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Il Signor Pontefice Francesco Bergoglio, in una messa ha detto: ” (…) i peccatori pentiti sono perdonati. I corrotti no, perché rifiutano di aprirsi all’amore“.
Al rito religioso stava assistendo Roberto Formigoni, rinviato a giudizio il 3 marzo scorso per associazione a delinquere e corruzione.
Tra i politici era presente anche Maria Stella Gelmini. Non costituisce reato, infatti, costruire tunnel da Ginevra al Gran Sasso.
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Voglio spendere due parole in lode di Gabriele Paolini, il “disturbatore” televisivo recentemente arrestato per sfruttamento della prostituzione minorile e detenzione di materiale pedopornografico.
Non tanto per la gravità delle accuse che, se confermate, diventerebbero condanne a pene che Paolini dovrà comunque scontare, ma per il personaggio eclettico che era e che aveva fatto del rompere le scatole al prossimo quasi una ragione di vita.
Ovunque un telegiornale trasmettesse un servizio in esterno, con l’inviato o l’inviata a riferire ora dal Quirinale, ora da Palazzo Chigi, ora da qualsiasi altro luogo a lui raggiungibile, Paolini era lì che si faceva vedere dietro al mezzobusto di turno, turbandogli l’aria solenne e grave con cui parlava, annuendo, facendo versacci, pigliandosela con Berlusconi (anche lui indagato per prostituzione minorile nel Caso Ruby ma, a differenza di Paolini, ancora in stato di libertà) o con chiunque altro (storica l’apparizione dietro Aldo Maria Valli all’indomani delle dimissioni di Benedetto XVI, quando dichiarò “Il Papa è pedofilo” -adesso dovrà essere lui a rispondere di detenzione di materiale pedopornografico, e su questo non ci piove, ma era chiaro che si riferisse agli scandali di pedofilia che avevano piegato la Chiesa al tempo del pontificato di Ratzinger e di cui adesso, miracolosamente, non si sente più parlare-.
Antipatico, certo. Molesto, non c’è che dire. Non solo voleva apparire ovunque gli fosse possibile, ma ci riusciva. Trasformando così l’informazione di regime in un comico cabaret d’avanspettacolo, deviando l’attenzione non più sulla notizia ma sulla sua presenza, ricevendo qualche calcio, qualche pugno, qualche ceffone e dimostrando che sì, ce l’aveva fatta a far saltare i gàngeri al tale o alla tal altra cronista, coinvolti in una rissa improvvisata. A volte, per escluderlo, le telecamere stringevano sul volto dell’inviato/a inquadrandolo a tutto schermo, e ai telespettatori arrivava un faccione enorme a riempire la capienza dell’ultrapiatto.
Paolini ha fatto capolino anche su Wikipedia, dove è stato considerato “enciclopedico” dal gotha che gestisce la cultura universalmente condivisa, ma che non ha ancora aggiornato la sua pagina con la notizia del suo arresto.
L’ultima linguaccia di Paolini!
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Come creare una non-notizia: il Papa, che passa per essere persona umile e dedita a uno stile di vita sobrio e semplice, porta ai piedi degli scarponi particolarmente vistosi e di forma grossolana. Nulla che abbia qualcosa in comune coi classici mocassini rossi di pontificale memoria.
Naturalmente, e soprattutto dopo il viaggio in Brasile, la stampa si è focalizzata anche su questo dettaglio sottolineando come quelle calzature fossero una ulteriore espressione dell’umiltà di Francesco I, che se alle mani affida il suo bagalio in cui tiene rasoio e altri effetti personali, ai piedi porta quegli scatoloni vistosi, eh, si vede proprio che vive quello che predica!
Ora il problema è che quelle sono delle scarpe ortopediche che il Papa porta per una patologia alla schiena di cui soffre da anni. Quindi non è una notizia. Non è una cosa per cui gioire o da sottolineare. Ma si sa che quando si tratta del Papa tutto dev’essere messo in prima pagina, anche la sciatica.
PS: Il titolo del post è tratto da una canzone di Franco Battiato.
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Emanuela Orlandi è scomparsa trent’anni fa.
C’è un silenzio assordante e oscenamente conformista da parte dell’opinione pubblica che frequenta i social network sull’evento, ci siamo ormai assuefatti alla circostanza che Emanuela Orlandi non ci sia più, che non se ne parla più nemmeno. Tanto, voglio dire, chissà dov’è, povera bimba, ci penserà Gesù, ma vedrai da qualche parte è, io dico che sia ancora viva, macché è morta t’ho detto, poverina, l’hanno presa i bulgari, i lupi grigi, i conigli marroni.
Non accenderò nessuna candela oggi. Non voglio candele, non voglio gente che sfila per le strade e si tiene le mani. Voglio la verità. Uno straccio di verità processuale per arrivare a quella fattuale e permettere, tra le altre cose, anche a quel brav’uomo di suo fratello di vivere una vita finalmente normale, lontano da telecamere e avvoltoi.
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Papa Francesco piace a tutti. Oh, a tutti, nessuno escluso.
“Buongiorno”, “Buon pranzo”, “Buonasera”, saluti alla folla, abbracci e baci ai fedeli, espressioni di tenerezza e compartecipazione alla sofferenza delle persone con handicap, Dio è papà… Bello!
Sì, ma a parte tutto questo (che, voglio dire uno se lo aspetta anche da un Papa), quest’uomo cos’ha intenzione di fare con lo IOR? Ha per caso la determinazione di lasciare il Cardinal Bertone al suo posto? Cosa pensa della contraccezione? E, conseguentemente, quale sarà la sua politica per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili? E cosa dirà alle persone separate sul tema dei sacramenti? Le donne cattoliche potranno accedere a funzioni di tipo pastorale?
O basta che il Papa tifi per una squadra di calcio per farci dimenticare di tutto questo?
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Ratzinger, che rischia seriamente di starmi simpatico, si è dimesso dalla carica di Sommo Pontefice e Sua Santità.
La notizia ha provocato il prevedibile choc e ha occupato gran parte delle pagine dei quotidiani che hanno trovato del grasso con cui ammannire i loro articoli.
Eppure non dovrebbe esserci tutto questo clamore. L’abdicazione o comunque la rinuncia al ministero petrino sono prerogative di un Papa riconosciute dal Codice di Diritto Canonico. In breve, Ratzinger poteva farlo. E infatti lo ha fatto.
E ora tutti a scommettere su chi sarà il prossimo papa (Scola!) a chiedersi quale appellativo sarà dovuto al papa emerito, a domandarsi se la veste sarà di taglio piccolo, medio o grande. Una cosa è certa: habemus papam.
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(il file PDF dell’immagine è disponibile qui:)
https://www.valeriodistefano.com/wp-content/uploads/2012/06/orlandi.pdf
Il file è in pubblico dominio. E’ gradito citare la fonte.
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Non so voi, ma io comincio a provare un sentimento di sincera ed umana compassione nei confronti di quest’uomo che ha passato una vita a studiare da Papa e si è ritrovato solo.
Solo quando gli arrestano il maggiordomo fede, solo quando, guarda caso, quasi contemporaneamente viene sollevato dall’incarico un alto responsabile della Banca Vaticana, solo quando all’Angelus di Piazza San Pietro saluta una associazione di tiro con l’arco mentre un gruppo di manifestanti gridava “Vergogna!” per il silenzio su Emanuela Orlandi e una foto dell’allora giovane cittadina vaticana si andava a impigliare proprio su una delle statue che sovrastano la Basilica.
Dev’essere terribile, per chi è al potere, dover scoprire di non averne nessuno. E di non avere nessuno intorno.
Quello nei confronti di Ratzinger è un martirio mediatico e temporale visibile ad occhio nudo. La solitudine di chi tesse la trama vaticana. Cioè non lui.
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Il saggio scritto dalla fotografa internazionale Roberta Hidalgo non mancherà di aprire nuove polemiche sul caso di Emanuela Orlandi. Per mesi la fotografa e giornalista, autrice di un celeberrimo scoop sul Papa, ha seguito “Mandy”. Chi è questa donna? Ecco cosa ha scoperto……
da: http://www.radioradicale.it
Licenza: http://creativecommons.org/licenses/by/2.5/it/
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(Benedetto XVI, veglia di Pasqua 2011)
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"(…) un fatto inaudito, non ci sono precedenti nemmeno nei regimi comunisti"
"Non ci sono precedenti, nemmeno nei regimi comunisti."
"E’ un fatto inaudito. Al di là della condanna della pedofilia l’irruzione e il sequestro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare… Non sono mica bambini" (*).
Card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano
(riportato su: http://www.unita.it/index.php?section=news&idNotizia=100429)
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(*) Ah, perché i bambini, notoriamente, si possono sequestrare, tenere nove ore senza mangiare né bere… sì, sì, Eminenza, certo Eminenza…
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«Quanti martiri ci sono, anche oggi, che in nome della verità e in nome di Cristo rimangono fedeli al suo Vangelo, che vengono torturati, che vengono umiliati e disprezzati. Ma noi che possediamo il Signore, noi che siamo coerenti con la nostra fede non dobbiamo aver paura».
(Card. Crescenzio Sepe, Omelia del 20/06/2010)
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Ascolto del 25/08/1981 (credo sia la seconda QSL che ho ricevuto o giù di lì…)
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Sarà beato Pio XII.
Sarà beato il silenzio sulla Shoah, il non parlare, il non dire, e quanto si è portato nella tomba di cui era cadavere decomposto prima ancora di esservi tumulato.
Sarà beato ogni atteggiamento di staticità nei confronti della guerra, non sarà più beata la pace come attivitàò quotidiana, ma il gelo dell’indifferenza travestito da diplomazia.
Sarà beato l’oblio rispetto alla memoria. Parola di Sua Papità.
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E di Nanni Moretti vogliamo (ri)parlare, di grazia?
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