Ho cambiato gestore telefonico (mal me ne incolse)

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gestore

Ho cambiato gestore telefonico.

Direte voi che non ve ne frega altro che il giusto, cioè niente, e avete ragione. Per questo non vi dirò neanche quale operatore ho scelto per far proseguire i miei traffici telefonici, né quale era quello precedente. Dirò soltanto che avevo “urgente” bisogno di passare a un piano che avesse minuti illimitati.

Vi dirò solo che appena ho scelto di cambiare gestore mi hanno subito chiesto 25 euro, di cui 10 per la attivazione della scheda SIM e 15 come prima ricarica. Mi hanno anche trasportato 9,02 euro di credito residuo dell’operatore cedente, però mi è arrivata una serie di SMS in cui mi si dice cge mi sono stati addebitati 4,29+7,71 per il costo dell’opzione, più 3 euro per il costo dell’attivazione. In tutto fanno 15 euro. Cioè quelli che avevo speso. Bene. Resterebbero ancora 9,02 euro, ma vado a chiedere il credito residuo ed è misteriosamente a zero. Faccio una ricarica di altri 15 euro e adesso il credito residuo è di 16,73 euro. Risultato: tra credito residuo e ricariche il valore complessivo era di 39,02 euro. Me ne ritrovo meno della metà a fronte di una spesa di solo 15 euro. Inoltre, sul luogo di lavoro, quel gestore non prende neanche mezza tacca (con il precedente almeno ne avevo due).

Mi sento solo.

Berlusconismo al supermercato

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Mia moglie è andata a fare la spesa al supermercato.

Si trattava di poche cose e di scarso valore. Oltretutto il supermercato in questione era un discount di una delle catene più importanti d’Italia.

Scontrino da 40 euro. Mia moglie, che è abituata a pagare senza contestare, stavolta ha fatto presente che

“Scusi, dev’essere sbagliato lo scontrino, sono 40 euro, non mi sembra di aver comprato tante cose… vogliamo dargli un’occhiata insieme?”

La cassiera senza dir nulla le dà lo scontrino (della serie: “col cavolo che lo controllo insieme a te!”)

“Guardi! Ha battuto per nove volte il detersivo, ne ho comperata solo una confezione…”

Cassiera stufa, sbuffa leggermente e poi corregge lo scontrino. Sempre muta.

Avere torto viene vissuto tutt’al più come una scocciatura. “Ecco, ora sono qui, mi tocca rifare lo scontrino a questa che ha pure ragione, ma come si permette??”

Io lo dico e lo ripeto: l’italiano medio è berlusconiano dentro.