Tra le cose che più ti dispiacciono, figurano gli “amici” che ti deludono.
Quando parlo di “amici” intendo anche i contatti di Facebook. Che non sono “amici” nel vero senso della parola, persone frequentate fisicamente, nella materiale realtà quotidiana, ma persone che condividono i tuoi stessi ideali o, almeno, i tuoi stessi interessi. “Amico” e “compagno”, sono per me sinonimi di “simile”, “uguale”.
Nella mia attività radiantistica, e nel mio coevo interesse per l’editoria elettronica ho conosciuto tanta gente. “Cattivi, onesti e senza età”, direbbe il Poeta. Ma quello che ho sempre sostenuto nel radiantismo è il carattere universale della passione, l’amore per il mezzo, per l’informazione che veicola, per le infinite possibilità che offre. E chi ama la radio ama la libertà, il rispetto per gli altri, il servizio verso l’altro, la dedizione verso la comunità.
Come responsabile di classicistranieri.com, inoltre, mi sono sempre posto il problema della libertà della cultura, dell’assoluto primato delle risorse libere e gratuite a disposizione di tutti, che siano software, libri, musica, audioletture, video. Ho una mia politica, che è ben lontana e diversa da quella di un gigante come Liber Liber, lillipuziano come sono di fronte a loro, ma pur sempre lillipuziano pensante.
Una delle cose che non ho mai capito di Liber Liber, per esempio (e che Liber Liber certamente non mi spiegherà mai) è la ragione della presenza nel loro catalogo editoriale di alcune opere (nemmeno pochissime) di Benito Mussolini. Mi sono sempre chiesto che senso abbia ripubblicare le opere di un dittatore. Ripeto: non l’ho mai capito e non lo capirò mai.
Ora accade che Liber Liber ha recentemente ripubblicato “Lo Stato fascista” di Mussolini. Non è una bella cosa. Ma immaginatevi, anzi, immaginate il mio stupore quando ho visto un mio amico radioamatore, molto attivo nel mondo del radiantismo e nelle associazioni di categoria, una persona laureata, una persona che crede fermamente nella radio come mezzo principe di comunicazione di massa, fedele seguace di Marconi, tenace sperimentatore tecnico, autentico ascoltatore delle onde corte, mettere un “like” alla pagina di Liber Liber che annuncia l’uscita del testo elettronico del volume.
Ma come, Liber Liber (che è Liber Liber, e questo va detto, anche se solo tra parentesi), pubblica Mussolini, rimbalza la notizia sulla sua pagina Facebook e c’è gente che dice anche “Mi piace”?? Ma cosa piace a queste persone? L’iniziativa editoriale o l’opera di un tiranno che ha portato l’Italia nella catastrofe? Non si saprà mai. Come non si sapranno molte altre cose, ma ci sono comunque rimasto di melma.
A malincuore, ma con molta decisione ho bloccato il mio “amico” su Facebook. Mi dispiace, ma non si può obbedire a Dio e a Mammona. Liber Liber e le opere di Mussolini da una parte e il radiantismo dall’altra.
Pubblico di seguito l’intervista che ho rilasciato al giornalista Lorenzo Berardi in occasione della preparazione del suo libro sulle radio in italiano di Oltrecortina degli anni ’60, ’70 e ’80. Insomma, un giornalista del suo livello ha scelto di intervistare proprio me sulla mia esperienza di radioascoltatore. Troppa grazia! Riporto l’intervista così come l’ho rilasciata (probabilmente in sede di pubblicazione definitiva subirà alcune necessarie modifiche).
1. In che anno hai cominciato a sintonizzarti regolarmente sulle trasmissioni in italiano dall’estero di radio europee e qual è stato, a tuo avviso, il loro periodo migliore dal punto di vista della qualità dei programmi?
Ho cominciato a smanettare con le prime radio in onde medie dai primi anni ’70, quando da casa mia si potevano ascoltare Radio Montecarlo in italiano e in francese, Radio Monteceneri, Radio Luxemburg (la sera) e, con un po’ di fortuna e propagazione favorevole, Radio Capodistria. Avrò avuto sì e no 10 anni.
Dal punto di vista della scoperta delle trasmissioni in italiano, il mio primo rapporto di ricezione a un’emittente straniera risale al 1981.
Gli anni ’70 furono davvero formidabili per la varietà e qualità di trasmissioni in italiano. Quando cominciai a fare radioascolto attivo come BCL qualcosa stava già cambiando. Ad esempio di lì a poco avrebbe chiuso la redazione italiana della BBC.
2. Tu vivi a Roseto, ma sei nato a Colonia, sede per anni della redazione italiana di Deutschlanfunk. In un’intervista su Radio Magazine nel 2008 raccontavi di passare spesso a trovare i redattori italiani a Colonia. In che anni li visitavi e da quante persone era composta all’epoca la redazione (oltre a Nazario Salvatori ricordi i nomi di altri redattori)?
Per la precisione sono nato a Bergisch-Gladbach, comune a 12 km da Colonia. Ho visitato la Deutschlandfunk più volte negli anni ’80 (prima che la redazione italiana diventasse parte della Deutsche Welle), tra gli altri redattori del programma italiano mi piace ricordare Franco Coppari, Anna Maria Quarta (che allora era sia redattrice che segretaria), e il direttore Ulrich Ritter.
3. Nella medesima intervista, racconti che con i redattori di Deutschlandfunk parlavate anche di Radio Berlino Internazionale: come era seguita RBI dai loro ‘avversari’ nella Germania Ovest, la si ascoltava e se sì cosa se ne pensava? La sua esistenza veniva mai nominata in onda oppure era taciuta agli ascoltatori?
A livello di conversazione informale sì, si parlava di Radio Berlino Internazionale, a cui, evidentemente, la Deutschlandfunk faceva da contrappeso con un servizio di contropropaganda caratterizzato però da ottima qualità e professionalità nella confezione del programma finale. Ma non se ne è mai parlato a livello di “avversari”. Tutto si svolgeva con la massima pacatezza e rispetto. Non penso ci fosse la consuetudine di non nominare mai i fratelli separati dell’Est, probabilmente sarà successo, soprattutto per le notizie comprese nel programma DX speciale per radioascoltatori. Non penso sia mai esistita una sorta di “pregiudiziale” a parlare di RBI.
4. Come radioamatore (spero che la definizione sia ok per te)
La definizione va benissimo, grazie!
4. ascoltavi i programmi e scrivevi anche alla redazione italiana di Radio Berlino Internazionale?
Sì, lo facevo regolarmente, come regolarmente scrivevo a TUTTE le redazioni in lingua italiana.
4. La fine annunciata di quell’emittente il 2 ottobre del ’90 poteva essere evitata tramite una fusione con Deutschlanfunk oppure trovare un punto d’incontro fra ‘La Germania vi parla / Germania Sera’ e ‘La voce della RDT’ era impensabile per motivi ideologici e culturali?
Dubito fortemente che la fine di Radio Berlino Internazionale si sarebbe potuta evitare con una fusione con la Deustchlandfunk. Ormai la sua credibilità e la sua informazione di regime erano talmente inquinate che la reputazione dell’emittente non poteva che uscirne compromessa. Quindi, al di là dei muri ideologici, sono stati i trascorsi culturali a risolvere il problema. Eppure sarebbe stato bello poter contare sul parco frequenze in onde corte della DDR per il rilancio di un programma in italiano. Ma è stata un’utopia che ha visto il plauso di pochi isolati idealisti e il disinteresse delle autorità di governo tedesche.
5. Quali altre emittenti estere che trasmettevano in italiano da oltre la Cortina di ferro ascoltavi?
Le ascoltavo tutte con sufficiente regolarità. Da Radio Mosca, a Varsavia, passando per Budapest, Bucarest e Tirana. Quando si è radioascoltatori lo si è a 360°.
5. E con quali di esse eri in contatto epistolare?
Con tutte. Spedivo regolarmente dei rapporti di ricezione, che erano una modalità un po’ romantica e retro di contattare l’emittente. Erano una specie di “controllo tecnico” sulla qualità del segnale. Naturalmente, col senno di poi, le emittenti neanche allora avevano bisogno di sapere dagli ascoltatori come arrivavano qui in Italia e in quali condizioni di ascolto. Lo sapevano perfettamente che certe frequenze erano molto più vantaggiose di altre. Si trattava di pretesti per iniziare e coltivare un contatto epistolare: questo era fondamentale per questo tipo di emittenti, il contatto dell’uditorio, qualcuno che dicesse loro “vi ho ascoltati”. Era una cartina di tornasole per dire che il programma era arrivato a destinazione. E insieme a lui il messaggio propagandistico. Il rapporto epistolare con le stazioni di oltre cortina, inoltre, era incredibilmente gratificante. Rispondevano sempre con molta cortesia e con materiale praticamente introvabile in Italia. Ho ricevuto di tutto: dalle riviste di regime agli adesivi, dal segnalibro all’oggetto premio. Una volta Radio Polonia mi inviò un vocabolario italiano-polacco e viceversa in due grossi volumi.
6. Da ‘ascoltatore di programmi’ e non di emittenti, quali furono le trasmissioni migliori delle radio che trasmettevano oltre Cortina che hai ascoltato? Potresti citarne qualcuna e i suoi contenuti, se li ricordi?
Le trasmissioni più ascoltate in Italia erano quelle dedicate alla posta degli ascoltatori (solitamente a cadenza settimanale) e quelle specifiche per i radioascoltatori (Budapest aveva un enorme club di radioappassionati, con pubblicazioni tecniche autonome e indipendenti). Mi piace però ricordare un programma italiano di Radio Praga, che andava in onda a cadenza quotidiana, e che si intitolava “Il giornale della siesta”. Non era un programma bellissimo, si occupava di mantenere in contatto gli emigrati del centro Europa con i familiari in Italia attraverso dediche e canzonette nazional-popolari in italiano, tedesco e in lingua ceca e slovacca. Nulla a che vedere con i DJ delle radio private, per intenderci, era un programma molto asettico e molto noioso, ma è stato importante per capire come questo tipo di stazioni radio si ponessero di fronte alla logica delle radio commerciali dell’Occidente.
7. Oltre alle tue visite alla redazione italiana di Deutschlandfunk sei mai andato a incontrare di persona i redattori di altre sezioni italiane delle radio che ascoltavi? Se sì, potresti parlarmi di queste visite?
Mi piace ricordare una mia visita alla Radio Vaticana. Pur essendo un non credente ho sempre ammirato la professionalità di questa emittente, la competenza in tema di musica classica (argomento del quale sono appassionato), il taglio dato al notiziario, la competenza dei redattori, tutte persone molto modeste, schive e disponibili all’ascolto delle opinioni altrui.
8. Le uniche due radio dell’ex blocco socialista che trasmettono in italiano ancora oggi – correggimi se sbaglio – sono Radio Tirana (solo su Internet) e Radio Romania Internazionale: ti capita mai di ascoltarle o ti è capitato di farlo in passato? Cosa ne pensi o pensavi?
Ormai la radio la ascolto soprattutto in FM (quando sono in macchina) e in Internet. Quando posso mi piace ascoltarla anche via satellite. Ho un ricevitore ad onde corte ma il raro segnale delle stazioni tropicali o andine è molto più vicino a me dalla postazione del mio computer che dai transistor della radio. Ogni tanto mi capita di riascoltare Bucarest e Tirana. In particolare di Radio Bucarest conservo il ricordo della caduta del regime di Ceausescu, quando sentii distintamente la voce della locutrice in italiano dire “Cari ascoltatori italiani buon Natale. Finalmente possiamo augurarvi buon Natale!!” Fu un’emozione grandissima.
9, Sei in contatto con qualche altro appassionato di radiofonia italiana che ascoltava le emittenti dall’altro lato della Cortina di ferro e che sarebbe disposto a parlarne? Pensavo a persone come Roberto Pavanello, Fiorenzo Repetto o altri: hai contatti mail o telefonici?
Non conosco Fiorenzo Repetto. Con ogni probabilità fa parte della generazione più recente di radioascoltatori. Sono in contatto con Ezio Toffano (oggi dirigente scolastico, con cui ho condiviso l’esperienza del GAMT -Gruppo d’Ascolto della Marca Trevigiana-) e con Franco Probi, già redattore del bollettino mensile Radio Incontro, e oggi responsabile di Nuova Radio, un’emittente che ha già preso a trasmettere in streaming e che lo farà in onde medie (1458 kHz) tra breve.
“Una donna emancipata è di sinistra riservata è già un po’ più di destra ma un figone resta sempre un’attrazione che va bene per sinistra o destra”
(Giorgio Gaber, Destra-sinistra)
“Radiorama”, l’organo ufficiale dell’AIR, Associazione Italiana Radioascolto, non si pubblica più su supporto cartaceo.
E’ un PDF che tutti possono scaricare. Quindi io l’ho fatto.
Il numero 26 della “rivista” ha una caratteristica strana, non presenta la data in cui è stato pubblicato. Né sulla copertina, né nelle pagine interne.
Della copertina parlerò tra poco. Per il resto colpisce questo limbo radiantistico-temporale diffuso.
Il numero è presentato da Bruno Pecolatto. Sentiamo un po’ cos’ha da dirci (come dicevano quelli delle stazioni radio in lingua italiana quando conducevano la posta degli ascoltatori):
“Un numero sempre ricco di notizie e curiosità che, assieme al BLOG AIR-RADIORAMA, letto in 151 paesi del mondo, oltre 1700 pubblicazioni, oltre 850.000 visualizzazioni ed il Gruppo su Facebook che sfiora le 4000 presenze ci consente una disseminazione globale della Cultura del Radioascolto.”
Pecolatto parla di 850.000 visualizzazioni ottenute dal blog. Un numero decisamente discutibile. Cosa sono le “visualizzazioni”? Semplice, dovrebbero essere le volte in cui un sito viene visualizzato (sulla home page o su una pagina non importa). Ma questo non significa che sono state 850.000 le persone che hanno visitato quel sito, perché una persona può avere cliccato su più pagine. Se mi mettessi a cliccare in continuazione sulle pagine di questo blog per cento volte avrei aggiunto 100 visualizzazioni al numero globale delle mie statistiche. Ma sarei sempre e soltanto UN visitatore.
E poi gli utenti possono entrare più volte in una settimana o in un mese, quindi il dato è assolutamente inutilizzabile. Una domanda più corretta potrebbe essere “Quanti visitatori unici ha ottenuto il blog di Radiorama dalla sua nascita ad oggi??”
E per visitatori unici non intendo gli IP (che possono cambiare di giorno in giorno), ma proprio “quante persone”. A questo nessuno può rispondere, neanche l’AIR. A meno che non si fidi di quei contatorini gratuiti che spopolano in rete.
“4000 presenze” su Facebook. Però, niente male. Già, però come mai di questi 850.000 accessi e di queste 4000 presenze (a questo proposito sarebbe interessante sapere quanti sono soci AIR, è comodo fare un clic su “Mi piace”) SOLO 31 (come ho dimostrato nell’articolo scorso) sono quelli che seguono l’AIR su Twitter??
31 su 4000 corrisponde allo 0,775%. Praticamente una percentuale da Sinistra e Libertà senza il Partito Democratico.
E’ uno squilibrio enorme. Io che mi accontento di 446 “amici” su Facebook, eche ho 81 “followers” su Twitter, raggiungo il 18,36% delle quote. Praticamente sono già in Parlamento.
E della chiavetta USB vogliamo parlare? Vendono una chiavetta USB con i numeri di Radiorama in PDF dal 2004 ad oggi. Va bene, è un loro diritto, la rivista è loro, e se qualcuno gliela compra, in qualsivoglia forma sia, buon per loro, se no tanti saluti e sono, è la legge del mercato.
Ma, cielo, un non socio paga 24,90 euro, gli volete dire qual è la capienza della chiavetta? 2Gb? 4? 8? 16?? Non si sa.
Ma veniamo alla “disseminazione globale della Cultura del Radioascolto”. La copertina l’avete vista tutti, ora io non è che mi scandalizzi per una bella gnocca, tutt’altro, ma, voglio dire, una volta Radiorama metteva in copertina una QSL, la foto di un socio in visita a qualche centro emittente, una radio d’epoca, un raduno radioamatoriale, antenne, trasmettitori, gettonatissima l’antenna del dito del Papa della Radio Vaticana. Ecco, siamo passati dalla Radio Vaticana a queste popo’ di sventole che, per carità, apprezzabilissime, ma uno si chiede cosa c’entrino con il radioascolto. Ve lo immaginate il WRTH che invece delle consuete copertine scegliesse Miss Danimarca in costume da bagno? O Klingenfuss che mostra le grazie perizomate di una biondona teutonica che spumeggia lussuria come una birra nel boccale?
Che uno dice, “Ma no, ma quello è solo un esempio di cosa si può ricevere con il digital SSTV!” Ho capito, ma non è che uno “riceve” esattamente Biancaneve e i sette nani. O una fotografia di prova. Quella lì non mi pare che somigli proprio a Guglielmo Marconi!
Quindi la patata bollente per l’AIR, tanto per cambiare, è rispondere alla domanda: “A cosa serve?”
A cosa serve censurare un socio perché ha scritto una frase latina ritenuta offensiva in una mailing list se poi si pubblica una signora discinta nella copertina del proprio organo ufficiale?
A cosa serve dare regole di ferro come quella di non parlare di niente che non sia radio, quando questa donzella con la radio c’entra come il due di spade quando comanda coppe??
A cosa serve invocare la “Cultura del Radioascolto” (maiuscolo, si badi bene!!) quando la radio serve per guardare un paio di tette e non per informarsi, per capire il mondo, per avere contatto con realtà diverse e uguali (ormai la gente non ascolta più neanche la RAI)??
Cari Amici, cari soci e simpatizzanti appassionati della radio.
Pensate, sono già passati ben 30 anni da quando abbiamo fondato l’AIR ! Intanto vorrei fa¬rvi avere un cordiale saluto e un ben ritrovati a tutti voi. Mi sembra ieri, quando, con difficoltà e con molto impegno, abbiamo affrontato l’avventura della fondazione dell’AIR: è difficile immaginare quanti mezzi, tempo e risorse abbiamo messo in questa impresa! Convinti di stare facendo qualcosa di utile e necessario, in collaborazione con tanti amici, tutti accomunati da questa passione per la radio. Difficile immaginare, allora, che alcuni di loro ci avrebbero lasciati tanto prematuramente, lasciando in noi una vena di tristezza, ma rafforzando però il desiderio di proseguire il loro gusto per l’hobby del radioascolto e, perché no, per l’Associazione. C’è voluto quindi tanto impegno ed è stato bello, percorrendo quella strada, avere incontrato e conosciuto tanti nuovi amici e colleghi, che si sono man mano associati all’AIR per condividerne le sorti e spartito con noi la comune passione per il radioascolto. Un saluto soprattutto a quelli che si sono impegnati negli anni e che si sono fatti in quattro per far progredire l’associazione: grazie a tutti, siete stati bravissimi e tutti abbiamo apprezzato la vostra collaborazione. Passando gli anni, si è trasformata anche la tecnologia, che si è evoluta, proponendo nuove soluzioni, sia per la gestione della nostra Rivista e sia per la pratica dell’hobby, che si è evoluto e modificato. Forse in parte ha perso un poco del suo fascino iniziale, ma la caccia, la ricerca e l’ascolto difficile delle stazioni lontane continua a tenere in vita questa originale attività. Il nostro hobby ha saputo adeguarsi ai nuovi tempi superando gli ostacoli che si sono presentati. Lo stesso è stato per l’AIR, che, anche se con notevoli sforzi organizzativi, sta superando le novità che si sono imposte con il rinnovamento di Radiorama e delle altre pubblicazioni. Grazie quindi a tutti, in particolare a quelli (e sono tanti) che si sono dati da fare in tutti questi anni e in silenzio hanno lavorato, anche nell’ombra, per una Associazione che, non pare vero, ha resistito con meritevole impegno alle novità sopraggiunte. Quindi la mia lettera vuole essere un ringraziamento in particolare per quelli che, defilati, hanno lavorato per l’Associazione: grazie, colleghi! Però la mia lettera vuole anche essere un addio a tutti voi, a quelli che credono in una certa idea di condotta, di tolleranza e di disponibilità. Mi vedo costretto con questa mia a rassegnare le dimissioni da Presidente onorario dell’ AIR. Da parte mia non è più possibile continuare a fare, inutilmente, discorsi seri ed etici in un’ottica di correttezza come era sempre stato negli anni. Come parte di voi già sa, sono stato chiamato dal Tribunale di Roma a ricoprire l’incarico di Presidente di un Collegio Arbitrale per dirimere una questione richiesta da un socio dell’AIR, ai sensi del nostro Statuto, nei confronti di un altro socio. Ho presieduto quindi questo Collegio nell’istruttoria, sentendo le tesi del socio Marsiglio che aveva chiamato in causa il Presidente dell’Associazione, avvocato Giancarlo Venturi. Abbiamo approfondito con i colleghi del Collegio arbitrale tutte le tesi, che ci hanno costretto ad una fatica improba, con un dispendio di energie e di soldi, ma con assoluta imparzialità. Quando però poi abbiamo deliberato, su indicazioni del Tribunale di Roma, di condannare e di censurare l’operato del presidente Venturi nei confronti del socio Marsiglio, lo stesso Presidente ha ignorato la sentenza e il lodo del Collegio arbitrale: non lo ha neppure considerato. Ecco il perché delle mie dimissioni di fronte a tanta insensibilità e sicumera, per cui ho deciso che non è più il caso di continuare a convivere in un’Associazione come la nostra. Mi piange il cuore, ma il mio ruolo in questa Associazione non ha più ragione di essere. Il mio era un ruolo “ombra”, ma avendo fondato l’AIR con altri baldi e intrepidi giovani, ora, allo stato delle cose non mi sento più partecipe.
Grazie della vostra attenzione e buoni ascolti.
Manfredi Vinassa de Regny
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Questa è la lettera con cui Manfredi Vinassa de Regny ha comunicato agli amanti della radio e del radioascolto, le sue dimissioni dall’Associazione Italiana Radioascolto.
Mi pare che le parole di Manfredi parlino da sole e che non ci sia bisogno di ulteriori commenti.
Quello che sì, si può fare, è tentare di capire quel che è successo all’AIR in tutti questi anni, al di là delle ragioni che hanno opposto il signor Marsiglio al Presidente dell’AIR e che hanno indotto un Collegio Arbitrale ha censurare il comportamento di quest’ultimo. Ci risulta da che mondo è mondo, le decisioni inappellabili, una volta aventi forza esecutiva, non possono essere sgattaiolate e devono essere eseguite, qualunque cosa dispongano.
L’AIR è giunta a questo triste epilogo perché non ha saputo adeguarsi ai tempi e alle evoluzioni di un hobby frequentato da quattro gatti. E’ inutile che si insista a dare la caccia a Radio Putipù in banda tropicale quando la si può ascoltare accedendo a internet e in studio quality. Anzi, se uno vuole si può anche scaricare il podcast così se l’ascolta mentre va a fare jogging o coltiva i pomodori per la conserva di cui manderà la ricetta a Radio Mosca.
Non si può fare una rivista a pagamento che contenga ascolti, schedules, informazioni e articoli che ben che vada andranno nelle mani degli interessati un mese emezzo dopo essere stati passati in redazione e, quindi, largamente “scaduti” dal punto di vista dell’utilità. Per la verità nemmeno una rivista gratuita con queste caratteristiche sarebbe vagamente fruibile. Per comunicare a un amico che è ascoltabile Radio Bottillon Troppober su quella data frequanza, basta una mail, un SMS, una nota su un blog.
E’ la rete che ha ucciso l’AIR, e non c’è niente di male. Le idee circolano, e in una mailing-list, il cui scopo è proprio quello di far circolare le idee, è improponibile scrivere “Chi entra nella lista accetta il giudizio insindacabile del moderatore e le eventuali sanzioni per violazione del regolamento” e “Polemiche o attacchi personali possono costituire comportamenti sanzionabili anche penalmente.” Certo, un’offesa palese è sanzionabile penalmente, ma una “polemica” non è altro che l’espressione di un pensiero individuale. E se io ho un’idea diversa da quella del moderatore e questi me la censura? Il suo giudizio è insindacabile, no?? Come si fa a dire che “Nel partecipare alla ML si rinuncia a qualsivoglia diritto alla riservatezza sul contenuto dei messaggi inviati, in quanto diretti ad una generalità indefinita di persone.”?? Ai diritti non si rinuncia mai, se io mi iscrivo accetto che i miei messaggi vadano in mano a una generalità indefinita sì, ma non infinita. Si tratta comunque di una comunità CHIUSA. E quando mi iscrivo il mio indirizzo e-mail glielo lascio, se mi sospendono loro continuano ad avere quell’indirizzo. E non mi dovrei rivolgere al Garante della Privacy, secondo loro, per tutelare i miei diritti? Cosa vuol dire, che possono farci quello che vogliono? No.
Com’è pensabile pretendere che le regole del diritto non valgano per un determinato contesto sociale solo perché uno lo si scrive in un regolamento?
Così si è andati avanti, per anni, troppi. Finché non è arrivato qualcosa che ha rotto irrimediabilmente il meccanismo fatto di tramezzini surgelati mangiati in uno studio a Milano per permettere i “lavori” di qualche riunione operativa, o di mail spedite per decidere se il moderatore Tale doveva essere rimosso dal suo incarico.
E i social network?? Peggio che andar di notte. Ho cercato l’AIR su Facebook? Ecco la risposta:
Su Twitter?? Quanti follower avranno su Twitter??? E’ presto detto, 31.
Triste, solitario y final.
Precisazione del 18 novembre 2013: Alcuni amici mi hanno fatto opportunamente notare che il solo fatto che io non veda la pagina Facebook dell’AIR non significa che non ci sia. Ne prendo atto e correggo volentieri quanto ho scritto -e non ho mai scritto che quella pagina non esiste-, ma questo non cambia minimamente il mio pensiero.
Nonostante i ripetuti inviti di adeguamento per trasmettitore che aveva “caratteristiche di funzionamento difformi da quelle prescritte”, da Radio Padania non sono arrivati provvedimento. E così, stando a ciò che riferisce anche il portale Bergamonews.it “da qualche giorno Radio Padania, l’emittente della Lega Nord, non è più udibile in buona parte di Milano perché il trasmettitore che operava sulla frequenza 103,5 Mhz è stato ‘beccato’ dalla Polizia Postale con caratteristiche di funzionamento difformi da quelle prescritte”.
Dunque, l’emittente radiofonica del Carroccio, risulta praticamente “oscurata” in quel di Milano. A confermare il provvedimento e fornire ulteriori ragguagli è stata la stessa polizia postale sulla propria pagina ufficiale: “L’antenna, originariamente situata in comune di Cisinello Balsamo, funzionava abusivamente dal centro di Milano, sul grattacielo Torre Velasca”
Gli organi preposti avevano chiesto alla Lega di provvedere celermente alla regolarizzazione del trasmettitore ma, dal Carroccio, era arrivato direttamente un ricorso al Tar. Così, hanno precisato dalla polizia postale, “Per ora, fino alla pronuncia del Tar, le trasmissioni su Milano restano mute”.
(Roberto Scaglione su BCL News Mailing List, 26 agosto 2012, pubblicato su gentile autorizzazione dell’Autore)
Il Nostro, dopo tre anni, sorbisce ancora ponci alla livornese!
Il 9 luglio del 2009, tre anni fa, si diffuse, sia pure in ambienti estremamente ristretti e con modalità del tutto estemporanee, la notizia della mia morte nel tragico incidente ferroviario della Stazione di Viareggio, avvenuto svariati giorni prima.
Naturalmente sarebbe bastato verificare la notizia, magari incrociandola con quella dell’elenco delle povere vittime – quelle sì, morte davvero, purtroppo- che era stato diramato dal Ministero dell’Interno e che era, pur nella sua tragicità, pubblico.
Qualcuno dice che a queste cose non bisogna dar perso e che bisogna sorriderci, che ti allungano la vita, ma cosa vuoi star lì a prendertela, bevici su che ti passa.
Ci ho bevuto su, certo. Ma non mi è mai passata. Sono cose che “segnano” (per così dire “segnano”) e che dànno un senso di disgusto e di nausea leggera con cui si convive per forza ogni volta che ci si ripensa (e non è detto che ci si debba pensare costantemente).
Tutte le strade possibili sono state tentate. Alcune si sono chiuse, altre sono ancora aperte e chissà in quale direzione porteranno.
Nel frattempo ho cercato e cerco di dire qualcosa e di fare qualcosa di utile per la rete. Ne ho bisogno, ma, soprattutto, ne hanno bisogno quanti diffusero la notizia del mio prematuro defungimento e quanti ci hanno creduto.
Ringrazio ancora coloro che mi onorano della loro rafforzata stima ed amicizia, proprio in virtù di questi eventi.
Oggi vi prego di ricordare assieme a me la cara persona di
ENIO MARABOTTI
che ha permesso di accedere a me e a tanti altri ragazzi e adolescenti della fine degli anni ’70 al dono irripetibile di
Antennaerre (FM 96,3 MHz)
emittente radiofonica, culla di cultura, incontri, voglia di fare, musica e libertà di espressione.
Abbraccio commosso Simonetta, Claudio, la cui rinnovata amicizia di cultore di cose lusitane mi è tanto gradita, e Marco le cui cure di medico sono state supporto insostituibile in momenti davvero difficili del mio passato.
Auguro a chiunque di trovare e coltivare nella propria vita quello che uomini come Enio hanno regalato a me e a tanti altri.
All’indomani delle dimissioni di Berlusconi ho avuto l’idea di inviare una mail alla Voce della Russia, l’emittente radiofonica in lingua italiana che una volta veniva conosciuta con il nome di "Radio Mosca".
Il 15 novembre scorso hanno aperto la sezione "La paginetta degli ascoltatori" proprio con il mio scritto. Che, come vi potete immaginare, non era particolarmente generoso nei confronti di Berlusconi, ma questo non ha impedito alla fedelissima redazione italiana di difenderlo, e di riportare gli "aspetti internazionali dell’attività di Silvio Berlusconi che non possono essere ignorati". Non so se si riferissero a quando Berlusconi diede del Kapò al deputato europeo Schultz, quando parlò della Presidente Finlandese facendoci fare una figura meschina, quando ha fatto le corna nei consessi internazionali.
Insomma, nessun riferimento alla politica interna dell’Italia e alla crisi economica. Berlusconi, anche per la Voce della Russia, è l’ultimo dei Mohicani.
Speriamo che sia l’ultimo davvero, allora…
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Buona sera a tutti! In studio Giovanna.
Certamente non sono io che devo raccontarvi, amici, della reazione in Italia alle dimissioni di Silvio Berlusconi. Valerio Di Stefano di Roseto degli Abbruzzi – Teramo ha scritto:”Gentili Signori della Redazione Italiana, le inevitabili dimissioni di Berlusconi e del suo governo chiudono un’era dolorosa per l’Italia. Il popolo italiano è stato portato sull’orlo del baratro da un governo di personalismi opportunistici. Saranno necessari anni prima che il dissesto economico dell’Italia, assieme al suo degrado morale, civile, politico e delle istituzioni possa essere sanato. Lo sfascio del libero pluralismo dell’informazione, dell’equilibrio idrogeologico e artistico, della scuola pubblica e della giustizia costituiscono l’unica eredità di un Presidente del Consiglio che ha svolto il suo ruolo a discapito degli interessi del Paese. Mi auguro con forza che tutto questo non accada mai più. Un cordiale salute”. Gli italiani hanno pieno diritto di esprimersi su chi li ha governati per tanti anni. Ci sono però anche aspetti internazionali dell’attività di Silvio Berlusconi che non possono essere ignorati. Egli indubbiamente ha fatto molto per il consolidamento di buone relazioni tra l’Italia e la Russia. E il Presidente russo Dmitrij Medvedev, parlando domenica con Silvio Berlusconi, lo ha ringraziato per il contributo apportato allo sviluppo dei rapporti tra i nostri paesi. "Il Presidente russo ha ringraziato Silvio Berlusconi per il costruttivo lavoro congiunto e il suo grande contributo personale in qualità di Capo del Governo italiano allo sviluppo dei rapporti pluridimensionali russo-italiani,- è detto in una notizia diffusa dal servizio stampa del Cremlino. Si rileva che la sinergia tra i due paesi ha raggiunto un alto livello senza precedenti e si esprime la speranza in un ulteriore sviluppo progressivo dei rapporti bilaterali. A conferma di quanto detto davanti agli esperti internazionali della Russia nell’ambito del Club di Valdai il premier russo Vladimir Putin ha definito il suo collega e amico Silvio Berlusconi "uno dei piu’ grandi uomini politici europei", "uno degli ultimi Mohicani della politica".
Bene, mi sono detto, vediamo un po’ in cosa consiste questo processo di “modernizzazione”. E leggo che “l’AIR ha deciso di attivare il pagamento tramite Paypal e tutte le principali Carte di Credito , Postepay e quant’altro”.
Ah sì? Francamente mi domando se questo costituisca una notizia. Ovvero in che cosa risieda l’originalità e, per certi versi, la “sensazionalità” di questa comunicazione. Cos’è successo in realtà? Che l’Associazione Italiana Radioascolto ha aperto un account su Paypal. Punto, nient’altro. Qual è il “merito”? Qual è il “valore aggiunto”? Paypal ha milioni di correntisti in tutto il mondo ed esiste dal 1999. Personalmente ho un conto Paypal dal 2003 e già allora non mi sembrò di essermi dotato di un processo di modernizzazione particolare. Casomai di uno strumento di pagamento che avrebbe potuto tornarmi utile. Cosa serve per aprire un conto su PayPal? Un nome, un cognome, una carta di credito (anche ricaricabile!) e, in via opzionale, un conto corrente bancario. Sono cose che hanno o che possono acquisire tutti. E, soprattutto, sono azioni che si possono eseguire in pochissimi clic e in pochissimo tempo.
E’ come iscriversi a Facebook. O a Twitter. O aprire una casella di posta elettronica. O installare Skype. Non c’è nulla di anormale o di titanico.
Una volta aperto l’account, si possono ricevere pagamenti da altri utenti PayPal. Se chi ti deve pagare non ha a sua volta un conto PayPal può far ricorso alla sua carta di credito, perché PayPal glielo consente. Ecco tutto. Alla fine del post si leggono dei ringraziamenti a: “Angelo Brunero , Valerio Cavallo e Fiorenzo Repetto che hanno dovuto compiere un difficile “slalom” tra numerosi problemi tecnici ed amministrativi”. Chissà mai quali remoti e imperscutabili “problemi tecnici ed amministrativi” ci saranno mai stati! Un’associazione come l’AIR è una persona giuridica, avrà uno o più rappresentanti legali abilitati ad operare sul conto corrente (BancoPosta!), richiedere carte di credito, estratti conto, servizi, effettuare prelievi, versamenti o bonifici a favore di terzi. In che cosa consisterebbero questi “slalom”? Perché non ce lo dicono? Naturalmente non avremo nessuna risposta.
Perché un fatto ordinario diventa straordinario o addirittura extra-ordinario? Gli interessati ora possono pagare anche tramite PayPal o con carta di credito. Ma la domanda resta sempre ed inevitabilmente la stessa: E allora?
Mi cascan le parole di bocca (e, quindi, ho il vocabolario tutto sbavato) dall’emozione, a leggere alcuni commenti lusinghieri di Andrea Lawendel, cultore di cose radiofoniche e, dunque, cultore di cultura per eccellenza, sul forum (purtroppo riservato in lettura ai soli iscritti del suo radiopassioni.it
"La produzione distefaniana sul Web non si limita certo a questa lettura di Pinocchio. Attraverso l’androne di accesso al suo sistema di pagine personali su Internet, Valeriodistefano.com, potete esplorare letture ad alta voce e un vasto tesoretto di brani di musica classica in public domain. Non bastasse, Valerio (che conosco da anni per la comune frequentazione del peculiare – soprattutto dal punto di vista antropologico – territorio della radio a onde corte) è uno strenuo divulgatore di tematiche open source e penna acumInata e sopraffina." Il termine lawendeliano "tesoretto" mi ricorda un po’ Brunetto Latini, quello che Dante ebbe per maestro ma che da discepolo discolo qual era schiaffò tra i sodomiti. Oddio, meglio tra i sodomiti che nell’aldilà, dove alcune personcine perbene del radioascolto italiano hanno voluto inserirmi anzitempo. Devo correggere Andrea sulla musica classica in Public Domain (maiuscolo, chè è categoria dello spirito!), in realtà molti dei brani che distribuisco hanno una licenza più ristretta, soprattutto per l’utente finale, e questo non è certo un bene. Ma si fa quel che si può. Ed è vero, Andrea, il radioascolto italiano è talmente peculiare dal punto di vista antropologico che ci siamo dentro anche noi. Chissà chi ce lo ha fatto fare!
A seguire il commento dell’utente (o utentessa, non so bene) Soundsetting:
"Davvero ricca l’offerta di musica e cultura radiofonica di Valerio Di Stefano. Ne raccomando il sito a tutti gli amici del forum. Trovo nei testi dei cultori del radioascolto una vocazione speciale per la buona comunicazione, particolarmente apprezzata quando accompagna il neofita nei complessi territori della propagazione dei segnali. Davanti a siti curati con tanta dedizione e successo, ghiottamente infarciti di informazioni e documenti, la mandibola mi casca nel vuoto come al cospetto di un’opera d’arte. " A parte il fatto che ultimamente non mi risulta molto dimostrato il fatto che i cultori del radioascolto abbiano una speciale vocazione per la comunicazione, sono io che dovrei far precipitare le protuberanze mascellari davanti all’entusiasmo di questi lettori, che è anche il mio.
Che dire? Grazie a entrambi. Se passate in Abruzzo fermatevi perché la cucina è ottima e pago io!
E’ un giornalista, appassionato di Radio, quella con la R maiuscola, non quella dei procacciatori di patacchette, che ha saputo coniugare ascolto, tecnica, contenuti, in un blog che si chiama Radiopassioni e che vi invito davvero ad andare a vedere.
Magari non ci capirete niente, perché Andrea è mente fervida e certamente superiore. Ma è una vera e propria perla di cultura.
Lo conosco, più o meno virtualmente, da una vita. Non ho mai avuto bisogno di incontrarlo troppe volte per averne stima, considerato che la scrittura è lo specchio di una persona.
Recentemente (e più precisamente il 17/10/2011) Andrea Lawendel ha scritto e pubblicato per il blog AIR-Radiorama facente capo all’Associazione Italiana Radioascolto, un articolo intitolato “Ferrite Sleeve Antenna, una guida all’autocostruzione”.
Apro una parentesi: se avessi avuto Andrea Lawendel vicino avrei cercato di dissuaderlo dal fare una cosa del genere, lo avrei invitato a bere una birra, a fare due chiacchiere sul senso della vita e forse sarei riuscito nel mio intento. Ma Andrea Lawendel è grande e vaccinato, nonché perfettamente padrone delle sue azioni. Quindi il problema non si pone, scrive cosa vuole per chi vuole.
L’articolo, nella sua redazione originale finiva così:
“Colgo l’occasione per salutare tutti i lettori del blog di Radiorama per questo mio primo post e ringraziare l’editor Claudio Re per l’invito a far parte della sua redazione. Nello spirito di apertura che denota questa preziosa platea di discussione tecnica, confido che sia possibile allargare ulteriormente la squadra dei collaboratori, magari ricucendo gli strappi che recentemente hanno portato, a quanto ho saputo, ad escludere alcune firme di DXer molto esperti. Lo dico senza alcuno spirito polemico (e, mi rendo conto, da esterno alla Associazione), ma esclusivamente nell’interesse della divulgazione basata su un bagaglio il più possibile esteso di esperienze. Ritengo che in questa fase indubbiamente difficile di un hobby tanto meraviglioso, la partecipazione senza barriere sia l’unica strada davvero praticabile.”
Nessuno può contestare questa versione dell’articolo di Lawendel perché la cache di Google ne mantiene una copia.
E lo screenshot della cache di Google lo potete trovare qui (e figuratevi se me lo lasciavo sfuggire): https://www.valeriodistefano.com/public/lawendelcachegoogle.png
“Colgo l’occasione per salutare tutti i lettori del blog di Radiorama per questo mio primo post e ringraziare l’editor Claudio Re per l’invito a far parte della sua redazione. Nello spirito di apertura che denota questa preziosa platea di discussione tecnica, confido che sia possibile allargare ulteriormente la squadra dei collaboratori.”
Praticamente solo la prima parte della chiusura di Lawendel è stata mantenuta, ancorché “troncata” con un punto finale là dove c’era una virgola, e quando c’è una virgola in genere vuol dire che il discorso prosegue.
E infatti, nel prosieguo del suo testo, Lawendel faceva appello alla possibilità di ricucire degli strappi (quindi, in soldoni, alla possibilità di trovare soluzioni comuni e condivise, in una parola “pacifiche”) fa cenno alla circostanza, ampiamente dimostrata e mai smentita della esclusione di “alcune firme di DXer molto esperti”. Lawendel chiarisce di non voler usare nessuno spirito polemico e termia affermando che “la partecipazione senza barriere sia l’unica strada davvero praticabile”.
Io non so chi sia stato a modificare lo scritto di Lawendel, ma mi pare che l’originale non contenesse nulla di sconveniente o di inadatto a una discussione.
Sul Newsgroup it.hobby.radioascolto un utente, Paolo T. lamenta di aver inserito un commento sul blog AIR-Radiorama, a proposito del misterioso cambiamento del finale dell’articolo di Lawendel, e che questo suo commento sarebbe stato rimosso.
Visto che c’ero, ho postato anch’io un commento in cui chiedevo: “Gentilmente, potete spiegarci perché il finale dell’articolo di Lawendel è stato modificato rispetto alla prima pubblicazione? Grazie.”
Ecco l’indirizzo dello screenshot corrispondente: https://www.valeriodistefano.com/public/miocommento.png
Ovviamente, ma non c’era da dubitarne, il mio commento, postato alle 12,07, alle 14,03 non c’era già più. Assieme al mio è sparito un commento di altro lettore:
La domanda che nasce spontanea è: a chi davano fastidio le idee di una persona come Lawendel, che parlava senza spirito polemico, nell’interesse della divulgazione, in nome di una partecipazione senza barriere?
oppure dal sito della trasmissione http://www.studiodx.net
[mp3-jplayer tracks=”studiodx430@https://www.valeriodistefano.com/public/studiodx430.mp3″ width=”100%”]
Con l’autorizzazione e l’aiuto di Roberto Scaglione, è in linea l’archivio completo (a tutt’oggi) del programma "Studio DX", in un mirror utile per il download anche simultaneo di tutte le puntate andate in onda (e sono oltre 400).
– Con un messaggio delle 7:46 PM del 5 settembre 2011, Andrea Borgnino moderatore della mailing-list “Radiorama” (ospitata dai servizi di Yahoo), afferente all’Associazione Italiana Radioascolto, e riservata ai lettori (abbonati o soci) della rivista “Radiorama” (la cui cessazione della pubblicazione in forma cartacea è già stata decretata dal Consiglio Direttivo dell’Associazione stessa) ha comunicato agli iscritti che il Presidente dell’Associazione Giancarlo Venturi, dopo aver ricevuto da lui le password e le credenziali per l’amministrazione della lista, avrebbe posto alcuni utenti sotto moderazione preventiva senza consultarlo preventivamente. Nel messaggio, Borgnino non parla di dimissioni dalla carica di moderatore, o di componente del Consiglio Direttivo, o di socio AIR. Nel messaggio Borgnino si dissocia da questa scelta e invita il Presidente a dare spiegazioni sul suo operato. – Il giorno successivo, il Consiglio Direttivo dell’AIR, su convocazione via e-mail, è chiamato “a discutere in merito alle modalità di esercizio della Moderazione della Mailing List, al fine di stemperare le flames che, periodicamente, hanno afflitto la ML con le conseguenti reazioni dei Soci”. Il primo punto all’ordine del giorno recita: “revoca incarico di moderatore della ML a Andrea Borgnino”. Il relativo verbale viene pubblicato nella mailing list il 7 settembre. La proposta di revoca è stata accettata a maggioranza con i voti dei consiglieri Borgnino, Ceccarelli, Repetto, Guindani, Pecolatto, Re, Tagetti, Venturi. – Lo stesso 7 settembre, alle 9:30 PM, Andrea Borgnino comunica le sue dimissioni da consigliere direttivo dell’Associazione Italiana Radioascolto, specificando che questa sua decisione non ha nulla a che vedere con la revoca del suo incarico. – In risposta alle richieste di spiegazioni più volte sollecitate da alcuni soci e membri della lista, il presidente Giancarlo Venturi, con un intervento dell’8 settembre, alle 4:13 PM, rivendica il diritto a rimanere in silenzio a fronte del diritto di parola, chiarendo che la facoltà di non rispondere è concessa perfino agli imputati di reato e non vale come prova a loro carico. Sottolinea, inoltre, che l’Associazione Italiana Radioascolto è composta di 400 soci di cui 200 iscritti alla mailing list. Di questi solo 10 avrebbero posto domande e sollevato obiezioni di tipo polemico, mentre i restanti 190, a suo dire, non vorrebbero sentire domande, risposte e/o polemiche e che è proprio in riferimento alla posizione di questi iscritti che sarebbe stata presa la decisione del Consiglio Direttivo di revocare l’incarico di moderazione a Andrea Borgnino. – A seguire sono stati nominati moderatori della mailing-list i consiglieri Pecolatto e Repetto.
Le opinioni, i commenti, le critiche
Nel radioascolto italiano, e soprattutto nelle sue realtà associazionistiche, negli ultimi 30 anni si è visto veramente di tutto. La caratteristica comune a tutti i suoi fenomeni sono sempre stati i particolarismi. Non solo per quello che riguarda i gruppi locali, formati generalmente da una decina di persone e non di più, ma che negli anni passati hanno dato luogo a una vitalità e tempestività di azione decisamente singolare ed efficace, ma anche per la visione personale di ognuno. Il radioascolto non è formato da cinque o sei realtà associative, ma da ottocento persone che la pensano diversamente. Ora, il fatto di pensarla diversamente, come dovrebbe essere considerato normale in qualunque contesto democratico di discussione (e, quindi, anche in una mailing list) porta a confronti, scontri, chiarimenti, discussioni accese. Soprattutto se queste discussioni avvengono all’interno di una realtà associativa in cui i soci pagano per iscriversi e/o per ricevere e leggere il mensile che pubblica. Ci si iscrive a una associazione non certo per essere dei polli da allevamento, ignari del proprio destino e pronti ad ingozzarsi del mangime rappresentato dalle fonti informative che vengono distribuite, ma anche e soprattutto per interagire, condividere idee, portare esperienze, imparare da quelle altrui, chiedere e ottenere informazioni e spiegazioni. E, perché no, anche per criticare l’operato non condiviso di chi, nel bene o nel male, opera al servizio di tutti, e per cercare di garantire a tutti una piena espressione della propria personalità, anche e soprattutto se è portatore di opinioni contrarie e, quindi, se si pone in modo critico. La democrazia si basa sul principio del rispetto della pluralità delle opinioni, mentre quella che si basa sull’uniformità o sulla omogeneizzazione delle idee di tutti non si chiama certo democrazia. Sono principi elementari senza il rispetto dei quali non si può stare insieme. L’associazionismo nel radioascolto e l’hobby stesso sono stati messo a dura, durissima prova, e irrimediabilmente sconfitti dalla rete. Con Internet, chi si ritrovava a gestire poche decine o centinaia di abbonati per un bollettino che scriveva e fotocopiava lui, si è ritrovato a dover fare i conti con la pochezza dei mezzi a sua disposizione, perché mentre un bollettino veniva scritto, stampato e spedito, una notizia poteva viaggiare via posta elettronica in tempo reale. Internet è stata la mazzata finale del radioascolto, uno dopo l’altro hanno chiuso tutti, o chi non ha chiuso ha dovuto rinchiudersi in un cantuccio e arrendersi al fatto che non è più necessario alzarsi di notte per ascoltare le emittenti colombiane. Alcune di queste iniziative editoriali, non lo si dimentichi, venivano svolte con completo spregio nei confronti delle normative sulla stampa periodica, e i loro editori non hanno mai versato una lira di tasse allo Stato sui proventi che ricevevano. Ma non è solo questo. Mentre una volta chi non era d’accordo su una linea editoriale o gestionale non poteva fare altro che essere ignorato e cessare di farne parte come lettore o socio, oggi, con la rete, può crearsi un qualunque spazio ed esprimere le proprie opinioni.
Esprimere e diffondere le proprie opinioni contrarie in rete è un atto altamente rivoluzionario, perché l’altro non può farci nulla. Ed è ancora più destabilizzante sapere che chi critica possa avere a disposizione dei mezzi ancora più capillari e seguiti di chi viene criticato. Questo blog, ad esempio, ha un numero di lettori giornaliero di gran lunga superiore a quello della mailing-list dell’AIR (e mi viene da dire che non è colpa mia). Le idee circolano e nessuno le può fermare. Per fortuna.
E così non resta da dire che Andrea Borgnino ha agito con molta eleganza, sobrietà, rispetto e correttezza, limitandosi a segnalare una iniziativa che non condivideva. Non ha fatto altro. Non ha offeso nessuno, non ha trattato male nessuno. Si è semplicemente preso il diritto di dire “Io non sono d’accordo”. Frase, si sa, destabilizzatrice da sempre. Ma come, un moderatore che dopo dieci anni dice che alcuni utenti sarebbero stati messi in moderazione preventiva da altri, senza essere stato interpellato, e che si permette anche di dirlo?? E’ terribile! Tanto terribile che, il giorno dopo, l’ordine del giorno sul verbale non porta, come potrebbe essere comprensibile, “dimissioni dal compito di moderatore”, ma addirittura “revoca incarico di moderatore della ML a Andrea Borgnino”. Dunque, senza nessun dubbio e senza tema di smentita, l’incarico gli è stato revocato dal consiglio direttivo, con la maggioranza di cinque voti favorevoli contro tre contrari. Non si sa quali membri del Consiglio abbiano votato a favore della revoca e quali contro, ma temo proprio che neanche questo si saprà mai. Sappiamo solo che i consiglieri Pecolatto e Repetto sono stati successivamente nominati nuovi moderatori. Non sappiamo se abbiano votato a favore della revoca dell’incarico a Borgnino o meno, ma credo che possiamo tranquillamente trarre le nostre legittime conclusioni in merito. E’ solo da notare che la notizia secondo cui alcuni utenti sarebbero stati messi in moderazione preventiva non è mai stata smentita. Dunque Borgnino avrebbe detto il vero. Ma la colpa di Borgnino non è l’aver detto il vero o il falso, è quella di averlo detto e di essersi dichiarato contrario. L’invocazione del diritto a tacere, del non rispondere, dello stare zitti davanti alle domande e alle polemiche, chiaramente, non è soddisfacente. In primo luogo per l’ardito e maldestro paragone con la facoltà di non rispondere concessa agli imputati nel nostro sistema penale. E’ da far rispettosamente notare al Presidente Venturi, che appare perfettamente evidente che, fino a prova contraria (che il Presidente Venturi vorrà fornirci) le obiezioni mosse a chi presiede una associazione e il suo diritto-dovere di rispondere a tutti, non hanno nulla a che fare con un istituto che è soltanto un diritto per i soggetti deboli indagati o imputati di reati, ma, soprattutto, che né lui né altri si trovano davanti a un giudice penale, ma in un libero dibattito, in cui sì, si può anche non rispondere, ma in cui questa non risposta può essere anche considerata come la prova provata di non voler affrontare le questioni sollevate, proprio perché non c’è da salvaguardare l’interesse di nessun accusato, ma solo quello del libero diritto a informarsi, chiedere, acquisire informazioni, giudicare e criticare. Personalmente rifiuto anche la logica per cui se solo 10 persone avanzano domande o fanno critiche, le altre 190 hanno ragione. A parte il fatto che 10 persone su 200 formano il 5%, e l’economia generale (e, per analogia, anche quella della mailing list dell’AIR) con il 5% in meno crolla. Ma, soprattutto, è dato per scontato che 190 persone silenziose, per il solo fatto di essere rimaste in silenzio, si siano automaticamente dichiarate contrari alla “polemica”. E’ una forzatura interpretativa evidente, proprio perché non tiene presente di quello che hanno detto gli altri 190. Che, infatti, sono stati zitti. Cioè non si sono espressi. Né in un modo né in un altro. E poi, guardiamole le persone che hanno fatto tutta questa polemica. Sono persone come Roberto Scaglione, Fabrizio Magrone, Francesco Clemente, lo stesso Andrea Borgnino. Sono persone che quando cominciavo ad ascoltare i primi fischi in onde medie 30 anni fa erano già lì ad occuparsi di radio. Sono persone di indubbia competenza e di indubbio valore. Certo, fossi in loro me ne andrei subito dall’Associazione, con una bella lettera di dimissioni, e accompagnando delicatamente la porta per non sbatterla, ma io non sono loro e loro fanno quello che vogliono. E’ come dire che siccome il Partenone è retto da 200 colonne non crollerà certo se a cadere saranno solo quattro o cinque. Ma se quelle quattro o cinque colonne sono portanti il Partenone crolla e come! E ognuno rimarrà tra le ceneri delle vecchie vestigia di quelli che erano i propri antichi splendori a parlare degli IRC, che quasi nessuno sa più cosa siano, perché nessuno ne ha più bisogno, quando le emittenti hanno un indirizzo e-mail. Oppure brancolerà su Facebook come il cieco mendìco di foscoliana memoria senza accorgersi che se l’AIR ha solo 400 soci paganti su più di 3000 “amici” qualche ragione ci sarà. Parlare di ascolti in onde corte ai tempi di Internet è come dire che la stenografia è una materia fondamentale negli studi ragionieristici.
Personalmente non ho mai avuto bisogno che il mio pensiero sul radioascolto fosse moderato da nessuno di Lorsignori. E vi assicuro che, sempre personalmente, la trovo una sensazione formidabile.
Il radioascolto è l’hobby più bello del mondo e tutto il resto va preso di tacco. Infatti i radioascoltatori non parlano mai con quelli che collezionano sottobicchieri da birra, praticano il free-climbing, o, semplicemente, escono con le ragazze nel tempo libero. Sono tollerate attività parallele come la collezione di adesivi di emittenti radiofoniche o, sia pure in maniera minore, la filatelia. Ma sono cose che non vanno dette troppo in giro.
Nel radioascolto siamo tutti uguali ma qualcuno è più uguale di altri. Rivolgendoti a un collega radioascoltatore, ricordati di chiamarlo "Ragioniere", "Dottore", "Professore", "Consigliere", "Proboviro", "Ministro Plenipotenziario", ma soprattutto abbi soggezione di lui. Contribuirai a gonfiare oltremodo il suo ego e lui, in cambio, ti chiamerà "Signor Rossi". Una bella dimostrazione di rispetto!
Quando parli del radioascolto a un amico fai in modo che non ci capisca niente così il tuo interlocutore non sarà tentato dal parteciparvi attivamente e tu non avrai un potenziale rivale che ti possa oscurare.
Non criticare mai nulla di quello che ascolti. Quando scrivi a un’emittente non indignarti del fatto che pratichi l’ignobile arte della propaganda: sono tutti carissimi amici e nessuno è cattivo. Così non avrai noie nelle loro risposte e, soprattutto, non svilupperai idee personali, che nel radioascolto è una caratteristica molto sgradita.
Ricordati di elogiare l’eccellenza della qualità delle trasmissioni che ascolti. In particolare non dimenticarti di fare i complimenti a WYFR – Family Radio per il servizio delle loro news, sempre degne della massima attenzione.
Spedisci sempre gli auguri di Pasqua e Natale soprattutto alle redazioni di quelle emittenti che non li festeggiano. Dimostrerai così di essere disponibile al rispetto degli altri e parteciperai alla costruzione della pace del mondo, che è il fine principale del radioascolto.
Se non ricevi risposta da un’emittente non pensare MAI che sia per il loro disinteresse nei confronti di quello che scrivi!! Anzi, prendi la buona abitudine di pensare che quello che scrivi tu è importante per la conoscenza universale e che nessuno può permettersi il lusso di ignorarlo. Puoi sempre dare la colpa alle poste, o argomentare con sussiego e supponenza della scarsa attenzione nei confronti dell’uditorio da parte di quella stazione, che non si è mai vista una radio che sia fatta per trasmettere programmi e non per mandare adesivi e bandierine a chi glieli richiede, come si permettono?
Quando ascolti il tuo nome citato in un programma sorridi sempre di autocompiacimento. Lo vedi? E’ facile sentirsi importanti, TU sei stato citato dalla redazione italiana perché TU sei importante per loro. Gli ascoltatori hanno ascoltato il TUO nome sulle onde radio, oggi sei TU il protagonista. Ringrazia per gli applausi, te li sei meritati.
Disprezza Internet ogni volta che puoi! Internet è lo strumento del diavolo perché permette a tutti di ascoltare le stazioni lontane in studio quality e questo non va bene. Le onde corte hanno sempre un futuro e internet e le trasmissioni via satellite non possono nulla contro i transistor del Sangean. Internet permette alla gente di parlare e comunicare, come osa?
Non partecipare a forum, mailing list, Facebook o altre iniziative di discussione. Il bravo radioascoltatore, proprio perché tale, mantiene intatta la sua verità e cura personalmente i suoi contatti. Se proprio fa parte di un gruppo on line (ma Internet è lo strumento del diavolo, ricordi?) esprimerà il suo risentimento verso tutti quelli che non lodano Radio Cina Internazionale, limitandosi a esprimere inutili idee personali che non interessano a nessuno e cercando di entrare in quello che loro chiamano "dialogo" e che tu definisci, più giustamente, "polemica".
Torno sulla decisione del Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Radioascolto (che il 99% dei lettori del mio blog probabilmente non sa che cosa sia), di chiudere la pubblicazione cartacea dell’organo sociale “Radiorama” a far data dal prossimo 31 dicembre.
Dopo la pubblicazione del mio precedente articolo, il 19 luglio scorso [1], il silenzio totale continua a regnare su una decisione così delicata e, soprattutto, sulle domande cha abbiamo indirettamente rivolto all’Associazione. Anzi, nessuno sembra proprio dire nulla.
L’imbarazzo è compensibile, il silenzio molto meno.
Non solo non si sa che cosa pensino di questa decisione gli stessi dirigenti che l’hanno approvata, stando a quanto riferito dal Presidente Venturi “dopo uno scambio di centinaia di email durato oltre un mese” [2], quindi, a sentir lui, dopo una fase vivacemente partecipata e travagliata. La delibera del 5 luglio, del resto è stata approvata all’unanimità.
Non si capisce, quindi, la necessità di scambiarsi centinaia di e-mail in un lasso di tempo così lungo (un mese di discussione in Internet è una vita intera) se tutti erano d’accordo. Dunque, nessuno dei componenti il consiglio direttivo ha votato contrario. [3]
E questo è un dato granitico e inconfutabile.
Tanto inconfutabile che il Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Radioascolto non si è accorto della cosa più importante: che non tocca a lui decidere delle modalità di pubblicazione di “Radiorama”.
Loro, tutt’al più, possono fare una proposta, chi decide che cosa si fa e che cosa non si fa dell’organo ufficiale è l’Assemblea Ordinaria dei soci.
Non ci possiamo fare niente se l’Associazione Italiana Radioascolto si è data uno statuto che al comma e) dell’articolo 12 recita testualmente: “L’Assemblea Ordinaria delibera in merito a: approvazione, su proposta del Consiglio Direttivo, delle modalità di pubblicazione e diffusione dell’Organo Sociale”[4] Quindi, il Consiglio Direttivo propone e l’Assemblea dei Soci dispone. Se la sono data loro questa regola, la colpa non è di nessuno.
E siccome per effetto dello stesso articolo dello Statuto [4], l’Assemblea Ordinaria dell’AIR si tiene di norma entro il 30 giugno, e la delibera del Consiglio Direttivo è del 5 luglio, occorre attendere la prossima Assemblea prima di poter chiudere baracca e burattini.
Per cui non si può dire, come dice il Consiglio Direttivo: “Ne consegue che la pubblicazione di radiorama su supporto cartaceo cesserà con il numero dicembre 2011” [3], perché dal voto all’unanimità del Consiglio Direttivo non consegue un bel niente se non l’obbligo di portare la discussione in assemblea. Dopo, e solo dopo, Radiorama di carta potrà andare in pensione. E non si può indire un’assemblea straordinaria nel frattempo, perché il loro statuto (che, ripeto, si sono dati autonomamente e liberamente) prevede che su questa materia sia l’assemblea ordinaria a decidere (non quella straordinaria o il Consiglio Direttivo).
Se, poi, le persone che si occupavano della rivista non vogliono più occuparsene da soli, che si trovino altri volontari. Se non ci sono i soldi l’associazione può essere sciolta e ne decadrebbe l’obbligo di mantenere un organo sociale. Ma sono solo ipotesi. Ho già chiarito come dal gruppo di fans su Facebook dell’AIR si evinca che vi sono circa 2800 fan. Se ciascuno di loro tirasse fuori due euro, che non pesano a nessuno, l’AIR si ritroverebbe in cassa la non disdicevole sommetta di 5600 euro, più che bastevoli per far sopravvivere, magari con una periodicità più dilatata, la rivista fino alla prossima assemblea.
Il radioascolto italiano è stato messo definitivamente K.O. da Internet.
Senza “se” e senza “ma” la rete ha fatto piazza pulita delle manie di grandezza, protagonismo e di accentrazione personale delle decine di iniziative personali e associative italiane. Negli ultimi 10-15 anni, mentre i “guru” del radiantismo italiano rilasciavano interviste telefoniche a servizi radiofonici in lingua italiana di pura propaganda politica, che nulla hanno a che vedere con il concetto di informazione, la gente ha potuto tranquillamente ottenere informazione di prima mano e non filtrata direttamente dalle emittenti di maggiore interesse. Mentre alcune persone si sono sforzate e continuano a sforzarsi di creare un “bollettino” su carta da mandare a 30 indirizzi, la gente si collega in diretta, scarica podcast, ascolta, commenta, critica, interagisce in tempo reale con i contenuti. Mentre si creano mailing-list ad accesso chiuso, in cui i contributi devono essere supervisionati dal moderatore di turno, la gente apre blog, si scambia e-mail, SMS, messaggi su Twitter. Mentre qualcuno vince l’ennesimo viaggio-premio in Cina rispondendo alle domande pilotate sulla “cultura cinese”, il governo di quel paese sta tentato di imporre la censura sui contenuti dei principali motori di ricerca e nella rete nascono movimenti di netta opposizione e denuncia. Mentre qualcuno collabora con riviste che pubblicano le informazione due mesi più tardi, due appassionati di radioascolto agli estremi opposti nel mondo si scambiano una mail con informazioni fresche e fruibili. Mentre qualcuno impagina una rivista usando software antidiluviani qualcun altro installa una piattaforma open source e in pochi minuti è on line.
Il radioascolto italiano ha sempre avuto paura della rete, perché la rete significa confronto, critica, esposizione alle opinioni altrui. Ognuno ha cercato di sopravvivere allo tsunami della rete come poteva. Chi continuando a cercare di andare controcorrente, finché la corrente non lo ha trascinato via, chi chiudendosi nel suo guscio, con l’illusione di non essere visto, chi gonfiando a dismisura dati e risultati pur di poter dichiarare di avere visibilità e credibilità.
L’Associazione Italiana Radioascolto, con delibera del 5 luglio scorso, ha dichiarato la fine della stampa cartacea dell’organo sociale “Radiorama”. [1] Lo ha annunciato il Presidente Giancarlo Venturi sul blog http://air-radiorama.blogspot.com.
Ma c’è di più. Con un articolo del 17 luglio, intitolato “1982-2012: Cambiamenti in AIR” lo stesso Giancarlo Venturi spiega in modo più informale e scevro dal burocratismo dei freddi comunicati ufficiali le ragioni della decisione. Ed è qui che ci sarebbe e c’è molto da dire.
Scrive Venturi: “Dopo 30 anni il Consiglio Direttivo, (…) , si è trovato di fronte ad una scelta per il futuro: continuare con la rivista radiorama così strutturata oppure impiegare le nuove tecnologie di comunicazione?” [2] C’è da chiedersi: “nuove tecnologie” da quando? Il web è disponibile al grande pubblico da almeno un decennio, la stessa AIR gestisce il dominio air-radio.it dal 31 maggio 2006 [3], e addirittura il dominio radiorama.it dal 28 gennaio 1997 [4]. E, a questo punto, ci si può chiedere a maggior raggione: “nuove” per chi??
Prosegue il Presidente: “Il budget dell’AIR non consentiva entrambe le scelte, anzi, anche solo la seconda era a rischio bilancio.” [5] Quindi, le motivazioni di questa scelta sono principalmente di ordine economico. Bene. Da dove vengono i finanziamenti di una associazione come l’AIR? Principalmente ed essenzialmente possono e dovrebbero venire dalle quote sociali in primis, dalla vendita degli abbonamenti alla rivista in secundis, e, in ultima analisi dalle donazioni o dazioni volontarie dei soci. E’ chiaro che se quello del bilancio è un rischio anche solo per l’ipotesi di “impiegare le nuove tecnologie di comunicazione” l’osservatore esterno non può che dedurre che le quote sociali non ci sono o, se ci sono, non sono sufficienti a garantire il prosieguo delle attività così come sono state portate avanti fino ad ora. Se non ci sono quote sociali sufficienti, probabilmente le entrate derivanti dalla vendita degli abbonamenti soffriranno della stessa contrazione. E forse neanche le donazioni volontarie contribuiscono a sanare un budget che, per stessa ammissione del vertice dell’Associazione, sarebbe “a rischio”.
Venturi comunica: “Sin da ora è possibile a tutti (Soci e non) accedere al blog http://www.air-radiorama.blogspot.com/“ Mi domando, in tutta sincerità, dove risieda il valore intrinseco della comunicazione, se nel fatto che esista un blog, quindi una nuova risorsa informativa, o nel fatto che questa risorsa, oltre ad esistere, sia accessibile anche ai non soci. Anche qui la domanda nasce spontanea: che cosa ha spinto l’AIR a scegliere di essere ospitata da una piattaforma come Blogspot (che fa riferimento a Google!) anziché investire pochi euro (che non contribuiranno certo a farla andare fuori bilancio) in un hosting Linux su Aruba (cioè dove lo stesso dominio air-radio.it è ospitato), scaricare gratuitamente un programma come WordPress, configurarlo ed essere in linea in modo autonomo in un quarto d’ora? Dubito che la risposta arrivi mai, ma intanto la domanda è stata fatta.
E ora parliamo di cifre. Venturi riferisce che: “Dopo tre settimane dall’ inizio il blog ha già collezionato oltre 5000 visualizzazioni.” [6] Non commento l’uso del verbo “collezionare” e mi riferisco al mero dato numerico riferito. Una “visualizzazione” in Internet non corrisponde, necessariamente, a un accesso. La cifra rivela quante volte una pagina sia stata cliccata, indipendentemente da chi l’abbia collegata. Una persona può avere visualizzato dieci pagine, un’altra solo una. Totale, 11 visualizzazioni e due persone “reali”. Se, in teoria e in pratica, una persona si mettesse a cliccare dalla mattina alla sera sul sito, il contatore schizzerebbe a cifre ben più alte, ma sarebbe sempre e comunque una sola persona a guardare il blog. Sia chiaro, non si tratta di dati falsi o falsati, beninteso, si tratta semplicemente di dati inutilizzabili ai fini statistici. Prova ne sia il fatto che le visualizzazioni, al momento di scrivere questo articolo, sono passate a oltre 5800, arrivando da 238 al giorno a 430 negli ultimi due giorni.
E Facebook? Questa mattina il gruppo dell’AIR fondato da Fiorenzo Repetto contava 2799 “membri”. [8] Se ognuno di loro avesse fatto clic su un paio di link del blog (pure segnalati da Repetto) le 5000 visualizzazioni sarebbero state raggiunte in poche ore, non in tre settimane.
Oggi mi è arrivata una mail da Radio Cina Internazionale in cui mi si informa del compimento del 70° anniversario delle loro trasmissioni in italiano.
Una volta mi piaceva ascoltare certe emittenti straniere, scrivere, ricevere le loro risposte. Mandavano un sacco di gadgets e solo sapere che un segnalibro o un ritaglietto di carta velina provenivano dalla Cina era una soddisfazione straordinaria.
Ma allora non esisteva Internet, non c’era la posta elettronica, non si poteva contare sulle antenne paraboliche, i segnali arrivavano via onde corte e, soprattutto, ero molto più giovane e scemo.
Adesso sono invecchiato, la radio mi serve per ascoltare programmi veramente interessanti (quindi non propaganda) in casa e in macchina, le stazioni straniere le ascolto via satellite o in streaming, perché una delle cose per cui non smetterò mai di ringraziare la vita è la rete.
Sono vecchio, dunque, ma so ancora leggere e, soprattutto, so come è fatta una mail.
Apro l’invio della Redazione Italiana di Radio Cina Internazionale e, come spesso succede, ritrovo il mio indirizzo nel campo “To:” assieme a quello di una ventina di altre persone.
Gentili, non ci sono dubbi, così se io avessi voluto NON far conoscere il mio indirizzo di posta elettronica ad altri ascoltatori di Radio Cina Internazionale, sono stato accontentato, eccomi lì.
Del resto non posso proprio lamentarmi, perché anch’io, a mia volta, possono conoscere i dati degli altri, anche se non me ne importa proprio nulla, e vissero tutti felici e contenti.
Il “blocco” di destinatari della mail non è molto corposo, alcuni indirizzi vengono addirittura ripetuti più volte (chissà perché, magari pensano che sia una cosa importante), ed è organizzato in ordine alfabetico dalla S alla Z. Quindi questo non solo vuol dire che un servizio pubblico come quello delle trasmissioni per l’estero della radio di stato cinese non disponga (o non voglia disporre) di una mailing list chiusa che salvaguardi la privacy dei propri componenti (che, immagino, non avranno dato quei dati perché venissero ridiffusi in rete), ma che, se tanto mi dà tanto, i destinatari delle comunicazioni in italiano via posta elettronica dovrebbero essere circa 200.
E’ un sistema che sta tirando le cuoia, perché è evidente che il “ritorno” in termini di interesse è particolarmente basso.
Però anche quest’anno ci teniamo il concorsino. Per partecipare bisogna rispondere ad alcune domande. Una è: “Radio Cina Internazionale ha in programma di stabilire quante sedi generali all’estero?”. E va beh, se non lo sanno loro…
C’è anche spazio per una lacrimuccia: “Nell’arco di 70 anni sono state raccontate molte storie commuoventi: innumerevoli sognatori hanno raccontato in varie lingue i cambiamenti della Cina; numerosi giornalisti coraggiosi presenti sui luoghi degli eventi hanno registrato razionalmente i cambiamenti internazionali; molti ascoltatori che non abbiamo mai incontrato sono diventati i nostri più fedeli compagni di viaggio…….”
C’è di che immaginarseli questi sognatori, queste storie “commuoventi”, questi giornalisti coraggiosi che hanno “registrato razionalmente” i cambiamenti internazionali.
Peccato per loro che non ce ne fossero, o siano stati assai poco coraggiosi, quando il 4 giugno del 1989 si compiva la strage sulla Piazza Tienanmen.
È vostra la vita che ho perso di Chiara Valerio con Manuela Mandracchia e Sandra Toffolatti
16 Marzo 1978. Una camera dell’ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà. All’interno, una dottoressa trasferita dall’ospedale psichiatrico di Gorizia e una donna in cura perché sente le voci. Gli echi delle voci umane, dei chiavistelli e dei cicalini parlano alle orecchie della donna sul letto e incuriosiscono la dottoressa. Una radio o forse solo un’altra suggestione che annuncia il rapimento di Aldo Moro. L’utopia realista di Basaglia e dei suoi allievi, di restituire la follia alla società e i gesti e le esitazioni di due donne, che, senza deciderlo, restituiscono normalità alla realtà.
Martedì 26 ottobre 2010 ore 21.00 per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli
Un’altra Storia. Scene grottesche da un attentatodi Giosuè Calaciura con Alfonso Santagata e Fortunato Leccese
Due attentatori di mafia attendono la loro vittima: è un magistrato. I due mafiosi dovranno azionare il radiocomando per fare esplodere l’auto su cui viaggia. L’agguato sembra ricalcare quello a Giovanni Falcone, alla moglie e alla scorta. Nel dialogo tra i due mafiosi, uno più giovane, l’altro con più esperienza, l’attesa, la preparazione, il passato e il futuro diventano il resoconto surreale e grottesco di un destino collettivo che poteva essere diverso. Il radiocomando della strage pronto per la detonazione e la radiolina portatile che diffonde le note dei concerti per pianoforte e orchestra di Mozart, s’intrecciano e si confondono sino alla sorpresa finale.
1950-2010 SEMPRE NUOVA RADIO3 UNA FESTA LUNGA UN MESE I RADIODRAMMI Martedì 26 Ottobre Ore 21.00 Martedì 09 Novembre Ore 21.00
La radio è il centro intorno al quale si sviluppano i quattro radiodrammi che Radio3, per festeggiare i suoi primi sessant’anni, ha commissionato ad alcuni tra i migliori talenti della narrativa italiana –Giosuè Calaciura, Carlo D’Amicis, Nicola Lagioia , Chiara Valerio – anche collaboratori abituali di Radio3, alcuni in voce, altri dietro le quinte, alcuni recenti ed altri di lungo corso, tutti conoscitori delle regole, dei segreti, delle insidie e delle potenzialità del mezzo radiofonico. Le serate in diretta dalla Sala A di via Asiago sono affidate a due registi della nuova generazione teatrale: Lisa Ferlazzo Natoli e Francesco Saponaro. Nessun montaggio in studio, nessuna post-produzione, ma tutto rigorosamente dal vivo, come un concerto o uno spettacolo teatrale che avvengono in un luogo e in un momento stabiliti. Una modalità di produzione che vuole catturare dal vivo le potenzialità e l’originalità di un "genere?, quello del radiodramma, da esplorare e rivalutare.
In occasione del 70mo anniversario della nascita di John Lennon, File Urbani dedica uno speciale alle città e ai luoghi che hanno segnato la carriera e la vita di una delle più grandi personalità musicali del XX secolo.
Valerio Corzani e Felice Liperi attraverseranno la carriera dell’ex Beatle dagli esordi di Liverpool fino al tragico agguato davanti al Dakota Hotel di New York, passando per la gavetta delle notti di Amburgo, i fasti di Abbey Road, l’incidente diplomatico di Manila, il ritiro spirituale in India, i Bed-in di Amsterdam e Montreal, il "lost weekend" di Los Angeles e l’ultimo concerto ufficiale a San Francisco.
La randomica mappatura dei luoghi e delle città care a Lennon sarà anche il pretesto per accostare alcuni dei mille piccoli capolavori creati dal musicista inglese durante e dopo la parabola beatlesiana. Un patrimonio di canzoni e di musiche rimesso a lucido proprio in questi giorni attraverso la rimasterizzazione (curata direttamente dalla compagna Yoko Ono) di tutti i dischi solisti di John Lennon.
E bisogna fermarsi per dire che Radio Tre oggi compie 60 anni.
E’ una cosa importante, non è una fesseriola editoriale da quattro soldi, una patacca di anniversario buona solo per organizzare eventi.
RadioTre da sempre rappresenta la cultura in Italia, cioè quella cosa per cui non si spende più un centesimo perché considerata investimento inutile. Eppure, nel 1950, a cinque anni dalla fine della guerra, ci fu chi considerò la fondazione di una rete radiofonica ad ampia caratterizzazione culturale non solo un bene, ma addirittura una necessità e un investimento per il Paese.
Il tono pacato, la modulazione soporifera, l’impresione di trovarsi tra gentiluomini di una volta, sono tra le prime cose che colpiscono della radio che ha fatto dei libri, degli approfondimenti culturali, di quelli sociali e di informazione, nonché della musica classica e lirica, più che un cavallo di battaglia, una icona.
RadioTre è l’unica emittente che riesce a far ascoltare una trasmissione come "Uomini e Profeti" perfino agli atei.
Recentemente è stata creata una "Dichiarazione di dipendenza da RadioTre" con primo firmatario Alessandro Bergonzoni.
E poi le rubriche sono a decine, da "Radio Tre Suite" a "Fahrenheit", da "Prima Pagina" a "Tutta la città ne parla". E’ bello ascoltarla al mattino presto, quando wsei rincoglionito dal sonno e la voce di un giornalista ti sveglia con le rassegne stampa e web dei giornali stranieri.
Ma è bello anche sentire Stinchelli e Suozzo ne "La Barcaccia", fatto con umorismo per chi, come me, non capisce un accidente di lirica.
Più in generale è bello che RadioTre ci sia, e che ci faccia capire che si può fare a meno di TV e altre schifezzuole.
In diretta dal Festival Internazionale di Villa Adriana Radio3 Suite trasmette il nuovo spettacolo di pupi di Mimmo Cuticchio, Il combattimento di Tancredi e Clorinda, ispirato all’omonimo madrigale di Claudio Monteverdi su versi del poema Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.
Inizia il 3 luglio il nuovo programma del fine settimana Pantagruel – luoghi, visioni, racconti d’estate, curato e condotto da Antonio Audino. La trasmissione pomeridiana, che al suo interno ospita collegamenti in diretta con festival e mostre, la rubrica "Incontri" e un concerto, ogni sabato e’ idealmente dedicata a un autore teatrale, mentre la domenica a una parola, una suggestione emersa dai testi del giorno precedente. I fili rossi delle prime due puntate sono William Shakespeare e l’ambiguita’.
Tutti a Torino: cinquecento relatori da quarantadue paesi per l’evento scientifico piu’ grande d’Europa. In diretta dal Lingotto, Rossella Panarese per Radio3 Scienza segue i lavori della quarta edizione dell’ Esof 2010 – Euroscience Open Forum, raccontandone i protagonisti e le loro passioni – dalla ricerca sulle staminali alla neuroeconomia, dalla bioetica alle nanotecnologie, con giovani ricercatori e premi Nobel.
Nella nuova collocazione pomeridiana all’interno di Fahrenheit, Ad alta voce prosegue con la sua estate dei racconti: la prossima settimana, l’attore Vinicio Marchioni legge cinque novelle di Luigi Pirandello: La carriola, La giara, Tu ridi, Ciaula scopre la luna e La signora Frola e il signor Ponza, suo genero.
Alfredo Dante Gallerati fa parte dell’Associazione Italiana Radioascolto. E’, inoltre, titolare di una sezione dedicata al radioascolto pubblicata su "Radio Rivista", organo dell’Associazione Radioamatori Italiani.
"Poco più tardi Monferini viene estromesso dall’Air. Il leader di uno spontaneo movimento "autonomista" riesce intanto ad aggregare intorno a sé un buon numero di BCL in aperto conflitto, per le più diverse e discutibili ragioni, con l’Air. Erano persone come: Walter Mola, Valerio Di Stefano, Luigi Basso, Giuseppe Zella ed altri che poi diverranno nemici dell’Air ad oltranza." [01]
Per quello che riguarda la mia persona (espressamente nominata) ritengo che tali affermazioni non corrispondano al vero e abbiano valenza denigratoria nei miei confronti.
In primo luogo perché sono stato tra i primi ad iscrivermi all’AIR e a ricoprire incarichi in seno ad essa (alcuni verbali di assemblea dei primi anni ’80 portano la mia firma). Ho, inoltre, riavvicinato l’AIR con la mia iscrizione risalente al settembre 2009 (ringrazio pubblicamente Giancarlo Venturi per la disponibilità ad accogliermi). E’ pur vero che anche questa iscrizione si è risolta con le dimissioni e la presa d’atto delle divergenze. Ma almeno non si può dire che io non ci abbia provato. In secondo luogo perché il mio nome e i miei comportamenti sono stati associati a quello di Dario Monferini, che il 9 luglio 2009 pubblicò la falsa notizia della mia morte nel tragico incidente di Viareggio, e ai suoi comportamenti.
Le mie ragioni di "aperto conflitto" con l’AIR sono state definite "diverse e discutibili".
Non desidero limitare la libertà di nessuno di dissentire dalle mie opinioni. Ma non per questo debbo sentirmi limitato nella mia libertà di dissentire dalle posizioni e modalità operative dell’AIR, diffondere ed esprimere il mio pensiero con ogni modo lecito a mia disposizione, senza per questo essere definito "autonomista".
Nel tentativo di addivenire a un accordo che ho definito di "gentlemen agreement", ho inviato al Gallerati una raccomandata (in data 7 maggio 2010) attraverso il servizio on line del sito di Poste Italiane. [02]
La raccomandata è stata respinta dal destinatario [03]
Successivamente ho inviato una seconda raccomandata al Gallerati dall’Ufficio Postale di Verona 25 [04]. La raccomandata è stata, questa volta, regolarmente ritirata con debita firma di scarico. [05] In seguito la busta contenente la raccomandata e il testo della lettera mi sono stati di nuovo rinviati indietro dopo che, con tutta evidenza, era stata presa visione del contenuto [06].
Naturalmente non si può dichiarare di non avere ricevuto una raccomandata, anche se la si è rispedita indietro subito dopo avere firmato la ricevuta alle poste.
E naturalmente non può dirlo Gallerati, il quale ha corretto la pagina, sostituendo il mio e i nomi di Walter Mola, Giuseppe Zella e Luigi Basso con una dicitura più generica. La pagina corretta infatti recita:
"Poco più tardi Monferini viene estromesso dall’Air. Il leader di uno spontaneo movimento "autonomista" riesce intanto ad aggregare intorno a sé un buon numero di BCL in aperto conflitto, per le più diverse e discutibili ragioni, con l’Air. Erano persone che poi diverranno nemici dell’Air ad oltranza." [07]
Ma il web ha la memoria molto lunga. Il sito archive.org [08] contiene lo "storico" di Internet fino al 2008. Andando a ricercare sul servizio "The WebBack Machine" è possibile risalire a una versione del 6 luglio 2007 in cui tali espressioni sono già chiaramente rintracciabili [09].
E’ chiaro, dunque, che la correzione è recentissima e conseguente alla lettura della raccomandata, perché tale correzione non è stata neanche registrata su Google, che continua, ad oggi, a riportare il vecchio testo. [10]
Ma come se non bastasse, nel tentativo invero malriuscito di ripulire la pagina da quelle espressioni, Gallerati lascia una "traccia" evidentissima. All’indirizzo web http://www.radioascolto.it/03b_associazioni.htm regolarmente collegabile in rete (almeno fino ad ora) e che rappresenta una sorta di versione non definitiva (ma pur sempre consultabile e disponibile) la dicitura non è stata corretta. [10bis]
Non è la prima volta che vengono rimossi contenuti dal sito www.radioascolto.it. Ad esempio, non vi si trova traccia dell’attività di DX Editor che Gallerati ha svolto per conto del programma italiano della Voce dell’Iran (VOIRIB) nel 2005. Gallerati, nel dicembre 2005, informa la mailing list "Conexion digital" dell’esistenza del programma da lui condotto per l’Iran [11]. La sua segnalazione verrà pubblicata sul n. 345 di "Conexion digital" del 14 dicembre 2005 [12] e si ha ragionevole motivo di ritenere che da li’ non verrà cancellata.
Gallerati scrive: "Per fare un sano radiantismo è necessario superare personalismo ed individualismo." [13]
— (C) Valerio Di Stefano 2010 E’ permessa la riproduzione integrale di questo scritto purché non a scopo di lucro e a patto che questa dicitura sia riprodotta.