Brasil, meu Brasil Brasileiro

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La lettrice Bucalossi Armida mi scrive e mi chiede perché non mi sono occupato del tema degli incendi in Amazzonia.

Perché mi è sempre stato difficile parlare di temi di attualità internazionale, ecco perché. Eppure la rivista “Internazionale” è una delle migliori pubblicazioni che siano a disposizione del lettore italiano. E poi mi chiedo che cosa si possa dire o fare di più sulla tragedia che ha colpito il Brasile e la Bolivia.

E’ colpa nostra, c’è poco da fare. Delle grandi imprese zootecniche e agro-industriali che disboscano grandi aree della foresta pluviale. Alberi tagliati nel periodo di luglio e agosto, che vengono lasciati ad asciugare e seccare per poi essere bruciati. così, quando la stagione delle piogge ricomincia, il terreno, ormai privo di vegetazione, favorisce la crescita di nuove piante che servono per l’allevamento del bestiame, responsabile di una percentuale molto elevata di deforestazione. La foresta pluviale produce quantitativi notevolissimi di ossigeno che se diminuti fino al 25% potrebbero far verificare danni notevolissimi al riscaldamento globale e alla salvaguardia delle biodiversità, nonché alla meravigliosa varietà di oltre 400 tribù che vivono nella foresta.

Non lo dico io, lo dice l’ADN Kronos.

E allora che cosa possiamo fare noi, a parte augurarci che il popolo brasiliano riesca a trovare un presidente più affidabile di Jair Bolsonaro, che ha subito minimizzato la gravità della situazione dando la colpa alle fake news, parlado addirittura di “bufala antosovranista”?

Possiamo mangiare meno carne, stare attenti a non consumare troppa acqua, usare la bicletta o andare a piedi più spesso, ma sono gocce nell’oceano.

Oppure possiamo non lasciarci abbindolare dagli hashtag da milioni di clic e dalle immagini del web e delle campagne ufficiali di sensibilizzazione. Come la foto ufficiale della mobilitazione internazionale che è, questo sì, una foto dell’Amazzonia che brucia, ma è el 2013. Come la foto che Cristiano Ronaldo ha pubblicato su Instagram e che ha ricevuto più di otto milioni di like che è un incendio del Rio Grande do Sul. O il coniglietto semicarbonizzato fotografato a Malibu nel 2018 e diventato virale, così come l’immagine di una scimmietta martoriata dalle bruciature scattata nel 2016 in India (e non in Brasile). #prayforAmazonia un paio di balle. Ci vogliono comportamenti virtuosi e sensibilizzazioni individuali e collettive ai temi ambientali. Se perfino il G7 ci dice che non ci sono fondi sufficienti per affrontare il problema e aiutare il Brasile abbiamo sbagliato completamente rotta. Siamo tutti responsabili, nessuno si senta escluso.

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