Wikipedia ha raggiunto i 16 milioni di dollari di donazioni volontarie

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Hanno pianto, si sono impuntati, hanno spiegato che Wikipedia, nel 2011 non avrebbe potuto continuare ad esistere se non avesse avuto il conforto di 16 milioni di dollari di donazioni da parte degli utenti (appena il doppio della cifra richiesta per sopravvivere senza pubblicità nel 2010), e alla fine ce l’hanno fatta, i 16 milioni, grazie a chi ha deciso di contribuire, sono in saccoccia a un gruppo di persone che stabiliscono che un  nerd sia legittimato a credersi più autorevole di un professore universitario.

Jimmy Wales, che aveva pubblicato il suo appello per chiedere ai suoi utenti di contribuire alla creatura collettiva, tira un sospiro di sollievo e afferma che anche quest’anno Wikipedia non farà ricorso alla pubblicità.

E ci credo, con 16 milioni di euro ti puoi permettere un server in oro zecchino, come la bara di Michael Jackson, col mouse tempestato di brillanti, porti a cena  un figone spaziale che se le allunghi qualche  banconota frusciante ti dice anche "ti amo, voglio essere tua per tutta la vita!"

Sembra che con una parte dei proventi saranno pubblicate delle magliette che poi saranno vendute dietro una donazione minima di 25 dollari.

Anche questa è roba mica da ridere, sapete? Insomma, se io dono 25 dollari o qualcosa di più mi compro una maglietta.

Ma se regalo una cifra di denaro poi come faccio a pretendere qualcosa in cambio? Una donazione è una donazione, io ti do dei soldi senza che tu mi dia nulla, una donazione non è un do ut des.
E se per avere una donazione devo promettere una maglietta, allora mi conviene aprire un negozio on line perché c’è qualcosa che non funziona, la gente mi deve dare i soldi perché crede in quello che faccio, non perché le prometto qualcosa in cambio, fosse anche solo la magliettina per andare a fare il ganassa con gli amici perché credi in Wikipedia e tutti lo devono sapere (già… perché tutti lo devono sapere?).

Poi mi son voluto togliere uno sfizio. Su Wikipedia in italiano c’è la pagina delle donazioni. Cosa ci sarà scritto?

C’è scritto che posso donare del denaro mediante PayPal (ok, è il mezzo di trasmissione del denaro più utilizzato in Internet), mediante Moneybookers (che non è così diffuso, ma è decisamente meno caro) oppure… oppure con un bel bonifico bancario.
Infatti trovate il codice IBAN che fa capo a Wikimedia Italia.

La banca di appoggio è una filiale di Unicredit Banca con sede a Mogliano Veneto.

Ora mi sono detto: che cosa scrive Wikipedia alla voce "Unicredit Banca"?

Pronti: "Unicredit è stata coinvolta in un’inchiesta della trasmissione Report, in cui si accusa la banca di aver fatto sottoscrivere ad aziende private ed enti pubblici dei contratti, detti derivati, contenenti costi impliciti che i clienti inesperti non sono in grado di calcolare." (…) "Secondo la trasmissione, la Consob ha multato Unicredit Banca d’Impresa per mezzo milione; Unicredit impugnerà il provvedimento."
E ancora: "Organizzazioni non governative come Greenpeace e la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale hanno criticato Unicredit per la sua intenzione di partecipare a ben due consorzi (uno direttamente e uno tramite HypoVereinsbank AG) che partecipano alla gara d’appalto per la realizzazione del progetto di centrale nucleare di Belene, sito soggetto a forte rischio sismico, nel nord della Bulgaria. Unicredit ha successivamente ritirato la partecipazione alla gara per finanziare il progetto."

Insomma, non è che i soldi dei donatori italiani vadano a finire esattamente in  Banca Etica.

Ora, voi mi direte, tu che fai tanto il paladino della cultura libera, si può sapere quanto cacchio guadagni con le pubblicità?

E’ presto detto: nell’anno 2010 ho maturato 307,40 euro. Gli importi di quanto maturato che mi sono stati corrisposti nel 2010 saranno regolarmente dichiarati al fisco nel 2011. Ci pago l’hosting dei siti e una quota minima dell’ADSL annua, tutto il resto è a carico mio.

Ma a voi non ho mai chiesto un centesimo.

Le magliette fàtevele da soli.

Unicredit fa patapunfete, Nostra Signora dell’Ipocrisia e’ salva!

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Alle 11,48 di oggi il titolo Unicredit era sotto dell’11,15%, tra poco non avranno più nemmeno le braghe per tirarsele su.

E’ la fine di tutto, Berlusconi che sente franarsi il terreno sotto i piedi dice che non bisogna cedere alla tentazione di farsi prendere dal panico.

Sì, lo vada a dire ai clienti di Unicredit, quelli che si sono fatti abbindolare da proposte su misura e che ora stanno perdendo in picchiata, firmi qui, qui e qui, stretta di mano, pacca sulla spalla, e vai che ho venduto un altro future…

Piazza Affari, al momento in cui scrivo, è al -4,9%.

E’ l’implosione del sistema, dell’illusione dei guadagni facili che non esistono, del mercato azionario che precipita come il dirigibile Hindenburg.

E la gente comincia ad avere paura davvero. Non si vede, non si nota, ma forse ci si sta cominciando a rendere conto che i nostri prodotti "sicuri" (millantati da nomi grossi, tra cui le stesse Poste Italiane) tanto "sicuri" non lo sono affatto.

L’Euribor, il tasso a cui sono legati i mutui variabili, è a livelli record (lo chiamano "fixing", non sanno più cosa inventarsi per dirci che la gente è indebitata fino al collo!) e adesso anche in Italia la gente comincerà a vendersi la casa che aveva comprato col mutuo per pagarsi il mutuo stesso.

Perché ormai le banche non si presteranno più i soldi a vicenda.

E’ la cultura del sospetto e della paura che sta prendendo il sopravvento, nel Regno Unito la Corona sta entrando nel capitale delle otto principali banche nazionali.

In Italia, naturalmente neanche a parlarne. Sarebbe la sconfitta morale di Berlusconi: come se dovesse ammettere che lui senza lo Stato non è nessuno.

Il che è anche vero.

La cognizione del dolore

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Avrebbe dovuto fermarsi la nazione, invece, come sempre, quando c’è da scandalizzarsi, tutt’al più si proclamano otto ore di sciopero in una sola città.

C’è qualcosa di antico nel pianto di questo padre che grida “Assassini!”, qualcosa che va oltre il dolore e arriva fino alla rabbia dell’impotenza.

Qualcuno ai funerali dei morti di Torino ha gridato “buffoni”, “vergogna”, “venduti”, “andate a lavorare parassiti” all’indirizzo dei sindacati, e ci volevano quattro morti e altre tre persone in condizioni disperate per capire che i sindacati sono dei parassiti.

Vorrei avere solo il numero di conto corrente di questo signore. O quello di qualunque altra famiglia che ha perso una persona nell’incidente di Torino. Per poter mandare 50 euro al mese, ed auspicare di non essere il solo a farlo, solo perché si rivolgano ai migliori legali italiani e facciano un culo come una manica di cappotto a quelli della ThyssenKrupp, che in questi giorni ha semplicemente dichiarato che l’azienda ha rispettato tutti gli standard di sicurezza, che c’è un’inchiesta in corso che deve essere rispettata e tanti saluti a chi se ne va.

Invece no. Invece hanno fanno di peggio. Sulla home page del sito della ThyssenKrupp, prossima alla chiusura, ci sono le coordinate di un conto corrente bancario che fa capo alla stessa ThyssenKrupp, su cui, dicono, si può versare quello che si vuole.

Cioè, io mando un contributo destinato alle famiglie di quattro operai morti su un conto corrente gestito dalla stessa ditta che nega qualsiasi coinvolgimento e responsabilità nella vicenda?

Migliaia di euro che circolano sui circuiti delle banche italiane ed internazionali, che vengono depositati e che fanno “valuta”, interesse, giro, tant’è vero che, sorpresa delle sorprese, nella gara di solidarietà è sceso in campo anche il TG5 che, naturalmente, ha aperto un conto presso Unicredit Banca e raccolgono dindini anche loro.

E’ sempre così, dove c’è una disgrazia c’è sempre qualcuno che si offre di fare da intermediario. Gli intermediari sono pericolosissimi, perché si frappongono fra la solidarietà e i bisogni.

E intanto quest’uomo piange. E intanto la gente muore.