
343 total views, 1 views today
Sono un “maestrino dalla penna rossa”!
Me lo ha detto Marina Cepeda Fuentes. Credo che mi ci vorrà un po’ di tempo per abituarmi all’idea ma finirò per farmene una ragione.
Marina Cepeda Fuentes conduce uno spazio radiofonico su Radio Due. Non ascolto più Radio Due da tempo, da quando hanno liquidato Fabio Visca e Fiamma Satta. Penso che le uniche due trasmissioni di quando l’ascoltavo che continuano a dire qualcosa siano “Il ruggito del Coniglio” e “Caterpillar”. Ne ha uno anche su Radio Uno che ascolto solo la sera.
Sul riepilogo del suo profilo Twitter dice di sé: “Giornalista itagnola, blogger e madre. Scrive articoli, libri e parla alla radio (RAI) di gastronomia, tradizioni popolari, flamenco, donne, santi e fanti.”
Però, niente male!
Sul suo blog parla di “tradizioni popolari, flamenco,viaggi, libri, arte, cinema, teatro, musica, poesia, fiabe, sogni, donne, bambini, animali, l’amore, la vita, la morte… E tante altre cose!”
Troppa grazia Sant’Antonio!! Io riesco a fare sì e no due o tre cose contemporaneamente. Vivo in multitasking ma ho una memoria poco capace, così il mio sistema va in overflow.
Quando faccio il blogger non riesco a parlare di letteratura spagnola, e quando parlo di letteratura spagnola non cucino.
Tutto quello che potrei fare io è parlare del “Libro de la vida” (che è un argomento letterario) di Santa Teresa d’Avila (che e una santa), ricollegarlo a qualche tradizione popolare, accennare alle sue edizioni, così tanto per toccare l’argomento “libri”, mi mancano i bambini, gli animali, la vita, la morte, i fanti e il flamenco. Non so proprio come farceli “azzeccare”!
Il motivo del “contendere”, a volerlo chiamare con generosità, è l’inconsapevole Federico García Lorca.
La Cepeda Fuentes su Twitter ha parlato del tema del “duende” nella sua poetica. E’ così, esiste una famosissima conferenza di Federico che si intitola “Teoría y juego del duende”.
Ho replicato che lo relaziona al concetto di “gracia” e “ángel”. Ecco un passo breve ma significativo ed esemplare di quella conferenza:
“El ángel deslumbra, pero vuela sobre la cabeza del hombre, está por encima, derrama su gracia, y el hombre, sin ningún esfuerzo, realiza su obra o su simpatía o su danza.”
A quel punto la Cepeda Fuentes commette un errore probabilmente dovuto alla commistione dell’ortografia italiana in quella spagnola. E dice che “Grazia e Angel non portano al Duende”. Le faccio notare che il concetto di “grazia” italiano è molto lontano da quello lorchiano della “gracia” e qui… e qui subentra la crasi, il corto circuito comunicativo, la gaffe.
“Vuole darmi lezioni lorchiane? Beh, il mondo è pieno di maestrine/i della penna rossa…”
Già, quale è stato, dunque il mio peccato mortale? Quello di essere andato su un social network (dove notoriamente non si può interagire!) a “dare lezioni lorchiane”, a una giornalista, a una blogger, a una madre, a una persona che scrive articoli, libri, che parla alla radio. E che ha commesso l’ulteriore ma frequente errore di sottovalutare il fatto che se una persona scrive una cosa poi la gente la legge e interagisce (perché è questo il senso di un social network!)
E, magari, passa una persona che alla letteratura spagnola ha dedicato la propria vita o che, semplicemente, conosce QUELL’argomento e ne discute. “Vuole darmi lezioni lorchiane?” Sì, perché no? E’ proibito? E se sì, per quale motivo? Da qualche parte su Twitter è scritto “Vietato contraddire le giornaliste, le blogger e le madri”?
Io amo le orchidee. Se una persona esperta in orchidee mi dice che sto sbagliando o semplicemente integra le mie conoscenze sull’argomento io la ringrazio, non gli do del “maestrino dalla penna rossa”.
Dunque, chi sono io per “dare lezioni lorchiane”? Sono un laureato in letteratura spagnola e professore della stessa materia. E’ sufficiente? No, non lo è. Dice la Cepeda Fuentes: “Ciò non significa aver capito Lorca. Non bastano i libri per entrare nell’essenza delle cose.”
E’ la solita solfa: studiare non serve a niente, o, almeno, non dà la garanzia di aver capito Federico García Lorca.
Non si sa bene, né la Cepeda Fuentes lo dice, cosa debba fare una persona per capire Federico García Lorca, a parte essere lei: farsi fucilare a Viznar? Essere omosessuale? Girare la Spagna con la Barraca? Piangere per la morte di Ignacio Sánchez Mejías? Scrivere il seguito dei Sonetti dell’Amore Oscuro saltellando su un piede solo???
I libri non servono, forse. Però servono e come!