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Dunque è arrivato! “Sacred Music” è l’ultimo lavoro discografico di Federico Maria Sardelli, dell’Ensemble Modo Antiquo e dell’Accademia dei Dissennati (circostanza sulla quale, peraltro, non nutrivamo dubbio alcuno).
Tutta musica sacra, tutta musica barocca, tutta roba scritta nel XXI secolo. Perché Federico Maria Sardelli si incazza assai se gli chiedete come sia possibile scrivere musica barocca ai nostri giorni. E ha ragione, benché mi dia parecchia noja essere costretto a dargliene. La musica barocca è un corpus vivo e filologicamente di estrema attualità. Per dirla in termini di nobile informatica, è “open source“, se ne conoscono le specifiche, gli stilemi, le strumentazioni, le modalità operative e di messa a testo. Chiunque può riprenderli e farci quel che gli pare. Ed è esattamente quello che fa Federico Maria Sardelli. Né più né meno. Sicché smettetela di rompergli i coglioni, chè sarebbe anche capace di tirarvi un raudo fischione a’ pie’.
E c’è di bello, in questo disco, che è stato completamente finanziato col sistema del crowdfounding, o come cazzo si chiama. Ci sono persone che hanno profondamente creduto nel progetto del Sardelli di incidere la sua produzione sacra su CD (per l’etichetta di quegli zuzzurelloni della Brilliant) tanto da mettere le mani al portafoglio ed autotassarsi affinché questa maraviglia potesse esistere e andare nelle mani di que’ gagaroni che lo avrebbero comprato. Ci sono anch’io nella lista. Sono più o meno a metà della terza colonna. Guardate:
La cosa buffa è che su Amazon il CD lo pagate 7,03 mentre gli MP3 vi costano oltre 9 eurini, ma, si sa, c’è gente che ama che le venga fatto del male.
E siccome l’Eruttivo non si fa mancare niente, presto uscirà per Sellerio il suo primo romanzo, intitolato, neanche a dirlo “L’affare Vivaldi“. Non sarà esattamente quello che si dice un giallo “barocco” (ammesso che questa definizione abbia una sua produzione letteraria specifica, mi sa di no, per quel che mi consta) in quanto alternerà all’ambientazione vivaldiana capitoli ambientati nel Novecento, ma se ci sarà qualcosa di barocco nell’opera del Sardelli è proprio la costruzione (a partire dal numero dei capitoli, 12), l’arrivare all’assolutamente semplice attraverso il mezzo di ciò che è assolutamente complicato. E in questo non c’è genere letterario più barocco del giallo, dove il narratore può permettersi il lusso di pigliare per il culo il lettore come più gli aggrada attraverso spirali e contorcimenti di una realtà originariamente lineare.
Ora basta perché secondo me ho scazzato anche troppo. Al Sardelli vada l’augurio di imperituro successo e, suvvia, anche di una bella dose di strizzoni di pancia.