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Ascoltare Federico Maria Sardelli che dirige se stesso, in un barocco cerchio lietamente autoreferenziale, mi ricorda il personaggio di Pierre Ménard in uno dei racconti più famosi di Jorge Luis Borges.
Ménard, scrittore, decide di riscrivere il “Chisciotte” di Cervantes. Non di copiarlo, no, ma proprio di riscriverlo, ex novo, come se si trattasse di un romanzo originale. Il risultato sarà che il “Chisciotte” di Ménard risulterà in tutto e per tutto identico a quello di Cervantes, anche se Borges annota che alcuni passi di Ménard sono, paradossalmente, più avvincenti e convincenti di quelli corrispondenti del monco di Lepanto.
Dunque, Federico Maria Sardelli compone musica barocca. E la Brilliant pubblica il primo CD delle sue composizioni, eseguite dallo storico ensemble “Modo Antiquo“.
Il disco convince fin dalle prime note del “Domine, ad adjuvandum me“. Un “allegro” sardelliano è sempre un allegro un po’ incazzato. E così, quello che in superficie sembra un calco maldestro del “Presto” da “L’Estate” di Vivaldi, assume vita propria proprio perché Sardelli non scrive musica barocca, ma E’ barocco, nel sentire, nell’operare, nel lavorare, nel comporre. E’ uno dei massimi esperti di Vivaldi sul Pianeta, lo conosce talmente bene che non scrive “alla maniera di Vivaldi”, ma è perfino più vivaldiano del Prete Rosso.
Dunque, la “citazione” in Sardelli, non assume mai il valore orrendamente stravinskiano di riscrittura della stessa musica, ma di ricordo, di musica che continua riproponendosi mai uguale, eppure, questo sì, rigorosamente barocca.
Il mio Maestro mi insegnò che il Barocco è andare da un punto a un altro facendo una curva e non per linea retta. Così Sardelli gioca, ripropone, prende note, le varia, ci mette un soprano, un oboe, un violoncello, crea concerti barocchi perfino nella durata, e nell’eterno ritorno circolare della sua musica riesce perfino a fare lo sgambetto a se stesso e a prendersi autonomamente in giro, facendosi strada tra larghi, allegri, allegri molto, allegri assai, fughe, argute o dal sepolcro, un dominegglòria, con musicisti e cantanti che hanno cognomi robusti come Nuti, Mameli, Ceccanti e Pollastri.
Nota di biasimo: il concerto in la maggiore per archi e basso continuo del 2008 il Sardelli poteva anche inciderlo tutto, anziché concedercene due striminziti estratti, Maremma stitica!
Compràtelo, peccatori!
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da Federico Maria Sardelli ricevo e volentieri ripubblico: