Dalla Turchia con livore

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A seguito del mio articolo sull’oscuramento di Twitter in Turchia, mi sono arrivati commenti pubblici e mail private di un signore italiano che vive lì. E che ha cercato notizie su Kati Hirschem. Lo rassicuro, è un personaggio letterario.

Definisce il mio articolo “ridicolo e superficiale“. E fin qui è un suo diritto, non è certo questa la sede adatta per discuterne.

Mi segnala, inoltre, di non vedere “in esso nessuna analisi o conoscenza dei reali accadimenti qui in Turchia” e mi fa notare che mentre io me ne sto al calduccio nella placida democrazia italiana che mi permette qualunque libertà di espressione, in Turchia alcuni giornalisti languono nelle galere del Paese senza neanche un processo sommario (l’espressione che ha usato è, letteralmente, “senza processo“, quindi si intende “senza NESSUN tipo di processo” neanche quello sommario alla Ceausescu, per intenderci).

Partiamo da una premessa necessaria e indispensabile: Twitter, Facebook, YouTube e anche Wikipedia NON sono risorse democratiche della rete.
Appartengono a dei gruppi di interesse che vi versano fior di quattrini (o, in altri casi, li fanno versare dai donatori) e, quindi, il loro contenuto può essere censurato, elaborato, oscurato o mantenuto secondo i parametri che questi gruppi di interesse stabiliscono volta per volta per il loro esclusivo e personale tornaconto.
E’ il caso, ad esempio, della foto della donna africana che allattava a seno nudo oscurata da Facebook.
Non si sa quanti account al giorno vengano chiusi di iniziativa di Twitter, ma sappiamo che, a torto o a ragione, ci sono.
YouTube è il più grande contenitore di filmati e musiche protetti da diritti d’autore. Questo non vuol dire che YouTube sia illegale (il contenitore non può essere responsabile di chi immette i contenuti) ma significa che se si procedesse contro TUTTI coloro che immettono contenuti illegali su YouTube, YouTube crollerebbe.
Sulla non-democrazia in Wikipedia (autentica terra di nessuno) ho scritto così tanto che vi rimando alla sezione relativa.

Cosa so della situazione in Turchia?
Vediamo, so che il Primo Ministro si chiama Erdogan, che non è un signore esattamente tollerante (come Berlusconi), ma che è andato al potere perché una maggioranza del suo paese lo ha votato in elezioni regolari e definite “democratiche” alla vigilia, che ha condanne penali (come Berlusconi) e che sotto il suo governo sono state varate leggi che permettono di bypassare la funzione della magistratura, come è accaduto nei governi Berlusconi, ma stavolta in materia di censura. L’editto bulgaro su Biagi, Santoro e Luttazzi, insomma, come l’editto di Ankara contro Twitter. Solo che di Enzo Biagi si sono dimenticati tutti, mentre di Twitter in Turchia ci si dimenticherà fra due giorni.

Beninteso, la colpa non è solo di Berlusconi, che ha vinto anche lui delle elezioni democratiche, a differenza di Renzi. Il 1 aprile prossimo, in Italia, entrerà in vigore il regolamento dell’AGCOM che toglie alla magistratura il potere di stabilire, attraverso un regolare dibattimento processuale, cosa è coperto da diritto d’autore e cosa no, e di oscurare, eventualmente, i siti che ospitano questi materiali.

Alla faccia della democrazia italiana!

 

Grafica da: http://it.wikipedia.org/wiki/Turchia

Santoro ai manifestanti: “Se non avete capito siete perdenti!”

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Ci sarebbe solo da non guardarlo “Servizio Pubblico”. Bisognerebbe lasciargli il sacrosanto diritto di raccogliere il denaro di chi glielo vuole dare, di realizzare le proprie trasmissioni, trasmetterle, perché tutti hanno il diritto di esprimere la loro opinione, ma non tutti (anzi, nessuno) hanno il dovere di ascoltare quello che dicono gli altri.

E non mi riferisco solo a un sorprendente Travaglio che scrive il suo intervento sul canovaccio della puntata di “Report” di domenica scorsa (non si può sempre essere al meglio delle proprie prestazioni), ma soprattutto al Santoro che se l’è presa con il manifestante che l’ha accusato, peraltro in maniera più che condivisibile, di non capire la piazza che manifesta contro l’operazione Fornero sull’articolo 18.

Ecco la breve trascrizione del battibecco:

MANIFESTANTE: “Non capite questa piazza… non la potrete mai capire…”

SANTORO: “Ma non vi potete capire solo fra di voi. Se vi capite solo fra di voi avete perso! Lo capite questo o no? Noi abbiamo capito. E siamo insieme a voi. E se non avete capito questo siete perdenti, quindi imparate a capire quelli che vi capiscono prima di tutto!”   

Santoro sottolinea che la causa delle proteste sarebbe perdente in quanto i manifestanti non avrebbero capito che quelli di “Servizio Pubblico” stanno dalla loro parte.

Ma come può stare dalla parte di chi sa che non vedrà che una misera pensione non percependo nessuno stipendio prima che siano passati degli anni? Come fa a essere dalla loro parte un Santoro che trova un accordo di centinaia di migliaia di euro come buonuscita per lasciare la RAI?? Com’è possibile che queste persone siano perdute se non si fanno riverberare dall’impianto di amplificazione mediatica messo su da Santoro?

Sono parole che vanno in rete (il mezzodi diffusione privilegiato dalla trasmissione). E la rete non dimentica, ha una memoria elefantiaca. E si ricorderà sicuramente di chi non ha mai capito i manifestanti.

Le rivolte contro chi?

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Sentite, io ve lo devo dire con il cuore, non ci sto capendo un cazzo.

C’è un sacco di gente che dice che la verdura e la frutta cominciano a a scarseggiare nei supermercati, non lo so, sarà anche vero, ma io tutta questa corsa all’accaparramento non la vedo, si disegnano scenari da Apocalipse Now, benzina che finisce, TIR fermi ai caselli e alle frontiere, si parla di Italia che esplode, ma soprattutto si paventano scioperi. Dicono che in Sicilia ci sono i "forconi", ma nessuno ci spiega cosa siano, protestano tutti, tutti, dai pastori sardi ai commercianti dell’Oltrepo Pavese.

Protestano, va bene. Ma per ottenere cosa? E, soprattutto, contro chi??

Pare che tra un’ora circa quelli di "Servizio Pubblico" capitanati da Santoro proveranno a spiegarci qualcosa. Sì, e lo faranno ospitando in studio Enrico Letta (Pd) e  Roberto Castelli (Lega Nord), insomma, allegria e chiarezza espositiva, moderazione di termini e dibattito pacato trasuderanno a fiotti da tutti i pori della trasmissione di Santoro e io andrò a dormire con le idee ancora più confuse.

Io non lo so chi siano tutti questi agricoltori, autotrasportatori, pescatori, imprenditori, benzinai, taxisti coi coglioni girati più della rotazione della terra attorno al proprio asse, ma posso quasi quasi azzardare che una percentuale di loro ha votato per Berlusconi e per il suo governo alle ultime elezioni.

E allora mi chiedo, con l’ingenuità e il candore che mi contraddistinguono, cosa vogliono? Vogliono dirci che con il governo Berlusconi eravamo SOLO sull’orlo del baratro mentre adesso, con il governo Monti ci siamo dentro? Mi sembra una magra consolazione, tenuto conto anche del fatto che Berlusconi sta appoggiando Monti e che oggi Bossi, con espressioni degne del miglior galateo, lo ha tacciato da "mezza cartuccia".

E’ un’Italia incazzata, indubbiamente, la nostra, ma senza sapere contro chi o contro cosa. Contro la casta dei politici che si mantiene i privilegi mentre i cittadini hanno sempre minori possibilità di accedere a beni e servizi? Ma se è così da decenni! Siamo davvero buffi noi italiani, ci càpita di svegliarci la notte e ci accorgiamo che sì, a mezzanotte è buio. Oppure che le navi vanno sottocosta a fare l’inchino e che no, non si dovrebbe fare, che se Schettino avesse dato subito l’allarme si sarebbero potuti salvare tutti, e che se la mi’ nonna Angiolina ciaveva le ruote era un carretto.

Proprio noi, che abbiamo fatto l’inchino all’onorevole di turno dagli albori della storia della Repubblica ci lamentiamo che il nostro paese si incaglia e si rovescia su un fianco!

Ho guardato “Servizio Pubblico” di Michele Santoro. E non lo guardero’ piu’.

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Trovo imbarazzante l’osannazione e l’attenzione dedicata dai media alla prima puntata di "Servizio Pubblico" condotta da Michele Santoro.

Imbarazzante perché, in tutta franchezza, non l’ho trovata niente di che, perché, per quanto mi sforzi, non riesco a vedere dove stia il valore aggiunto di questo programma. Il fatto che abbia ottenuto, secondo quanto riferito dai quotidiani di oggi, il 14% di share, non aggiunge assolutamente niente alla cruda realtà scheletrica di una trasmissione che non mi ha convinto.

Però, se ha convinto la maggioranza degli spettatori, uno può pensare che sono in torto io.
Eh, certo, quando sono in tanti a dire una cosa vuol dire che quella cosa è vera. La maggioranza ha sempre ragione. Però la maggioranza degli italiani è anche quella che ha portato Berlusconi al governo.

Quindi, per favore, basta con lo sventolìo dell’Auditel, non è lo share che rende veramente pubblico un servizio pubblico. "Rai Isoradio" è un servizio pubblico, è un’emittente fondamentale perché informa in tempo reale sul traffico autostradale, ma l’ascoltano in pochissimi.

Cominciamo subito col dire che ho provato a connetermi al programma in Internet e non ci sono riuscito.
Server sovraccarico? Macché!
Streaming lento? Neanche per sogno!
Connessione ADSL con scarse prestazioni? Nisba!
Ero collegato con la chiavetta d’emergenza che ti fa aspettare una vita? Nòneeeeeeeee…
La questione era molto più semplice: stavo usando Linux.
Siccome per vedere la trasmissione gli utenti Windows usano un programmino che si chiama "Silverlight" quelli che ritrasmettono "Servizio Pubblico" avranno pensato  che va bene così.
Tanto chi usa Linux notoriamente non è degno di essere annoverato nel 14% di share.
Insomma, per vedere Santoro uno deve usare Windows. E perché? E se io non lo voglio? E se io non ce l’ho?? E se io faccio scelte diverse???
Nulla, ti attacchi, tanto qualche giovincello brufoloso che fa il fighetto contestatario e che abbia un portatilino con Windows lo si trova sempre.
Per cui, il servizio non è pubblico in quanto tale, ma è pubblico sulla base del sistema operativo che scegli di usare.

Va bene, andiamo sulla partizione Windows. Lo faccio perché il sito del programma di Santoro mi costringe a farlo, non perché a me piaccia.
E invece dovrebbe essere il contrario.
Sono loro che fanno un programma televisivo, se vogliono che io lo guardi devono darmene la possibilità.
Vorrei farlo presente, magari in uno di quei commenti "live" che la gente inserisce durante uno streaming, voi pensate che sia stato possibile?
Ma neanche per idea! E sapete perché non è stato possibile?
Perché avevo la tastiera rotta? Non ancora!
Perché mi facevano male i polpastrelli? Macché, sani come pesci (loro!)
Connessione che si era fatta l-e-n-t–i-s-s-i-m-a a causa dello streaming? Ma non fatevelo passare neanche per l’anticamera del cervello!!
Anche qui la questione era molto più semplice: non sono su Facebook.
E siccome loro accettavano solo i commenti fatti su Facebook, io non ho potuto dire la mia come gli altri e nello stesso modo degli altri.
Meno male che in quel momento ci aveva già pensato qualcun altro a farlo.



Alla fine ho optato per controllare se una emittente televisiva locale abruzzese lo stesse ritrasmettendo.
Ma naturalmente sul sito queste informazioni non appaiono.
Appaiono, in compenso, le coordinate bancarie dei conti correnti che servono per mandare i famosi 10 euro. Quelli ci sono.

Dal punto di vista dei contenuti mi aspettavo molto, ma molto di più. Penso anche di averne il diritto, visti il titolo e le pretese dell’iniziativa.

Penso di avere il diritto di credere che iniziare una trasmissione con "C
aro Biagi, caro Indro"
sia un mero artifizio retorico e non un segno distintivo di un servizio pubblico.
Ritengo di essere perfettamente legittimato a pensare che un giornalista che dice "Noi qua facciamo la nostra rivoluzione civile, democratica, pacifica" debba dimostrare coi fatti prima ancora che con le (belle) parole la portata della sua rivoluzione, soprattutto se esce da un accordo con la RAI per una buonuscita di oltre due milioni di euro (è inutile che i puristi della protesta storcano il naso, lo dice Wikipedia, che è la loro Bibbia -per fortuna non la mia- e se lo dice Wikipedia decidetevi, o è vero o cambiate Bibbia, non potete venirvela a prendere con me!) e fa trasmettere il suo nuovo programma da Sky perché è così bello non avere padroni.
Sono convinto di poter affermare che la presenza di un Travaglio che smette paulatinamente di fare il giornalista e fa sempre più l’attore di teatro non faccia bene a una trasmissione di informazione che pretende di chiamarsi "Servizio Pubblico", perché Travaglio è certamente libero di portare i suoi spettacoli teatrali in giro per l’Italia, e la gente è libera di andarli a vedere (o di non andarli a vedere) se lo crede opportuno, voglio dire, che problema c’è? Si va a teatro, si paga il biglietto, ci si siede, se ci piace lo spettacolo si applaude, se non ci piace si fischia. Ma è, appunto, uno spettacolo, un monologo. Una finzione (per quanto calata nella realtà). Se guardo una trasmissione giornalistica voglio un giornalista che faccia il giornalista, non un giornalista che fa l’attore. Voglio informazione, se volevo vedere il "Mistero Buffo" della casta non me ne sarei stato sul divano davanti a Rete 8, ma in fila al botteghino.
Credo sia mio preciso diritto dissentire con Santoro quando definisce Della Valle e De Magistris degli "scassatori", perché un imprenditore e un politico sono ruote dello stesso ingranaggio del sistema, e non è con le pagine a pagamento sui giornali o con i baci all’ampolla del sangue di San Gennaro che si il sistema viene "scassato".
Penso, e la Costituzione mi riconosce facoltà e diritto di farlo, che una giornalista giovane e senza dubbio carina che annuncia soddisfatta che su Facebook sono ormai 48000 le persone che hanno risposto a un sondaggio non costituisca di per sé un elemento di valutazione positivo, perché la giornalista sarà anche bellina e fresca, non lo metto in dubbio, ma quelli che non sono su Facebook chi li ha consultati? Perché se uno è su Facebook è su Facebook mentre se non è su Facebook è semplicemente fuori dal mondo?
Sono convinto di poter dire che l’affermazione di Lavitola per cui "Finché resisto, resto latitante" non sia una notizia, nel senso che non aggiunge nulla di nuovo a quello che la opinione pubblica italiana poteva sapere, subodorare, intuire.

Non guarderò più "Servizio Pubblico". Fine delle trasmissioni.


Io NON do 10 euro a Santoro per serviziopubblico.it

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Michele Santoro chiede 10 euro per la sua nuova iniziativa http://www.serviziopubblico.it.

Molti auguri a lui per la sua iniziativa di realizzare servizi e interviste (per ora limitati alle signorine dell’entourage del Presidente del Consiglio) da destinare alla ritrasmissione in tutte quelle realtà  di comunicazione disponibili e, comunque "dovunque sarà possibile".

Ma io non gli verso un tubo.
Per questi motivi:

  • io verso già un canone di abbonamento (ufficialmente è una "tassa sul possesso del televisore") al servizio pubblico. E’ certo che non si tratta di un servizio pubblico vero e proprio, ma bisogna fare di tutto perché lo sia;
  • il nuovo sito di Santoro non dice che cosa sia l’Associazione "Servizio Pubblico", non presenta uno straccio di statuto, non c’è una pagina che si chiami "chi siamo" in cui si faccia il nome della loro sede legale, di un recapito di posta elettronica, di un fax, di un numero di telefono. Solo di come si possono versare i dieci euro di cui sopra (bonifico bancario, paypal e carta di credito). Posso almeno dedurli dalla dichiarazione dei redditi quei 10 euro? Ammesso che glieli voglia dare sarebbe carino che ce lo dicessero.
  • Chi sono i partners? Chi è questa "Mosaico Produzioni" linkata nella pagina del sito, e che produce per Micorosoft? [1] E che cos’è la Zero Studio s.r.l. di cui, invece, non c’è traccia di link?
  • i miei 10 euro dovrebbero servire per costruire una televisione "senza padroni economici e senza padrini politici". Bene, ma poi cosa ci faccio? Voglio dire, cosa è mio, di quella televisione, per quei 10 euro?? Se io sono il solo padrone economico di un qualcosa, almeno in compartecipazione, come faccio a non rischiare che, come è successo per "Il Fatto Quotidiano", chi gestisce quello di cui sono padrone non mi metta le pubblicità di Eni, Enel e compagnia bella?
  • i contenuti che il sito ha prodotto e produrrà, saranno redistribuiti almeno sotto una licenza Creative Commons? Potremo re-distribuire i video, i contributi audio, più generalmente tutto quello che viene prodotto senza scopo di lucro e senza rischiare di andare a infrangere qualche copyright del cavolo messo lì per tutelare, oltre che loro stessi, anche qualche giornalistino rampante o l’ennesima signorina charmante simbolo del nuovo web? Farà Santoro quello che la Rai non fa, ovvero considerare appartenente ai cittadini quello che viene prodotto coi soldi dei cittadini?
  • Santoro scrive "Tivvù" con due v e questo turba il mio senso estetico.
  • Santoro ha chiuso il rapporto con la RAI con una indennità di 2.300.000 euro con soluzione consensuale e bilaterale (quindi anche con il suo contributo alla definizione dei termini di quell’accordo economico) e adesso viene a chiedere 10 euro a me??

…e allora chiudiamo Annozero

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E allora adesso pare proprio che basta Santoro alla RAI.

Annozero chiude, non la vedremo più. L’azienda e il presentatore "hanno convenuto di risolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare in futuro altre e diverse forme di collaborazione".

E’ una separazione consensuale, e in Italia è ammesso (per parafrasare un modo di dire di mio suocero.

"Rai e Michele Santoro  hanno inteso definire transattivamente il complesso contenzioso altrimenti demandato alla sede giudiziaria. Si è ritenuto infatti di far cessare gli effetti della sentenza del Tribunale di Roma, confermate in appello, in materia di modalità di impiego di Michele Santoro, recuperando così la piena reciproca autonomia decisionale".

E’ un passaggio spaventoso. Non tanto per il fatto che la Rai e Santoro abbiano trovato un accordo stragiudiziale, acnhe quello, sempre per dirla come mio suocero, "in Italia è ammesso". Il punto è che una sentenza del Tribunale di Roma confermata in Appello dà ragione piena a Santoro, e cioè al silurato, all’ingiustamente vilipeso, a uno dei protagonisti dell’editto bulgaro, a quello che diceva a Celentano "grazie per il microfono ma io voglio il MIO microfono" (frase che se me l’avessero scritta l’avrei capita al volo, ma così pronunciata ci ho messo un macello di tempo, sprecando le mie poche sinapsi residue) che ora (forse) se ne va a La7 e "recupera la piena reciproca autonomia decisionale"?

Santoro poteva tenere la RAI e il Governo per le palle. Aveva dalla sua due decisioni di merito del Tribunale, potevano esserci tutte le pressioni del mondo, Berlusconi, mica Berlusconi, si contenga. E invece no, ci vuole "autonomia decisionale" anche per lui, che, evidentemente, avrà trovato forme alternative più gratificanti. Per carità, ci può essere anche soddisfazione a farsi reintegrare al lavoro oggi e mandare il padrone a "fare un bicchiere" il giorno dopo, son scelte.

Non vedremo più Santoro con Vauro che commenta le sue vignette e che nessuno ci ride più. In compenso è stato confermato "Ballarò" con Crozza che non mi ha mai fatto ridere.

Michele Santoro lascia la RAI e la RAI lascia volentieri Michele Santoro

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Michele Santoro e la Rai si sono separati consensualmente.

Con sette voti a favore e due astenuti (nota bene, nessun contrario), se ne va "Anno Zero". Il giornalista resterà per altri due anni in azienda, fino alla scadenza naturale del contratto, poi, verosimilmente, via dai coglioni anche lui.

E’ una chiara epurazione. Consensuale, però… (1)

 

(1) cfr. "Maria m’ha lasciato ma l’ho deciso io", in Madonna che silenzio c’è stasera, di Francesco Nuti.

La lettera di un lettore a repubblica.it

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Il nostro lettore Busdragi Adelio, di professione Kauterio, segno zodiacale degli zerri sotto il pesto, mi scrive, di domenica mattina, riferendomi di aver scritto una lettera alla redazione di Repubblica.it.

Dato che, probabilmente, teme, o, meglio, presente che non gliela pubblicheranno, a causa del contenuto fortemente critico della lettera essa stessa medesima, mi prega di pubblicarla sul blog, cosa che faccio immediatamente, anche se nel leggerne il contenuto ho avuto io stesso un bel po’ di perplessità e anche qualche contrazione dei muscoli dello stomaco.

Al buon Busdraghi Adelio di cui sopra, mi preme assai far notare un paio di cose:

a) fonti di informazione come "TGcom" e "Il Giornale" (diretto da Feltri, con rispetto parlando) non mi sembrano di particolare pregio o autorevolezza, considerate anche le stercofigure del suddetto Feltri, e quelle non meno fecalomacee del padrone del siccitato "TGcom";
b) l’essersi rivolto a un quotidiano come Repubblica, sia pure nella versione on line, è un gesto che nobilita il suo vieppiù spregevole animo, perché ha cercato di porsi su un piano di parità interlocutoria e di scambio di opinioni, cosa che in altri paesi verrebbe chiamata "Democrazia" ma, si sa, noi siamo in leggera controtendenza. Non pretenderà mica che solo per questo la sua lettera venga pubblicata da "Repubblica", vero?? Voglio dire, "Repubblica" è un giornale DAVVERO di regime, vicino al Partito Democratico che è AUTENTICAMENTE il partito che appoggia delicatamente Berlusconi. Ora va bene essere falsamente democratici, ma te, caro Busdraghi Adelio, pretendi un po’ troppo, caro il nostro gagarone;
c) E poi le lettere ai giornali si firmano con nome e cognome, cazzo, cosa vuol dire "un lettore di repubblica.it"? C’è gente che nell’esprimere le proprie opinioni ci mette la faccia tutti i giorni, mi sembra una cosa buona e giusta;
d) "sì" affermativo si scrive con l’accento, ma tanto quelli di "Repubblica" non lo sanno nemmeno loro.

Io, comunque, caro Busdraghi Adelio, la lettera te la pubblico, poi dinne male…



Gentilissima redazione di repubblica.it,

vogliate recepire la presente come protesta verso la vostra linea editoriale e l’"oscuramento selettivo" delle notizie e dei personaggi che non cantano intonati col coro.

Sono rimasto già molto perplesso dal fatto che le critiche pesanti rivolte dal "Capitano Ultimo" (l’ufficiale dei Carabinieri che arrestò Totò Riina) alla trasmissione "Annozero" di Santoro siano state completamente glissate da voi e all’atto pratico oscurate e non riportate. E’ un fatto di cronaca gravissimo, ed altrettanto grave ea mio avviso inaccettabile è la vostra omissione nel riportare la notizia. Per quanto capisca che Santoro e la sua linea editoriale e politica si sposino perfettamente con la vostra, sarebbe stato un omaggio alla libertà di parola e di espressione che tanto vi vantate di tutelare (a parole) riportare le pesante critiche di un PROFESSIONISTA della lotta alla mafia.

Resto ancora più sconcertato dal fatto che la notizia che ad Ultimo è stata revocata la scorta sia stata da voi completamente IGNORATA. La riporta tgcom

http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo462650.shtml

e perfino il giornale

http://www.ilgiornale.it/interni/il_capitano_ultimo_annozero_e_sue_star_migli…

ma voi ve ne guardate bene, a quanto pare.

Il messaggio è chiaro: "si, sarai anche un bersaglio della mafia, un servo dello Stato, ma provati a toccare Santoro e noi ti lasciamo morire nel silenzio". E’ un messaggio vergognoso. E’ un messaggio che ha del fazioso, ed è un messaggio tipico del modo di pensare che Ultimo ha combattuto fino a quando gli è stato permesso di farlo.

Sono scandalizzato e amareggiato dal vostro comportamento. Da chi si proclama a gran voce paladino della libertà di stampa e di espressione, da chi dovrebbe difenderci dallo strapotere mediatico di Berlusconi, magari nel frattempo accusandolo perfino di collusione con la mafia, mi aspetterei un comportamento più corretto, trasparente, professionale, etico e DEGNO.  
Mi aspetterei che fatti e notizie non venissero oscurati solo perchè "toccano" Santoro e Travaglio e si permettono di criticarli.
La stampa del Ventennio oscurava le notizie di chi criticava i paladini del regime: da voi mi sarei aspettato un comportamento ben diverso.

Spero in una vostra risposta, ma soprattutto in una rettifica di quella che è una situazione veramente incresciosa.

Buona giornata,

un lettore di repubblica.it

Anno Zero: Santoro da riequilibrare, Vauro sospeso

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E alla fine, su Santoro, la mannaia della censura è arrivata sul serio.

Ma non è una punizione severa, alla Rai hanno solo detto che Santoro è da "riequilibrare".
Che non sanno neanche loro cosa voglia dire, né, tanto meno, che cosa abbiano voluto dire con questa parola. E’ da riequilibrare la convergenza delle ruote o delle gomme di una macchina, ma, si sa, quando non si sa cosa dire, si parla sempre con le parole degli altri, meglio se sono inadeguate.

Vauro, invece, è stato "sospeso" (non si sa se con obbligo di frequenza o con quello di venire accompagnato dai genitori e svolgere qualche attività di utilità sociale) perché avrebbe turbato l’umana pietà che si deve ai defunti.

Che è una balla bella e buona, perché la vignetta incriminata (che ripubblico anch’io, per cui mi attendo una analoga sospensione, con squalifica del campo e retrocessione automatica nella serie minore) fa riferimento all’aumento di cubatura del 20% promesso dal Governo  pochi giorni prima del terremoto in Abruzzo.

Ma soprattutto è un abuso di potere evidente.

La pietà per i defunti è un sentimento che viene protetto da uno specifico titolo (il IV del Libro Secondo) del Codice Penale, che recita testualmente "Dei delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti".

Mi sono chiesto "Chissà cosa ci sarà scritto…" <mode GuarguaON> e ho letto che i reati contro la pietà dei defunti sono:

– Violazione di sepolcro
– Vilipendio delle tombe
– Turbamento di un funerale o servizio funebre
– Vilipendio di cadavere
– Distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere
– Occultamento di cadavere
– Uso illegittimo di cadavere

Quindi l’offesa alla pietà dei defunti non c’entra niente, Vauro non ha commesso nessun reato, punto e basta.

Hanno voluto far passare per illecito quello che illecito non era.

Come al solito hanno stabilito che ciò che si può e che non si può fare non lo stabiliscono le leggi, ma loro.

Domani nell’Abruzzo non colpito dal sisma riaprono le scuole. Chissà che non abbiano preparato già qualche giusta e buona razione di olio di ricino, giusto per far vedere chi è che comanda qui.

La ballata del Miche’

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«Santoro e il presunto comico Vauro sono due volgari sciacalli che vomitano insulti con le tasche piene di soldi dei cittadini. Gente così offende la verità, alimenta odio e merita solo disprezzo totale della gente perbene. L’insulto è la loro regola. Colpa di gestori della Rai che per fortuna stanno per essere cacciati come meritano»

(Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato della Repubblica per il Partito delle Libertà)

Annunziaziò Annunziaziò…

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(la versione audio per i ciechi è disponibile dal nostro lettore virtuale di MP3)

Lucia Annunziata se n’è andata dal salottino di Santoro.

Ha fatto l’offesa e Gianfranco Fini, giusto per metterci il carico da undici, ha detto che sì, era stata effettivamente offesa.

E giù solidarietà a questa giornalista che ha avuto il solo torto di dire che lei è “stronzissima” (e va beh, e allora?…), che Santoro non poteva e non doveva permettersi di fare una trasmissione faziosa (l’unica che può permetterselo è lei?), che stava conducendo male il programma, che non doveva intervistare due ragazzine, una israeliana e l’altra palestinese, che lei è una giornalista (e riallora??) e che se anche Israele ha centrato un palazzo dell’ONU va compresa perché lei è stata in prima linea (e, notoriamente, è stata la sola giornalista a riferire dalle zone di guerra) e che se c’era qualcuno che aveva il diritto di denunciare qualcosa quella era lei.

Santoro si è incazzato, come si incazzerebbe qualunque padrone di casa che si vedesse criticato per come tiene la casa, cosa dice in casa sua, come cucina per i suoi ospiti, cosa serve a tavola e che tipo di stoviglie usi.

Dopo un battibeccuccio da primedonne, la Annunziata ha fatto sua la lezione che fu di Berlusconi, si è alzata e se n’è andata. Proprio come il suo illustre ospite, alla vigilia delle elezioni del 2006.

E, come Berlusconi in quell’occasione, ha vinto, ottenendo il conforto della terza carica dello Stato e l’apprezzamento di Gasparri, quello che guarda fisso e inebetito davanti a sé come se fosse stupito solo dall’idea di veder passare un pensiero.

Buon sangue non mente, gli avversari, specie quando sono fatti della stessa pasta, prima o poi si riconoscono subito. Come dire “se non puoi combatterli, unisciti a loro…”

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Marco Travaglio – Peter Gomez – Luigi De Magistris – Michele Santoro – “Mani sporche” e “Se liconosci li eviti” – Presentazione al salone del libro di Torino

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da: RadioRadicale

Presentazione dei libri: "Mani sporche" di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio (Edizioni Chiarelettere) e "Se li conosci li eviti", di Peter Gomez e Marco Travaglio (Edizioni Chiarelettere) nell’ambito della Fiera Internazionale del Libro di Torino.
 
 
Scarica il video dell’evento in formato .RM:
 
Ascolta l’evento direttamente dal lettore di MP3 oppure scaricalo sul tuo computer (più di così…)
 

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Il saluto a Enzo Biagi

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Enzo Biagi è in “condizioni critiche”. Lucido, come lo hanno definito le figlie, ma è in ospedale ed è grave.Sono dei modi eleganti, magari un po’ schivi, per dirci che non lo rivedremo più, non in televisione, almeno.Biagi è uno di quei giornalisti vecchia maniera, una personcina schiva, modesta, riservata.
E’ un brav’uomo all’antica, uno di quei vecchi che profumano di borotalco e cappelletti in brodo di cappone, ha scritto libri che sono a metà tra la storia, la geografia e il resoconto di viaggio, e che si chiamano “Francia”, “Germania”, “Inghilterra” e via discorrendo. Testimonianza di un modo di scrivere che guarda più ai contenuti che ai contenitori.
Era un piacere leggerli, si imparavano tante cose. Sarà per questo che li hanno messi fuori commercio da anni e non li hanno più ristampati. Gli editori, quando pubblicano qualcosa di utile e piacevole che non parli di sesso o di religione si incazzano.

Enzo Biagi era stato allontanato dalla TV di Stato da Berlusconi nel suo arcinoto diktat bulgaro.
E’ stato l’inizio della sua fine, perché essere censurati può ancora ancora andare bene, ma esserlo assieme

– a un comico come Luzzati, che ha il non comune potere di lasciarci allegramente indifferenti ai suoi contenuti;

– alla Guzzanti, che ha difeso un programmache sarebbe andato fuori programmazione per disinteresse del pubblico, altro che censura;

– a  Santoro, che per tutta risposta a Berlusconi che lo mandava via piangeva storpiando “Bella ciao”;

questo è davvero troppo.

Adesso che Biagi è ancora vivo (e come persona viva a tutti gli effetti va trattato), vogliamo salutarlo con affetto, dirgli grazie per il modo onesto di fare giornalismo che ha portato avanti (e che, proprio perché onesto, i giornalisti di oggi si guardano bene da accogliere come modello da imitare).

Berlusconi ha dichiarato: “Mi dispiace molto, speriamo bene”.

Coraggio, Dottor Biagi, non abbia paura. La fine dell’esistenza terrena non potrà mai essere penosa quanto la sofferenza di veder soffocati talento, intelligenza e mestiere da chi ha fatto della censura l’unica arma di dialogo di cui è capace di disporre.

Il documentario della BBC sui preti pedofili che Santoro non farà vedere

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(screenshot da: www.repubblica.it)

Non lo metteranno in onda, stasera, il documentario prodotto dalla BBC sui preti pedofili. Santoro ha dovuto abdicare (e c’è modo di pensare che lo abbia fatto senza particolare dispiacere, perché si sa, va bene essere giornalisti, ma ad andare contro la Chiesa in Italia… ma quando mai si è fatto?) a quanto ha dichiarato oggi il Segretario Generale della Cei Betoi che ha dichiarato che non ci sono problemi per la messa in onda, ma bisogna denunciare certe falsità contenute nel filmato, insomma, è sconveniente, signori, su via, un po’ di rispetto…