Valerio Di Stefano – Quando il pregiudizio di massa diventa Wikipedia

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John Seigenthaler Sr. ha 78 anni e sembra che goda di ottima salute.

E’ stato l’ex direttore del Tennessean a Nashville.

Questi dati biografici così scarni potrebbero non rivestire un qualsivoglia interesse per nessuno. A parte il fatto che può far piacere che un simpatico vecchietto americano sia arrivato a quell’età in condizioni fisiche eccellenti, e che abbia avuto una carriera brillante.

Ma Steigenthaler è la vittima di uno dei tanti "si dice" mai dimostrati, di cui il mondo è pieno. "Si pensava fosse stato direttamente coinvolto negli assassinii sia di John che di Bob Kennedy (…) ma non è mai stato provato nulla."

Immaginate che cosa pensereste voi nell’apprendere questa notizia se foste il signor Seigenthaler in persona. Ma soprattutto, provate a immaginare la vostra reazione se questa notizia, chiaramente falsa, diffamatoria, e comunque inutile, fosse stata divulgata da Wikipedia, l’enciclopedia libera on line. Ecco, questo è esattamente quello che è successo a Seigenthaler, che ha di nuovo vestito i panni di giornalista per denunciare questa grottesca esposizione al pubblico ludibrio, con un articolo per il Usa Today, mettendo in evidenza, tra le altre cose, che le informazioni su di lui si trovavano su Wikipedia da alcuni mesi e che, con ogni probabilità, erano state riprese anche da altri siti web in una cassa di risonanza telematica amplificata.

La funzione di Wikipedia, la sua originalità, la correttezza sostanziale della maggior parte dei suoi contenuti, i suoi metodi di correzione non sono, come è ovvio, minimamente in discussione (anche se sono convinto che il signor Steigenthaler la pensa in maniera radicalmente differente da me). Quella su cui invece il dibattito si accende è la facilità con cui è possibile diffondere notizie di questo genere senza che possano essere verificate e, se del caso, rettificate.

Il punto è che quello di Seigenthaler non è esattamente il caso dell’informazione scorretta. Non è una data storica sbagliata, non è un errore di battitura sulla superficie di uno Stato, o l’attribuzione di un’opera letteraria a uno scrittore piuttosto che a un altro. Sono cose che non dovrebbero accadere nemmeno in quella che è stata definita dal New York Times come "la maggiore enciclopedia della storia del mondo", ma è indubbio che per la sua peculiarità e per il fatto che a Wikipedia abbiano contribuito e contribuiscano milioni e milioni di persone, errori di questo genere possono sfuggire e restare in linea anche per un tempo non ben meglio identificato o identificabile. Il punto è che è stato fatto un salto di qualità in negativo nella logica dell’informazione in rete: là dove una comunità di persone "licenzia" una notizia, perché la condivide o, semplicemente, non si accorge che è platealmente diffamatoria, quella notizia diventa vera.

Jimmy Wales ha dichiarato: "Abbiamo sempre problemi con delle persone che cercano ripetutamente di danneggiare i nostri siti", magari forti dell’anonimato che non ha permesso a Seigenthaler di risalire neanche all’autore della notizia che lo ha visto vittima involontaria, e della tutela della privacy che negli States bloccherebbe qualsiasi iniziativa di questo genere.

Non ci sono dubbi che i contributi a Wikipedia sono ingentissimi, e che rimane sempre più difficoltoso controllarne il contenuto. In questo senso pare che il sistema stia crollando sotto il proprio stesso peso, come accade a molte iniziative in linea, là dove le forze e gli strumenti necessari alla gestione sono superiori alle possibilità di chi gestisce. Questo è indubbiamente un dato di fatto. Come è un dato di fatto che ciò che Wikipedia contiene, ancorché imperfetto, e, quindi, perfettibile, rappresenta un patrimonio unico e in continua mutazione. 

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