Il Re Sciaboletta l’è turnà’ a cà’

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Vittorio_Emanuele_III_di_Savoia_ed_Elena_di_Montenegro

E così son tornati a riposare insieme, dopo che lui era sepolto da 70 anni ad Alessandria d’Egitto. E’ stato tutto un trabagài, un rimestume, un anda e rianda di notizie date col contagocce, per cui prima è arrivata in gran segreto la salma di lei che è stata portata a Vicoforte, poi, preannunciata, quella di lui, che ora le è accanto, per l’ultimo abbraccio della morte e il sempiterno assalto dei curiosi e dei nostalgici. Ma tranquilli, nulla è stato fatto segretamente, è stata una questione di rispetto della “riservatezza”, hanno detto. Quindi non l’hanno fatto sapere se non a cose quasi fatte. E, soprattutto, non l’hanno fatto sapere all’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia che ancora avrebbero da dire per quella firmetta di Sua Maestà in calce al testo delle leggi razziali del 38. E a quegli italiani che ancora non si dimenticano la vergognosa fuga da Ortona del Sovrano e delle sua famiglia, lasciando il Paese nel più totale abbandono e nel disastro sanguinario della guerra civile, perché la memoria è soprattutto storia e certe onte sono e rimangono incancellabili. Ci vorrebbe un po’ più di coraggio nel fare certe cose, quello di presentarsi agli italiani e dire che sì, si vuole un volo di Stato per trasportare un feretro dall’Egitto, quello del re che li ha traditi, così gli italiani metteranno mano alle tasche oltre che sentirsi defraudati del loro stesso vissuto. Che è la storia dei padri di ciascuno di noi. Perché io me lo ricordo ancora il mi’ nonno Armando che mi raccontava delle dimisssioni di Mussolini e di quando andò al governo Badoglio, gli andavano giù le lacrime dai bordi degli occhi, gli andavano. Tra i commenti più imbarazzanti, a parte quello di Vittorio Emanuele di Savoia che voleva che il suo avo venisse sepolto al Pantheon pur non avendo i meriti del suo predecessore più illustre, Vittorio Emanuele II, figura quello di Pietro Grasso, ancora (ma per pochi giorni) Presidente del Senato:

“Il rientro della sua salma in italia, essendo stata esclusa categoricamente la possibilità della tumulazione al Pantheon è un mero atto di umana compassione senza alcun onore pubblico, gestito con prudenza e sobrietà.”

Ed è lì che mi cascò il ciuco. L'”umana compassione” presuppone l’oblio per chi non crede, e il perdono per chi, bontà sua, è credente. Per poter compiere un’opera di misericordia, il dolore del torto subito da quest’uomo dovrebbe essere dimenticato, posto in un angolo della memoria. E invece è ancora vivo. Non ci siamo dimenticati di niente. L’incarico di formare il governo a Mussolini lo diede lui, e chi è sopravvissuto se lo è portato dietro tutta la vita.

Riposi sì. Ma non riposi il diritto alla memoria.

Tim e Vodafone: ora gli “avvisi” si pagano

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La mi’ nonna Angiolina, requiescat in pace, le chiamava “chiapparelle”.

Il mi’ nonno Armando, bonànima anche lui, che usava un toscano arcaico, forte e gentile come una roncolata su’ ‘ piedi, li chiamava “miràoli” (miracoli).

Si trattava, in entrambi i casi, non già di fregature vere e proprie, ma piuttosto di trucchetti, di escamotages, di piccoli espedienti per sbarcare il lunario, per concludere la giornata con non dico tanto, ma almeno qualche centesimino in più (ai tempi del mi’ nonno Armando e della mi’ nonna Angiolina i centesimi c’erano, ma della lira, quella con l’effigie di quell’altro de cuius di Vittorio Emanuele III).

Da oggi (o era ieri? Mah, non importa) se avete Tim o Vodafone pagate gli avvisi che prima non pagavate.

Gli “avvisi” sono quei messaggi (solitamente sotto forma di SMS ma non necessariamente) che vi informano se un numero che avete trovato occupato o spento (perché la gente giustamente un po’ di cazzi suoi ogni tanto se li fa) è tornato raggiungibile e, soprattutto, chi vi ha chiamato quando eravate voi occupati o spenti.

Ci sono diverse modalità di pagamento e di prezzi, si va dal costo infinitesimale per ogni singolo messaggio a un costo a forfait per tutti i messaggi ricevuti in una giornata (però pagate dopo il ricevimento del primo messaggio, non dopo l’ultimo, e che diàmine!).

Bellino, eh? Per cui, se avete Tim o Vodafone sbrigatevi a disattivare queste opzioni (si può farlo, sissignori) perché se tenete il telefono spento un giorno, appena lo riaccendete, se solo vi ha cercato qualcuno, pagate.

Ora, io, voi, chi ci legge di sottecchi, siamo tutti personcine intelligentine che si rendono conto di quello che succede e, soprattutto, siamo in grado di fare qualcosa per prevenire lo sgocciolamento salassale. Se non altro siamo in grado di chiedere informazioni ed indignarci.
Ma penso alla mi’ mamma, per esempio, alla Pieranna, la figliòla più piccina dei suddetti Angiolina e Armando, piccina sì, ma cià 72 anni. Il cellulare è un suo nemico dichiarato, non lo può vedere, se squilla va in tilt, proprio “non ci se la dice”. Però ce l’ha. Ed ha un numero TIM. Finora riceveva i messaggi di chi l’aveva chiamata anche a telefono spento, ma tanto era come se non li ricevesse, perché non li sa nemmen guardare. Però da oggi li paga.

E come lei ci sono fior di anziani che usano il cellulare per necessità o comodità, ma sanno accedere solo alle funzioni di base, adolescenti disinformati che navigano, navigano, navigano, cazzo navigano, andassero un po’ a studiare, almeno. E viandare.

Per l’amor del cielo, son cifre irrisorie, che non buttano sul lastrico nessuno, ma stanno meglio in tasca a noi che in tasca a loro. E in tasca ce lo buttano, che poi ci si lamenta che la gente si tuffa su Uozzàpp!!

Why do you sleep so steel?

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La morte pare essere un argomento interessante. Beh, interessante o meno che sia, è sicuramente un argomento di cui si parla spesso.

Ero informato dell’esistenza in rete di www.findagrave.com, un grande archivio digitale di fotografie di tombe. Tombe, sissignori, di personaggi illustri e comuni. Cioè, la gente visita la tomba di, che so io, Totò, e la invia al sito che provvede a pubblicarla.
La grafica del sito è un po’ povera, piena di giffine animate, ma il sito funziona (forse anche grazie a questa leggerezza antica).

Del resto una tomba non è solo un luogo di memoria, ma potrebbe essere anche un monumento artistico. Spesso le due cose si combinano e allora magari la gente va a vedere la custodia marmorea delle spoglie mortali di Vittorio Emanuele III al Pantheon o visita le tombe dei papi sotto la Basilica di San Pietro. I comunisti vanno al Père Lachaise di Parigi a mettere le canne sulla tomba di Jim Morrison o a imbrattare col pennarello (noblesse oblige) quella di Oscar Wilde.

Ma pagine web dedicate alle maschere mortuarie non ne avevo mai viste. Non è un sito italiano (mi sono dimenticato di memorizzare l’indirizzo web e ora mi par fatica ricercarvelo, e poi non è nemmeno COSI’ importante che voi lo raggiungiate), quindi di morti italiani immortalati (chissà che effetto fa immortalare un morto!) nel gesso al momento del trapasso ce n’è solo uno, il tipino di cui vi fornisco l’istantanea,

Fare il calco del viso di un morto fresco di giornata era, probabilmente, l’unico espediente che poteva essere vagamente paragonato alla fotografia, intesa come volontà di trasmissione dell’immagine.

Ho “conosciuto” Abraham Lincoln (va beh, questo era facile!), Jonathan Swift (quello dei “Viaggi di Gulliver”) -che doveva essere un vecchio rincartapecorito quando è morto- Danton (con la smorfia da pugnalata), Robespierre e svariati altri effigiati in ritratti dell’epoc che li hanno vieppiù ingentiliti.

Beh, ora non vi lamentate, almeno un morto illustre l’avete visto anche voi. Fissatelo e pensate a chi può essere.

PS: Giacomo Leopardi!