“Tre litri di latte, baguettes “in quantità industriali” (5), filetti all’acciuga (??), fettine scelte (quante?), macinato, bocconcini, insalata lattughina, saccottino fragola (??), tortellini, un vasetto di Nutella, biscotti, otto pacchi di spaghetti (“…di marca buona”), cannelloni rigati, rigatoni, 6 uova, pennoni, salmone (parecchio!), Würstel, panini per hot dog, hamburger, pollo, spinacine, bevande rosse, zucchine sfuse, stracchino e pomodoro.” E anche un barattolo di Nutella.
Tutto questo ha acquistato l’onorevole Picierno ieri mattina, prima di essere ospite a Ballarò. Ha speso 80 euro. Per l’esattezza 80,02 euro. Ha sciorinato lo scontrino in trasmissione. Non si sa se voleva dimostrare di essere una buona massaia o che con 80 euro si possano comprare molte cose. Beh, certo è che non è riuscita né nel primo né nel secondo intento. Infatti è ormai pacifico che la maggior parte delle famiglie italiane consuma molto salmone, e gli ottanta euro al mese del governo Renzi contribuiscono innegabilmente a sanare questa esigenza primaria. E poi il salmone con che cosa lo vuoi servire? Certamente, con le baguettes. Non con il pane comune in pagnotte, che sei in quattro con un chilo te la sfanghi, non con le baguettes, perché se al popolo manca il pane non è bello dirgli di mangiare delle brioches, ma con le baguettes ci se la può cavare senza particolari figuracce. E le fettine, mi raccomando, che siano scelte, non sia mai che in casa ci si debba fare una pizzaiola che costa meno e riempe di più.
E, sia chiaro, niente farina, acqua, vino, olio extravergine di oliva, zucchero, sale, caffè o altri beni di prima necessità. Piuttosto un bel barattolone di Nutella (il bonus antifame caro al PD non poteva essere altro che di stretta marca morettiana), scaccia i pensieri e fa venire i brufoli.
Che poi la Picierno non è quella che a settembre 2013 chiuse un intervento alla Camera contro il Movimento 5 Stelle con un sonoro “vaffanculo”?
«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale».
«Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda».
[Ma la pasta la mangiano anche i gay] «Va bene, se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti».
«Io rispetto tutti facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al matrimonio omosessuale, ma no all’adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso».
Sulle parole di Guido Barilla a “la Zanzara” di Radio24 si è detto di tutto e, forse, lo si è detto in modo improprio e nemmeno troppo convincente, certo è che se, dopo aver ascoltato e letto questi contenuti, uno decide di boicottare i prodotti della Barilla, non consumandoli, gay o eterosessuale che sia, lo si può anche comprendere.
Il messaggio lanciato è quello di una falsa libertà, ed è questo che dà da pensare.
Dire “se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta” non è un segnale di tolleranza verso chi la pensa diversamente o intende vivere in un altro modo.
Bisognerebbe poter dire “Mangiate la nostra pasta, se vi piace, e vivete come vi pare!”, non che si deve condividere anche la “comunicazione” di chi quella pasta la produce.
Il mio “obbligo” verso la Barilla finisce nel momento in cui io alla cassa pago la mia confezione di spaghetti o di rigatoni. Se ho una famiglia di tipo tradizionale, gay, se vivo da solo, se la compro per regalarla alla Caritas che la cucina per i poveri della mensa, sono esclusivamente cazzi miei.
Ho vissuto per quattro anni da single. Compravo un formato di pasta Barilla perché mi era comodo e mi piaceva. Cosa dovrei fare, sentirmi in colpa perché non soddisfacevo i requisiti dei loro spot e non c’era una donna in casa mia che avesse un ruolo fondamentale?
La frase “facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri” implica che gli omosessuali possono sì fare quello che vogliono, PURCHE’ non disturbino gli altri. Ed è il “purché” che manca.
Sono le litanie di sempre: “Vai pure fuori a giocare ma non fare rumore”, “ti compro quello che vuoi purché tu mi lasci in pace”, “ti compro la casa per conto tuo purché tu non sposi quello lì” e viandare.
Già, ma dove comincia il “disturbo”? Avete presente quegli scemi che dicono “la tua libertà finisce dove comincia la mia” e non si sa bene dove sia la loro libertà? C’è un cartello? Che ne so, “inizio zona libertà altrui”…
Il “disturbo” comincia quando si cominciano ad urtare non i sacrosanti diritti di ognuno ma la sua suscettibilità e sensibilità individuali.
Allora siccome credo nella famiglia di tipo tradizionale tu che sei omosessuale intanto sì, va beh, ti puoi anche sposare, se vuoi, ma i figli no, prima di tutto perché io credo che in una famiglia omosessuale sia molto complesso tirarne su, anche se non ho mai vissuto in una famiglia omosessuale, ma soprattutto perché una famiglia omosessuale con figli va a cozzare contro quel modello di famiglia che io diffondo nei miei spot ed è QUESTO che mi dà fastidio.
Perché poi la gente si accorgerebbe che esistono anche altri modelli familiari e il mio prodotto magari non lo compra più, e invece così decide di boicottarlo e non lo compra più lo stesso, non fa una grinza.
E, comunque, si vede che il nucleo familiare ideale è quello “sacrale” di un fornaio che fa i biscotti e che parla con una gallina.
Nel dubbio posso dirvi che la pasta del discount che frequento (che vende anche prodotti Barilla, beninteso), il Penny Market, è buona, tiene bene la cottura, resta al dente, costa poco e mi pulisce anche il water.
Se poi avete ospiti o volete regalarvi dei minuti di piacere intenso, quasi orgasmico, Pasta Verrigni e andate sul sicuro.