Ipnosi estiva 2: Al Senato la fiducia sul decreto sicurezza

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Domani il Senato approverà, dopo che il Governo avrà posto la mozione di fiducia, il famigerato decreto sulla Sicurezza, quello sulle ronde e sull’introduzione del reato di clandestinità.

Il sito del Senato della Repubblica riporta la notizia come se fosse un inciso, una parentesi. Se non fosse perché c’è di mezzo la diretta televisiva (ma a cosa serve? Tutte le sedute delle Camere sono trasmesse via satellite in chiaro tramite un canale dedicato, ma che ci fa la gente con il ricevitore satellitare affittato "gratis" da Sky, ci si fa il clistere??) probabilmente non ne avrebbero dato neanche notizia:

Ddl sicurezza: questione di fiducia. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia sul ddl 733-B recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica". Dopo l’annuncio del Ministro il Presidente Schifani ha convocato la Conferenza dei Capigruppo. I voti di fiducia saranno tre: uno per ciascun articolo del ddl. Le prime due votazioni si svolgeranno oggi pomeriggio: la prima "chiama" è prevista alle 17 circa. La terza votazione avrà luogo giovedì mattina quando, a partire dalle ore 12, si svolgeranno le dichiarazioni di voto in diretta tv.
(1 luglio 2009)

E’ curioso il reato che viene reintrodotto, di offesa a pubblico ufficiale:

Praticamente si può offendere liberamente un insegnante mentre fa lezione, è impegnato nei collegi docenti, nei consigli di classe e quant’altro, tanto poi gli si risarcisce il danno e il reato si estingue.

E’ una sorta di corruzione legalizzata. Ti offendo, tanto poi ti pago, e visto che ti pago non vado neanche in galera. Non fa una grinza.

I sondaggi di Repubblica e il presupposto “dovere di informare”

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Ultimamente comincio ad avere una idiosincrasia, per non dire un senso nemmeno tanto vago di schifo, verso i sondaggi, le sottoscrizioni, le petizioni on line, specialmente se promosse da quei santerellini di "Repubblica".

Che se Berlusconi va al compleanno di Noemi fondano un gruppo su Facebook e ogni giorno, on line, ti sfracassano i coglioni con titoli tipo "In 160.000 per chiedere a Berlusconi di rispondere alle domande di Repubblica".

Lui non risponderà mai e loro lo sanno benissimo, ma intanto fa scena.

E’ un modo di fare giornalismo becero e infantile, come quando all’asilo si faceva la conta per chi doveva stare in una squadra e chi in un’altra. E’ dividere il mondo e dire "ecco, vedete quanta gente è con noi?" come se le persone fossero importanti numericamente e non per quello che hanno da dire.

Sono convinto che tra quanti hanno aderito all’appello di "Repubblica" ci siano anche dei perfetti imbecilli che non hanno capito niente di quello che si chiede, ma, si sa, in Italia l’importante non è pensare ma esserci.

Adesso, il giornale della Serva ha proposto un’altra iniziativa nazional popolare denomimata "Il dovere di informare, il diritto di sapere". Mentre scrivo sono quasi 200.000 ad aver firmato, compreso Roberto Saviano, e va beh, questa gliela perdoniamo.

Ora "il diritto di sapere" è una cosa, ma "il diritto di informare" cosa significherebbe, di grazia, per lorsignori? Il diritto di poter mostrare ancora tette e culi? Quello di dirci che a Cuba il figlio di Fidel Castro è stato inCastrato da un dissidente che si è finto donna per adescarlo in chat? Vogliono continuare a riempire il giornale di tesi filosofiche metafisiche come se sia stato uno zoccolo o un atrezzo da cucina a uccidere Samuele, il figlio della Franzoni?

Oppure vogliono difendere semplicemente dei privilegi, come quello di condannare, come condannarono, unanimemente, Marco Travaglio, quando alla trasmissione di Fazio tirò fuori delle notizie sul Presidente del Senato Schifani, e loro no, non si può, non si deve dire, non sta bene, ottima la mossa di Fazio che si è dissociato, Beppe Grillo dice le parolacce, non è educato, adesso andiamo noi del Partito Democratico e facciamo tottò!

Perché le parole di un giornalista come Giuseppe D’Avanzo, poco più di un anno fa, suonano ancora come colpi di lingua alle braghe calate del potere:

"la sana, necessaria critica alla classe politico-istituzionale meriti onesto giornalismo e fiducia nel destino comune. Non un qualunquismo antipolitico alimentato, per interesse particolare, da un linciaggio continuo e irrefrenabile che può contaminare la credibilità di ogni istituzione e la rispettabilità di chiunque".

Loro non vogliono la libertà di informare, vogliono la libertà di censurare e di servire il ducetto di turno. Dichiarandosi scandalizzati se qualcuno dice una verità.

Probabilmente con la sola rabbia di non essere stati loro a dire almeno QUELLA verità.

La morte della giustizia e dell’informazione – Il testo del Decreto Sicurezza approvato al Senato

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Sostituire l’articolo 1 con il seguente:

Art. 1.

1. All’articolo 36, comma 1, del codice di procedura penale, dopo la lettera h) è aggiunta la seguente: «h-bis) se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il procedimento affidatogli». Continua la lettura di “La morte della giustizia e dell’informazione – Il testo del Decreto Sicurezza approvato al Senato”

Il testo degli emendamenti del governo sul decreto sicurezza e immigrazione clandestina approvati con la solita fiducia

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1. 1000.Governo.

Sostituire l’articolo 1 con il seguente:

Art. 1.

1. La disposizione di cui all’articolo 61, numero 11-bis), del codice penale si intende riferita ai cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione europea e agli apolidi. Continua la lettura di “Il testo degli emendamenti del governo sul decreto sicurezza e immigrazione clandestina approvati con la solita fiducia”