A lode e gloria del Pandoro e di tutta la sua Santa Chiesa

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Il ministro Grillo ha detto che il pandoro è come quelli del PD e chenon ha anima. Come si permette di offendere doppiamente uno dei dolci più nobili e meravigliosi della tradizione italiana. Un dolce che nasce dalla povertà. Fatto con farina, uova, burro, lievito e zucchero. Cioè quello che c’era nelle cucine delle case venete. Pochi ingredienti, i più umili. Il pandoro non si può permettere nemmeno il lusso dell’uvetta e dei canditi che rendono il panettone un dolce decisamente di destra, con i nocciolini dell’uva passa che ti si sgranellano fra i denti, no, via, il pandoro è proletario e il suo segreto è la lievitazione. È tutto lì, non c’è altro. E quando ci affondi il coltello si sbriciola un po’ mentre afferri la fetta e ti sporchi le labbra di zucchero a velo. È morbido, burroso. Se lo scaldi appena un pochino il burro si scioglie e quel colore giallo così uniforme ti dà il profumo delle cose che ti appartengono veramente. Nessun ministro della Repubblica si permetta mai più di insultare un’istituzione del paese a favore del volgare e prosaico panettone paragonandolo addirittura al PD ma soprattutto ignorando, o non sapendo proprio per niente, che se c’è qualcosa che non ha anima è proprio il governo che lei rappresenta.

La dieta vegetariana sbarca a scuola

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Il primo ottobre è la giornata mondiale della dieta vegetariana.

Non è un gran che come notizia, se altro non fosse che a Milano nelle mense scolastiche saranno serviti circa 8000 pasti vegetarian-vegani a base di crema di zucchine, sesamo, bistecchine di soia, spezzatino di soia, salsa di soia, fagioli di soia, hamburger di soia, tofu di latte di soia, germogli di soia, formaggio di soia, pane ai cereali (perché ogni tanto basta soia!), tutto rigorosamente senza proteine animali (senza uova o latte o loro derivati, tanto per intenderci).

Il veganismo e il vegetarianesimo, inutile negarlo, sono diventati una moda e hanno trovato una loro visibilità anche nel mondo della scuola. Intendiamoci, se per un pasto i nostri ragazzi mangiano vegano male non fa loro di certo.

Ma il punto è che invece di trattarsi di una moda dovrebbe trattarsi di una scelta di vita responsabile e consapevole dettata non certo dalla curiosità di un momento di assaporare l’hamburgerino alternativo, magari affogato dal solito mare di ketchup di sempre perché “anche il ketchup è vegetariano!” ma perché, si veda il caso, lo si fa per motivi legati alla propria salute, per il proprio gusto personale, o perché si amano veramente gli animali.
E per maturare queste consapevolezze occorrono tempo, maturità e informazione.

Alla mancanza di tempo si può anche ovviare, ma alla maturità e all’informazione non si sopperisce. Occore VERAMENTE spiegare ai ragazzi cosa sono le proteine, cos’è una caloria, cosa sono i grassi e, caso mai, perché farebbero male, ammesso e non concesso che facciano male. Bisogna dire perché un’insalatona è preferibile a una fetta di prosciutto, o perché le proteine dei legumi siano da preferire a quelle di una cotoletta. Bisognerebbe dire che non c’è bisogno di eliminare completamente la carne, le uova e il pesce dall’alimentazione, basta mangiare in modo corretto ed equilibrato, ma soprattutto vario, perché è inutile che questi bambini si spalmino lo stomaco di creme di sesamo e zucchine al vapore se poi arrivano a casa e la mamma dà loro subito dieci euro per andarsi a riempire di trigliceridi al fast food. O se è la stessa mamma che se ne va al ristorante e si prende la tagliata alla rucola perché anche quella fa tanto radical-chic di sinistra.

Coi funghi porcini, magari, che è anche meglio!