E’ arrivato Frate Indovino!!

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L’altro giorno è arrivato “Frate Indovino” a mia moglie.

Una volta il mi’ nonno Armando diceva: “E’ arrivato Frate Indovino!!”, “E’ arrivato Selezione!!” (intendendo “Selezione dal Reader’s Digest”), “E’ arrivata la bolletta della luce, natidancani!!!”.

Frate Indovino faceva parte della posta di ogni giorno, sia che arrivasse il calendario o che si trattasse di più opportune richieste di denaro, sotto forma di donazione liberale o acquisto di qualche ninnolo recapitato “comodamente” a casa per posta.

Quindi non solo Frate Indovino esiste ancora, ma ha addirittura un sito web su cui vende on line tutto ciò che è possibile vendere per posta. A volte mi stupisco ancora di quanto la tecnologia si sia ramificata.

L’avessero mandata a me la paccottiglia cartacea inviata a mia moglie avrei fatto una  richiesta di accesso ai dati per vedere chi glieli ha dati il mio nome e indirizzo. Ma mia  moglie dice che in fondo Frate Indovino le sta simpatico e allora transeat.

Per la cronaca “Frate Indovino” è esistito davvero, si chiamava Padre Mariangelo, al secolo Mario Budelli, nato a Cerqueto nel 1915. Cominciò nel 1945 a regalare un almanacco come  allegato natalizio alla “Voce Serafica di Assisi” ed è quello che viene definito come il Calendario di Frate indovino”. Morì nel 2002.

Insomma, semine, consigli, trucchi, segreti, orti, orticelli, erbe officinali, erbette aromatiche, riflessioni, lune piene, lune nuove, eclissi solari, allunaggi e quant’altro.

La prima cosa che mi è saltata agli occhi è stata una nota a pie di pagina di quelle scritte pidocchine pidocchine in calce al volantino di propaganda per le preparazioni a base di erbe (sì, perché vendono anche le tisane!):

“Frate Indovino” è un marchio! Ma come si fa a fare un marchio del nome (sia pure popolare) di una persona? Sì, lo so che  è possibile, Martini è un nome che è diventato un marchio, Rana lo stesso, se ne potrebbero  fare a iosa di esempi, ma, appunto, Martini è sempre rimasto nell’alveo degli alcolici, Rana
in quello dei prodotti alimentari, Frate Indovino è passato dalla editoria parareligiosa al marketing delle tisane.

E ce ne sono di vari tipi, balsamica, digestiva, rilassante e perfino carminatica, che non sapevo che cosa volesse dire e oggi su Internet apprendo che “si compone di una miscela di piante dalle rinomate proprietà benefiche nei riguardi dell’apparato gastro-intestinale con particolare azione sull’eliminazione dei gas intestinali“. Anche a me càpita di carminare spesso, solo che non lo sapevo, pensavo solo di fare delle scorreggine, ecco tutto.

Al giornale di Frate Indovino e al volantino sulle erbe carminative è allegato un bollettino di conto corrente postale. Per cosa lo posso utilizzare? Mah, per esempio per “richiedere S.S. Messe“.

Era da quand’ero piccino che non vedo più oblazioni in danaro per le messe a suffragio dei defunti o in ricordo degli eventi. La mi’ nonna Angiolina due volte l’anno si vestiva  ammodino, andava in Chiesa, parlava col prete e tirava fuori una banconota per la messa dei  suoi genitori (che sarebbero il mi’ bisnonno Arturo e la mi’ bisnonna Armida)  nell’anniversario del loro trapasso.

O vediamo un po’ cosa fa il marchio Frate Indovino: sul sito Internet c’è un rimando a un volantino (scaricabile in PDF o in DOC o quello che è) in cui si dice:

“in numero sempre crescente, alcuni nostri Lettori ci chiedono la celebrazione di S.S.  Messe, secondo quelle che sono le loro intenzioni. Se anche Lei crederà opportuno inviarci una Sua richiesta, Le confermo che attualmente l’offerta media da noi ricevuta si aggira tra i 15 ed i 20 euro.”

Io sapevo che le messe sono gratuite. E che uno ci può andare se vuole e pregare per chi crede. Non sapevo che per un “servizio” (tale viene considerata dal sito la celebrazione di una messa) del genere ci fosse una sorta di “media statistica” di 15-20 euro. Certo, non è  un tariffario strettamente obbligatorio, tant’è che subito dopo si legge:
“Tuttavia La pregherei di considerare che accettiamo anche offerte minori a cominciare da 10 euro, come indicato dalla Conferenza Episcopale Umbra.”

Ah, ecco. Nientemeno che accettano ANCHE offerte inferiori, a partire da 10 euro! E se io non ho i soldi e non posso pagare 10 euro e ne invio, poniamo il caso, due o tre (che per pronunciare un mome in una funzione religiosa vanno già bene)? E se io ritengo che 10 euro  siano troppi e voglio darne 5? Cosa fanno, non l’accettano? Una offerta è una offerta e deve essere lasciata  alla liberalità della persona, non dovrebbe mai essere prestabilita nel minimo.

Però se volete un ciclo di messe gregoriane, la nota spiega che “L’offerta per la celebrazione delle 30 S.S. Messe Gregoriane si aggira tra i 450 ed i 550 euro”

e la nota alla nota chiarisce che “Per il maggior onere, costituito dal celebrare le Messe Gregoriane, i fedeli sono soliti offrire al sacerdote un’oblazione un po’ più consistente  della consueta”.

Adesso che ho letto tutto corro subito a richiederne una, sì…

Il ricordo di “Selezione” e il Reader’s Digest sull’orlo del fallimento

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Di "Selezione dal Reader’s Digest" mi ricordo fin da quando ero piccino che il mi’ zio Piero era abbonato, e ogni mese arrivava questo volumetto che aveva la forma di un libro, ma non era mica un libro, sai, era una rivista, eh, e già quello ti metteva in soggezione.

"Selezione" è stato il primo e più invasivo generatore di spamming di cui io abbia memorie, perché con cadenza pressoché settimanale, se avevano il tuo indirizzo ti tartassavano con poubblicità di libri e dischi.

I libri erano quelli "buoni" di famiglia, dall’altante al grande libro dei fiori, dall’Enciclopedia delle Erbe ai consigli su come cucinare vegetariano.

I dischi (i 33 giri prima, successivamente i CD) andavano da Beethoven a Elvis Presley passando per le più grandi melodie straniere cantate in italiano.

Poi c’erano i romanzi condensati. Non dovevi fare nemmeno lo sforzo di leggerne uno in edizione integrale, pensavano loro a sfoltire i libri di quello che, a loro insindacabile parere, tu non dovevi leggere.

E così tu ti sedevi sulla tua poltrona e ti sentivi pervadere da un vento americano un po’ repubblicano, e da quella beòta sicurezza di essere veramente un ganzo, ma ti avevano spillato un monte di quattrini, soprattutto se avevi comperato lo Stereo che aveva un braccio peso tre chili e praticamente andavi sui dischi in vinile con l’aratro.

"Selezione dal Reader’s Digest" non esiste più. E anche la rivista madrea americana, il "Reader’s Digest" sta per dichiarare fallimento.

Vuoto mito americano di terza mano!