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E non finisce più.
Lo vogliono morto, sepolto, cadavere, putrefatto, di più, lo vogliono polvere, disperso al vento, mischiato, a seconda della direzione, ora alle sabbie del deserto, ora alle acque degli oceani.
Lo vogliono ridurre al nulla, peggio, lo vogliono condannare all’oblio, perché la pubblica gogna mediatica e bacchettona evidentemente non basta più.
Beppino Englaro è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Udine per omicidio volontario su denuncia dell’associazione "Verità e Vita" (e non "Scienza e Vita" come inizialmente riportato da alcune agenzie di stampa).
"Atto dovuto", naturalmente.
E quando mai sarà dovuto l’ultimo atto su questa vicenda? Quando lasceranno in pace i morti e la smetteranno di far morire i vivi?
Beppino Englaro è il destinatario di una ingiustizia a orologeria volgare e ostinata. Ha solo rispettato la legge. E in Italia rispettare la legge è un fatto gravissimo.
Non serve a nulla, anzi, non la guarderanno nemmeno, ma ho spedito all’indirizzo dell’associazione "Verità e Vita" una mail di protesta. So che non è la sola, e, per quello che può servire a Beppino Englaro, è solo una goccia in un oceano di onta e abominio.
Ma è questa:
"La vostra denuncia nei confronti del Sig. Englaro costituisce una pagina deplorevole e inqualificabile in una vicenda che dovrebbe lasciar spazio solo al dolore.
Considerata l’evidenza mediatica che è stata data al caso, e considerato il fatto che viviamo in uno stato di diritto, per cui il reato di omicidio è ancora perseguibile d’ufficio (e mi stupirei del contrario), considero la vostra iniziativa una pervicace e testarda volontà persecutoria nei confronti di un cittadino che ha avuto a cuore solo la volontà della figlia e la determinazione di compierla secondo quanto la legge italiana gli ha riconosciuto.
Quello che avete fatto è semplicemente vergognoso. Mi auguro solo che il Dio in cui molti dei vostri associati credono, vi perdoni per il male che state facendo.
Personalmente non ho nessuna intenzione di farlo."
Lo vogliono morto, sepolto, cadavere, putrefatto, di più, lo vogliono polvere, disperso al vento, mischiato, a seconda della direzione, ora alle sabbie del deserto, ora alle acque degli oceani.
Lo vogliono ridurre al nulla, peggio, lo vogliono condannare all’oblio, perché la pubblica gogna mediatica e bacchettona evidentemente non basta più.
Beppino Englaro è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Udine per omicidio volontario su denuncia dell’associazione "Verità e Vita" (e non "Scienza e Vita" come inizialmente riportato da alcune agenzie di stampa).
"Atto dovuto", naturalmente.
E quando mai sarà dovuto l’ultimo atto su questa vicenda? Quando lasceranno in pace i morti e la smetteranno di far morire i vivi?
Beppino Englaro è il destinatario di una ingiustizia a orologeria volgare e ostinata. Ha solo rispettato la legge. E in Italia rispettare la legge è un fatto gravissimo.
Non serve a nulla, anzi, non la guarderanno nemmeno, ma ho spedito all’indirizzo dell’associazione "Verità e Vita" una mail di protesta. So che non è la sola, e, per quello che può servire a Beppino Englaro, è solo una goccia in un oceano di onta e abominio.
Ma è questa:
"La vostra denuncia nei confronti del Sig. Englaro costituisce una pagina deplorevole e inqualificabile in una vicenda che dovrebbe lasciar spazio solo al dolore.
Considerata l’evidenza mediatica che è stata data al caso, e considerato il fatto che viviamo in uno stato di diritto, per cui il reato di omicidio è ancora perseguibile d’ufficio (e mi stupirei del contrario), considero la vostra iniziativa una pervicace e testarda volontà persecutoria nei confronti di un cittadino che ha avuto a cuore solo la volontà della figlia e la determinazione di compierla secondo quanto la legge italiana gli ha riconosciuto.
Quello che avete fatto è semplicemente vergognoso. Mi auguro solo che il Dio in cui molti dei vostri associati credono, vi perdoni per il male che state facendo.
Personalmente non ho nessuna intenzione di farlo."