Errani humanum est

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Vasco Errani è stato condannato a un anno per falso ideologico.

Si è dimesso “immediatamente”. Cioè alla fine del giudizio di secondo grado.

Dopo le sue dimissioni ha avuto intorno il corteo dei boy-scout che lo pregavano di restare al suo posto di “governatore” (bruttissima e insignificante parola per denominare un più semplice “presidente”) dell’Emilia Romagna -mentre il sindaco di Venezia per un avviso di garanzia è stato subito liquidato, sempre grazie alle contropressioni degli stessi boy-scout di cui sopra- ma lui si è appellato al suo senso dello Stato.

Lo stesso senso dello Stato che aveva dimostrato Nichi Vendola quando annunciò che si sarebbe fatto da parte in caso di condanna. E bisogna dire a parziale favore di Errani che anche lui era stato assolto in primo grado.

Ma dimettersi al momento del rinvio a giudizio non si può?? Quando si dice di voler affrontare da comune cittadino un procedimento penale a proprio carico non ci si può dimettere solo “in caso” di condanna. Errani è rimasto attaccato alla poltrona per tutto il tempo che è stato necessario per l’avviso di garanzia, l’udienza preliminare, il rinvio a giudizio, il primo grado, il secondo grado e che miseria. Oltretutto per fatti che risulterebbero in qualche modo connaturati alla propria funzione (sarebbe più da capire se avesse obliterato un biglietto usato cancellandone il timbro con la gomma).

Confida nella Cassazione? Va benissimo. Ma intanto l’Emilia Romagna va a votare. Ed è sempre troppo tardi.