octopus”, che porta con sé numerose e tante nuove funzionalità, maggiore sicurezza e driver aggiornati per ottenere un migliore supporto hardware. Andiamo con ordine e vediamo quali sono le varie migliorie apportate in questa nuova release. Prima di tutto:
* il supporto per il file system exFAT di Microsoft che ora è finalmente integrato nel kernel per offrire agli utenti un esperienza immediata quando collegano unità formattate exFAT. Ciò è stato possibile in quanto Microsoft ha pubblicato le specifiche del suo file system proprietario ad agosto;
* l’integrazione della modalità di blocco del kernel Linux. Questa nuova funzione di blocco ha principalmente lo scopo di impedire che l’account root possa modificare il codice sorgente del kernel. Ricordiamo che la funzione viene disabilitata per impostazione predefinita e per poterla abilitare, si utilizza il parametro lockdown = kernel. Prevalentemente questa proposta era stata fatta nel lontano 2010 dall’ingegnere di Google Matthew Garrett.
* il supporto per le schede grafiche di AMD come, GPU AMD Radeon Navi 12 e 14, GPU AMD Radeon Arcturus, APU AMD Dali. Inoltre, le CPU AMD Ryzen serie 3000 hanno ricevuto il supporto per la segnalazione della temperatura mentre i microprocessori AMD EPYC hanno migliorato il bilanciamento dei carichi di lavoro.
Altri aggiornamenti integrati e degni di nota sono il supporto per le CPU Intel Tiger Lake, supporto per SoC Qualcomm Snapdragon 855, supporto SoC Intel Lightning Mountain, una nuova funzionalità di sicurezza per rilevare la manomissione dei file chiamata fs-verity ( https://www.kernel.org/doc/html/latest/filesystems/fsverity.html ) e dm-clone ( https://www.kernel.org/doc/html/latest/admin-guide/device-mapper/dm-clone.html ) per la clonazione in tempo reale di dispositivi a blocchi e ancora tanto altro.
Bisogna considerare un altro piccolo particolare, cioè che questa versione del kernel è etichettata come
“mainline”, questo significa che viene considerata una versione pre-release non ancora pronta per distribuzioni di massa. Quindi, se anche tu sei curioso di testare queste nuove funzionalità, nel sito kernel.org ( https://www.kernel.org ) sono presenti per il download i file sorgenti del kernel Linux 5.4.
Fonte: omgubuntu.co.uk ( https://www.omgubuntu.co.uk/2019/11/linux-5-4-kernel-release-features )
Fonte: news.softpedia.com ( https://news.softpedia.com/news/linux-kernel-5-4-officially-released-with-exfat-support-kernel-lockdown-feature-528289.shtml )
Fonte: fossbytes.com ( https://fossbytes.com/linux-kernel-5-4-released-kernel-lockdown-exfat-support/ )
È finalmente disponibile su tutti i repository ufficiali l’ultima versione del browser Web Mozilla Firefox 70. Questa versione, rispetto alle altre, introduce una maggiore protezione della privacy attraverso svariati strumenti come per esempio, l’ Enhanced Tracking Protection, un sistema che blocca il tracciamento dell’utente per mezzo di cookies, la protezione del social tracking, Firefox Lockwis che tradotto non è altro che un gestore di password che sincronizza le proprie password tra diversi dispositivi in cui è installato Firefox, Firefox Monitor che ti avvisa se ci sono state violazioni dei tuoi account e l’aggiunta di un nuovo indicatore nella barra degli indirizzi quando un sito Web vuole conoscere la tua geolocalizzazione. Questo lato security, mentre lato di prestazioni ed estetica, si è migliorato il caricamento delle pagine fino all’8%, si è esteso la modalità scura a tutte le pagine integrate e migliorata la leggibilità dei testi sottolineati. Inoltre, sono presenti numerose nuove funzionalità per gli sviluppatori web e un sacco di correzioni di sicurezza per le ultime vulnerabilità identificate; infatti, tramite il comunicato, si può leggere:
“Sono stati rilevati problemi di sicurezza in Firefox. Se un utente veniva indotto ad aprire un sito Web appositamente predisposto, un utente malintenzionato poteva potenzialmente sfruttare la pagina creata per causare un diniego del servizio, eludere le restrizioni di sicurezza imposte dal browser o eseguire codice arbitrario.”
Se anche tu stai usando Ubuntu 19.10 (Eoan Ermine), Ubuntu 19.04 (Disco Dingo), Ubuntu 18.04 LTS (Bionic Beaver) o Ubuntu 16.04 LTS (Xenial Xerus), ora puoi installare o aggiornare il tuo browser Firefox all’ultima versione dai repository, dove naturalmente tutto quello che devi fare è aprire la finestra “Aggiornamenti software” e applicare tutti gli aggiornamenti disponibili. Oppure, più semplicemente puoi aprire il terminale ( https://wiki.ubuntu-it.org/AmministrazioneSistema/Terminale ) e digitare il seguente comando:
sudo apt update && sudo apt install firefox
Come sempre, una volta che arriva un nuovo aggiornamento, consigliamo a tutti gli utenti di installarlo il prima possibile perché risolvono bug e problemi di sicurezza.
Fonte: mozilla.org ( https://www.mozilla.org/en-US/firefox/70.0/releasenotes/ )
Fonte: news.softpedia.com ( https://news.softpedia.com/news/mozilla-firefox-70-is-now-available-for-all-supported-ubuntu-linux-releases-527969.shtml )
Fonte: omgubuntu.co.uk ( https://www.omgubuntu.co.uk/2019/10/firefox-70-new-logo-download )
The Document Foundation ha rilasciato il terzo aggiornamento per la suite per ufficio open source e multipiattaforma, LibreOffice 6.3. Questa versione, aggiunge un mese di correzioni di bug e porta con sé una maggiore qualità e compatibilità, ricordando che attualmente la suite è destinata agli utenti esperti e agli appassionati di tecnologia. Per mettere tutti i puntini sulle “i”, i bug corretti sono in totale di 83 come documentato dal changelog al seguente indirizzo ( https://wiki.documentfoundation.org/Releases/6.3.3/RC1 ). Lo stesso Italo Vignoli ha espressamente dichiarato ( https://blog.documentfoundation.org/blog/2019/10/31/tdf-releases-libreoffice-633/ ):
“Per le implementazioni di livello aziendale, TDF consiglia vivamente di ottenere LibreOffice da uno dei partner dellecosistema per ottenere versioni supportate a lungo termine, assistenza dedicata, nuove funzionalità personalizzate e altri vantaggi, inclusi gli Accordi sui livelli di servizio (SLA)”.
Per ora, consigliamo a tutti gli utenti di eseguire l’aggiornamento alla versione LibreOffice 6.3.3 il prima possibile. Il prossimo aggiornamento – 6.3.4 – dovrebbe uscire a metà dicembre con ancora più correzioni, traduzioni e altre modifiche che contribuiranno alla stabilità e affidabilità della piattaforma LibreOffice. Ricordando che i requisiti minimi per i sistemi operativi proprietari sono disponibili nella seguente pagina ( https://it.libreoffice.org/supporto/requisiti-sistema/ ), mentre per i sistemi GNU/Linux, si ricorda principalmente come regola generale, che è sempre consigliabile installare LibreOffice utilizzando i metodi di installazione raccomandati dalla propria distribuzione Linux, come ad esempio, l’uso dell’ Ubuntu Software Center per Ubuntu. Gli utenti di LibreOffice, i sostenitori del software libero e i membri della comunità possono supportare The Document Foundation attraverso una piccola donazione ( https://www.libreoffice.org/donate ). Le vostre donazioni aiutano The Document Foundation a mantenere la sua infrastruttura, condividere la conoscenza e a finanziare attività delle comunità locali.
Fonte: news.softpedia.com ( https://news.softpedia.com/news/libreoffice-6-3-3-office-suite-released-with-over-80-bug-fixes-download-now-528067.shtml )
Nel mentre che Ubuntu 19.10 (Eoan Ermine) è uscito, Canonical sta pianificando l’uscita della prossima versione di Ubuntu, la 20.04 LTS, che in termini di numeri, rappresenterà la 32a versione di una delle maggiori distribuzioni GNU/Linux più popolari al mondo. Come ogni rilascio che si rispetti, Canonical per prima cosa ha annunciato il nome in codice “Focal Fossa” – ricordiamo infatti, che il nome in codice durante la fase di sviluppo descrive le caratteristiche e il carattere che tale versione dovrà avere; il nome in codice è un abbinamento di un aggettivo + animale, con le stesse lettere iniziali in ordine alfabetico crescente – insieme al programma di rilascio e alla data di rilascio finale.
I lavori per la nuova release inizieranno il 24 Ottobre con il caricamento della toolchain ( https://it.wikipedia.org/wiki/Toolchain#targetText=In%20ambito%20software%2C%20una%20toolchain,programma%20o%20sistema%20di%20programmi). ) basato su Ubuntu 19.10 (Eoan) Ermine) e la versione finale vedrà la luce il 23 Aprile 2020.
Fonte: news.softpedia.com ( https://news.softpedia.com/news/ubuntu-20-04-lts-to-be-dubbed-focal-fossa-slated-for-release-on-april-23rd-527860.shtml )
…sono risultati che, nel giorno del plebiscito del centro-destra in Umbria, dànno un po’ di soddisfazione. Il 48% dei lettori del blog usa Linux. Immagino che in questo risultato da parlamento bulgaro siano inclusi anche coloro che accedono al blog da uno smartphone, visto che i sistemi operativi montati su questi dispositivi sono Linux-derivati (non sono ESATTAMENTE Linux, ma si tratta comunque di una soluzione vivibile) ed è probabile che il contatore di accessi abbia calcolato questa percentuale “riconoscendo” gli smartphone come dispositivi Linux, ma si tratta comunque del 48%, esattamente il doppio di quello che hanno conseguito i macchisti che si fermano a un poco consolatorio 24%. Deludente invece la prestazione del browser Mozilla Firefox che sembra essere il meno usato dagli utenti (e me ne dispiace moltissimo).
Arriva Ubuntu 19.10 con molte novità tra cui alcune significative.
Uno dei maggiori cambiamenti in Ubuntu 19.10 – che verrà apprezzato soprattutto dagli appassionati dei videogiochi – è la decisione di includere i driver NVIDIA nell’immagine di installazione ISO garantendo un elevato miglioramento delle prestazioni e permettendo così l’installazione di driver proprietari (closed source) per la propria scheda grafica. Un altro grande cambiamento fondamentale in questa versione è il supporto per l’installazione di Ubuntu utilizzando il file system ZFS: Ubuntu infatti, è la prima distribuzione Linux desktop ad offrire supporto nativo per ZFS.
È stato modificato il modo in cui Ubuntu 19.10 supporta le app a 32 bit – di cui abbiamo discusso approfonditamente negli articoli 2019.024 ( https://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2019.024#Ubuntu_non_supporter.2BAOA_pi.2BAPk_l.27architettura_i386 ) e 2019.025 ( https://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2019.025#Canonical_assicura_che_le_applicazioni_a_32_bit_verranno_eseguite_sulle_versioni_di_Ubuntu_19.10_e_successive ) – con gli sviluppatori Ubuntu “impegnati” a garantire che la distribuzione abbia uno spazio utente a 32 bit funzionante per app e software legacy, inclusi Steam e WINE.
Sono presenti anche le migliori funzionalità di GNOME 3.34 ( https://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2019.028#GNOME_3.34:_ecco_tutte_le_novit.2BAOA- ), dove è possibile trascinare e rilasciare le app nel “Menù delle applicazioni” per creare “cartelle di app”; anche le velocità di avvio iniziali dovrebbero essere più veloci , grazie a una tecnologia di decompressione intelligente, mentre l’utente Intel potrebbe beneficiare di un avvio senza sfarfallio. Per concludere Ubuntu 19.10 a colpo d’occhio porta con sé:
* Kernel Linux 5.3
* GNOME 3.34
* Opzione di installazione del file system ZFS sperimentale
* Spedire i driver NVIDIA sulla ISO
* PulseAudio 13.0
* Avvio senza sfarfallio per gli utenti Intel
* Cestino di Ubuntu Dock e icone di unità esterne
* Rinnovato tema Yaru GTK
* Supporto per temi per le app Snap
* Fwupd disponibile come Snap
Ovviamente ci sono i nuovi sfondi ( https://wiki.ubuntu-it.org/NewsletterItaliana/2019.031#Vi_presentiamo_i_nuovi_sfondi_di_Ubuntu_19.10_.22Eoan_Ermine.22 ) da godere, incluso il nuovo sfondo predefinito di Ubuntu 19.10!
È qui disponibile anche un video ( https://www.youtube.com/watch?v=4YywtDfnDI8 ) che illustra tutte le novità. Quindi che aspetti? Affrettati e scaricalo subito dal sito Ubuntu-it ( https://www.ubuntu-it.org ).
Fonte: omgubuntu.co.uk ( https://www.omgubuntu.co.uk/2019/05/ubuntu-19-10-release-features )
Fonte: omgubuntu.co.uk ( https://www.omgubuntu.co.uk/2019/10/ubuntu-19-10-video )
Ci sono svariati motivi per cui potreste avere bisogno di una chiavetta USB autoavviante con Linux. Quella che ha spinto me a realizzarne cinque o sei è che sul lavoro ho computer lenti e vetusti, pieni di documenti per lo più vetusti e di virus per lo più recenti. Avevo dunque bisogno di un sistema live che mi permettesse di portare con me il mio sistema operativo, senza fare alcuna modifica sul computer ospite, farlo partire dalla macchina superlenta ed evitare così di toccarla e fare altri danni, rendendomi del tutto autonomo e decisamente più veloce. Avevo svariati CD masterizzati con le distribuzioni live più comuni di Linux, ma far partire un sistema operativo da CD significa avere delle prestazioni estremamente più lente. Allora mi sono documentato un pochino ed ecco l’occorrente per l’operazione:
a) un programma che scriva le immagini ISO su chiavetta USB;
b) l’immagine ISO della distribuzione Linux Live che volete installare;
c) una chiavetta USB formattata in FAT 32 da 2 GB come minimo;
Ora, non starò più a cercare parole che non trovo per spiegarvi cos’è un’immagine ISO, andatevelo a cercare e se non lo sapete state tranquilli, probabilmente non avete bisogno nemmeno di una chiavetta con l’installazione di una distribuzione live di Linux, mentre se proprio siete curiosi di provare il nuovo sistema operativo senza installare NULLA sul vostro hard disk, probabilmente avrete la cortesia di dedicare a questo tema un paio di minuti del vostro tempo per poter andare aventi.
Vediamo allora le annotazioni ai vari punti di cui sopra:
a) io sono stato fortunato. La distribuzione Linux (Linux Mint) che ho installata sul mio computer ha già precaricati due programmi molto utili per la gestione delle chiavette USB. Si tratta rispettivamente di un programma per formattarle in FAT 32 e di uno “scrittore” (Linux a volte traduce da cani!) di file .ISO. Quindi avevo tutto l’occorrente per quello che mi necessitava. Se invece state operando da Windows o da Mac potreste provare UNetbootin (cercatelo su Google, infingardi, non posso darvi tutto io e la pappa scodellata non esiste da nessuna parte), che, però, a me non sempre ha funzionato, anzi, direi proprio che ha funzionato in un caso soltanto. Gli utenti Windows possono contare anche sul programma Rufus (anche questo cercatevelo), solo che non l’ho provato e non so dirvi come funzioni, e quelli Mac hanno dalla loro anche Mac Linux USB Loader;
b) Attenzione. Non tutte le immagini ISO che trovate in rete (alcune sono distribuite gratuitamente anche attraverso il mio classicistranieri.com) corrispondono ad una versione live. Potreste intoppare, come è successo a me, in una distribuzione che non permette di valutare la distribuzione prima di installarla stabilmente. Comunque sia, se vi buttate sulla famiglia Ubuntu, cascate sempre bene. Anche Linux Mint ha la sua brava live e se avete un po’ di pazienza di cercare in rete oppure potete permettervi il lusso di fallire qualche tentativo (al limite non succede nulla) ne troverete altre che possono fare più al caso vostro. Da quello che ho visto, da chiavetta funziona benissimo XUbuntu e ve lo consiglio caldamente. E’ leggero, essenziale (proprio come piace a me), senza fronzoli, estremamente intuitivo, di facile utilizzo. Ma, soprattutto, anche su una chiavetta è anche estremamente veloce. Ancora più essenziale ed altrettanto ben funzionante è Lubuntu (ma chi ve lo fa fare di usarlo? Al limite se proprio dovete installare una versione Ubuntu su una macchina vetusta potreste avere la tentazione di provare il sistema operativo prima di renderlo stabilmente residente, ma adoperarlo per una chiavetta non mi pare il caso, non ha molti programmi installati e non offre particolari prestazioni di immediato interesse). Potreste inoltre avere la curiosità di provare il tradizionale Ubuntu. Funziona anche quello, solo che a me non è piaciuto per niente. Quello che invece, nelle ultime due distribuzioni, a me non ha funzionato è Kubuntu, che mi si è piantato lì (sì, anche Linux si pianta, non chiedetemi come, ma soprattutto non chiedetemi perché) alle prime scelte delle opzioni di avvio. Una distribuzione che mi sento vivamente di consigliare a tutti è TAILS, la Debian dedicata alla salvaguardia della privacy e dell’anonimato in rete. Anche questa funziona con una chiavetta ed è una vera e propria mano santa che contiene svariati altri prodotto come Libre Office e Tor;
c) qui c’è poco da dire. Magari avete qualche vecchia chiavetta da 2, 4 o 8 Gb. da parte, che non usate più e che avete dimenticato nei meandri dell’oblio. Se non ne avete compràtene una. Costano sempre meno. Su Amazon ho trovato un pratico set di cinque chiavette USB da 16 Giga. Costano 15 euro e spiccioli, sono di colori diversi e sono molto utili (ad ogni colore potete abbinare una distribuzione Linux diversa). Insomma, frugàtevi.
Quali sono i vantaggi di avere una distribuzione Linux installata su una chiavetta autoavviante? Indubbiamente quella di provare il sistema operativo senza installare nulla sull’hard disk, ed essere immediatamente operativi in modo piuttosto veloce ed efficace. Attenzione, però: se salvate qualcosa sulle cartelle Linux disponibili sulla distribuzione, oppure se installate qualche programma che vi interessa particolarmente e che non è compreso nel pacchetto iniziale (sì, si può fare!) al momento in cui spegnete il PC (sì, si può fare anche questo!) perderete QUALSIASI modifica apportata al sistema e al successivo riavvio della chiavetta, il sistema operativo partirà con le opzioni della prima installazione. In breve, se avete bisogno di qualcosa dovete reinstallarla ogni volta. Ricordatevi anche, ogni volta che avviate una distribuzione Ubuntu, che potrebbe essere necessario settare la tastiera italiana (quella di default potrebe essere quella statunitense). XUbuntu ha un’interfaccia grafica apposita per effettuare in due secondi l’operazione.
E infine perché dovreste utilizzare Linux? Perché poi sarete più liberi, ecco tutto. E ho detto niente!
Ho provato Ubuntu 19.04. Non l’ho installato, ho usato solo una live da chiavetta creata con un programma formidabile incluso nel mio Linux Mint (e ci dispiace per gli altri). Non mi è piaciuto per niente, tanto che sto pensando sinceramente di brasarlo anche dalla chiavetta, tanto non lo userò nemmeno come sistema operativo “volante”. E’ veramente brutto (al contrario del suo cuginetto XUbuntu, che ha una grafica più essenziale ed accattivante), con tutte quelle iconcione grosse. Viene supportato fino al gennaio 2020 (praticamente scade dopodomani) e, quindi, se volete qualcosa di più stabile e supportato per una decina d’anni vi consiglio caldamente la versione 18.04. Ha una icona dedicata a Amazon che mi ha fatto letteralmente inorridire. Direte voi “Ma cosa inorridisci che il tuo blog è pieno di pubblicità di Amazon??” sì, ma io non pretendo di essere una entità libera e indipendente dalla pubblicità, non faccio un sistema operativo dedicato a tutti coloro che vogliano utilizzarlo gratuitamente. Addirittura secondo Richard Stallman “sarebbe un errore scegliere Ubuntu come sistema operativo libero” dato che “Ubuntu è una distribuzione GNU/Linux, contiene anche programmi proprietari.” Tra gli aggiornamenti della versione “Disco Dingo” ci sono quelli alle seguenti versioni: GCC 8.3, Glibc 2.29, Boost 1.67, rustc 1.31, Python 3.7.2, Ruby 2.5.3, PHP 7.2.15, Perl 5.28.1, Golang 1.10.4, libvvirt 5.0, QEMU 3.1 e OpenJDK 11, Mozilla Firefox 66.0 (che al momento del lancio della versione live viene già dichiarato come vetusto) e la suite LibreOffice 6.2.2. Insomma, nulla di straordinario o, semplicemente, di irrinunciabile. Ripenso alla versione 6.10 di Ubuntu con la quale cominciai ad installare Linux e ad imparare qualcosina (poco, anzi, pochissimo) che aveva una grafica essenziale e più friendly rispetto a questa accozzaglia di iconcione sponsorizzate. Tristezza unica. Non usatelo.
*Festeggia il Linux Day 2008 con il Pineto LUG e l’ Associazione Studentesca Atriana*
Il prossimo 25 ottobre, ad Atri (Teramo), presso la sede dell’Associazione Studentesca Atriana, in piazza Duchi d’Acquaviva 10, a si terrà dalle 15,00 in poi il Linux Day organizzato dal Pineto Linux Users Group (Pi.LUG).
Sarà un’occasione per incontrare la cittadinanza interessata, e in particolare il pubblico più giovane, per confrontarsi sulle prestazioni innovative del sistema operativo Linux, sui temi dell’open source, delle licenze libere, del libero accesso alle informazioni e di una visione diversa del copyright e del diritto d’autore.
Nato 17 anni fa, il sistema operativo Linux si è imposto per flessibilità, sicurezza e facilità d’uso presso un numero di utenti privati, pubbliche amministrazioni e enti istituzionali sempre maggiore. Disponibile in molte distribuzioni, costituisce uno strumento libero, gratuito ed aperto per soddisfare le esigenze più svariate, ponendosi in seria e valida alternativa allo strapotere dei sistemi operativi proprietari.
Durante l’incontro sarà possibile ritirare gratuitamente la versione di Linux preferita su CD o DVD-ROM, installare Linux sul proprio PC in maniera guidata, semplice e intuitiva, assistere a un seminario su Linux e la filosofia Open Source nonché alla presentazione di un corso base di Linux per principianti da effettuarsi successivamente alla manifestazione.
Inoltre ci sarà la proiezione di due film: Revolution OS I e II e numerosi altri filmati a tema.
Abbiamo seguito con curiosità e interesse la campagna elettorale per le elezioni politiche del 13 e 14 Aprile 2008, ma abbiamo sentito parlare molto poco dei temi a noi cari, cioè il software libero e la difesa delle libertà digitali.
A pochi giorni dalle prossime consultazioni, abbiamo quindi deciso di avviare due iniziative parallele.
Con la prima iniziativa chiediamo ai cittadini elettori di far sentire la loro voce, tramite una petizione on-line, indicando che preferirebbero votare persone a favore del software libero, per mostrare a chi governerà il Paese che il tema del software libero è molto importante.
Con la seconda iniziativa chiediamo ai candidati di sottoscrivere un documento con il quale, in forza della propria libertà di mandato, prendano l’impegno di fronte agli elettori di sostenere, promuovere e votare leggi e politiche che:
adottare formati aperti (documentati esaustivamente ed esenti da qualsiasi diritto di terzi) per tutti i dati e documenti della Pubblica Amministrazione;
licenziare il software prodotto da o per la Pubblica Amministrazione secondo i termini d’una licenza di software libero persistente;
destinare preferenzialmente le risorse pubbliche (per ricerca od altro) nel settore dell’ICT alla realizzazione di progetti in software libero;
coordinare le scelte di spesa dei diversi enti col fine di realizzare congiuntamente spese abilitanti all’utilizzo più ampio del software libero;
utilizzare software libero nel sistema educativo;
ribadiscono l’illegittimità dei brevetti di software;
rendono illegittime le tecniche di “Trusted Computing” che limitano la libertà dei cittadini.
Contrariamente alle grande lobby del software proprietario, noi promotori del software libero non abbiamo grandi risorse, ma pensiamo che tante piccole azioni mirate a diffondere questa iniziativa possono rendere la causa del software libero più forte.
Per favore, pubblica questa iniziativa nel tuo blog, posta un link a questa pagina sulle liste di discussione alle quali partecipi, informa di questa iniziativa la tua lista di contatti e, se credi, cogli l’occasione per informare dei vantaggi del software libero chi non lo conosce chiedendogli di aiutarci, parlane con i tuoi vicini di casa, ma soprattutto scrivi una mail ad ogni politico della tua circoscrizione chiedendogli di aderire !
E’ proprio vero che Linux funziona su tutte le piattaforme!
(Il detersivo “Linux” è davvero in commercio e si trova nei supermercati. Non è un fotomontaggio o un ritocco. Ce n’è una fornitura intera a questo indirizzo)
Grazie al Guargua e alle sue storiche ciabatte per la segnalazione di frikipedia.es
E’ una sorta di sberleffo, di divertissement, un ibrido tra un servizio indubbiamente utile e un gioco di quelli seri, come devono esserlo i giochi che si rispettano.
Ma il valore aggiunto è che “quelli” dell’Open Source hanno realizzato un software antivirus e antispyware esclusivamente per Windows (considerato che Linux, per sua struttura e natura, grazie al cielo, almeno fino ad ora non ne ha bisogno). E’ una rivoluzione economica di portata immensa: Bill Gates si sognerebbe mai di fare qualcosa di nalogo per Windows? No. E la vittoria è proprio questa.
Oltre al fatto che è gratis (la caratteristica dell’open source che più piace a quanti di open source non capiscono nulla. ma tant’è), e che chiunque lo può dare a chiunque senza problemi, anche chiedendo la moneta in cambio (“quelli” dell’Open Source sono tolleranti).
Il flop di Vista fa sentire i primi contraccolpi, e avrebbero potuto pensarci prima. Anche perché, ormai, l’Open Source non lo ferma più nessuno. Non si tratta di una strategia commerciale proprio ineccepibile, no davvero….
A coronamento di quasi due anni ininterrotti di sviluppo, lo scorso fine settimana il Progetto Debian ha rilasciato l’ultima release stabile, la 4.0, della sua storica distribuzione Linux.
Nota con il nome in codice Etch, Debian 4.0 è in grado di girare da subito su undici diverse piattaforme hardware, e tra quelle ufficiali compaiono ora anche le architetture x86 a 64 bit di Intel e AMD: con la versione precedente (la 3.1 Sarge) era disponibile solo un port non ufficiale.
La novità più vistosa di Etch, attesa da tempo, è l’adozione di un’interfaccia grafica per il sistema di installazione: tale front-end rende il processo di installazione del sistema operativo alla portata anche degli utenti meno esperti, offrendo inoltre una migliore integrazione con i tool per la gestione del disco e la possibilità di creare da subito partizioni cifrate.
In Debian 4.0 è stato inoltre migliorato il sistema di gestione dei pacchetti, ora in grado di scaricare l’indice molto più in fretta e, grazie alla funzione Secure APT, di verificare l’integrità dei pacchetti scaricati dai mirror e di supportare la cifratura forte. Nella sua configurazione di base, apt avviserà l’utente nel caso scarichi pacchetti da fonti che non sono autenticate.
Restando in tema di pacchetti, l’altra novità è rappresentata dal supporto ufficiale al servizio debian-volatile, già introdotto in via sperimentale con Sarge: questo servizio consente agli utenti di aggiornare facilmente i pacchetti stabili che contengono informazioni soggette a rapida obsolescenza, come firme antivirus o filtri antispam.
Debian 4.0 include numerosi software aggiornati, tra i quali KDE 3.5.5a, GNOME 2.14, X.Org 7.1, OpenOffice 2.0.4a, GIMP 2.2.13, Iceweasel (Firefox 2.0.0.3), Icedove (Thunderbird 1.5), PostgreSQL 8.1.8, MySQL 5.0.32, Apache 2.2.3, Samba 3.0.24 ecc. Il kernel Linux utilizzato è il 2.6.18.
Etch può essere installata da diversi supporti come DVD, CD, dispositivi USB, floppy oppure rete. GNOME è l’ambiente desktop predefinito ed è contenuto nel primo CD; in alternativa gli ambienti KDE o Xfce possono essere installati mediante altri due CD. Un’ulteriore nuova caratteristica di Debian 4.0 sono i CD e i DVD multi-arch che permettono di installare differenti port della distribuzione (x86, SPARC, PowerPC ecc.) da un singolo supporto.
"L’aggiornamento a Debian GNU/Linux 4.0 dalla precedente versione, Debian GNU/Linux 3.1 alias sarge, è nella maggior parte dei casi gestito in modo automatico da aptitude e, in misura minore, da apt-get", riporta un comunicato di Debian. "Come sempre, i sistemi Debian GNU/Linux possono essere aggiornati senza quasi preoccuparsene, durante la normale attività, senza spegnimenti forzati, ma è fortemente raccomandata la lettura delle note di rilascio per possibili problemi".
I link per scaricare o ordinare Debian 4.0 sono contenuti in questa pagina, mentre le note di rilascio sono accessibili qui anche in lingua italiana.
da: www.punto-informatico.it
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