L’omeopatia e le discussioni sul suo contributo al Sistema Sanitario Nazionale

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Medici di chiarissima fama ed autorevolezza dichiarano che l’omeopatia non funziona. Siti web molto più autorevoli di questo scrivono chiaramente che nei preparati (chiamiamoli con il loro nome, “preparati” e non “farmaci”) omeopatici ci sono solo acqua e zucchero. La chimica ha dimostrato che la teoria su cui si basavano le concezioni hahnemanniane sul funzionamento dell’omeopatia erano completamente errate, che il simile non cura il simile, che non esiste alcun flusso vitale, che le sostanze non si potenziano nella diluzione e nella succussione, che le malattie non si curano somministrando qualcosa che produca gli stessi effetti sintomatologici, anzi, che quei sintomi vanno studiati per conoscerne la causa e, quindi, trovare il giusto rimedio. Nei preparati omeopatici non c’è assolutamente nulla. Quindi, se siamo di fronte ad un approccio medico completamente sbagliato, il meglio che ci potrà accadere è che non succeda assolutamente nulla, mentre, chiaramente, la nostra patologia potrà sempre peggiorare. Ma chi si cura con l’omeopatia non fa del male a nessuno, tutt’al più fa danno a se stesso e al suo portafoglio, visto il costo estremamente elevato dei globuli intrisi di soluzioni in cui sono disciolti principi attivi in quantitativi acquosi di proporzioni oceaniche.
Però intanto in provincia di Pesaro è morto un bambino di sette anni per un’otite curata con il solo uso dell’omeopatia (i genitori sono stati condannati a tre mesi di reclusione ciascuno, il giudizio per il medico è iniziato a settembre). A Bari è morto un altro bambino, stavolta di polmonite, sempre “curato” da un omeopata irresponsabile.

Davati a tutti questi fatti, che non sono minimamente in discussione, la senatrice Virginia La Mura del Movimento 5 Stelle ha promosso un incontro al Senato della Repubblica sul tema “L’omeopatia quale opportunità di crescita per il SSN. Il punto di vista medico e politico.” I relatori? La presidente dell’A.P.O. (Associazione Pazienti Omeopatici) Italia, un medico omeopata presidente della fondazione Negro, il Presidente di Omeoimprese, un omeopata pediatra, vicepresidente della SIOMI, un omeopata endocrinologo, un ematologo omeopata, vicepresidente FIAMO. Non c’è neanche un medico tradizionale, un chimico, qualcuno che possa portare una voce dissenziente e spiegare le cose per come stanno. Il tutto verrà chiuso dal senatore Sileri, sempre del gruppo Movimento 5 stelle, viceministro della Salute.

Con la benedizione di una delle due forze politiche della maggioranza, dunque, si discuterà sull’opportunità di far entrare l’omeopatia nel Servizio Sanitario Nazionale e di quali vantaggi questo possa comportare. In Francia, per esempio, l’omeopatia sta uscendo dai binari della sanità nazionale, e gli importi rimborsati dal servizio corrispondono al 15% delle cifre sborsate dai cittadini per curarsi con gli zuccherini. In breve, i cugini d’oltralpe se ne stanno liberando. In Italia (dove, come diceva il Beppe Grillo dei tempi migliori, siamo in leggera controtendenza) stiamo discutendo se farla rientrare tra gli approcci medici riconosciuti e, quindi, pagati e rimborsati in tutto o in parte con i soldi dei cittadini. Io non voglio pagare la sanità nazionale perché legittimi l’acqua e zucchero come metodo di cura. Chi vuole curarsi con l’omeopatia, se proprio ci tiene, lo faccia con i propri mezzi, io voglio dare antibiotici gratis a chi ne ha bisogno, farmaci generici gratis a chi non si può permettere quelli di marca (che, tanto, voglio dire, funzionano lo stesso), vaccini gratuiti non solo per i bambini del mio paese, ma anche per quelli dei paesi più sfortunati. Non voglio che i miei soldi vadano ad associazioni e onlus per combattere questa o quella malattia, voglio che vadano allo Stato e che lo Stato si occupi del bene supremo della salute di chi ha bisogno, chiunque egli sia. E vorrei sapere con quali soldi vengono organizzati questi convegni, a cosa servono e quali sono le conclusioni che vengono tirate dai vari interventi. Bisogna stare attenti. Ma molto attenti.

Dove internet non arriva

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Mi sono beccato un virus, negli ultimi giorni. Nulla di grave, problemi gastroenterici (che schifo!), qualche linea di febbre, nulla che non si possa tenere a bada con un po’ di Plasil ogni tanto e un’Aspirina per abbassare la temperatura. C’è solo un piccolo ostacolo: è sabato e io ho bisogno di un certificato medico telematico. Il medico curante è impegnato con un corso di aggiornamento obbligatorio, quindi non è reperibile nemmeno dalle 8 alle 10. Lo trovo sul cellulare per misericordia divina e mi consiglia di andare alla guardia medica. Mi alzo, mi intabarro, cerco di camminare senza sbandare per via della nausea e dei giramenti di testa, e raggiungo la guardia medica, dove una giovane dottoressa, molto gentile nei modi, mi dice che le dispiace tanto, che se voglio mi può prescrivere dei farmaci (no, grazie), farmi un certificato cartaceo per il rientro (mi serve telematico, se no non sarei venuto qui), insomma, quello che voglio (ah, com’è bello avere un sistema di salute pubblico!), ma niente che sia telematico, perché alla guardia mediaca (no, dico, la guardia medica, ma sarà importante la guardia medica) non hanno internet, Anzi, a dire il vero non hanno neppure un PC per collegarsi, perché quello che c’è riposa lì da secoli e dorme della grossa, sepolto sotto cumuli di polvere e di vecchie carte che non vuole più nemmeno il macero.

Ora, condannare una giovane dottoressa alle prime armi e alle prime esperienze con il sistema sanitario nazionale a dover redigere i suoi documenti e quelli dei pazienti (incluse le ricette mediche) con tanto di carta e penna BIC (strumenti di trasmissione del sapere nobilissimi, per carità, ma c’è di più e di meglio al giorno d’oggi) è puro medioevo.

Intanto si vive (e si muore così). In fondo cos’è la morte civile se non disconnessione da tutto il resto?

Chi vuole l’omeopatia se la paghi

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A Firenze è stato istituito il primo ambulatorio ospedaliero di omeopatia per donne in gravidanza.

Non ho mai avuto nulla contro le persone che decidono di curarsi con l’omeopatia. Molte volte sono persone che non riescono a risolvere le loro piccole o grandi patologie con la medicina tradizionale e provano qualunque cosa pur di star meglio. Bisogna avere rispetto della sofferenza altrui, quale che sia, e per qualunque motivo si manifesti.

Quello di cui, invece, non ho rispetto, è l’omeopatia in sé. Un metodo di cura che non è altro (nella stragrande maggioranza dei casi) che acqua e zucchero (e in quanto tale male non fa, possono assumerla anche i diabetici, viste le dosi infinitesimali di zucchero presente nelle “palline” intrise di acqua). Le quantità di principio attivo presenti in un preparato omeopatico (cominciamo a chiamare le cose con il loro nome: “preparato” e non “farmaco”, né tanto meno “rimedio”) sono solitamente diluite a livello tale da non lasciare più traccia di sé nel prodotto finale. Prodotti preparati con diverse sostanze di partenza, dopo una certa diluzione non sono più distinguibili l’uno dall’altro, tanta e tale è l’infinitesimalità delle tracce di principio attivo che vi si possono rinvenire.

Ma non devo stare qui a spiegarvi come (non) funziona l’omeopatia. Voglio soltanto dire che chiunque decida, per motivi insindacabilmente suoi, di curarsi con un approccio medico “alternativo” (o “complementare”, come si usa definirlo oggi), dovrebbe farmi il favore di pagarselo di tasca propria. Sono ben felice di pagare il servizio sanitario nazionale con le mie tasse. Ma che si offra medicina vera. Non c’è nulla di male nel pagarsi acqua e zucchero a costi incredibilmente spropositati, ma che sia coi propri soldi, non con quelli della collettività. E le visite omeopatiche, quelle che durano un’ora e mezza, e ti chiedono di tutto, perfino come ti puzzano i piedi (è successo a me), se uno proprio se le vuol far fare, chiama il proprio omeopata di fiducia, se lo paga ed è a posto con tutti. Non ci deve arrivare tramite un CUP, anche se, come in questo caso, il servizio è dedicato a un insieme ristretto di pazienti (le donne in gravidanza), ma con patologie molto delicate da affrontare.

Bisogna rassegnarsi (e io lo faccio ben volentieri): per il momento non sussiste nessuna evidenza dell’efficacia dell’omeopatia, e io voglio che i miei soldi pubblici vadano a guarire qualcuno, non a illuderlo o a rappresentare un inutile effetto placebo che non serve a nessuno, men che meno al malato.

Un ambulatorio di medicina omeopatica disponibile in SSN rappresenta una sconfitta per tutta la collettività e un passo indietro per la scienza. Ovvìa…