Il filmino di Giulia Sarti: “Smettete di occuparvi di me perché sono state dette troppe menzogne e cattiverie, e ogni mia parola viene strumentalizzata per far apparire l’opposto della realtà”

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Torno ancora brevissimamente sul caso di Giulia Sarti e dei suoi filmini (falsi!) hard pubblicati in rete, delle fotografie intime inviate alle redazioni dei giornali da chi le ha hackerato il cellulare, per sottolineare come, giustamente, la parlamentare non ne possa più e abbia pregato la stampa di non occuparsi più di lei e del caso in questione. Ha ragione da vendere quando reclama che il diritto all’oblio le venga applicato e anche al più presto possibile. Bene anche la proposta di legge contro il revenge porn perché i cittadini debbono essere tutelati nella loro intimità e nel diritto alla privacy quando si tratta di cose che nulla hanno a che vedere con la loro immagine pubblica e la loro maggiore o minore notorietà. Ma attenzione a non fare un errore: cerchiamo che il sipario che necessariamente deve calare sulle vicende private di Giulia Sarti non metta in secondo piano anche quelle pubbliche. La sua denuncia contro l’ex fidanzato, accusato di essersi appropriato di fondi del Movimento 5 Stelle pur sapendo che non era vero resta comunque una delle vicende più torbide che riguardino una nostra parlamentare. E di cui non si è ancora venuti a capo perché la storia dei falsi filmini, delle fotografie, delle immagini, degli scambi via WhatsApp ha superato come notorietà quella precedente, e, si sa, ubi maior minor cessat. In breve, Giulia Sarti ha il sacrosanto diritto a vivere la sua sessualità come meglio crede, a riprendersi e a farsi riprendere come più le piace, se le piace e se lo vuol fare, ma deve delle spiegazioni a tutta l’opinione pubblica italiana sul suo operato non proprio trasparentissimo. E che nessuno se ne dimentichi.

Ancora su Cesare Battisti, sui lettori pignolini del blog e sul video del ministro della giustizia Bonafede

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Ho sempre sostenuto di avere dei lettori pignolini, ma le lettrici, se Dio vuole, sono anche peggio.

Una signora, che evidentemente legge in maniera approfondita quello che scrivo, mi fa notare che negli anni 09-10, a proposito del caso Battisti e sulle problematiche della sua estradizione, non ero così duro e perentorio come oggi, ma più “possibilista” (utilizza proprio questa parola, “possibilista”) sulla eventualità di uno stato di libertà per il terrorista. Ma io non sono né per Battisti né per la Francia o il Brasile. Io sono, e sono sempre stato, per lo stato di diritto. Cesare Battisti è un terrorista omicida riconosciuto colpevole da sentenze definitive passate in giudicato. Come tale deve scontare la sua pena. Senza se e senza ma. Per fortuna o abilità è riuscito a eludere la sorveglianza italiana e a farsi dare l’asilo politico in Francia prima e in Brasile poi. Che sono paesi con una democrazia consolidata e che si fondano, a loro volta, sullo stato di diritto. E che hanno avuto le loro ragioni a negare l’estradizione di Battisti in Italia. Queste ragioni possono essere discutibili e discusse, ma sono altrettanto legittime delle richieste dello Stato italiano. Battisti è rimasto latitante per 38 anni. Non credo che in questo periodo chiunque volesse fare un bliz e arrestarlo in casa sua non abbia avuto la possibilità di farlo. Ma ci sono delle vittime, perbacco, di cui Battisti è responsabile. Ci sono delle parti lese, gente rimasta sulla sedia a rotelle o che ha perso un caro familiare. Stare dalla parte di Cesare Battisti sempre e comunque è una presa di posizione destinata a fallire. Per questo ho pubblicato l’elenco dei primi 1500 firmatari dell’appello di Carmilla on Line del 2004, perché bisogna sapere e ricordare da che parte si è schierata certa “intellighenzia” (italianizzato) e come si siano mossi certi guru di una sedicente sinistra che ormai, in quel caso, non aveva più nulla da dire a nessuno. Prendiamo Vauro, per esempio. Giorni fa ha dichiarato al Fatto Quotidiano:

“Mi assumo tutta la responsabilità politica e morale della mia firma sotto l’appello per Cesare Battisti del 2004”
“in realtà fu una persona, della quale non farò il nome, ad apporla per me, dando per scontata una mia adesione. Avrei dovuto ritirarla al tempo e non lo feci per colpevole superficialità e malinteso senso di amicizia. Non l’ho fatto nemmeno successivamente, quando scoppiarono le polemiche, perché un ritiro tardivo mi appariva e mi appare come un atto ipocrita volto a scaricare le responsabilità personali di cui sopra”.

Quando lo hanno messo di fronte a Torregiani a “Quarta Repubblica”, davanti a Nicola Porro ha dichiarato:


“Non ho detto che è stata una grande superficialità ma una colpevole superficialità. Mi ritengo responsabilmente colpevole di quella responsabilità che ha portato a far sì che la mia firma fosse sotto quell’appello”
E, rivolgendosi a Torregiani : “Visto che c’è Torregiani in studio, se la cosa non lo offende, vorrei anche scusarmi se quella mia firma può aver turbato una sensibilità già messa a dura prova”.

E allora, di che cosa stiamo parlando? Sempre di qualcuno che sul web firma al nostro posto (ricordate che anche Roberto Saviano confessò candidamente di non sapere per quali oscure strade del web fosse arrivato a mettere quella firma poi provvidenzialmente -per lui- ritirata?) e a nostra insaputa. Sempre di un “Avrei dovuto”, ma mai di un “devo”. E’ sempre un arrivarci per contrarietà, come direbbe il poeta, non si sceglie mai in tempo.

E visto che sono a favore di uno stato di diritto, bisogna che vomiti tutto il mio disgusto per il video di Bonafede circolato sul web negli ultimi giorni, in cui si mostra l’arresto di Battisti, ormai ridotto a una larva innocua, come se fosse uno spettacolino da baraccone. Come se oltre alla privazione della libertà un detenuto debba pagare anche con il prezzo della pubblica gogna le sue azioni, come se una realtà non esistesse se non viene immediatamente condivisa sui social network, da un ministro della giustizia e uno dell’interno con le divise di un corpo dello stato, quando avrebbero dovuto essere lì almeno in giacca e cravatta, anzi, non avrebbero nemmeno dovuto essere lì a mettere a repentaglio l’identificazione di un poliziotto addetto alla sicurezza di Battisti. E’ questo esercizio morboso della curiosità, questa continua sollecitazione del prurito dell’opinione pubblica a mettere il naso negli anfratti più nascosti e patologici di un vissuto che non rende giustizia a uno stato di diritto. Perché devo vedere un detenuto in manette mentre gli prendono le impronte digitali? Non potrebbe essere allontanato dal pubblico ludibrio, una volta messo nelle condizioni di non nuocere?? Queste azioni gratuite sono figlie di una ignoranza dilagante e diffusa, che nulla ha a che vedere con le certezze di uno stato di diritto. E’ una azione cinica e grottesca e bene farà la Camera Penale di Roma a presentare un esposto nei confronti del ministro Bonafede. Vogliamo la vita del diritto, non l’autopromozione gratuita a tutti i costi. Ecco come la penso.

L’acquisto delle puntate di Report

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Che uno poi dice “Ma allora ce l’hai proprio con Report!” “Sì”, gli rispondo io.

Sul sito della trasmissione di RAI3 c’è una “linguetta” che riguarda l’acquisto delle puntate. O cosa ci sarà scritto? Andiamo un po’ a vedere, via…

* Per vedere integralmente le ultime inchieste su Rai.tv è sufficiente cliccare sull’icona video che si trova associata ad ogni inchiesta.

E va beh.

* I video non sono scaricabili sul proprio computer, ma possono essere fruiti in streaming.

Già. Perché si debbono fruire in streaming e non si possono scaricare sul proprio computer (non ho detto “darli a cani e porci”, ma “scaricarli sul proprio computer”. Sto parlando di “uso privato e personale”, non di “cessione a terzi”) programmi realizzati dal servizio PUBBLICO?
Per la radio viene fatto. I file rimangono in linea circa una settimana. Forse poco meno. Non è molto ma è già qualcosa.
Te li scarichi, te li metti in un lettore di MP3 qualsiasi e te li porti dietro. A fare jogging, a fare la spesa, a fare quel che ti pare. Li puoi anche conservare.
Mentre invece NON puoi scaricarti l’ultima puntata persa di Report e schiaffarla su un tablet, su un Android o su un iPhone, se ti piace Stigiò e guardartela seduto su una panchina al parco. Se vuoi farlo ti colleghi on line e cominci a mandare la registrazione in streaming, così se il tuo provider telefonico di accesso a Internet ti dà una qualche limitazione di traffico, dopo mezz’ora o non ti colleghi più a una cippa o devi pagare un bòtto di soldi per aver visto una trasmissione che era già tua in quanto espressione del servizio PUBBLICO di cui sopra.

Si arriva alla sezione “Acquisto puntate”. “Acquisto” vorrà dire (credo) che le puntate possono venire comperate dietro corresponsione di una cifra in denaro. Se no che “acquisto” è? Va beh, anche qui leggiamo:

* Associazioni, università, scuole, sindacati, organismi ed enti senza scopo di lucro possono richiedere le puntate di Report alla Direzione Teche (fax 0636226217, e-mail service@rai.it). Il materiale sarà fornito in cassette analogiche VHS, oppure in formato digitale su CD Rom – video qualità internet formato MPEG4 o ASF.

Intanto fa molta tenerezza sapere che c’è ancora qualcuno che vende una registrazione di una trasmissione televisiva su videocassetta VHS. Pensavo si trovassero solo al mio supermercato di fiducia a 2,99 il pacco di 4 cassette da 4 ore ciascuna (godi popolo!!).
Ma quello che, invece, non fa tenerezza è l’elenco delle categorie di persone che possono richiedere il materiale: “Associazioni, università, scuole, sindacati, organismi ed enti senza scopo di lucro”. E il privato cittadino?? Non può comprarle. Cos’hanno i miei soldi, puzzano?? Va beh, a me non vendete un belino, ma perché, ad esempio, università e scuole devono tirar fuori dei soldi per avere una puntata di “Report”, suppongo per motivi didattici?
Ripeto, dovrebbe essere GIA’ qualcosa di pubblico. Non si può far pagare un servizio pubblico (la scuola) per acquisire qualcosa che viene da un altro servizio pubblico (la RAI).

*Tutti i contenuti di questo sito sono coperti da copyright e di esclusiva proprietà della Rai Radiotelevisione Italiana e ne è vietata la riproduzione, anche parziale, su qualunque media e supporto.

E questo lo avevamo vagamente intuito.

Ma la Gabanelli ci aveva già parlato dei costi di una puntata di Report. E io avevo commentato tutto già ad ottobre. Diceva:
*Come tutti gli autori, che lavorano su questo programma, il cui costo complessivo, inclusi il mio compenso, gli  stipendi della redazione, il costo di edizione, finanche dei fax e dei telefoni è di 180.000  euro, a puntata. Su ogni singola puntata la Rai incassa di pubblicità netti 190.000 euro. Al cittadino, che paga il canone e ha il diritto di sapere quanto costa il prodotto che sta guardando, che gli piaccia oppure no, noi costiamo zero.

Quindi i costi li copre la pubblicità. Così “Report” non è più cosa dei cittadini che non posso accedervi nelle modalità che vogliono. Servizio pubblico, certo.

Il video erotico di Olvido Hormigo Carpio

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Screenshot da elmundo.es

Il mi’ bisnonno Arturo, poveròmo, morì meno di un mese prima che nascessi io.
Gli garbava tanto il socialismo e il “sol dell’avvenire”. In verità ho sempre pensato gli garbasse il vino bòno, altro che socialismo, ma ogni volta che cantava il “sol dell’avvenire” (a conquistare la nostra primavera, va da sé…), cioè ogni volta che esprimeva il suo credo politico, i fascisti lo tonfavano di bòtte. Ritornava a casa e ci beveva su. Poveròmo.

Quando la dimensione privata diventa pubblica il minimo che ci si possa aspettare sono delle legnate nei denti.

La signora Olvido Hormigo Carpio è consigliere comunale socialista di opposizione in una piccola realtà territoriale nella provincia di Toledo.
Ha avuto l’ardire di farsi una valanga di affari suoi, personali e privati.
I suoi affari personali e privati consistono nella realizzazione di un video a contenuto erotico che la vede protagonista e intenta a fare una cosa che, evidentemente, le piace.
Video che riguarda, e lo ripeto, la sua vita privata, il suo letto, i suoi gusti sessuali personali. Video non destinato alla divulgazione al pubblico. Che non vuol dire che non potesse vederlo nessuno, ma significa solo che poteva vederlo chi volesse lei e alle condizioni da lei dettate.

Il video è stato comunque divulgato via Internet. Non certo dalla Hormigo Carpio. A cui sono state chieste le dimissioni immediate. Perché, evidentemente, un donna che si dedica alla propria sessualità e al proprio piacere nei modi insindacabili che preferisce, si deve dimettere.

Ma quello che si evidenzia in questa vicenda non è tanto lo stigma della vita sessuale di una persona, ma il fatto che risulti scandaloso che questa vita sessuale, uscita alla pubblica luce all’insaputa e contro la volontà della protagonista, sia essa stessa oggetto di richiesta di dimissioni. Una consigliera comunale che fa un video erotico mentre fa quello che le pare, ma stiamo scherzando? Per la Spagna della Manolitas e dei Pepe una persona che ha delle pubbliche funzioni deve obbligatoriamente essere sposata con la gente, essere una sorta di vetrina aperta, persona di trasparenza assoluta.

Certo, quando è nell’esercizio delle proprie funzioni sì. Ma non quando è nel proprio letto, con il proprio cellulare a fare le proprie cose.

Olvido Hormigo Carpio ha detto una cosa assolutamente rivoluzionaria: “Io non mi dimetto, non ho commesso nessun illecito”.
Esatto, non ha commesso nessun illecito. L’illecito lo ha commesso, casomai, chi ha divulgato quel video a sua insaputa e contro il suo volere. E quindi si vogliono le dimissioni di una persona per un fatto commesso da altri. Bel ragionamentino, sì.

Naturalmente in Italia non è mancato chi, strumentalizzando la vicenda, ha riportato l’attenzione sulla vita sessuale di Berlusconi che era libero di andare a letto con chi voleva lui (e mi risulta lo sia ancora) e su tutti quelli che hanno invocato le sue dimissioni. Ma non mi sembra proprio la stessa cosa. Non foss’altro perché la protagonista spagnola non è ricattabile per quello che ha fatto. Ma nella Spagna di Rajoy qualcuno ci ha provato lo stesso.

Vice-ministro si dimette per un video pseudo-“erotico”. Non è successo in Italia

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Screenshot da lastampa.it

Su “la Stampa” leggo la notizia di una vice-ministro che si è dimessa, o è stata costretta alle dimissioni per un video che si presume “erotico” e che di “erotico” ha ben poco.

Mi sono stupito, lì per lì. Poi lo stupore è rientrato. Non si tratta di una vice-ministro italiana, ma costaricense. E io che lì per lì avevo finito col credere che qualcosa da noi fosse cambiato, pirla che sono!

Ho voluto approfondire un po’ di più la questione. Intanto ho ascoltato il sonoro. Un video di un minuto e mezzo in tutto in cui la Signora dice al destinatario delle riprese che lo ama, che non è abituata a fare questo tipo di cose (un video dal contenuto “amoroso”), ma che le fa solo ed esclusivamente per lui. Lui che chiama “mi vida”, ovvero “vita mia”.

Quindi il video è una prova d’amore. Un atto privato. Che non credo la vice-ministro (della cultura, peraltro) abbia deciso di pubblicare autonomamente su YouTube a beneficio di un pubblico indeterminato (sarebbe stato come suicidarsi), ma che sarà stato in qualche modo fatto recapitare all’amato in privato.

Il problema, dunque, è che una vice-ministro, nel suo privato ha fatto quello che voleva. E che poteva fare. E qualcuno l’ha incastrata divulgando il tutto su YouTube.

Avrebbe, forse, dovuto perdere l’amore, non il posto di vice-ministro. 

I cadaveri decomposti di You Tube

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L’altro giorno ero lì che sditeggiavo su YouTube.

Il quale, grazie a qualche stramaledetto cookie che, come tutti, non mi preoccupo minimamente di cancellare (sennò starei lustro!) ogni volta, mi ha suggerito (non si sa sulla base di cosa) alcuni filmati da visualizzare.

Siccome l’ultimo che ho visto riportava un’intervista a Margherita hack, allora YouTube cosa ha pensato? Facciamogli vedere un bel filmato su Padre Pio.

Per esempio la riesumazione. Ma sì, cosa c’è di più bello che vedere riesumare un morto? Padre Pio, poi. O clìccaci un po’, vài…

Ed ecco che appare il filmato in tutto il suo cattolico e spettrale culto per i resti, per il corpo, per la corruzione, per le bare coperte dai calcinacci e ormai marcite di umidità, per le condense d’acqua sotto le lastre di vetro che ricoprono i cadaveri, per le zincature aperte, la curiosità al limite dell’osceno per vedere che cosa resta di un morto, che cosa esporre al pubblico ludibrio perché ne faccia vano e inutile appiglio di speranza.

Ma fosse stato solo quello il male!

"Linkato" a quel filmato c’era un maremagnum di "contributi" (del cazzo!) che riportavano riesumazioni e aperture di sepolcri, si va dal Beato (beato?) Pio Alberto Del Corona (che lo conoscevo perché gli è stata intestata una via di Livorno) allo scavamento e al rinvenimento dei resti di Pablo Escobar, oltre a una serie di loculi spalancati e mistumi di liquami e vestiti ormai imputriditi, con la scusa di una "degna sepoltura".

E’ roba vomitevole, ma possono vederla anche i bambini.

Mentre se metti su YouTube un po’ di figa, due puppe, qualche culo di ragazzotte giovani e vere, certamente vive, dopo cinque minuti te lo censurano.

E’ il web, bellezze…

Il video della manifestazione del PDL a Roma (sabato 19 marzo 2010)

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Manifestazione PDL – Marzo 2010 from Valerio Di Stefano on Vimeo.

Perche’ un domani si faticherà a credere che tutto questo si sia mai verificato, che un presidente del consiglio abbia potuto pronunciare queste parole, che ci si sia titrovati a questo. Radio Radicale questa registrazione la tiene in linea per solo 3 settimane. Io sto cercando di fare di tutto perché questo tempo duri di più.


Scarica il video in formato MP4:

FL543796.mp4

YouTube cancella l’account video di Beppe Grillo

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Beppe Grillo – Cancellato l’account da You Tube from Valerio Di Stefano on Vimeo.

Siamo arrivati alla paranoia mediatica.

L’account di Beppe Grillo su YouTube è stato cancellato perché il comico avrebbe inserito un brano dell’intervista di David Letterman al Presidente Obama.

La CBS si è inviperita e ha imposto a YouTube di inibire tutte le visioni del video. Solo che a Beppe Grillo hanno segato l’account.

Guarda caso, proprio all’indomani della visita di Berlusconi negli Stati Uniti, che a pensar male si fa peccato ma ci si indovina sempre.

Personalmente chiuderò quelle quattro o cinque michiate che avevo su YouTube, per passare a un vero e proprio canale video su vimeo.com. Ecco l’indirizzo:

http://vimeo.com/user2355798

Ed è solo l’inizio.

Il senso di YouTube per il Vaticano

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Fedeli,

è con sommo orgoglio e sintomi diffusi di dispepsia (che non so nemmeno cosa voglia dire ma suona tanto bene) che vi annuncio che Sua Somma Papità Giovanni Razzo 16 ha deciso anche lui di farsi sedurre, oltre che dal Dio dell’organizzazione denominata ufficialmente "Chiesa Cattolica", anche da DioTubo, che male non fa, aprendo un canale di filmati e pontificazioni (del resto se no che pontefice sarebbe?).

Appare superluo ricordare che il Vaticano® ha concordato con DioTubo condizioni di assoluta garanzia, per apparire sul canale di maggiore diffusione del uèbbo, e che il suddetto non ha esitato ad accettare, ma le pare Santità, ma le pare…

Marco Travaglio – Cosa sta succedendo alla Procura di Salerno

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Il ministro Alfano ha chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di cacciare dalla magistratura – non di spostare in un altro ufficio, proprio di cacciare dalla magistratura – il procuratore capo di Salerno.
E’ la sanzione più grave che si possa immaginare, di solito la si dovrebbe dare ai magistrati che hanno rapporti con la mafia, o che rubano, o che si vendono le sentenze.
Bene, questo signore non ha avuto rapporti con la mafia, non si è venduto nessuna sentenza. E’ un anziano magistrato che all’improvviso è balzato agli onori delle cronache semplicemente per aver lasciato lavorare i suoi sostituti su un’indagine che, evidentemente, gli pareva ben fatta e fondata.
E’ colpevole di non avere bloccato i suoi sostituti e di avere coperto e avallato le loro decisioni.

Videomarta era viva. Ed era li’.

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Ve la ricordate Videomarta?

Quella che presentava i filmatini sulle ultime novità in rete e che dal suo blog riceveva valanghe di dichiarazioni amorose on line, che ammiccava dalla sua cameretta coi mobili in stile neo-Ikea e i pupazzetti di pelouche sul letto, quella che camminava coi piedini nudi sul parquet facendo passare il messaggio che "Mi occupo di rete quindi, automaticamente, sono per forza una gran figa"?

Ne parlai una volta a questo indirizzo:
https://www.valeriodistefano.com/public/post/il-bluff-di-www-videomarta-com-1243.asp

Che fine ha fatto?

Sparita, chiuso i battenti, il videoblog è ancora lì ma non viene aggiornato più dal 28/11 scorso, gli autori hanno detto che non ne vale più la pena, Videomarta è morta e sepolta e i suoi ammiratori più accaniti dovranno accontentarsi di altro, il feticismo delle dita dei suoi orrendi piedi che si muovevano ammiccanti non ha funzionato, l’onanismo collettivo di massa di maschietti adoranti è stato solo una pia illusione, il sogno è finito, la musica è finita e gli amici se ne vanno.

A noi piace ricordarla così, Videomarta, quando era ancora viva, e quando iniziò con il suo primo video mostrando, come immagine di apertura, il posteriore, segno che aveva le idee ben chiare sulla strada da seguire.

Ciao Marta, ci mancherai.

Domenici e’ sempre Domenici

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E così il Sindaco di Fireze si è incatenato, per protesta, davanti alla sede del Gruppo Editoriale "L’Espresso", presso cui si trova anche la direzione del quotidiano filogovernativo "la Repubblica".

Il motivo della protesta, tanto per cambiare, è sempre lo stesso. I giornali parlano delle vicende giudiziarie che riguardano questi galantuomini e non dovrebbero farlo, lasciando in pace la loro onorabilità, intaccata vieppiù da fughe di notizie, rivelazioni di segreti d’ufficio, atti giudiziari pubblicati e unghie incarnite.

Domenici parla come Berlusconi, di sinistra ha solo l’atto estremo delle catene, della costrizione volontaria, quanto al resto agisce come Berlusconi (che recentemente, oltre a prendersela con i giornali e i giornalisti, ha scelto come obiettivo delle sue Lamentazioni il Corriere della Sera), dice che la sinistra e la politica fanno schifo come Berlusconi, si lamenta come Berlusconi, fa conferenze stampa ridicole come Berlusconi.

E chissà se è colpevole come Berlusconi.


Questo materiale e’ tratto dal sito Radio Radicale e redistribuito secondo quanto previsto dalla licenza Creative Commons Reperibile all’indirizzo:

Creative Commons: Attribuzione 2.5

Sabina Guzzanti contro il prof. Strassoldo: sfida tra vamp all’Universita’ di Udine

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All’Università di Udine è successo praticamente l’assurdo degno del miglior Beckett, un litigio tra primedonne che costituisce un involontario e irresistibile Vaudeville, in un gioco da commedia degli equivoci.

La Guzzanti, povera donna, era andata a fare il suo solito show all’assemblea studentesca, quand’ecco le si è avvicinato il Prof. Strassoldo che ha cercato a tutti i costi di strapparle il microfono. E’ stato trascinato fuori dagli addetti alla sicurezza.

Ve la immaginate la Guzzanti intenta a difendere la costituzione e i diritti di libertà di parola contro un professorino poco avvezzo alla tolleranza? Un numero da non perdere. E infatti vi consiglio di guardarlo.

Si sono scontrati due mondi. Quello della rabbia, della bava alla bocca, del becerismo borgataro travestito da blog della Guzzanti, e quello del baronaggio tronfio e roboante che in nome di se stesso vuole impedire agli altri di parlare.

Due miserie in un solo video.

Marco Travaglio condannato a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione contro Previti

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Ed ora avranno ancora più modo di sbraitare e di sparare a zero.

Marco Travaglio è stato condannato a otto mesi di reclusione (praticamente un quarto della "condizionale", pena sospesa) e 100 euro di multa oltre che 20.000 euro da rifondere alle vittime, per aver diffamato Previti in un articolo comparso su "L’Espresso" del 3 ottobre del 2002.

All’allora direttore responsabile del settimanale è stata comminata una pena di 5 mesi di reclusione e 75 euro di multa.

E’ inquetante che sia accaduto, perché per Travaglio potrebbero aprirsi le possibilità per una più ben più grave condanna, quella che riguarda le dichiarazioni fatte a "Che tempo che fa" nei confronti del Presidente del Senato Schifani (con rispetto parlando). Il guaio della giurisprudenza è che fa giurisprudenza, è perfettamente autoreferenziale, basta a se stessa e si nutre di se stessa. E agisce in base a se stessa.

Ascoltiamo Travaglio finché lo avremo ancora libero…

Il bluff di www.videomarta.com

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Parlare di tecnologia e di Internet è forse l’unico e vero discorso autoreferenziale che si possa cominciare nella rete.

E lo fanno tutti. E tutte.

Non è difficile diventare degli èmuli di Paolo Attivissimo, in realtà basta solo saperne qualcosa in più del utente medio (quello che i linuxari più cattivi -e scemi!- chiamano “utonto”), che, spesso, più che “medio” è semplicemente “mediocre”.

Così, parlare e scrivere di rete, software libero, licenze alternative, VOIP e quant’altro è diventato un tema irresistibile su cui costruire passerelle primadonnistiche, dei veri e propri trampolini di lancio personali, più che dei servizi informativi veri e propri.

Esempio fulgido di tutto questo velinismo da hard discount della divulgazione informatica è il videoblog www.videomarta.com.

Marta è la protagonista unica e indiscutibile di questo blog (anche se appare evidente che dietro ai filmati che lo compongono c’è un minimo di lavoro “redazionale” che coinvolge più persone).

Marta parla di tecnologia con uno stile che va da Gaia De Laurentiis a Neapolis.

Il suo studio televisivo è la sua cameretta in legno chiaro, parquet per terra, pupazzetti di pelouche per ogni dove, calendari e foto alle pareti.

Marta, almeno nel momento in cui presenta le sue minipillole di videoblog, appare grassottina, non certo bella, ma ha da poco lasciato la prima adolescenza alle spalle e si prepara, armata solo del suo rampantismo blogsferico, a conquistare il mondo con l’intimo convincimento di esserlo. E chi la ferma più?

Bracciotte robustine, veste, a seconda delle stagioni, ora in jeans strappato che fa tanto tendenza e canottierina vedo-non vedo, ora in più castigati maglioni invernali, lasciando sempre ai suoi piedi il compito di fare ciao ciao al visitatore (sia che cammini scalza sul parquet o che indossi calzini e scarpette da notte in lana -non credevo nemmeno ne facessero ancora-) muove continuamente e nervosamente le estremità, novello incrocio com’è tra la “Lolita” di Nabokov e una Sandy Show de noàntri.

In fondo dice cose banali parlando di argomenti assolutamente comuni, e piace proprio per questo.

O, almeno, lei pensa di piacere, se è vero come è vero che cerca sponsorizzazioni per il suo blog (e fin qui…) e sente il dovere di venirci a dire che ha dovuto perfino cambiare l’account di Skype e di MSN che prima elargiva evidentemente a piene mani, perché ha avuto delle noie:

E per piacere piace, se qualcuno dei suoi commentatori la definisce un angelo in terra:

Insomma, Marta fa innamorare.

Ma Marta è un bluff, e basta ascoltare il suo accento per rendersene conto e per capire che c’è qualcosa che non va.

Chi ha registrato il dominio www.videomarta.com è una certa Mavida snc di Torino, e l’accento di Marta appare più borbonico che altro. Dice “Gnulinux”, anziché “gh-nulinux” (lo pronuncia proprio con la gn- di “gnocco” e questo puzza di copione lontano un miglio).

Insomma, dietro a Marta ci sono Maurizio Pellizzone e Gabriele Farina (potete trovarli rispettivamente su http://maurizio.mavida.com/ e su http://blog.libero.it/soloparolesparse/), e chissà se la giovane lettrice di copioni scritti e maestra nella rotazione degli alluci ha mai davvero usato Skype, o avuto a che fare con un computer con Linux installato.

E’ bene dirlo, perché l’unica Marta che io conosca che usa Linux è una mia alunna, che oltretutto soffre molto ai piedi, tutto il contrario della neoiconcina della cultura dell’apparire che ci spacciano come ex bambina e futura gnocca del Web 2.0.

E’ in linea (ed era ora) “Kiss me Lorena” dei Licaoni (il download e’ gratis!)

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Kiss me Lorena from Valerio Di Stefano on Vimeo.

(clicca sull’immagine per accedere direttamente al download del film)

Kiss Me Lorena è il primo film italiano completamente scaricabile da Internet. Gratis.

Ebbene sì, avete capito benissimo: potrete godere di questo gioiellino di comicità demenziale standovene comodamente seduti a casa vostra e senza sborsare un centesimo!

Nessuno vi accuserà di essere dei Pirati Informatici, perché noi vi autorizziamo a scaricarvi il film e farci quel che più vi piace. Entro certi limiti, ovviamente.

(da www.kissmelorena.it)

I filmati dell’outing civile – Lettera aperta a Sabina Guzzanti

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Gentile Signorina Guzzanti,

Lei non mi è mai piaciuta e non mi piacerà mai.

Così come non mi è mai piaciuto suo padre, per motivi che ritengo evidenti. Ho una media tolleranza gastrica nei confronti di Suo fratello, ma poiché i meriti dei figli, quando ce ne sono, non devono ricadere sul resto della famiglia, parliamo di Lei, vuole?

Lei ha la sindrome di Giovanna d’Arco, e fin qui sono cazzi Suoi. E’ libera di farsi bruciare sbavando rabbia su qualunque rogo mediatico le aggradi, foss’anche quello che Le ha permesso, con una trasmissione mediocre e insignificante, di mescolare le sue povere e inadeguate ceneri a quelle del Dottor Biagi. Una bòtta di culo mica da ridere, ne converrà.

Per quanto mi abbia fatto legittimamente schifo difenderLa, ho pensato che per chiarezza intellettuale dovevo darLe ragione quando a Piazza Navona se l’è presa col Ministro Carfagna, anche se deve convenire con me che inveire su una simile persona è un po’ come rubare le caramelle a un bambino o fare il gesto dell’ombrello a uno zoppo e scappare a gambe levate, tanto quello quando ti riprende più.

Ora faccia però il favore di andare ad immolarsi per conto Suo e la pianti una buon volta di esercitare il Suo presunto carisma da neoguru che è stata fulminata dalle potenzialità della Rete, e che ora invita tutti a fare “Outing” di verità, richiedendo filmati da mostrare nei Suoi spettacoli per rimpinguare la Sua scarsa disponibilità di idee da far esibire sulla scena di una fin troppo prevedibile “opposizione”.

E’ giusto che l’opposizione ci sia e che la faccia chi se la sente, considerato il pressoché nullo impegno in tal senso da parte dei nostri Parlamentari all’uopo deputati (e anche senatori), ma non chieda nessuna complicità, non si ponga come l’ennesimo amplificatore della Verità, perché per qualla basta che si guardi intorno.

Prima di tutto, guardi quanta gente, anziché affidarsi a personaggi come Lei, prendono una tastierina, un collegamento a Internet (ecco la prima Verità, i costi di accesso alle Rete, che in Italia sono tra i più cari d’Europa, vuole un video di questa Verità? Faccia un filmato al Suo modem!), gestiscono un blog, denunciano le piccole realtà locali o nazionali, sfogano amarezza ma soprattutto informazione “dal basso”.

Lei mi dirà: “E chi è che fa questo tipo di informazione-sfogo dal basso, tu?” Ecco, per esempio, sì, ma non solo.

E ora mi spieghi, di grazia, perché, nel propagandare la Sua nuova attività di paladina della voce di chi non ha voce, fa Suo il linguaggio del povero Ministro Brunetta:

“Faremo magliette, spillette e cappellini, faremo incontri, daremo premi ai più valorosi e faremo proselitismo meglio dei testimoni di Geova”

http://www.sabinaguzzanti.it/?q=node/1187

Dopo i premi ai più “valorosi” ci manca solo che proponga la decurtazione degli stipendi accessori in caso di malattia a chi non ha una macchina fotografica digitale, a chi non sa come si maneggia una video camera, come si fa l’upload di un file, che cos’è un programma per la gestione del protocollo FTP, cosa siano il PGP e la sicurezza in Rete e quant’altro.

O a chi, più semplicemente, ha paura. Perché avere paura è anche un diritto della gente che non vuole che la propria paura faccia parte di uno spettacolino-denuncia che, tra parentesi, rimpinguerebbe un po’ il Suo personale conto in banca.

Quindi, per quanto mi riguarda, le magliette, le spillette e i cappellini se li può cacciare dove meglio crede, l’aria da nuova condottiera del popolo di Internet non Le si addice e io di Lei non mi fido neanche un pochino.

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