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Foto
Susanna Ceccardi: “Gandhi era un sovranista come Salvini”
Ma sì, certo, come no?
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Abbigliamento casual
La mia foto
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Qualcuno, bontà sua, mi ha chiesto di pubblicare una mia foto sul blog. E’ vero, lo fanno in tanti e io sono un po’ restìo. Ma visto che sul web circolano mie immagini di svariati anni fa, eccovi la disiata istantanea di come sono ora, alla veneranda età di 56 anni ben postati in culo a chi mi vuole male. Fatene quello che volete.
Roma: distrutta la lapide che ricorda Piergiorgio Welby
Buona Pasqua
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La pietà e la passione
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Figure di merda

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Peter Dickmeis
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Gli auguri di Buon 2019

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Questo sarà il pittogramma che a mezzanotte invierò a tutti i miei amici più cari su WhatsApp. A voi che leggete il blog lo faccio vedere con qualche ora di anticipo tanto non è che sia poi tutto questo granché. Ci hanno appena regalato una manovra economica da far accapponare la pelle e ci sarà solo da aspettarsi di peggio nei prossimi mesi di questo governo formato da intolleranti e incompetenti. Per cui auguri, sì, quanti ne volete. Ma non è che a mezzanotte cambia tutto. Bisogna solo prepararsi, come diceva Lucio Dalla, buonanima. E allora a tra poco, se lo vorrete.
Visite di San Silvestro

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Oggi pomeriggio è venuto a farmi lu miràcule di venire a trovarmi nientemeno che Patrepie, qui in un’istantanea con me che gli son tanto divoto. Che lo sappia l’universo modo e che non si ometta di notare il tricornio che spunta dalla mia crapa invisibilmente pelata. Ho detto.
La rivenuta di Baluganti Ampelio

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Or non è molto, ossia poche orette (o giornatine) fa, venne a trovarmi quel caro figliuol del più caro lettore del blog, il Baluganti Ampelio, figliuol dello scuojagatti e di sua madre Ucrelia, buona donna di cas…
Il Baluganti fu molto buono con me. Egli mi visitò facendo svariati chilometri con la sua Isotta Fraschini nuova di pacca perché dice lui che per andare a trovare un infelice e mezzo invalido come me non v’è sagrifizio veruno. Abbiamo parlato di filosofia teoretica, di linguistica computazionale, di volontariato et financo di potta, schifandola indegnamente entrambi, come è noto.
Ancor oggi gli vo’ grato e posto di buon grado questo dagherrotipo cui egli si è sottoposto di buona lena e animo aperto pei lettori e i suoi ammiratori. E devo dire che è anche venuto benino, via…
Il tramonto a Vada

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Poi uno dice che a Vada non c’è nulla, che non c’è mai nessuno, ma guardate qui che tramonti che abbiamo. Vedere cose come queste ti fa andare in tasca al mondo e ti rigenera anche se hai solo uno smartphone come macchina fotografica e l’istantanea non rende esattamente giustizia all’originale.
Gli auguri di buone feste di Federico Maria Sardelli
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Dante era olandese!
Il sacrificio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo
Quattro anni senza Margherita Hack
Priscilla, vada come vada

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51 anni

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…e un gran giramento di coglioni!
Paella
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La casa Batllò
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Che, voglio dire, sarà anche la Casa Batllò, sarà anche di Gaudì, quello che pregava tutti i giorni e che morì arrotato e stiacciato dalla SITA, sarà anche un monumento essenziale del modernismo catalano ma 21,50 euro di biglietto di entrata a cranio per una coppia sono un giorno di stipendio. E ho capito che le forme infantili, il precursore del surrealismo, i vetri colorati e tutte le protuberanze che gli si fregano, ma io non mangio surrealismo! Sicché che Lorsignori si diano un po’ una regolata.
Sagrada familia
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Ai barcellonesi toccagli il gotico e sei morto. Lo hanno riproposto anche in salsa modernista nella Sagrada Familia di Antoni Gaudì.
Modernismo è gusto per l’esotico e per l’incredibilmente complicato, anche se a prima vista la nuova cattedrale sembra più un gioco di bambini che fanno scivolare la sabbia umida sulle mani per ammonticchiarla sul castello.
Gaudí finì sotto un tramvai e da allora la sua creatura resta da terminare: un bel pretesto per continuare a far quattrini coi visitatori da tutto il mondo, tanto il biglietto costa stéccolo!
Barcelona
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Il blog si sposta per tre giorni a Barcellona da cui vi manderò alcuni brevi flash. Stay tuned.
E sicché, via…
Lo cabalcone

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Beati quei tre o quattro che avranno còlto la dotta citazione.
Shit happens
Poesia estiva
A lode e gloria di Burger King per il bene nostro e di tutta la sua santa senape
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Ci sono dei cibi che noi immaginiamo essere immensamente buoni.
Come le torte di Nonna Papera. O le frittelle di Paperino (quelle che zio Paperone se ne rigoverna una quantità che basta per un esercito). O i panini imbottiti di Poldo.
E poi ci sono cose che, invece, SONO incredibilmente buone.
Ecco, io, per esempio, adoro la Coca-Cola. Fredda, gassatissima, appiccicaticcia e marrone, sissignori. In bottiglia (la migliore), alla spina, in lattina, in bottiglia di plastica, basta che ti arrivi nel gargarozzo surgelandotelo con una temperatura di -20°, rutto compreso.
E l’altro giorno sono riuscito a poter dire a me stesso che MI PIACE IL FAST FOOD.
Che, per carità, mica vuol dire che mangio al fast food un giorno sì e l’altro pure, ma mi piace. Ci ho messo un sacco di tempo a farmelo piacere, da quando varcai una sua soglia per la prima volta, ordinai un cheeseburger e mi vidi recapitare una brioscina microscopica con una polpettina annerita e una cosa arancione che doveva essere formaggio. E se proprio devo fare una comparazione tra MacDonald e Burger King, ecco, faccio come l’avvocato Malinconico di Diego De Silva (se non avete letto i romanzi che lo hanno come protagonista fatelo subito) e scelgo Burger King. Anche se MacDonald ha saputo rendersi assai più appetibile dal pubblico italiano con l’angolo caffè che è una sciccheria, ma il BIG XXL di Burger King è un’altra cosa. Buon sapore di carne, cipolla ridotta al minimo così mia moglie non si incazza, due hamburger degni di questo nome, salse, lattuga, formaggio (quello arancione) ricchi premi e cotillon. E le patatine sono vere e proprie patate fritte, surgelate quanto volete, ma dalle dimensioni adatte all’uopo.
Benedetti siano dunque il cibo yankee, le patate a stelle e strisce, e il panino che ti canta “Yankee Doodle” nella panza.
Ho detto.
Parlano di Ampelio i tulli-tulli-tullipàn

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L’antitetànico (1) Baluganti Ampelio, m’invia codesto insolito dagherrotipo ch’egli si autofece, dopo essersi prudenzialmente dato una patta per l’orecchi in quel di Sbrindellhaven, insomma, ne’ Paesi Bassi, donde l’infernale attrezzo biciclico sullo sfondo da cui il peripatètico (2) ha picchiato sette o otto fittoni pella terra. Si noti lo sguardo che tradisce lucidità di pensiero e intelligenza a prova di test W.A.I.S. nonché il Sommo Ceppione, ipotricotico, ahilui, per l’età e pei pensieri che ad avecci un gènero pisano devono esser dimolti.
Adiàmogliene grati.
(1) Antitetànico?
(2) Peripatètico?
E firmai, col mio nome firmai
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Play it again, Sam!

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Il nostro disco che suona
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È il Record Store Day, la giornata del disco in vinile. Festeggiatela con me, che ho scelto un disco niente male davvero.
El día en que iba a morir, Gabriel García Márquez se levantó a las 5:30…
In questi posti davanti al mare
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© 2014 – Valerio Di Stefano