Vi prego, o Gesù buono, per la vostra passion dacci il perdono

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A Vada, durante la più che cinquantennale reggenza della Prioria di San Leopoldo Re da parte di Don Vellutini (che, voglio dire, cosa ci fai col pontificato di Wojtyla o quello di Pio IX?), quella della processione del venerdì santo era una ritualità che costituiva un “unicum” che si ripeteva quasi intonso nelle strade del paese.

Si portava a braccia il cristo ligneo tirato fuori dalla teca dove era stato per un anno intero all’adorazione e al culto dei fedeli. Peso asserpentato, chi lo doveva trasportare mostrava una malcelata nonchalance, come se nella vita non facesse altro che portar cristi e tirare sacrosante bestemmie perché guarda caso, la sciàtica gli dava noia proprio ora che c’era da portare il reverendo catafalco.

Le donne andavano per prime, tutte colla pezzòla in capo. Quelle in età da marito facevan capannello da sé e ridicchiavano, cazzo ciavranno avuto da ride’, è la processione di Gesù morto, mica un filme di Ridolini! Gli uomini dietro, a biascicar stupidaggini e sputare per terra certi agglomerati urbani da fumo di Nazionali che pareva ci fosse la gara olimpica di scaracchi.

A noi piccini ci davano una candelina in mano avvolta in cima da una coroncina di carta colorata. L’accendevi e pensavi: “Ecco, ora per tutta la processione questa candela non la faccio spengere”. Era una specie di ex voto, un fioretto, una buona intenzione e regolarmente arrivava una folata di vento e ci pensava lui a spengertela. O se no c’era sempre il teppistello del quartiere che ti affiancava, ti chiedeva “Che ore sono?” e te che con la sinistra abbassavi la candela per vedere l’orologio e la carta pigliava fuoco squagliando la cera che ti faceva le stimmate sulla mano. E il coro delle pie donne:

Vi preeee-gooo
O Gesù buooonoooo
per la vostra passiooooon
dacci il perdooooonooooooo.

Il perdono lo pigli da Gesù morto stasera, ma tanto domattina a scuola ti ribecco e ti fo’ piglià’ “Visto” sul problema di matematica, stronzolo!