Accenti, punti e virgole sono importanti!

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Male, male, scriviamo male, e se scriviamo male parliamo male, e se parliamo male pensiamo male, aveva ragione Nanni Moretti. Con questi cacchi di telefonini che implementano vocabolari e software da delirio ci stiamo avviandoverso l’autodistruzione. La gente comincia a scrivere “è” per “e”, il verbo per la congiunzione, soprattuttoin maiuscolo, soprattutto a inizio frase. “E’ il naufragar m’è dolce in questo mare”, perfetto, un T9 e anche Leopardi è sistemato. Cazzo, la e chiusa e la e aperta non sono suoni, sono fonemi dell’italiano, vuol dire che in una sequenza uguale se usi l’uno o l’altro il significato di una parola cambia. Come tra pésca e pèsca, massì vallo a spiegare al Cretinetti che si è comprato l’ultima chiapparella elettronica e che è convinto che tanto pensa a tutto lui, anche a trascrivere automaticamente i pensieri, ammesso di averne. Virgole, cazzo, le virgole sono sparite. Tutti scrivono come il Telegrafo Morse, frasi secche, lapidare, senza respiro, senza cuore. “Ci vediamo. Alle sei. In piazza. Ti amo. Amore mio.” Una che riceve un SMS così si deve sentire odiata, non amata (ma chi li manda più gli SMS oggi, ora si usa WhatsApp -che, voglio dire, fa anche risparmiare una bella paccata di soldi ma i problemi stilistici rimangono, si rispetti il portafoglio, ma si rispettino anche le forme, vivaddio). Tutto perché sulle tastiere mettono il punto a portata di polpastrello (lì, in basso, sulla destra) mentre la virgola è in un sottomenù e per raggiungerla bisogna fare un giro panoramico dell’applicazione. Il telefonino è un po’ come Dio, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, ma guarda caso li accettiamo lo stesso. Visto che facciamo così fatica, almeno che qualcuno pensi per noi.