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C’è un inutile, ingiustificato, fuori luogo e francamente insopportabile perbenismo moralistico nella sedicente sinistra italiana che, se comincia così (e ha già cominciato malissimo) non andrà da nessuna parte, tanto meno al Governo del Paese.
Ieri sera a "AnnoZero" Nicki Vendola si è addirittura dichiarato infastidito perché Beppe Grillo, in un intervento filmato ha usato parole sconvenienti, ha detto "cazzo", "coglioni", roba così, e non va mica bene, no davvero, poi non importa se erano parole largamente usate nell’opera di Pierpaolo Pasolini di cui Vendola è (indubbiamente) profondo e valido conoscitore.
Il perbenismo si usa quando non si hanno argomenti di discussione validi per rispondere alle argomentazioni dell’altro.
Siccome l’avversario politico dice cose a cui non si può rispondere (perché, solitamente, corrispondono alla verità) allora lo si accusa di usare parole volgari ("cazzo" e "coglioni" sono indubbiamente dei volgarismi, ovvero parole usate dal volgo, dalla gente), magari di essere spettinato, di non essersi messo la cravatta o di puzzare di sudore.
C’è un particolare sull’uso del perbenismo che mi preoccupa particolarmente e che richiama la mia attenzione, il fatto che sia sempre di più un argomento -o, per meglio dire, uno strumento– usato dalle donne.
Vedo quotidianamente donne che hanno un’intelligenza straordinaria buttarsi in una battaglia di sessismo e di difesa di un burka dei costumi sessuali con un senso acritico che mi fa spavento. Sono donne che sono contro Berlusconi e insistono ad andare contro se stesse, mandando, se possibili, il Paese alla ulteriore e inevitabile paralisi.
Decenni di femminismo sono serviti a capire e ad accettare che il corpo della donna appartiene solo alla donna e a nessun altro.
Erano gli anni dell’"io sono mia", de "l’utero è mio e lo gestisco io!" o "col dito, col dito, l’orgasmo è garantito!!"
Adesso quelle stesse donne scendono in piazza contro Berlusconi e rivendicano un concetto solo apparentemente analogo ma profondamente diverso, quello che "Il mio corpo non è in vendita!"
Cioè, si scende in piazza contro Berlusconi a dire che "il mio corpo non è in vendita"?
La risposta di Berlusconi è fin troppo prevedibile: "E chi se ne frega se il vostro corpo non è in vendita? Io uso il corpo di chi la vende e/o me la dà gratis, che cazzo volete?"
E lì il discorso si chiude. Perché se la donna che protesta rivendica che "io sono mia" o che "il mio corpo non è in vendita" tutte quelle che la dànno a Berlusconi possono legittiamente rispondere "Anch’io sono mia, infatti mi do a chi mi pare!" o "Il mio corpo, invece, è in vendita, faccio la prostituta di alto bordo, non è reato prostituirsi , ho una visione diversa dalla tua del corpo femminile, quindi, se non ti dispiace, scànsati che mi pari!"
Ci si indigna perché qualche zoccoletta, grazie ai propri favori sessuali abbia raggiunto posizioni di riguardo in politica, nello spettacolo e nella vita sociale? Legittimo e sacrosanto, ma quanto meno retorico e banale, perché i favoritismi sulla base di qualsiasi tipo di favore dovrebbero essere fonte di indignazione quotidiana, a cominciare dalla posizione di svantaggio delle donne nel settore lavorativo privato rispetto a un uomo (che non resta incinto, non si ammala, non ti chiede i permessi, non devi pagargli la maternità etc…), dai favoritismi mafiosi e della criminalità organizzata nei confronti di chi distrugge l’ambiente in cui le stesse donne vivono, dai privilegi delle raccomandazioni, per cui c’è chi conosce uno che conosce un altro, che conosce un altro che si impegna a parlare con il potente di turno.
Tanto, alla sera, tutti torniamo a casa a metterci le ciabatte di sempre, a sentirci felici per aver protestato contro questa Puttanopoli e per aver difeso il ruolo del nostro corpo e del nostro essere persone, non lo abbiamo fatto per noi, no, lo abbiamo fatto per i
nostri figli a cui abbiamo appena allungato qualche decina di euro per la ricarica del cellulare, "è proprio vero che fa bene un po’ di partecipazione" (*), e allora stasera che nessuno ci disturbi perche’ ce li siamo meritati proprio i "Bellissimi" di Rete Quattro!
Ieri sera a "AnnoZero" Nicki Vendola si è addirittura dichiarato infastidito perché Beppe Grillo, in un intervento filmato ha usato parole sconvenienti, ha detto "cazzo", "coglioni", roba così, e non va mica bene, no davvero, poi non importa se erano parole largamente usate nell’opera di Pierpaolo Pasolini di cui Vendola è (indubbiamente) profondo e valido conoscitore.
Il perbenismo si usa quando non si hanno argomenti di discussione validi per rispondere alle argomentazioni dell’altro.
Siccome l’avversario politico dice cose a cui non si può rispondere (perché, solitamente, corrispondono alla verità) allora lo si accusa di usare parole volgari ("cazzo" e "coglioni" sono indubbiamente dei volgarismi, ovvero parole usate dal volgo, dalla gente), magari di essere spettinato, di non essersi messo la cravatta o di puzzare di sudore.
C’è un particolare sull’uso del perbenismo che mi preoccupa particolarmente e che richiama la mia attenzione, il fatto che sia sempre di più un argomento -o, per meglio dire, uno strumento– usato dalle donne.
Vedo quotidianamente donne che hanno un’intelligenza straordinaria buttarsi in una battaglia di sessismo e di difesa di un burka dei costumi sessuali con un senso acritico che mi fa spavento. Sono donne che sono contro Berlusconi e insistono ad andare contro se stesse, mandando, se possibili, il Paese alla ulteriore e inevitabile paralisi.
Decenni di femminismo sono serviti a capire e ad accettare che il corpo della donna appartiene solo alla donna e a nessun altro.
Erano gli anni dell’"io sono mia", de "l’utero è mio e lo gestisco io!" o "col dito, col dito, l’orgasmo è garantito!!"
Adesso quelle stesse donne scendono in piazza contro Berlusconi e rivendicano un concetto solo apparentemente analogo ma profondamente diverso, quello che "Il mio corpo non è in vendita!"
Cioè, si scende in piazza contro Berlusconi a dire che "il mio corpo non è in vendita"?
La risposta di Berlusconi è fin troppo prevedibile: "E chi se ne frega se il vostro corpo non è in vendita? Io uso il corpo di chi la vende e/o me la dà gratis, che cazzo volete?"
E lì il discorso si chiude. Perché se la donna che protesta rivendica che "io sono mia" o che "il mio corpo non è in vendita" tutte quelle che la dànno a Berlusconi possono legittiamente rispondere "Anch’io sono mia, infatti mi do a chi mi pare!" o "Il mio corpo, invece, è in vendita, faccio la prostituta di alto bordo, non è reato prostituirsi , ho una visione diversa dalla tua del corpo femminile, quindi, se non ti dispiace, scànsati che mi pari!"
Ci si indigna perché qualche zoccoletta, grazie ai propri favori sessuali abbia raggiunto posizioni di riguardo in politica, nello spettacolo e nella vita sociale? Legittimo e sacrosanto, ma quanto meno retorico e banale, perché i favoritismi sulla base di qualsiasi tipo di favore dovrebbero essere fonte di indignazione quotidiana, a cominciare dalla posizione di svantaggio delle donne nel settore lavorativo privato rispetto a un uomo (che non resta incinto, non si ammala, non ti chiede i permessi, non devi pagargli la maternità etc…), dai favoritismi mafiosi e della criminalità organizzata nei confronti di chi distrugge l’ambiente in cui le stesse donne vivono, dai privilegi delle raccomandazioni, per cui c’è chi conosce uno che conosce un altro, che conosce un altro che si impegna a parlare con il potente di turno.
Tanto, alla sera, tutti torniamo a casa a metterci le ciabatte di sempre, a sentirci felici per aver protestato contro questa Puttanopoli e per aver difeso il ruolo del nostro corpo e del nostro essere persone, non lo abbiamo fatto per noi, no, lo abbiamo fatto per i
nostri figli a cui abbiamo appena allungato qualche decina di euro per la ricarica del cellulare, "è proprio vero che fa bene un po’ di partecipazione" (*), e allora stasera che nessuno ci disturbi perche’ ce li siamo meritati proprio i "Bellissimi" di Rete Quattro!
In tutta amicizia Valerio, credo proprio che tu non abbia capito un c***o della protesta di domenica(ve’ che io non mi vergogno mica di scriverlo)
Temo, ahimè, che abbia capito fin troppo bene.
Ma se vuoi rispiegarcelo tu, per carità, siam qui.
No, non credo.
Parlando di facezie, Single a trent’anni, c’erano anche le prostitute in piazza domenica. Forse bisognerebbe chiedere loro come gli sia venuto in mente di manifestare contro se stesse.
Ad ogni modo, a me pare che stare a cavillare, a perdersi dietro i mille distinguo, puntare il dito contro chi s’indigna nei modi e nei tempi sbagliati, ecco, a me pare che poi si lasci passare tutto.
Noi, domenica, ci abbiamo provato, c’è gente che chiacchiera e basta, credendosi furbissima.
(Valerio, gli asterischetti sulle parolacce mi paiono proprio un controsenso in chi critica il perbenismo altrui)
Ripeto l’invito allora, se parti dal concetto che Valerio non abbia capito, siamo qui per ascoltare.
sa30a
Cara Niki,
come ha segnalato “Single a 30 anni”, gli asterischi sono messi automaticamente dalla piattaforma del blog, non da me.
Provo a modificarlo in modo che si sappia e si veda che volevi scrivere “c***o” con due zeta e che non cadi nei controsensi né nei perbenismi.
Quanto al “cavillare” e al “perdersi dietro mille distinguo” io, semplicemente, le trovo critiche.
Che sono sempre preferibili ai pretesti. Se non altro perché io per le mie critiche pago in prima persona.
Un giorno ne parleremo.
Sempre “in tutta amicizia”, sia ben chiaro.