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Una professoressa ha scritto al sito web orizzontescuola.it. Le è successa una cosa curiosa. All’inizio della lezione stava raccogliendo in classe i cellulari degli alunni invitandoli a depositarli in uno scatolone. Mentre sta per tornare al suo posto inciampa, o comunque sia, lo scatolone va a finire contro lo spigolo della cattedra. Risultato finale: un cellulare si rompe (non si sa bene se si sia rotto solo il vetro di protezione o tutto lo schermo) per una riparazione e un danno di 140 euro. La scuola non rimborsa in assicurazione quanto pagato dalla famiglia che invia la fattura direttamente alla docente ritenendola responsabile in tutto e per tutto.
La redazione di orizzontescuola.it risponde che:
a) la circolare numero 30 del 15 marzo 2017 il MIUR ha vietato l’uso dei cellulari in classe;
b) questo però non autorizza il professore a ritirare (“sequestrare”) gli apparecchi, in quanto il pubblico ufficiale non è minimamente legittimato a farlo;
c) si possono (questo sì) punire gli alunni che fanno un uso improprio dei cellulari con note di classe, espulsioni dalle lezioni e quant’altro;
d) “Lo stesso Miur rende noto che le circolari scolastiche, anche se prevedono il sequestro del cellulare in caso di utilizzo in classe, non sono fonte di legge ma solo atti ministeriali,e possono andare in contrasto con le norme giuridiche esistenti.” (1)
Quindi, il cellulare è un bene personale dell’alunno, e come tale non può essere ritirato dall’insegnante. Punto. Qui finisce una diàtriba immensa che vede gli insegnanti e le scuole soccombere davanti a una realtà ingestibile e caotica. Hanno ragione gli alunni. Non c’è altro da dire. Solo da subire.
(1) da: https://www.orizzontescuola.it/cellulare-ritirato-e-rotto-linsegnante-deve-pagare-la-riparazione/