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Alessandro Magno - Wikipedia

Alessandro Magno

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Alessandro Magno (greco: Μέγας Ἀλέξανδρος, Mégas Aléxandros)[1], ufficialmente Alessandro III (greco: Ἀλέξανδρος Γ' ὁ Μακεδών, Aléxandros trìtos - III - ho Makedôn; Pella21 giugno 356 a.C. – Babilonia10 giugno 323 a.C.) è stato un condottiero e sovrano macedone, re di Macedonia a partire dal 336 a.C.. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi del mondo antico.

È conosciuto anche come Alessandro il Grande, Alessandro il Conquistatore o Alessandro il Macedone.

In soli dodici anni il celeberrimo condottiero conquistò l'Impero Persiano, l'Egitto ed altri territori, spingendosi fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India settentrionale.

Alessandro combatte contro un leone; mosaico del III sec. a.C.
Alessandro combatte contro un leone; mosaico del III sec. a.C.

Le sue vittorie sul campo di battaglia, accompagnate da una diffusione universale della cultura greca e dalla sua integrazione con elementi culturali dei popoli conquistati, diedero l'avvio al periodo ellenistico della storia greca.

Il suo straordinario successo, già durante la sua vita, ma ancor più negli anni successivi alla sua morte, ispirò una tradizione letteraria nella quale egli appare come un eroe mitologico, assimilato ad Achille.

Dopo la morte, il suo impero fu suddiviso tra i generali che lo avevano accompagnato nella sua spedizione e si costituirono i regni ellenistici, tra cui quello tolemaico in Egitto, quello degli Antigonidi in Macedonia e quello dei Seleucidi in Siria, Asia Minore, e negli altri territori orientali. La vita e la figura di Alessandro Magno hanno presto assunto colorazioni mitiche. Le storie a lui riferite si ritrovano non solo nelle letterature occidentali: nel Corano, ad esempio, il misterioso Dhu al-Qarnayn (il Bicorne o letteralmente "Quello dalle due corna") viene per lo più identificato con lui. Morirà a Babilonia il 10 giugno del 323 a.C. avvelenato oppure per una recidiva della malaria che aveva contratto in precedenza.

Statuetta di un giovane Alessandro montante un cavallo; Bagram, Afghanistan
Statuetta di un giovane Alessandro montante un cavallo; Bagram, Afghanistan

Indice

[modifica] Educazione e famiglia

Busto di Alessandro del British Museum
Busto di Alessandro del British Museum

Alessandro era figlio del re Filippo II di Macedonia e della moglie, Olimpiade, principessa di origine epirota; dal ramo paterno vantava una discendenza da Eracle, mentre dalla parte materna egli annoverava tra i suoi antenati l'eroe omerico Achille.

Secondo la leggenda, in parte da lui stesso alimentata dopo essere salito al trono, e riferita da Plutarco, il suo vero padre sarebbe stato lo stesso dio Zeus.

All'epoca della nascita di Alessandro, sia la Macedonia che l'Epiro erano ritenuti stati semibarbari, alla periferia settentrionale del mondo greco. Filippo volle dare al figlio un'educazione greca (precisamente attica-ateniese) e, dopo Leonida e Lisimaco di Acarnania, scelse come suo maestro nel 343 a.C. il filosofo Aristotele, che lo educò, insegnandogli la scienza e l'arte, gli preparò appositamente un'edizione annotata dell'Iliade e gli restò legato, come amico e confidente, per tutta la vita.

Si narra che il giovane Alessandro, all'età di dodici o tredici anni, manifestasse la propria straordinaria natura riuscendo a domare da solo il cavallo Bucefalo regalatogli dal padre Filippo: avendo infatti notato che era spaventato dalla propria ombra, lo mise col muso rivolto verso il sole prima di montargli in groppa.

L'unicità del personaggio si riscontra persino in una sua singolare caratteristica fisica: aveva, infatti, un occhio di colore azzurro e l'altro nero.

Nel 340 a.C., a soli sedici anni, durante una spedizione del padre contro Bisanzio gli fu affidata la reggenza in Macedonia. L'anno successivo (339 a.C.) Filippo volle divorziare da Olimpiade per sposare Euridice, nipote del suo generale Attalo, che prenderà quindi il nome di Cleopatra.

Nel 338 a.C. Alessandro guidò la cavalleria macedone nella battaglia di Cheronea.

Visione del mondo al tempo di Alessandro; ricostruzione della mappa del Mondo Antico di Ecateo, V sec. a.C.
Visione del mondo al tempo di Alessandro; ricostruzione della mappa del Mondo Antico di Ecateo, V sec. a.C.

Nel 336 a.C. Filippo venne assassinato da un ufficiale della sua guardia di nome Pausania, durante le nozze della figlia Cleopatra con il re Alessandro I d'Epiro; quest'ultimo venne immediatamente ucciso dalle guardie macedoni dopo l'assassinio del sovrano. Seguendo il racconto tradizionale di Plutarco, sembrerebbe che della congiura fossero a conoscenza, se non direttamente coinvolti, sia Olimpiade che Alessandro, venuto in contrasto con il padre a causa del suo divorzio dalla madre; è inoltre possibile che l'assassinio sia stato istigato dal re di Persia Dario III, appena salito sul trono.

Secondo Aristotele, Pausania, amante di Filippo, avrebbe ucciso il re macedone perché oltraggiato dai seguaci di Attalo, zio della nuova moglie Euridice. Il fatto che esistessero complici, in attesa di Pausania in fuga, depone tuttavia a favore dell'esistenza di un complotto organizzato e non semplicemente di un episodio legato a faccende private.

[modifica] Campagna nei Balcani

Dopo la morte di Filippo, Alessandro, all'età di 20 anni, fu acclamato re dall'esercito ed immediatamente si occupò di consolidare il suo potere, facendo sopprimere i possibili rivali al trono. Perirono Aminta, figlio di Perdicca III di cui Filippo era stato tutore, diversi fratellastri di Alessandro ed Euridice, la giovane moglie di Filippo, il cui zio Attalo fu raggiunto da un sicario in Asia Minore. Consolidato il suo potere in Macedonia, egli cominciò ad espandere la propria autorità nei Balcani cominciando dai Greci. Arrivato a Larissa, egli ribadì ai tessali le proprie buone intenzioni nei loro confronti offrendosi come protettore nei confronti dei Persiani. Ad un'assemblea della Lega Tessalica, Alessandro fu eletto capo, gli venne affidata l'amministrazione delle entrate e gli fu promesso l'appoggio nella Lega Ellenica. Successivamente gli stati greci nella Lega di Corinto, eccetto Sparta, proclamarono Alessandro comandante delle loro forze contro la Persia.

Appoggiato da tutti i Greci, Alessandro avviò la campagna dei Balcani contro i Triballi e gli Illiri ed avanzando nella Tracia sterminò quasi completamente tutti i suoi nemici. Egli trascorse quasi 4 mesi nei Balcani orientali prima di puntare a ovest ed entrare nel territorio degli agriani. Clito, figlio di Bardilo II, che regnava in quello che è l'odierno Kosovo sui Dardani e Glaucia, re dei Taulanti (presso Tirana), erano in rivolta. Saputo ciò Alessandro raccolse tutti i suoi uomini: circa 25000 fanti e 5000 cavalieri. La battaglia cruciale si combatté a Pelio, occupata da Clito e la battaglia fu vinta grazie ad una mossa geniale di Alessandro nel "Passo del lupo". In Grecia, tuttavia, si sparse la voce che Alessandro fosse rimasto ucciso in battaglia, e questa notizia provocò una nuova ribellione delle πόλεις, alimentata dai Persiani. Con una marcia rapidissima di più di 200 km, Alessandro raggiunse Tebe, la circondò e la rase al suolo, risparmiando solamente i templi e la casa del poeta Pindaro, ottenendo la sottomissione completa delle altre città, eccetto Sparta.

[modifica] Conquista dell'impero persiano

La prima spedizione greco-macedone inviata da Filippo II in Asia Minore, al comando del generale Parmenione, era stata respinta sulla costa dall'esercito persiano, comandato dal generale rodio Memnone, che occupava la città di Abido, dove sarebbero dovuti sbarcare i Macedoni. Nel 334 a.C. Alessandro, dopo aver consolidato la sua posizione in Grecia e Macedonia (dopo la morte del padre Filippo) e dopo aver lasciato Antipatro come suo rappresentante in patria, sbarcò in Asia Minore con un esercito di circa 35.000 uomini. Il nucleo era formato dall'esercito macedone, rafforzato dagli scarsi contingenti provenienti dalle città greche.

[modifica] Battaglia del Granico e conquista dell'Asia Minore

Statua di Alessandro Magno a Salonicco, Grecia
Statua di Alessandro Magno a Salonicco, Grecia

Memnone, davanti alle truppe macedoni appena sbarcate, sosteneva la tattica della terra bruciata, ma i satrapi persiani non vollero abbandonare i propri territori al nemico e preferirono scontrarsi subito con l'esercito invasore.

Nel maggio dello stesso anno, presso il fiume Granico, vicino al sito della leggendaria Troia (sulla strada da Abido a Dascylium, vicino all'odierna Ergili), si svolse il primo scontro.

La tattica di Alessandro era chiara: aprire dei varchi nella fanteria nemica, per lasciare poi spazio alla cavalleria per spezzare l'esercito persiano (che era disposto lungo le ripide rive del fiume) e permettendo così alla falange macedone di caricare con le sarisse e porre fine alla battaglia. Alle prime luci dell'alba, l'armata macedone si scagliò sui Persiani. Durante l'avanzata, Alessandro fu ferito alla testa e molti degli uomini della sua guardia personale persero la vita, ma il giovane re risultò comunque vittorioso.

La battaglia si era finalmente risolta in uno scontro tra cavallerie, nel quale quella macedone ebbe la meglio, mettendo in fuga la controparte nemica. Molti dei nobili e generali persiani persero la vita nello scontro (tra questi Farnace, il cognato di Dario). Solo 2.000 dei 20.000 mercenari greci agli ordini di Memnone furono risparmiati e mandati ai lavori forzati nelle miniere del Pangeo.

La Battaglia del Granico
La Battaglia del Granico

L'Asia Minore era ormai aperta alla conquista macedone: Sardi fu consegnata senza opporre resistenza e anche Efeso fu facilmente conquistata. Mileto fu presa dopo un breve assedio per terra e per mare e infine anche Alicarnasso, dove si era rifugiato Memnone. Il governo della Caria fu affidato ad Ada, ultima sorella di Mausolo, dinasta di quella regione, che aveva appoggiato Alessandro. Tutte le πόλεις della costa salutarono in Alessandro il restitutore della libertà, mentre i regimi oligarchici, fedeli alla corte persiana, furono rimpiazzati da istituzioni democratiche ed entrarono nella Lega di Corinto.

Mentre il grosso dell'esercito svernava in Lidia al comando di Parmenione, Alessandro passava in Licia, in Panfilia, in Pisidia e in Frigia. Qui, nell'antica capitale Gordio si svolse l'episodio del celebre nodo gordiano: pare che esistesse un antico carro il cui giogo era assicurato da un nodo inestricabile e che un oracolo avesse promesso il dominio dell'Asia a chi fosse riuscito a scioglierlo. Il nostro, dopo alcuni tentativi, risolse il problema estraendo la spada e tagliando il nodo con un colpo netto.

[modifica] Battaglia di Isso (333 a.C.) e conquista della Siria e della Fenicia

Nella primavera del 333 a.C., morto il generale Memnone, e riunitosi con il grosso dell'esercito, Alessandro si accinse ad entrare in Siria. Dario III aveva radunato un'armata numerosa, tre o quattro volte superiore a quello macedone che aveva preso posizione nella pianura all'uscita dei passi montani delle "porte siriache". I due blocchi si fronteggiarono per qualche tempo.

A novembre, infine, il re persiano, temendo che l'inverno lo costringesse a ritirarsi nei quartieri invernali senza aver fermato Alessandro, e fiducioso della superiorità numerica del suo esercito, si spostò alle spalle del nemico, nella pianura costiera di Isso, l'odierna Dörtyo. La scelta strategica di Dario non fu ottimale: nella ristretta pianura chiusa tra i monti del Tauro ed il mare poterono essere schierati non più di 60.000 uomini.

Mosaico della battaglia di Isso (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)
Mosaico della battaglia di Isso (Museo Archeologico Nazionale di Napoli)

Appena Alessandro caricò con la cavalleria leggera sull'ala sinistra, dove si trovava Dario con la sua guardia personale, il re persiano si diede alla fuga, compromettendo irrimediabilmente l'esito della battaglia (che pure stava volgendo a favore dei Persiani in altri punti). La battaglia si concluse con una completa disfatta dei Persiani e vennero presi, oltre ad un immenso bottino, anche la madre, la moglie-sorella, due figlie e un figlio di Dario. Il Grande Re perse le sue migliori truppe, quasi tutti i più validi ufficiali del suo esercito e soprattutto il proprio prestigio di condottiero, distrutto dalla sua precipitosa fuga davanti al nemico.

Alessandro si dedicò quindi alle città costiere, per eliminare le ultime basi della flotta persiana. Si sottomisero senza combattere Arado, Biblo e Sidone con le loro squadre navali, mentre Tiro oppose un'accanita resistenza e fu vinta solo dopo un assedio di sette mesi nel 332 a.C.: per conquistarla, Alessandro si servì dei detriti dell'antica città continentale, distrutta anni prima da Nabucodonosor II, per costruire una strada rialzata lunga 800 m e raggiungere così la città insulare. Anche Gaza cedette dopo due mesi di assedio, mentre Gerusalemme aprì le porte e si arrese. Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, XI, 337 [viii, 5]), ad Alessandro fu mostrato il libro biblico di Daniele, si pensa l'ottavo capitolo, dov'è indicato che un potente re macedone avrebbe assoggettato e conquistato l'impero persiano.

Monete d'argento di Alessandro (336-323 a.C.)
Monete d'argento di Alessandro (336-323 a.C.)

Alessandro aveva rifiutato le proposte di pace di Dario, preferendo la via della conquista all'accontentarsi dei numerosi territori fino a quel momento assoggettati. Invece di proseguire immediatamente verso l'Asia, preferì entrare in Egitto al fine di coprire le spalle al suo esercito prima della spedizione successiva.

[modifica] Egitto

Tra il 332 e il 331 a.C. Alessandro venne accolto come un liberatore in Egitto: qui, infatti, il giogo persiano era maggiormente avvertito e poco accettato. Il nostro ricompensò gli Egiziani riordinando l'amministrazione non sul modello del satrapo persiano fino ad allora da lui adottato, ma nominando due governatori indigeni, Petisi e Doloaspi. L'amministrazione delle finanze fu invece affidata ad un greco residente in Egitto, Cleomene di Naucrati ed assegnò ai suoi uomini cariche militari, ma non civili.

Dimostrò grande rispetto per gli dei del paese: a Menphi fece un sacrificio al bue Api, ingraziandosi così i sacerdoti egiziani e si recò fino all'oasi di Siwa nel deserto libico, dove esisteva un celebre santuario oracolare di Amon (assimilato dai Greci a Zeus) che lo dichiarò figlio del dio, offrendogli un punto di partenza per l'istituzione di un culto divino centrato sulla sua persona.

Nella regione del Delta del Nilo, su una stretta lingua di terra tra la palude Mareotide ed il mare, dove ad un miglio dalla costa sorgeva l'isola di Faro, decise la fondazione di Alessandria d'Egitto, la prima delle molte città a cui diede il suo nome.

[modifica] Titolatura egizia

Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
hr Horo
G20 V31
I6 O49
Immagine:srxtail.jpg
mk kmt
G16
nbty (nebti) Le due Signore
G8
hr nwbty Horo d'oro
M23
X1
L2
X1
n swt bt Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
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<
C12 C2 U21
n
N36
>
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stp.n r՚ mri imn Setepenra meriamon Scelto da Ra, amato da Amon
G39 N5
sa Ra Figlio di Ra
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<
G1 E23
V31
O34
i n
D46
r
O34
>
Image:Hiero_Ca2.png
՚ l k s n d r s Aleksandros Alessandro

[modifica] Battaglia di Gaugamela (331 a.C.) e fine di Dario

Nella primavera del 331 a.C. Alessandro riprese la marcia verso oriente, dove Dario aveva raccolto un esercito nelle pianure dell'Assiria, nelle quali avrebbe meglio potuto sfruttare la propria superiorità numerica. L'armata macedone passò indisturbato prima l'Eufrate e quindi il Tigri. Il contatto con l'esercito di Dario avvenne il 20 settembre presso il villaggio di Gaugamela, non lontano dalle rovine di Ninive.

La battaglia fu di vitale importanza per Alessandro; il mito racconta che egli avesse solo 30000 fanti e 3000 cavalieri contro 1 milione di persiani. Per evitare di essere aggirato da un esercito tanto più numeroso del suo e disteso su un fronte lunghissimo, aveva appositamente schierato una seconda linea dietro il fronte di battaglia. La vittoria fu decisa dall'attacco della cavalleria all'ala destra, da lui stesso guidata, mentre il generale Parmenione teneva fronte sul lato opposto alla cavalleria nemica.

Caddero nelle mani di Alessandro magazzini, preziosi e decine di migliaia di prigionieri; il re barbaro era fuggito nei territori montuosi della Media. Alla fine di ottobre Alessandro entrò in Babilonia dove ottenne la sottomissione del satrapo Mazeo che fu lasciato al governo della provincia con accanto un comandante militare e un tesoriere greco.

Si spostò quindi a Susa per impadronirsi dei tesori che vi si conservava. Poté anche recuperare diverse opere d'arte sottratte da Serse in Grecia nel 480 a.C., tra cui il famoso gruppo statuario dei Tirannicidi Armodio e Aristogitone, che fece rispedire ad Atene.

Dopo aver sconfitto un'ultima resistenza presso le porte persiane nelle attuali montagne dello Zagros entrò infine a Persepoli, capitale dell'impero persino, dove venne in possesso del tesoro reale e diede alla fiamme il palazzo di Serse, vendicando così la sua invasione della Grecia.

In Grecia intanto Antipatro aveva sconfitto nella battaglia di Megalopoli (autunno del 331 a.C.) il re spartano Agide, eliminando definitivamente l'ultima opposizione delle città greche al dominio macedone.

Nel 330 a.C. Alessandro marciò su Ecbàtana, costringendo alla fuga il re Dario che vi aveva passato l'inverno. Questi, durante la fuga, fu deposto dal satrapo della Bactriana, Besso, membro della famiglia reale achemenide che successivamente lo fece uccidere al sopraggiungere di Alessandro. Questi riportò indietro il cadavere del re persiano che fece seppellire con tutti gli onori nelle tombe reali.

Ad Ecbàtana, Alessandro congedò i contingenti delle città greche. Il compito di vendicare l'invasione della Grecia da parte di Serse era ormai concluso.

[modifica] Spedizione in India

Alessandro Magno in India
Alessandro Magno in India

Alessandro si considerava ora il continuatore della monarchia persiana, e come tale considerò suo dovere punire l'usurpatore Besso, che aveva tradito ed ucciso Dario per dichiararsi re con il nome di Artaserse V. Besso fu inseguito attraverso le regioni dell'Ircania, della Drangiana (l'attuale Afghanistan occidentale) e della stessa Bactriana, dove Besso fu infine sconfitto presso il fiume Osso (oggi Amu-darja). Una corte di giustizia persiana lo dichiarò colpevole di alto tradimento e venne quindi giustiziato ad Ecbàtana.

In queste regioni il re macedone fondò una serie di città con il nome di Alessandria, tra cui una presso l'odierna Herat e un'altra presso l'attuale Kandahar, in Afghanistan.

Assoggettò la regione della Sogdiana e giunse quindi ai confini dell'odierno Turkestan cinese, dove fondò un'altra Alessandria che chiamò Eschate, o "Ultima" (odierna Chodjend). Soggiornò ancora a Samarcanda e nella Bactriana e sposò Rossane, figlia di un comandante della regione, per rafforzarvi il suo potere.

[modifica] Ostilità contro Alessandro

Il proposito di Alessandro di unificare in un solo popolo Macedoni e Persiani, e soprattutto la sua idea del carattere divino della monarchia, cominciarono ad alienargli le simpatie del suo seguito. L'opposizione si manifestò soprattutto quando decise di imporre il cerimoniale della proskynesis, proprio della corte persiana, anche ai suoi sudditi occidentali: la cerimonia prevedeva che chiunque comparisse davanti al re si prosternasse davanti a lui per poi rialzarsi e riceverne il bacio, e ciò andava contro all'idea greca di omaggio accettabile da parte di un uomo libero ad un altro uomo. Alessandro dovette comunque abbandonare il tentativo di introdurre tale pratica (che comunque non aveva reso obbligatoria), dato che quasi tutti i Greci e i Macedoni si rifiutavano di eseguirla.

Nel 330 a.C. fu scoperta durante un soggiorno nella capitale della Drangiana una prima congiura contro Alessandro, nella quale fu coinvolto Filota, comandante della cavalleria e figlio di Parmenione, che quanto meno avendone avuta notizia non aveva avvisato il sovrano. Filota fu condannato per alto tradimento dal tribunale dell'esercito e Alessandro fece uccidere dai suoi sicari anche suo padre, il generale Parmenione, rimasto a Ecbàtana con una buona metà dell'esercito, per prevenirne una possibile ribellione.

A Samarcanda, nel 328 a.C., Alessandro, in stato di ebbrezza, uccise il suo amico d'infanzia Clito nel corso di un banchetto, e solo per una piccola disputa. Clito gli aveva salvato la vita nella battaglia del Granico.

Nel 327 a.C. fu scoperta una congiura tra i paggi del re, che furono tutti condannati a morte e giustiziati. Ne fece le spese anche Callistene, nipote di Aristotele e storiografo di corte, strenuo oppositore della cerimonia della proskynesis e maestro dei paggi, che venne tenuto per qualche tempo prigioniero e poi giustiziato, alienando ad Alessandro molte simpatie del mondo intellettuale e filosofico greco.

[modifica] Invasione dell'India

Come continuatore dell'impero achemenide, Alessandro vagheggiava un impero universale e si proponeva forse di arrivare con le sue conquiste fino al limite orientale delle terre emerse. Gran parte dell'India nord-occidentale era stata sottomessa ai persiani al tempo di Dario I, che aveva fatto esplorare l'intera valle dell'Indo, ma in questo periodo la regione era suddivisa in vari regni in lotta tra loro.

Dopo aver preparato un nuovo esercito con truppe in gran parte asiatiche (solo gli ufficiali e i comandanti erano tutti greci o macedoni), nell'estate del 327 a.C. Alessandro marciò verso l'odierna Kabul, dove venne accolto come alleato dal re di Tassila e, attraversata l'Uddyana da Ora a Bazira (attuali Udegram e Barikot), giunse all'Indo nel 326 a.C.. Sconfisse quindi nella battaglia dell'Idaspe il re Poro (Purushotthama o Paurava) che cadde prigioniero. Il re macedone fondò quindi le colonie di Nicea e di Bucefala.

Alessandro aveva forse intenzione di arrivare fino alla vallata del Gange, ma l'armata, giunta sul fiume Ifasi (oggi Beas) e stanca delle lunghe piogge tropicali, si rifiutò di seguirlo oltre verso est.

[modifica] Ritorno

Cameo rappresentante Alessandro Magno; 325 a.C. circa
Cameo rappresentante Alessandro Magno; 325 a.C. circa

Alessandro seguì quindi la valle dell'Indo fino alla sua foce, dove sorgeva la città di Pattala. Da qui spedì una parte dell'esercito, al comando di Cratero, verso l'Afghanistan meridionale, mentre egli seguì la costa attraversando la regione desertica della Gedrosia (attuale Makran nel Pakistan e nell'Iran meridionale).

Inviò inoltre una flotta al comando del cretese Nearco, per esplorare le coste del Golfo Persico sino alle foci del Tigri. La descrizione dei luoghi e dei popoli incontrati (tra cui gli Ittiofagi) fatta da Nearco ci è nota grazie soprattutto all'inserimento del suo diario nella Indica di Arriano.

[modifica] Ultimo periodo di regno e morte

Mappa dell'impero di Alessandro
Mappa dell'impero di Alessandro

Nel 324 a.C. il re con l'esercito riunito fece ritorno a Susa. Qui scoprì la cattiva amministrazione dei molti satrapi un da lui un tempo "graziati" e comandanti. Il re procedette energicamente contro i colpevoli e sostituì molti satrapi locali con governatori macedoni.

Per perseguire l'unione tra Greci e Persiani spinse ottanta alti ufficiali macedoni alle nozze con nobili persiane e altri diecimila veterani si sposarono con donne della regione. Egli stesso impalmò Statira, figlia di Dario, mentre un'altra figlia del gran re persiano, Dripeti, andava in sposa al suo amico Efestione.

Passò per la prima volta in rassegna il nuovo corpo militare di 30.000 giovani persiani, accuratamente scelti ed addestrati a formare una falange macedone. Diecimila veterani furono congedati e rimandati in Macedonia con Cratero, destinato a sostituire Antipatro che era venuto in contrasto con la madre di

Particolare del "Sarcofago di Alessandro Magno" (Museo Archeologico di Istambul)
Particolare del "Sarcofago di Alessandro Magno" (Museo Archeologico di Istambul)

Alessandro, Olimpiade. Questi doveva ora recarsi in Asia con nuove reclute.

Durante l'inverno la corte si ritirò ad Ecbàtana secondo il costume della corte persiana e qui morì Efestione, per il quale Alessandro progettò un grandioso monumento funerario mai cominciato.

Nella primavera del 323 a.C. Alessandro condusse una spedizione contro il popolo montanaro dei Cossei ed inviò una spedizione per esplorare le coste del Mar Caspio. Intanto preparava una spedizione che egli stesso avrebbe guidato per conquistare e circumnavigare l'Arabia.

Una misteriosa malattia lo colse tuttavia durante i preparativi, portandolo alla morte il 10 giugno del 323 a.C., al tramonto. Così morì Alessandro, a quasi trentatré anni, nel tredicesimo anno del suo regno.

Sulle cause della sua morte sono state proposte varie teorie, che includono l'avvelenamento da parte dei figli di Antipatro o da parte della moglie Rossane, o più probabilmente una ricaduta della malaria che aveva contratto nel 336 a.C.

Ebbe due figli: Eracle di Macedonia, nato nel 327 a.C. da Barsine, figlia del satrapo Artabazus di Frigia, e Alessandro IV di Macedonia, figlio della moglie Rossane, nato nel 323 a.C.. Gli storici successivi gli attribuirono anche numerosi amanti, tra i quali l'amico Efestione e Bagoas.

[modifica] Successione

Una rara moneta di Tolomeo I, mostrato sul dritto all'inizio del suo regno, mentre sul rovescio è raffigurato Alessandro trionfante su un carro trainato da elefanti, a ricordare il successo delle campagne in India
Una rara moneta di Tolomeo I, mostrato sul dritto all'inizio del suo regno, mentre sul rovescio è raffigurato Alessandro trionfante su un carro trainato da elefanti, a ricordare il successo delle campagne in India

Al morente Alessandro fu chiesto il nome di colui che aveva scelto come successore. Egli diede un'indistinta risposta nella quale certuni compresero Eracle, il figlio di Barsine, e altri Kratisto, ossia "il migliore".

Subito dopo il suo decesso l'esercito proclamarono re il figlio avuto dalla moglie Rossane, Alessandro ed il fratellastro Filippo Arrideo. Tuttavia, poichè il primo era ancora in fasce e il secondo era infermo di mente, i comandanti del suo esercito - i Diadochi - elessero tra loro un reggente, Perdicca, che fu formalmente accettato dall'assemblea dei soldati.

Nel 322 a.C. tuttavia Perdicca si scontrò con Tolomeo, uno dei diadochi e satrapo d'Egitto, contro al quale mosse guerra, ma durante la spedizione rimase ucciso.

Successivamente i diadochi elessero come reggente Antipatro che tuttavia non fu accettato da tutti. Ne nacque una guerra civile nel corso della quale trovarono via via la morte i famigliari ancora in vita di Alessandro, tra cui i due figli, la moglie Rossane, la madre Olimpiade, la sorella Cleopatra e la sorellastra Euridice e il fratellastro Filippo.

[modifica] Fonti storiche e leggenda

Le fonti storiche su Alessandro sono piuttosto numerose. Conosciamo l'esistenza di resoconti del suo storico di corte Callistene, del suo generale Tolomeo e del suo architetto militare Aristobulo, oltre che, poco dopo, di Clitarco di Alessandria, i quali sono purtroppo andati perduti.

I cinque principali storici che successivamente trattarono delle sue vicende sono:

  • Arriano, storico di Nicomedia ("Anabasis Alexandri", ovvero "Le campagne di Alessandro", scritto in greco);
  • Curzio Rufo, storico latino ("Historiae Alexandri Magni", biografia di Alessandro in dieci libri, di cui rimangono gli ultimi otto);
  • Plutarco di Cheronea, storico greco ("Vita di Alessandro" e due orazioni "Sulla fortuna" e "Sulla virtù di Alessandro");
  • Diodoro Siculo, storico greco (i libri dal XVII al XXI della sua "Bibliotecha Historia" coprono le conquiste di Alessandro e la successiva storia dei Diadochi);
  • Giustino, storico romano, ci ha invece lasciato un'epitome (o "riassunto") della storia universale di Pompeo Trogo ("Historiarum Philippicarum T. Pompeii Trogi Libri XLIV").

Ciascuno ci offre una differente immagine del re macedone e, come dice Strabone, "tutti coloro che scrissero di Alessandro preferirono il meraviglioso al vero".

Alessandro divenne una leggenda mentre era ancora in vita ed episodi meravigliosi furono narrati già dai contemporanei che avevano assistito alle sue imprese.

Nel secolo successivo alla sua morte, i racconti leggendari sulla sua vita furono raccolti ad Alessandria d'Egitto nel "Romanzo di Alessandro", falsamente attribuito a Callistene (l'autore è a volte citato come "pseudo Callistene"). Questo testo ebbe grande diffusione per tutta l'antichità ed il Medioevo, con numerose versioni e revisioni.

In epoca tardo-antica venne tradotto in latino e in siriaco e da qui tradotto in moltissime lingue, compreso l'arabo, il persiano e le lingue slave, e costituisce forse la fonte della citazione di Alessandro nel Corano.

[modifica] Alessandro nel cinema e nei media

In epoca contemporanea, la figura di Alessandro è stata fatta propria anche dal cinema con il film distribuito nel novembre 2004 Alexander, diretto dal regista Oliver Stone ed interpretato dall'attore Colin Farrell; il film è stato girato con la consulenza storica di Robin Lane Fox, autore del libro Alessandro Magno (vedi il sopraindicato elenco).

La figura del grande condottiero era stata portata sul grande schermo nel 1956 nel film della MGM Alessandro il Grande di Robert Rossen (titolo originale Alexander the great), con l'interpretazione di Richard Burton, Fredric March e Claire Bloom. Film molto più fedele alla realtà storica di quello del 2004.

Inoltre:

  • Sono state prodotte numerose serie televisive che hanno come argomento Alessandro.
  • Dal 1969 al 1981, Mary Renault scrisse una sceneggiatura su basi storiche per una trilogia, avente come argomento la vita di Alessandro: Fuoco dal cielo (riguardante la sua adolescenza), Il ragazzo persiano (la conquista della Persia, la spedizione in India e la morte, osservata dal punto di vista di un persiano eunuco di nome Bagoa), e Giochi funerari (sugli eventi che seguirono alla suo trapasso).
  • Il gruppo metal britannico Iron Maiden presenta una canzone intitolata Alexander The Great nel loro album Somewhere in Time del 1986. La canzone descrive la vita di Alessandro, che sembrerebbe contenere un'incongruenza: nel testo è scritto che l'esercito non lo seguì in India, e la cosa è vera, se si considera che Alessandro non varcò mai i confini Pakistani. Quindi probabilmente la canzone voleva intendere il fatto che il suo esercitò si rifiutò di proseguire ai confini del Pakistan.
  • Nel 1999 la giapponese Madhouse produce la serie anime Alexander Senki (Cronache di Alessandro), intitolata in Italia semplicemente Alexander, con il character design di Peter Chung (autore di Æon Flux).
  • Nel 2003, il noto mangaka giapponese Yoshikazu Yasuhiko dedica al personaggio di Alessandro il volume Alexandros, la cui estetica ed atmosfera, così come talune scene, presentano sospette analogie con il successivo film di Stone.
  • Baz Luhrmann aveva pianificato un film inconsueto su Alessandro Magno, con Leonardo Di Caprio, ma la realizzazione di Oliver Stone lo ha costretto a posticipare l'evento a data da destinarsi (il suo film si sarebbe basato sulla trilogia di romanzi di Valerio Massimo Manfredi Alexandros).[1]
  • Il musicista brasiliano Caetano Veloso ha incluso nel 1998 nel suo album Livro una canzone epica su Alessandro Magno chiamata "Alexandre".
  • Nell'album Milady (1989) il cantautore italiano Roberto Vecchioni ha presentato una canzone intitolata "Alessandro e il Mare".

[modifica] Note

  1. ^ Il nome Alexandros deriva da ἀλέξ [aléx] e ἀνὴρ, ἀνδρὸς [anḕr, andrós] e significa "protettore dell'uomo".

[modifica] Bibliografia

[modifica] Fonti storiche

[modifica] Saggi e biografie

  • Bosworth A.B., Alessandro Magno. L'uomo e il suo impero, Rizzoli, 2004.
  • Citati P., Alessandro Magno, Adelphi, 2004.
  • Lane Fox R., Alessandro Magno, Einaudi, 2004.
  • Droysen J.G., Alessandro il Grande, TEA.
  • Faure P., La vie quotidienne des armées d'Alexandre, Hachette, Paris, 1982.
  • Frediani A., Le grandi battaglie di Alessandro Magno. L'inarrestabile marcia del condottiero che non conobbe sconfitte, Newton Compton, 2004.
  • Fox R.L., Alessandro Magno, Einaudi, Torino, 1981.
  • Frugoni C., La fortuna di Alessandro Magno dall'Antichità al Medioevo, La Nuova Italia, Firenze, 1978.
  • Gehrke H.-J., Alessandro Magno, Il Mulino, 2002.
  • Mossé C., Alessandro Magno. La realtà e il mito, Laterza, 2005.
  • Alessandro Magno tra storia e mito, a cura di M. Sordi, Milano, Edizioni Universitarie Jaca, 1984.
  • Todisco L., Alessandro il macedone e gli ebrei

[modifica] Narrativa

  • Doherty P., trilogia edita da Newton Compton,
Alessandro Magno e la vittoria impossibile, 2002,
Alessandro Magno e l'uomo senza Dio, 2003,
Alessandro Magno e le porte degli Inferi, 2004.
Il figlio del sogno,
Le sabbie di Amon,
Il confine del mondo,
Il Romanzo di Alessandro.
Alessandro,
Alessandro in Asia.
Il Leone di Macedonia, 1990
Il Principe Nero, 1991

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

Vedi la bibliografia del Progetto:Antico Egitto.

Precedessore
Filippo II
Re di Macedonia
336323 a.C.
Successore
Filippo III,
Alessandro IV
Precedessore
Dario III
Gran Re di Media e di Persia
330323 a.C.
Successore
Filippo III,
Alessandro IV
Precedessore
Dario III di Persia
Signore del Basso e dell'Alto Egitto
332323 a.C.
Successore
Filippo III
Periodo Dinastia Egizia Anni di regno
periodo macedone dinastia macedone 332 a.C. - 323 a.C.

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