A lode e gloria del Pandoro e di tutta la sua Santa Chiesa

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Il ministro Grillo ha detto che il pandoro è come quelli del PD e chenon ha anima. Come si permette di offendere doppiamente uno dei dolci più nobili e meravigliosi della tradizione italiana. Un dolce che nasce dalla povertà. Fatto con farina, uova, burro, lievito e zucchero. Cioè quello che c’era nelle cucine delle case venete. Pochi ingredienti, i più umili. Il pandoro non si può permettere nemmeno il lusso dell’uvetta e dei canditi che rendono il panettone un dolce decisamente di destra, con i nocciolini dell’uva passa che ti si sgranellano fra i denti, no, via, il pandoro è proletario e il suo segreto è la lievitazione. È tutto lì, non c’è altro. E quando ci affondi il coltello si sbriciola un po’ mentre afferri la fetta e ti sporchi le labbra di zucchero a velo. È morbido, burroso. Se lo scaldi appena un pochino il burro si scioglie e quel colore giallo così uniforme ti dà il profumo delle cose che ti appartengono veramente. Nessun ministro della Repubblica si permetta mai più di insultare un’istituzione del paese a favore del volgare e prosaico panettone paragonandolo addirittura al PD ma soprattutto ignorando, o non sapendo proprio per niente, che se c’è qualcosa che non ha anima è proprio il governo che lei rappresenta.

Il tuo amor non è zucchero…

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Ecco qual era l’ago della bilancia dell’economia italiana, quello che governava lo spread senza che le agenzie di rating riuscissero a riconoscere VERA e AUTENTICA causa della voragine che si ingoia tutti i nostri quattrini.

Non è la lotta all’evasione fiscale il rimedium rimediorum, nossignori. Sapete dove si annidava -infida!- la soluzione ai mali del Paese? Nello zucchero!

Lo zucchero fa male, quindi è fonte di guadagno. Come l’alcool o le sigarette. Basta mettere una tassa che in prima battuta era stata annunciata dall’informazione pubblica come sulle “bevande zuccherate”.
Ora, a voler ben vedere, anche lo sciroppo per la tosse che si vende in farmacia può essere una bevanda zuccherata, per cui per giorni ha resistito l’imposta sulle “bibite zuccherate”.
Ecco, “bibite” suona meglio, sì. Ma il the freddo è una bibita zuccherata. Così come possono esserlo i più comuni succhi di frutta, gli yogurt cosiddetti “da bere” (che sono un po’ come il “latte da mangiare”, ma va beh, non facciamo i sofistici), nonché le bevande saline per riprendere l’energia e correre come la folla di Pamplona rincorsa dai tori.

No, a dirla tutta quello che si voleva colpire era l’uso di bevande gassate E ZUCCHERATE. Ecco, così sì che va bene. Quelle cose terribili che fanno male e che, a voler ben vedere, vengono (anche, ma non solo) dall’America. Ma poi chi si è inalberato? Chi è che ha detto un fiero e sentito NO a questa proposta vòlta unicamente a preservare la nostra salute?

Enrico Letta. Ha detto che bisogna difendere il chinotto e la spuma bionda. Se vi piace la spuma al ginger, come a me, siete fregati, verranno a farvi l’accertamento. Probabilmente nelle prossime ore si incazzeranno come iene nell’ordine:

a) il club dei sostenitori della Cedrata Tassoni;
b) i bevitori clandestini di Aranciata Amara;
c) i Lemonsoda-addicted;
d) quelli che “a-me-la-gassosa-guai-a-chi-me-la-tocca!”
e) gli aficionados del Crodino e del Bitter Sanpellegrino (che per l’occasione avranno siglato una pace storica).

Ci sarà gente che per non pagare le tasse sulla roba gassata comprerà gli sciroppi (ricordate la menta, l’orzata, l’amarena, l’arancio, la granatina, quelli che se ne mettevano due dita in un bicchiere e si allungavano con cinque parti di acqua??), poi a casa di nascosto li diluiscono con una superfrizzante. Son quelli i rutti degli evasori fiscali!

 

(*) lo screenshot è tratto da ilcorriere.it