Et voilà, Salvini l’a pris en tasque une autre fois! C’est l’unique question.
Il Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’interno per il caso Open Arms. Determinanti sono stati i voti di Italia Viva, ma questo non importa. L’importante è che Salvini affronti e si difenda in un regolare processo dalle accuse rivoltegli.
In fondo il Senato non era tenuto a pronunciarsi sul fatto che fosse colpevole o meno, ma se il suo operato sia stato svolto o no nell’esclusivo interesse dello Stato. E il Senato ha detto di no. Quindi si faccia processare come qualsiasi altro cittadino.
E non è che mi interessi molto il fatto che Salvini possa essere condannato (se gli venisse comminata una pena superiore ai 2 anni scatterebbe per lui la Legge Severino, che prevede la decadenza da senatore e la successiva ineleggibilità, mi interessa solo che la giustizia faccia il suo corso e che vada a dirlo ai giudici, e non a Twitter, che lui ha semplcemente fatto il suo dovere che che il governo che rappresentava era d’accordo con lui.
Perché dire che gli è stato fatto un favore, che tornerebbe a fare quello che ha fatto e (pensate!) che TORNERA’ a farlo, è solo un atteggiamento che gli permetterà di guadagnare un pugno di follower sui social network, non di essere assolto in un’aula di giustizia.
E’ stata una strategia politica? Certamente. Per quello che riguarda il caso della nave Diciotti, la Camera d’appartenenza rigiutò l’autorizzazione a procedre (e non se lo ricorda nessuno), ora che Salvini fa parte dell’opposizione potrebbe sempre dire di essere stato “impallinato”. Ma si è impallinato da solo. Gli resta da rispondere del caso della nave Gregoretti, del caso di diffamazione nel confronti di Carola Rackete, di violazione del Copyright (nientemeno!) per aver ripubblicato su Twitter la foto di un giornalista tedesco, e perfino per uso illecito dei voli di stato (la Corte dei Conti ha archiviato, sì, il procedimento che la riguardava, ma ha trasmesso gli atti ai colleghi della sezione penale).
La vedo difficile.
Poi, per carità, potrebbe venire assolto da tutte le accuse, ma, ripeto, la vedo molto, ma molto dura.
Quello che è certo è che se ogni cittadino è uguale davanti alla legge, questo principio vale ancora di più per chi assume funzioni delicate ed istituzionali, come quella di essere, per esempio, in quanto ministro dell’interno, anche capo delle forze dell’ordine.
ho letto la Sua lettera a Beppe Grillo, che riporto qui sotto per comodità dei lettori del mio blog e, nello spirito della libertà di opinione e di critica, ho deciso di risponderLe.
Cominciamo dal fondo (in cauda venenum).
Beppe Grillo non è un parlamentare, è vero. Non è necessario esserlo per esercitare i propri diritti politici, in particolare quello di formare un movimento. Così come non è necessario essere incensurati. Se il vostro alleato Silvio Berlusconi prendesse anche solo minimamente atto di questo, non assisteremmo al gioco al rimando e al perdere tempo della Giunta per le Elezioni che dovrebbe sindacarne l’incompatibilità con la carica che riveste.
Grillo è stato condannato per un delitto colposo e non doloso. Mettere sullo stesso piano i 14 mesi per omicidio colposo plurimo cui è stato condannato Grillo, con le pene cui vengono condannati i parlamentari (si pensi, appunto, ai 4 anni di reclusione per il vostro alleato Berlusconi) è semplicemente inaccettabile.
Il titolo della Legge Severino reca chiaramente “disposizioni in materia di incandidabilita’ e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi”. Quindi è evidente che con quella condanna Grillo potrebbe benissimo candidarsi, e che, se non lo fa, è solo per il suo senso civico, fermo restando che, comunque, sarebbe una condanna di entità inferiore ai due anni.
Il PD, invece, ha deciso di candidare nel 2008 alla Camera dei Deputati, nel collegio Sicilia 1 Enzo Carra, che era stato condannato in via definitiva a un anno e quattro mesi il 5 aprile 1995 per false dichiarazioni al pubblico ministero.
Nell’ottobre del 2009 è eletto all’assemblea nazionale del PD nella lista “Democratici per Franceschini”.
O ve lo siete dimenticato??
Lei mi dirà che Carra ha abbandonato il PD per aderire ad altra formazione politica, ma intanto lo avete candidato voi.
Lei elenca tutta una serie di azioni decisamente lodevoli e degne di un buon rappresentante delle Istituzioni. Accompagnare i figli in autobus, servirsi dei mezzi pubblici, essere assiduo al proprio lavoro parlamentare, non rubare (ci mancherebbe anche altro!), ma questi sono comportamenti che un senatore dovrebbe mantenere normalmente. Lei non sta facendo gesti eccezionali, sta semplicemente facendo il Suo dovere. In un paese in cui la normalità è diventata eccezione e, quindi, evento, mantenere la parola data probabilmente costituisce una notizia. Ma non lo è. Io, cittadino, posso solo aspettarmi che chi mi rappresenta e mi deve rendere conto (e Lei, come tutti gli altri Suoi colleghi senatori, deve rispondere a me anche se non l’ho votata e non ho votato il Suo partito) sia migliore di me. Più che aspettarmelo, lo esigo.
Sono contento per l’esito fondamentale della Sua battaglia per l’abolizione dei fax dalla pubblica amministrazione. Ma mi chiedo com’è che ne vedo ancora tanti in giro per gli uffici pubblici. Personalmente sono il fortunato possessore di una casella di Posta Elettronica Certificata, che uso con molta soddisfazione in tutte le mie relazioni con la Pubblica Amministrazione, fatto salvo il caso che ricevo sempre risposte cartacee, a volte per raccomandata. Per cui i cittadini pagano per quello che potrebbe essere loro risparmiato.
C’è una voragine di divario di conoscenze tecnologiche e opportunità operative nella Pubblica Amministrazione, abolire i fax è come togliere una ragnatela nel laboratorio del Dr. Frankenstein.
Ma mi dica, Senatore, Lei che si dichiara così “fiero di essere del PD”, come si fa a tornare a casa la sera e avere sulla coscienza l’aver votato assieme al PDL per ordine di partito? Come si fa a coniugare le istanze degli elettori cosiddetti “di sinistra” con quelle della destra cui fino alla scorsa legislatura il PD avrebbe dovuto fare da opposizione? Come si fa a dire, legittimamente, “non ho conflitti di interesse” e stare nella stessa formazione politica che non ha mai mosso un dito per fare la legge sul conflitto di interesse e limitare Berlusconi? Ma non si dorme un po’ male? No, eh??
Valerio Di Stefano
Cittadino italiano
— Caro Beppe, io mi sono tagliato lo stipendio, vengo in Aula in metropolitana, porto i miei figli a scuola in autobus, ho il 96% di presenze in Parlamento, non rubo, non ho conflitti d’interesse, non sono in Parlamento da 20 anni, mantengo la parola data, ho vinto la battaglia per abolire i fax dalla pubblica amministrazione, non voglio tornare a votare con il Porcellum. Eppure sono un senatore del PD e non del M5S. E ne vado fiero, sono orgoglioso di appartenere a un Partito in cui: il pluralismo è un valore e non un virus da debellare i processi decisionali sono chiari e trasparenti il candidato premier viene eletto da 3 milioni di persone il mio leader non è né pregiudicato né condannato in via definitiva. Perciò se credi davvero che l’onestà debba tornare di moda e il Parlamento riconquistare la centralità decisionale perduta allora comincia a dare il buon esempio: smettila di parlare sempre tu a nome del Movimento e passa il testimone. Perché tu in Parlamento non ci sei. E perché, fino a prova contraria, quello condannato in via definitiva sei tu, non i parlamentari del PD.