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Solidarietà
Tasse: le Onlus paghino. E paghino caro.
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Si stanno lamentando che il volontariato e le opere benefiche sarebbero penalizzate dalla legge di bilancio approvata in extremis dal Parlamento e firmata, sempre in extremis, dal Presidente della Repubblica, per essere poi pubblicata, ancofra in extremis sulla Gazzetta Ufficiale, perché le tasse per le onlus e le organizzazioni di volontariato aumenterebbero e non è giusto che chi fa del bene debba anche pagare di più, no, non è giusto.
Naturalmente Conte, Salvini e Di Maio, una volta resisi conto delle consistenti critiche contro di loro hanno fatto marcia indietro preannunciando una modifica della legge che intanto doveva essere approvata sempre e comunque in extremis, pena pesanti conseguenze per lo Stato. Ma quella dell’aumento delle tasse per le onlus era forse l’unica cosa buona della legge di bilancio. Lo so che dico cose molto impopolari, ma non me ne importa niente, sono a casa mia e dico quello che voglio.
Il volontariato è una cosa meravigliosa. Le associazioni di volontariato molto meno.
Se qualcuno ha un bisogno e qualcun altro provvede questo è volontariato. Se ci si mette di mezzo un’associazione, un gruppo, qualcosa di burocraticamente costituito, qualcosa che faccia da filtro tra il bisogno del singolo e l’offerta di solidarietà è finita per sempre.
Se il mio vicino ha bisogno di un vaccino e non ha i soldi per comprarselo glielo posso comprare io, glielo do, lui se lo fa iniettare e siamo tutti felici. Se invece per avere un vaccino deve passare attraverso un’organizzazione che glielo darà anche gratis, ma che prima, per comprarlo, deve avere raccolto il denaro necessario sotto forma di donazioni (quindi non è neanche garantito che lo abbia il denaro necessario), aver fatto acquisti, scaricato la fattura, aperto un ufficio, pagato il responsabile di quell’ufficio (a meno che non sia a sua volta un volontario e lo faccia gratis), consegnato il vaccino a chi ne ha bisogno uno fa prima a morire.
Poi, per carità, anch’io do qualche soldino all’Opera di San Francesco per i Poveri che prepara pasti caldi per chi ne ha bisogno, ma sono consapevole che dietro a quello che il poveraccio mangia c’è tutta una “filiera” complicatissima, mentre se il poveraccio lo invito a casa mia (ce ne sono di poveracci che hanno bisogno di mangiare anche vicino a casa mia, avete voglia se ce ne sono!) gli faccio un piatto di spaghetti, una fetta di carne alla griglia, un po’ di frutta, qualcosa di dolce e magari spendo la stessa cifra di una donazione, ma almeno il rapporto è diretto, immediato e non ci sono intermediari di mezzo. Perché il poveraccio ha fame qui e ora, non dopo che qualcuno avrà trasformato in cibo ciò che all’origine nasce come donazione.
Quindi è giusto he le onlus paghino le tasse per qualsiasi cifra passi dalle loro mani, e per qualsiasi cifra diversa da zero che abbiano in attivo alla fine del bilancio, che abbiano dei bilanci finali trasparenti e pubblici regolarmente depositati e pubblicati sui loro siti web (come fa la Chiesa Valdese col suo 8 per 1000), che facciano, cioè, quello che lo stato fa con i suoi dipendenti: se ricevono stipendi o sovvenzioni il minimo che possono fare è pagarci le tasse. Ora, le onlus non sono lo stato (ma vi si sostituiscono volentieri) e non possono ritenere le tasse alla fonte, ma in fondo all’anno le onlus le tasse le possono pagare, soprattutto perché molte di esse sono concessionarie di servizi da parte di comuni e regioni (si pensi solo alle cooperative che hanno in gestione asili, centri diurni, servizi per anziani, case famiglia etc…), ed è giusto che paghino salato, che paghino caro, perché la solidarietà non può essere disgiunta dal senso di comunità cui, pure, il Presidente della Repubblica faceva cenno nel suo discorso di fine anno. Per cui se le tasse le pago io, che sono una persona fisica, non vedo perché non possano pagarle loro che sono persone giuridiche. Solo perché il loroscopo è quello di fare del bene? Allora che rendano conto ai cittadini. Se no che paghino le tasse e la smettano di rompere i coglioni con le loro lagne.
Ma l’amore non basta!
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No, l’amore non basta.
Non è sufficiente il bene per assorbire il dolore. La gente muore e il dolore resta, caparbio, a darci contezza di sé.
No, non basta la vergogna.
La vergogna ci fa rendere conto della nostra miserabile essenza, ma dura il tempo di un rossore di gòte e di una lacrima, poi passa e noi ricominciamo, dapprima incerti, poi sempre più gonfi di sicumera, a vivere nell’ipocrita condizione di chi si dà pace, mentre gli altri giacciono, morti.
No, non basta la solidarietà.
La solidarietà si dà ai vivi, a chi c’è ancora. A chi può sentire ancora il profumo di lacca del parrucchiere dato poche ore prima di un volo di Stato, mentre si bacia il nulla dicendo “Condoglianze, caro/a!” in un incrociarsi di visi.
No, non basta la preghiera.
La preghiera è valida per chi crede, ma lo Stato è fatto anche di chi non crede, e nell’emergenza non ci si può permettere il lusso di tenere fuori qualcuno.
Solidarietà per una ragazza malata e per la sua famiglia: un passaparola sulla fiducia

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La farò MOLTO breve.
Una ragazza è ricoverata in ospedale con una grave patologia. La famiglia la segue e in questo momento non ha mezzi di sostentamento sufficienti.
Conosco personalmente la ragazza e la famiglia. Quindi so di che cosa si tratta.
Raccolgo volentieri dei fondi a favore di queste persone. Le coordinate IBAN del mio conto (infruttifero, quindi non ci guadagno un centesimo di interessi, beninteso) sono:
IT47K0316901600CC0010007580
chi usa PayPal può far riferimento all’indirizzo e-mail:
valeriodistefano@classicistranieri.com
Perche’ contribuire?
a) perché mi conoscete e se mi conoscete vi fidate (se mi conoscete ma non vi fidate tenetevi pure i vostri soldi);
b) perché NON potrete detrarre dalle tasse questo vostro gesto simbolico. Una volta tanto nessun intermediario, solo un passaparola sulla fiducia.