Le scrivo perché, casualmente, quest’oggi mi son ritrovato tra le mani il Suo “Delitto e castigo” in una non certo pregiata edizione distribuita assieme a un settimanale cattolico italiano.
Questa abitudine di offrire i classici della letteratura come cadeau per l’acquisto di un giornale, per certi versi inquieta e sminuisce il lavoro dello scrittore che si ritrova ridotto a oggetto di mero consumo. E Lei sa molto bene quanto sia frutto d’immenso lavoro l’opera letteraria. A guardare certi Suoi abbozzi o certi Suoi manoscritti c’è da restare impressionati nel vedere quanto e come la pagina stampata sia lontana da quella scritta. Dev’essere anche per questo che la mia prima scelta di vita è stata la filologia.
Mi dica, Dostoevskij, Lei che sa tutto di delitti, di castighi, di umiliati, di offesi, di idioti, Lei che ha visto la sofferenza mentale degli ultimi e la stupidità dei primi, mi dica com’è che io non sono riuscito ad andare oltre le dieci pagine non solo di un Suo romanzo, ma anche dei Suoi colleghi russi a Lei antecedenti e posteriori. Chechov, Turgeniev, Gorkij, Tolstoj, fino toccare con un dito quel Bulgakov che, ne son certo, anche Lei avrebbe in sommo ispregio. Voglio dire, com’è che mi viene a pigliare Morfeo per portarmi seco lui ogni volta che provo (e, La rassicuro, con le migliori intenzioni) a leggere qualcosa che sia stato scritto nella Grande Madre Russia. Perché scrivete tutti in quel modo bizzarro e noioso fin nei nomi? Perché se Evgenij Sergeevich Parlopov incontra Anna Godorovna Stephànova sulla Prospettiva Nevskij (dove, se no??) il dialogo dev’essere er forza di cose più o meno il seguente?
“Buongiorno, Anna Godorovna Stephànova.”
“Salute a Voi Evgenij Sergeevich Parlopov.”
“Dite, Anna Godorovna Stephànova, avete notizie di vostro zio Ivan Konstantivich?”
“Egli è molto malato, caro Evgenij Sergeevich Parlopov. E’ mia cugina, la buona Petra Ivanka Konstantinòva, che si prende cura di lui e della tomba di mia zia, la cara Galina Serbanskaja….”
Ecco, lì piglierei il delitto, il castigo, gli umiliati, gli offesi, la guerra, la pace, le anime morte e li manderei volentieri a far compagnia assieme a quei due buontemponi del Maestro e Margherita che anche lì ci avessi mai capito qualcosa.
Perdoni il mio sfogo e la mia impertinenza e mi riservi pure due ceffoni dati con le sue mani, gliele bacio volentieri di lontano
Suo
L’agenzia russa RT riferisce dell’intercettazione di due missili balistici verso il Mediterraneo orientale. Il lancio dovrebbe avere avuto luogo alle 06:16 GMT.
Perdonate la stringatezza della notizia ma ci tenevo a dirvi che qualcuno probabilmente ha iniziato a giocare ai soldatini. O a Risiko. Per il resto è una breaking news e non si hanno particolari ulteriori.
Va bene, va bene, hanno condannato le Pussy Riot a due anni di reclusione. E tutta l’opinione pubblica è indignata e grida contro l’attentato alla libertà di espressione, contro l’intolleranza nei confronti dell’espressione artistica, lo sberleffo al potere, la mancata concessione della sospensione condizionale, l’esagerazione dell’entità della pena.
E bravo moralismo italico di terza mano! Ci indignamo tanto per tre ragazzine che con modalità un po’ sguaiatelle sono andate a incappucciarsi di colori sgargianti e a cantare una canzoncina nemmeno tanto orecchiabile contro Putin in una chiesa ortodossa russa (dove, immagino, c’era gente che si faceva gli affari suoi) e non ci indignamo che in Italia il primo che fa la linguaccia a qualcuno o che scrive qualcosa su un blog rischia tre anni di carcere??
Sono state condannate per teppismo e per incitamento all’odio religioso. La libera espressione del pensiero non c’entra niente. Non è l’esercizio di un diritto di critica, che può sconfinare verso la diffamazione secondo il parere personale e l’interpretazione soggettiva di un giudice (e anche lì ci sarebbe da discutere sul fatto che un’espressione possa essere interpretata in un modo o in un altro a seconda non dico dell’umore, ma almeno dell’estrazione culturale, politica e religiosa di chi deve giudicare), queste tre hanno travalicato un diritto per affermare una prepotenza. Che non è quella di criticare Putin come vogliono con la loro arte canterina, ma quella di farlo rompendo le scatole a gente che prega per fatti suoi.
Un conto è prendersela con la Chiesa Cattolica come istituzione (e loro l’hanno fatto con quella ortodossa), un conto è andare in chiesa mentre c’è la donnina che dice il rosario a punkeggiare abbéstia perché va di moda lo sberleffo incappucciato, magari alla vecchietta che non ci capisce nulla e che aveva l’unica colpa di esser lì a sgranare due pateravegglòria.
Ora pare che una di loro sia sfuggita all’arresto, non so in quale modo, e tutto sommato non mi interessa, ma diàmine, non è Julian Assange. Lo dimostra il fatto che una folla sterminata di ragazzine vogliono diventare Pussy Riot, mentre di marcire una ambasciata equadoregna non gliene frega niente a nessuno.
Attaccare i poteri costituiti è un esercizio che ha bisogno di dignità e di voglia di mettersi in discussione. Di porre sopra il piatto della bilancia delle idee anche tutto quello che si si ha e che si è, se necessario. E poi, se del caso, sparire in silenzio, e possibilmente senza mettersi un preservativo in capo.
L’edizione russa di Wikipedia ha oscurato per 24 ore le proprie pagine in segno di protesta contro una legge in approvazione alla Duma che crea una blacklist vòlta a impedire l’accesso a una serie di siti internet. Ufficialmente si tratterebbe di arginare il fenomeno della pedopornografia e della criminalità on line. Il sospetto, che, a questo punto, è diventato più di un sospeto, è quello che in Russia si voglia mettere il bavaglio alla rete, una tentazione di cui in Italia siamo maestri, tanto che il famigerato articolo “ammazzablog” è ancora intatto nell’iter parlamentare dell’approvazione della legge sulle intercettazioni.
In Italia, quindi, Wikipedia ha deciso di eliminare, speriamo temporaneamente, il pro-memoria contro la sciagurata ipotesi di legge italiana e di mettere un bannerino di solidarierà alla protesta dei “colleghi russi”.
La Duma, peraltro, quelli di Wikipedia non se li è filati manco di pezza ed è andata avanti.
Anche questo linguaggio di Wikipedia, per cui si è tutti “colleghi” la dice molto sull’aspirazione professorale e, quindi, moralizzatrice, di chi Wikipedia la redige.
In breve, i problemi italiani sono stati accantonati per far posto a quelli russi.
Intento che sarebbe anche lodevole, se non fosse che la Duma stessa ha approvato il reintegro nel codice penale del reato di diffamazione, per il quale è previsto un massimo di un anno di carcere. Quindi, se è stato reinserito vuol dire che prima era depenalizzato, che la Russia avrà anche dato, sì, un giro di vite alle libertà sul web, ma almeno ci hanno provato.
Noi in Italia il reato di diffamazione lo abbiamo sempre avuto nel Codice Rocco, e per una diffamazione si può pagare con tre anni di carcere.
Se la Russia sta male, dunque, noi stiamo peggio, ma non c’è nulla di meglio della solidarietà per ottenebrare la memoria di quello che ci sta per accadere.
Oggi vi omaggio di questo florilegio cartolinesco giuntomi proprio or ora (o dieci settimanette or sono) dall’amico Yuri Ciribiribin che me la invia dalla Russia. Vi si notino, si faccia il favore d’osservare, le reazioni contrite de’ bimbi discoli, deboli nelle materie d’iscuola, che vengon relegati in un cànto a ragionar da loro a lor stessi sulle malefatte, così iNparano a star muti come vuole lo zio Stali’….
Sono veramente grato dal più profondo degli alluci alla bontà di chi, partecipando all’imprescindibile gioco del
Postcrossing ha voluto pregiarmi di cotanta effigie.
S’affronta quivi la buonanima di Buccianti Manfredo sposato Barsotti, il quale mostrasi sì piacente a chi lo mira, nel bere una tazza di brodino caldo dopo che si è diluviato una tegamata di cacciucco di chiocciole rifatte colla nepitella.
Il Buccianti, segno zodiacale della tempera su tela, sorride lieto e vezzoso delle sue palline clic-clac sulle orecchie di cui va orgoglioso quando percorre notturamente il Viale della Stazione.
All’indomani delle dimissioni di Berlusconi ho avuto l’idea di inviare una mail alla Voce della Russia, l’emittente radiofonica in lingua italiana che una volta veniva conosciuta con il nome di "Radio Mosca".
Il 15 novembre scorso hanno aperto la sezione "La paginetta degli ascoltatori" proprio con il mio scritto. Che, come vi potete immaginare, non era particolarmente generoso nei confronti di Berlusconi, ma questo non ha impedito alla fedelissima redazione italiana di difenderlo, e di riportare gli "aspetti internazionali dell’attività di Silvio Berlusconi che non possono essere ignorati". Non so se si riferissero a quando Berlusconi diede del Kapò al deputato europeo Schultz, quando parlò della Presidente Finlandese facendoci fare una figura meschina, quando ha fatto le corna nei consessi internazionali.
Insomma, nessun riferimento alla politica interna dell’Italia e alla crisi economica. Berlusconi, anche per la Voce della Russia, è l’ultimo dei Mohicani.
Speriamo che sia l’ultimo davvero, allora…
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Buona sera a tutti! In studio Giovanna.
Certamente non sono io che devo raccontarvi, amici, della reazione in Italia alle dimissioni di Silvio Berlusconi. Valerio Di Stefano di Roseto degli Abbruzzi – Teramo ha scritto:”Gentili Signori della Redazione Italiana, le inevitabili dimissioni di Berlusconi e del suo governo chiudono un’era dolorosa per l’Italia. Il popolo italiano è stato portato sull’orlo del baratro da un governo di personalismi opportunistici. Saranno necessari anni prima che il dissesto economico dell’Italia, assieme al suo degrado morale, civile, politico e delle istituzioni possa essere sanato. Lo sfascio del libero pluralismo dell’informazione, dell’equilibrio idrogeologico e artistico, della scuola pubblica e della giustizia costituiscono l’unica eredità di un Presidente del Consiglio che ha svolto il suo ruolo a discapito degli interessi del Paese. Mi auguro con forza che tutto questo non accada mai più. Un cordiale salute”. Gli italiani hanno pieno diritto di esprimersi su chi li ha governati per tanti anni. Ci sono però anche aspetti internazionali dell’attività di Silvio Berlusconi che non possono essere ignorati. Egli indubbiamente ha fatto molto per il consolidamento di buone relazioni tra l’Italia e la Russia. E il Presidente russo Dmitrij Medvedev, parlando domenica con Silvio Berlusconi, lo ha ringraziato per il contributo apportato allo sviluppo dei rapporti tra i nostri paesi. "Il Presidente russo ha ringraziato Silvio Berlusconi per il costruttivo lavoro congiunto e il suo grande contributo personale in qualità di Capo del Governo italiano allo sviluppo dei rapporti pluridimensionali russo-italiani,- è detto in una notizia diffusa dal servizio stampa del Cremlino. Si rileva che la sinergia tra i due paesi ha raggiunto un alto livello senza precedenti e si esprime la speranza in un ulteriore sviluppo progressivo dei rapporti bilaterali. A conferma di quanto detto davanti agli esperti internazionali della Russia nell’ambito del Club di Valdai il premier russo Vladimir Putin ha definito il suo collega e amico Silvio Berlusconi "uno dei piu’ grandi uomini politici europei", "uno degli ultimi Mohicani della politica".
Dalla Russia con amore, tramite l’incommensurabile postcrossing.com mi giunge l’icona inviatami da Maraschi Marusca in Falaschi vedova Baneschi la quale mi onora di questa cartolina la quale si nòma "Piselli scongelati", e in cui s’intravedono, oltre all’addolorata Putignani Ivonne, la premiata coppia Gepi and Gepi e Stallio e Ollio.
Dichiarandomi servitore in aeterno della Maraschi (anzi, se ciavesse anche trenta o quarantamila eurini -o dracme caldee- da prestarmi gliene sarei grato) restino le imperiture e sempiterne espressioni d’ossequio.
Ogni tanto tra le mail di spam ce ne sono di divertenti, e perfino di tenere.
Yuliya, per esempio. Yuliya non esiste, è un robot. Oppure un imbecille. Ha scritto una lettera standard in inglese, l’ha passata al traduttore automatico ed ecco il risultato.
Ciao!mio nome e Yuliya! Ho un grande desiderio di trovare il mio unico e solo la meta. Ho 28 anni. Spero che la differenza di eta non sara probleoy per la nostra comunicazione. Sono una ragazza calda affettuosa e dolce. Voglio trovare un compagno stabile. Per fare questo, ho tutte le caratteristiche: mi piace creare comfort, mi piace quando la casa bella e tranquilla. in vita mia ragazza seria, responsabile e corretto. ma io sono romantico e sensibile, la comprensione ed emotivo. di buon umore, per risolvere i problemi nella vita. per me la solitudine della vita perde il suo significato. Posso dire che io sono una ragazza semplice, mi piace un libro aperto. Ho bisogno di aprire e leggere di me. o spravidlivee, desidera leggere. e poi le parole sembrano essere semplice e chiaro. Con uno sguardo in avanti alla vostra risposta. Qui e la mia e-mail: nevekos@yahoo.it. cosi potrei mandare la mia foto. Spero di si. che siamo connessi amicizie.
In Italia una come Yuliya o te la inventi (appunto!) o altrimenti non la trovi più nemmeno nei remainders con il 75% di sconto.
Se non altro perché le "piace un libro aperto" ed ha sempre "uno sguardo in avanti alla vostra risposta". Qui a Puttanopoli nessuno apre più un libro. Mai sentite le escort del Premier parlare di letture. Anzi, in televisione parlano in modo sgrammaticato e confuso, sarà per questo che qualcuna di loro si è fatta venire l’idea di buttarsi in politica.
Io continuo a preferire Yuliya che ha "bisogno di aprire e leggere di" sé.
Lev Nikolaevič Tolstoj moriva cento anno fa, in una stazioncina di periferia.
Ho scovato questa registrazione della sua voce, risalente al 1908 (lo stesso anno a cui rimonta questa fotografia) e ve la ripropongo, con la speranza che questa occasione di ricordo faccia venire voglia a voi, ma soprattutto a me (che ho sempre avuto una congenita incapacità a leggere gli scrittori russi) di prendere in mano la sua opera e di farne tesoro, capissi almeno cosa dice…
…e siamo talmente assorbiti da uno zio che ammazza e poi stupra la nipote, da Bossi che mangia i rigatoni con la pajata, dalla TV che ci offre la solita "tratta catodica dei minori," dai giornali che parlano del rosario di Niki Vendola, che non abbiamo neanche avuto un minuto di silenzio o di dignità per ricordare che quattro anni fa se ne andava
Tu che stai vivendo l’estate a tutto tondo e che sei davvero glamou… trend… stronz… alla moda, sappi che è l’ora del
BACIO®
Ma sì, altro che happy hour del cavolo, con l’aperitivo cenato, se il portiere della nazionale spagnola Casillas ha baciato la sua fidanzata in diretta televisiva, tutti possono baciare chiunque, liberamente, senza falsi pvdori sentendosi delle starSSSSss.
Come hanno già fatto in tanti.
Come hanno fatto Palleschi Luana e Marmugi Otello, ritratti in questa indimenticabile istantanea (foto: Adelmi Athos).
Radio "Pace e Progresso" (Radio Peace and Progress) fu una stazione che, sfruttando i trasmettitori dell’allora Radio Mosca, diffondeva la propaganda dell’allora Unione Sovietica.
Gli scopi dichiarati dell’emittente erano quelli di "trasmettere fedelmente informazioni sull’Unione Sovietica e sulla vita dei popoli dei paesi stranieri, promuovere una prospettiva di sviluppo e di mutua comprensione e amicizia tra i popoli."
Naturalmente era tutt’altro. Faziosa fino all’inverosimile, fu una delle prime banderuole sovietiche a cadere con la Perestrjka di Gorbaciov.
Gli ultimi giorni sono passati nel delirio più completo. Mosca seppellisce gli ostaggi. Oggi, ieri, domani. E’ insopportabile… I defunti hanno volti tranquilli, per nulla deformati dalla morte , come se fossero addormentati; in effetti li hanno addormentati: la nostra nazione ha soltanto calcolato male la dose…
Gary Kasparov è stato arrestato ieri, per poi essere rilasciato, per aver detto chiaramente in piazza che Vladimir Putin è un cattivello. Non sappiamo che cosa sia successo nelle ore successive all’arresto, probabilmente gli avranno detto due dolci parole, lo avranno rispedito a casa giusto in tempo per sedersi in un luogo comodo e ripensare alle sue malefatte.
L’ultimo caso eccellente è di queste ore. C’è un giornalista del quotidiano Kommersant che è trovato morto davanti al portone di casa. La versione ufficiale è quella del suicidio: si è buttato dal quinto piano. L’uomo si chiamava Ivan Sofronov, un nome noto proprio perché scriveva quotidianamente editoriali infuocati caratterizzati da un radicale scetticismo. Nessuno crede alla versione della polizia. E Andrei Vasiliev, direttore del giornale, dichiara subito: "Conoscendolo bene posso dire che non era certo il tipo da uccidersi". Sulla vicenda grava anche un altro mistero: Sofronov abitava al terzo piano, ma si è lanciato dal quinto… Lo hanno portato lassù per gettarlo dopo averlo fatto fuori? La polizia non fornisce i risultati dell’inchiesta e si limita a poche e incoerenti spiegazioni. E di certo c’è solo il dossier del personaggio che parla ampiamente.
Ivan era stato, prima di passare al giornalismo, colonnello delle truppe missilistiche. Era un esperto di quel mondo e si era dedicato a mettere in evidenza aspetti collegati all’industria militare. Di ispirazione moderata e liberale era divenuto un personaggio noto, ma scomodo. Era stato anche sottoposto ad un’inchiesta giudiziaria a causa delle sue lunghe battaglie, ma si era difeso dalle accuse affermando che le informazioni che aveva divulgato erano di dominio pubblico. Il suo caso si aggiunge agli altri dossier che si trovano sui tavoli del Cremlino. Sofronov come la Politkovskaja? Perché anche in questo caso si è di fronte ad un personaggio che aveva puntato la sua attenzione sul mondo militare e sulla crema dell’establishment sociale, politico e finanziario. Continua la lettura di “Delitti e suicidi senza castighi nella Russia di Putin – di Carlo Benedetti”→
Tutto, a parole, era in nome dell’amicizia. Il “campo socialista” era un terreno comune per azioni coordinate nei campi più diversi. Il Patto di Varsavia era la struttura portante di una collaborazione militare che tendeva alla unificazione degli eserciti. Il Comecon era una sorta di “mercato comune socialista” che controllava e regolava, con i diktat che giungevano dalla sede di Mosca, i rapporti economici. Il Comintern aveva lasciato spazio ad una sorta di internazionale dei partiti dei paesi socialisti. E la capitale russa, in questa rete di rapporti d’amicizia, aveva assunto un ruolo guida rivelando, anche con le forme esteriori, il carattere di una forza sopranazionale. Tanto che nella metropoli sovietica tutto stava a dimostrare che si era realizzata una unità globale.
C’erano istituti di cultura per ogni paese socialista, biblioteche che allineavano i libri nelle lingue dell’area del Patto di Varsavia, strade che portavano i nomi delle capitali dell’Est, monumenti dedicati ai personaggi più significativi della storia dei paesi “amici”; alberghi e ristoranti dedicati a “Budapest”, “Bucarest”, “Varsavia”, “Sofia”, “Berlino”; slogan che inneggiavano all’unità del campo socialista e programmi televisivi dedicati alla “collaborazione tra i paesi dell’Est”. Poi, con il crollo dell’Urss, tutto si è attenuato. La ristrutturazione ha preso il sopravvento. Ed ora – dopo l’implosione dell’Unione e le conseguenti lotte e polemiche degli ex paesi dell’Urss – comincia una nuova tappa. Ed è quella dell’attacco dell’Est alla Russia. Scendono in campo quelli che erano un tempo i grandi “amici”, i “bastioni del socialismo reale”. E tutti si impegnano in una lotta contro il Cremlino post-sovietico, in chiave filo-americana.
E’ la rivolta generale dell’Est che si sviluppa con il pieno appoggio della Cia, del Pentagono, della Casa Bianca, della Nato e delle grandi multinazionali dell’occidente. Il “mondo libero” del capitalismo prende la sua rivincita e costruisce nuove barricate che vanno però a creare una nuova cortina di ferro. Torna lo spettro di quel Winston Churchill che nel discorso di Fulton annunciò al mondo che “Da Stettino nel Baltico e Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa sul continente”. Erano altri tempi, è vero, ma ora è l’Est che ricostruisce una sua cortina. E la Russia resta dall’altra parte. Si rievocano, così, circostanze tutt’altro che dimenticate. Ed ecco che il fronte antirusso si apre con la Polonia dei due gemelli Kaczynski – il presidente Lech e il primo ministro Jaroslaw – che avvia le polemiche contro la Russia di Putin sulle questioni dei rapporti economici. E aiuta anche i ceceni che si battono per la loro indipendenza aiutandoli ad aprire loro sedi di rappresentanza a Varsavia e in altre località polacche. E c’è dell’altro: il ministro della Difesa polacco, Aleksandr Schilgo’, licenzia dal suo esercito tutti gli ufficiali che a loro tempo avevano ottenuto un’istruzione militare in Unione Sovietica. (E qui va ricordato anche che l’antirussismo dei polacchi è cosa nota, così come quello degli ucraini delle regioni dell’ovest, Lvov, ad esempio).
E sempre all’Est si scopre che la Repubblica Ceca – diretta dal presidente Vaclav Klaus – manda a dire a Mosca (con un articolo-manifesto del quotidiano "Neviditelny") che: "Considerati gli stretti rapporti con l’Occidente, soprattutto con gli Stati Uniti, non dobbiamo temere nulla, anche se verso di noi saranno puntati tutti i missili russi possibili. L’imperialismo russo è estremamente vigliacco nonostante tutta la sua aggressività ed è allo stesso tempo prevedibile proprio grazie alla sua vigliaccheria". Prende le distanze da Mosca anche l’Ungheria del primo ministro Ferenc Gyurcsany. La propaganda antirussa è di casa a Budapest e le sviolinate filoamericane sono il motivo conduttore della politica magiara. E c’è poi la Bulgaria del presidente Georgi Parvanov che si impegna nella svendita degli archivi della sua intelligence per sottolineare che la vecchia politica di Sofia era dominata dai sovietici del Kgb. Si allinea alla campagna antirussa anche la Romania del centrodestra diretta dal presidente Traian Baseascu. Qui le polemiche sono dure e riguardano i rapporti economici così come si erano andati formando nel periodo dell’Urss.
La questione dell’attacco a Mosca trova poi un momento di “coesione” che riguarda tutti i paesi dell’Est. Perché nelle varie capitali si registra un comune denominatore politico-diplomatico. Dominano qui le questioni militari e dell’allargamento della Nato. C’è una visione unitaria per quanto riguarda l’assenso all’installazione dei sistemi missilistici americani nell’Europa orientale. Praga e Varsavia hanno accettato che Washington, installi sui propri territori radar e missili vari. E l’Europa accetta il tutto in silenzio. Ma la ventata antirussa raggiunge anche quei territori che un tempo erano parte integrante dell’Unione Sovietica. In prima linea, qui, si trovano l’Estonia e la Georgia. Gli estoni parlano di “occupazione sovietica” dimenticando che l’Armata Rossa liberò il Baltico dal nazifascismo. E si fanno forti – in queste loro dure polemiche – dello scudo della Nato. Intanto i media di Tallin battono sul tasto della minaccia russa e di una Russia che manifesta sempre più il suo essere potenza imperialista…
Si muove duramente anche il fronte del Caucaso. Perché la Georgia del presidente Saakasvili è decisamente contro Mosca. Minaccia le minoranze russe che abitano nel paese, rifiuta la realtà di regioni come l’Abchasia e l’Ossezia che guardano al Cremlino con estrema attenzione. L’antirussismo, quindi, è oggi una scelta politica e diplomatica che trova ospitalità in vari gruppi dirigenti dell’Est e dell’Ovest. E’ la forma moderna e concreta di una nuova costruzione geopolitica che si riallaccia a quella “cortina” annunciata a Fulton. Solo che oggi questo nuovo Muro che si sta realizzando non può essere messo nel conto di Mosca. Perché ad essere “dall’altra parte”, oggi, sono i russi… E’ un brutto vento che soffia e che annuncia, forse, una nuova guerra fredda.
Due volte con il polacco Karol Woityla – Giovanni Paolo II – con un faccia-a-faccia tutto in lingua russa. Ora sarà la prima volta con il tedesco Joseph Ratzinger – Benedetto XVI – e anche in questo caso non ci sarà bisogno dell’interprete. Perché Vladimir Putin – presidente russo – negli anni in cui serviva il Kgb nella Rdt, si era ben organizzato parlando esclusivamente tedesco. Ed eccolo ora alla nuova prova del dialogo tra Russia e Vaticano. Perché l’annuncio della sua visita Oltretevere – pur se non ancora ufficiale – è già dominio delle diplomazie. Arriverà in Italia il 13 marzo, incontrerà il presidente Napolitano, il premier Prodi e poi si trasferirà in Vaticano per dare il via ad un dialogo con il Papa. E sarà, questo, il momento più significativo della missione che dovrà contribuire – con ragionevolezza e moderazione – a creare le condizioni per un compromesso tra la Chiesa ortodossa e il Vaticano. Continua la lettura di “Putin in Vaticano: una visita poco ortodossa – Carlo Benedetti”→
Brinda alla vittoria in queste ore Alexander Posonov, insegnante di un villaggio sugli Urali divenuto fenomeno internazionale per l’enorme eco suscitata dal suo caso: il docente, accusato di pirateria, non sarà sottoposto a processo. Lo ha deciso il tribunale russo che si è occupato del caso.
Secondo i magistrati, riportano le agenzie in queste ore, la denuncia contro Posonov non è ricevibile, anzi è "insignificante" e, dunque, il caso è chiuso.
Posonov se l’è vista brutta: accusato di aver utilizzato su 12 computer copie illegali di Windows e Microsoft Office, rischiava fino a 5 anni di carcere e una multa che avrebbe potuto salire a qualche migliaio di euro.
Come si ricorderà, a sostenere Posonov, e a dare risonanza alla denuncia contro il docente, era stato nei giorni scorsi l’ex leader sovietico e premio Nobel per la pace Mikhail Gorbachev che, in una lettera indirizzata a Bill Gates, aveva chiesto l’intervento del chairman Microsoft per porre fine al procedimento. Microsoft, da parte sua, aveva spiegato di non aver denunciato l’uomo e sosteneva di non poter intervenire, trattandosi di una questione interamente gestita dalle autorità russe.
A pesare sull’orientamento del tribunale, forse, è stata anche la battuta di Vladimir Putin, il presidente russo, che aveva bollato il caso come "ridicolo".
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