Il sindaco di Riace Antonio Trifoli pubblica una mail con i dati personali di Jasmine Cristallo

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Non so chi siano né Jasmine Cristallo (che mi risulta leader e portavoce di una parte del movimento delle cosiddette “sardine”) né Antonio Trifoli. Cioè, so benissimo che Antonio Trifoli è il sindaco di Riace, eletto nella lista civica “Riace Rinasce”, vicina alla Lega, già destituito con una sentenza del Tribunale la cui efficacia esecutiva risulta sospesa in virtù del ricorso presentato avverso la stessa sentenza.

Fatto sta che un paio di giorni or sono il sindaco Trifoli ha pubblicato su Facebook il testo di una PEC di Jasmine Cristallo indirizzata alla Questura di Reggio Calabria e all’ufficio protocollo del Comune in cui si comunicava che si sarebbe tenuto un flash mob e che la partecipazione avrebbe previsto la presenza di 150/200 persone approssimativamente. Il tutto senza cancellare l’indirizzo di residenza, l’indirizzo di posta elettronica (quest’ultimo segnalato dalla quasi totalità della stampa, anche se sulla documentazione in mio possesso che premetto a questo intervento l’e-mail PEC non compare) e il recapito telefonico, mettendo così la persona di Jasmine Cristallo all’esposizione di qualunque fanatico che abbia o che abbia voluto perseguitarla a vario titolo. Adesso tutti sanno dove abita (e saperlo, purtroppo, non dovrebbe essere un grosso problema, visto che gli archivi comunali dell’anagrafe di stato sono pubblici e pubblici sono i dati in essi contenuti), a quale indirizzo di posta elettronica risponde (e questo potrebbe essere un problema abbastanza facilmente risolvibile, basta “switchare” le impostazioni della casella in modo che riceva posta elettronica esclusivamente da account altrettanto certificati e che rimandi indietro le mail provenienti da account di posta elettronica tradizionale che sovente sono i più utilizzati per il mail bombing denigratorio). Resta (come se fosse poco), il problema del numero del cellulare e, più in generale, l’atteggiamento di chi, alla carlona, ha pubblicato su un social una mail (cercando di avvalorare la propria tesi circa il numero dei partecipanti al flash mob), senza preoccuparsi di sbianchettarne i passaggi salienti e/o i dati personali che non interessavano a nessuno. O, forse, interessavano solo ai soliti leoni da tastiera.

Il messaggio è restato in linea per pochissimo tempo (è stato quasi immediatamente cancellato), ma ormai il danno era fatto. Jasmine Cristallo ha dichiarato:

“Eccovi il signor Antonio Trifoli. Non l’ho mai incontrato di persona, ma tra poco succederà: in tribunale”

mentre Trifoli, azzardando una francamente incomprensibile scintilla di difesa ha detto:

“La mia intenzione era soltanto quella di evidenziare il numero esatto delle persone che hanno partecipato all’iniziativa e per errore ho pubblicato sul mio profilo Facebook anche l’indirizzo di Jasmine Cristallo. Stamane le ho telefonato spiegandole questo e chiedendo scusa. Non è mio costume fare certe cose, anzi sono contento quando qualcuno viene a Riace per manifestare pacificamente. Io non sono Mimmo Lucano, ma non sono né leghista né razzista come spesso mi dipingono”.

E ancora:

“Per una svista – si legge sul suo profilo – è  stata pubblicata per poco tempo, sotto i tanti commenti di una testata locale, una nota in cui vi erano alcuni dati della sig.ra Jasmine Cristallo. Porgo a lei le mie più sentite scuse e la aspetto al Comune di Riace per offrirle un mazzo di fiori e per scambiare 4 chiacchiere con lei, per farle capire che non sono così cattivo e pieno di pregiudizi, come invece sono stato descritto”.

Sarà, però intanto i soliti haters hanno cominciato a minacciare velatamente perfino la figlia dell’attivista e questo è seriamente preoccupante.

Leggerezza o atto doloso che sia, la privacy di una persona sarebbe stata pesantemente violata. E non si può non offrire tutta la propria solidarietà a Jasmine Cristallo che in questo frangente è senz’altro il soggetto più debole e compromesso.