Umberto Eco e il mistero dello “sturm” minuscolo

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Screenshot da repubblica.it

Francesco Guccini, in un suo intervento-analisi piuttosto famoso, corregge Umberto Eco che scambia la rima con l’assonanza e dice che è bello correggere Umberto Eco su queste piccole cose.

Ieri “Repubblica” ha diffuso un racconto-memoria di Umberto Eco intitolato “Questa mia povera città sturm und ‘ndrangheta”, dedicato alla sua esperienza milanese e alla su evidente contaminazione da parte della criminalità organizzata, la stessa contaminazione che sta facendo saltare Formigoni che, però, detto tra parentesi, è ancora lì.

Hanno scritto “sturm” minuscolo. Non so se questo errore sia contenuto nell’originale di Umberto Eco o se nella trascrizione (piuttosto improbabile, considerato l’ormai diffusissimo ricorso al “copia-incolla”, ma comunque possibile) da parte della Redazione, fatto sta che si legge “sturm”. All’interno del testo visibile gratuitamente (per leggerlo per intero bisogna pagare, e io non ho nessuna voglia di dare soldi a “Repubblica”) non c’è nessuna ulteriore occorrenza di “sturm”, così che non mi è dato di sapere altro. E il dubbio sull’origine dello svarione resta.

Al Liceo ci bacchettavano se scrivevamo “sturm und drang” (da cui deriva il delizioso gioco di parole di Umberto Eco che dà il titolo al pezzo) con la minuscola. Perché in tedesco i sostantivi si scrivono con la maiuscola (quindi rigorosamente “Sturm und Drang”), perché fa riferimento a un movimento letterario (ed è tradizione invalsa scrivere “il Romanticismo”, “il Decadentismo”, “il Verismo”) e perché è così.

Sì, è bello correggere Umberto Eco su queste piccolissime cose. 

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