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Stiamo perdendo molto di più che posti di lavoro all’ILVA di Taranto o la salute dei cittadini. Stiamo perdendo lo stato di diritto.
Il Governo ha annunciato che il 17 agosto prossimo (che è un venerdì, e per giunta il venerdì successivo al ferragosto) farà visita, nella persona di ben tre ministri, alla città di Taranto, per acquisire, tra le altre cose, gli atti con cui il Giudice per le Indagini Preliminari Anna Patrizia Todisco ha disposto il sequestro cautelare dell’acciaieria più importante d’Italia e d’Europa, e trascinare la Togata davanti alla Corte Costituzionale per verificare “se non sia stato menomato un nostro potere: il potere di fare politica industriale” (sono parole del sottosegretario Catricalà).
E’ l’ennesimo e stancante conflitto tra poteri, l’ennesima dimostrazione che il potere ha strumenti di autotutela che il cittadino comune non ha. Non credo sia mai capitato a nessuno di fare ricorso direttamente alla Corte Costituzionale, i più fortunati si sono fermati all’appello, quelli con avvocati più o meno bravi, un po’ di soldi e tempo prezioso da guadagnare sono arrivati fino alla Cassazione.
Ogni volta che vorrei dar torto a un magistrato (e i magistrati possono aver torto, o, quanto meno, i loro atti possono essere criticabili come quelli di chiunque altro) mi ritrovo sempre a dargli ragione. In particolare questa volta perché mi pare che si sia travalicato un dato che è sfuggito di mano perfino allo stesso Marco Travaglio: qui non si trascina davanti alla disciplinare un pubblico ministero che, in astratto, potrebbe aver agito non rispettando certi doveri o un certo modus operandi a garanzia dell’indagato, no, qui si attacca un giudice di merito (appunto, il Giudice per le Indagini Preliminari) che decide, sentite le parti (quindi anche la difesa delle persone coinvolte, se ce ne sono) se ricorrono o no i presupposti per procedere a un sequestro cautelativo.
E questo giudice ha deciso che l’interesse della collettività alla salute è più importante dell’interesse dei singoli al lavoro. E’ un discorso che non fa una piega.
Due soldi di cancro non valgono l’ambaradan dell’acciaieria, lo sanno anche i bambini.
Ma su Twitter il Ministro Corrado Clini ha scritto «Devono essere bene chiare le competenze e le attribuzioni dei compito. Ognuno deve fare il suo lavoro» E la Dott.ssa Todisco lo ha fatto il proprio lavoro, non ha mica travalicato niente. Il suo compito è quello di accertare reati e, eventualmente, disporre tutte le misure necessarie affinché quei reati non abbiano a perpetuarsi nel tempo.
Si arriva all’assurdo di invocare la magistratura a ogni pie’ sospinto perché agisca, perché faccia il proprio dovere, perché la giustizia ponga fine all’avvelenamento cui soggiace una città intera e poi, quando lo fa, ci si lamenta e si trascinano quei giudici davanti alla Corte Costituzionale.
E ancora: “Partiamo dal presupposto che la tutela della salute e dell’ambiente è un valore fondamentale che anche il governo vuole perseguire e anche dal presupposto che noi rispettiamo le sentenze dei giudici. Però, alcune volte queste sentenze non sembrano proporzionate rispetto al fine legittimo che vogliono perseguire (…)”. In breve: il GIP ha esagerato. Ma ha esagerato cosa? Se “la chiusura immediata è un fatto gravissimo” chissà che fatto grave poteva essere tenere in piedi e in funzione l’acciaieria mentre la gente continuava a morire.
Casini ha aggiunto: “affidare scelte di politica industriale del paese ai magistrati significa andare nel baratro”. Forse è appena il caso di sottolineare che i magistrati non fanno scelte di politica industriale.
E Vendola: “Bisogna togliere il proiettile dalla canna della pistola del giudice”.
Del resto, se Vendola ha aperto all’UDC qualche ragione ci sarà.