Quando Salvini diceva “La sorella di Stefano Cucchi si deve vergognare”

 720 total views,  2 views today

Immagine tratta da tpi.it
Immagine tratta da tpi.it

Un giorno del 2016, Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, pestato a morte da un gruppo di carabinieri a cui era stato dato in custodia, secondo le rivelazioni fatte dal collega Francesco Tedesco, riprese una foto pubblicata sul profilo del militare (in cui il Tedesco appare in costume da bagno) commentando così:

“Volevo farmi del male, volevo vedere le facce di coloro che si sono vantati di aver pestato mio fratello, coloro che si sono divertiti a farlo. Le facce di coloro che lo hanno ucciso. Ora questa foto è stata tolta dalla pagina. Si vergogna? Fa bene.”

Gli seguì un commento di Salvini a “La Zanzara” di Radio24:

“Ilaria Cucchi? Capisco il dolore di una sorella che ha perso il fratello, ma mi fa schifo. È un post che mi fa schifo. Mi ricorda tanto il documento contro il commissario Calabresi”.

E ancora:

“La sorella di Cucchi  si deve vergognare. La storia dovrebbe insegnare. Qualcuno nel passato fece un documento pubblico, erano intellettuali sdegnati contro un commissario di polizia che poi fu assassinato. I carabinieri possono tranquillamente mettere una foto in costume da bagno sulla pagina di Facebook. O un carabiniere non può andare al mare? E’ assolutamente vergognoso. I legali fanno bene a querelare la signora e lei dovrebbe chiedere scusa”.

“Io sto sempre e comunque con polizia e carabinieri. Se l’un per cento sbaglia deve pagare, anche il doppio. Però mi sembra difficile pensare che ci siano poliziotti o carabinieri che hanno pestato per il gusto di farlo”.

E invece, stavolta, c’è chi ha cantato e ha fatto nomi e cognomi di chi ha preso parte all’aggressione contro Stefano Cucchi. Allora Salvini, ieri, ha corretto il tiro:

salvinicucchi

Gli “errori di pochissimi” e i reati (che sono sempre “eventuali”, si noti bene), sono gli errori di chi rappresenta lo Stato, che in quel momento ha in custodia un cittadino contro cui non è stata ancora formalizzata alcuna accusa, e che non devono torcergli un capello, altro che cercargli l’anima a forza di botte, come scrisse il Poeta. L’errore di Stato è sempre un crimine che getta una macchia indelebile su tutta una categoria. Poi è chiarissimo (lo è perfino per Salvini) che la responsabilità penale è personale e paga chi ha commesso il crimine. Ma mai una parola sul fatto che lo Stato non può essere rappresentato da queste persone. Mai. E a questo punto fa bene Ilaria Cucchi a subordinare l’accettazione dell’invito al Viminale da parte di Salvini alle scuse che il ministro dell’interno deve alla famiglia di Stefano. Perché ci sia un modo più chiaro e pulito di vivere e di cercare giustizia.

Dove c’è famiglia c’è pasta

 332 total views

«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale».

«Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda».

[Ma la pasta la mangiano anche i gay] «Va bene, se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti».

«Io rispetto tutti facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri. Sono anche favorevole al matrimonio omosessuale, ma no all’adozione per una famiglia gay. Da padre di più figli credo sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso».

Sulle parole di Guido Barilla a “la Zanzara” di Radio24 si è detto di tutto e, forse, lo si è detto in modo improprio e nemmeno troppo convincente, certo è che se, dopo aver ascoltato e letto questi contenuti, uno decide di boicottare i prodotti della Barilla, non consumandoli, gay o eterosessuale che sia, lo si può anche comprendere.

Il messaggio lanciato è quello di una falsa libertà, ed è questo che dà da pensare.
Dire “se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta” non è un segnale di tolleranza verso chi la pensa diversamente o intende vivere in un altro modo.
Bisognerebbe poter dire “Mangiate la nostra pasta, se vi piace, e vivete come vi pare!”, non che si deve condividere anche la “comunicazione” di chi quella pasta la produce.
Il mio “obbligo” verso la Barilla finisce nel momento in cui io alla cassa pago la mia confezione di spaghetti o di rigatoni. Se ho una famiglia di tipo tradizionale, gay, se vivo da solo, se la compro per regalarla alla Caritas che la cucina per i poveri della mensa, sono esclusivamente cazzi miei.

Ho vissuto per quattro anni da single. Compravo un formato di pasta Barilla perché mi era comodo e mi piaceva. Cosa dovrei fare, sentirmi in colpa perché non soddisfacevo i requisiti dei loro spot e non c’era una donna in casa mia che avesse un ruolo fondamentale?

La frase “facciano quello che vogliono senza disturbare gli altri” implica che gli omosessuali possono sì fare quello che vogliono, PURCHE’ non disturbino gli altri. Ed è il “purché” che manca.
Sono le litanie di sempre: “Vai pure fuori a giocare ma non fare rumore”, “ti compro quello che vuoi purché tu mi lasci in pace”, “ti compro la casa per conto tuo purché tu non sposi quello lì” e viandare.

Già, ma dove comincia il “disturbo”? Avete presente quegli scemi che dicono “la tua libertà finisce dove comincia la mia” e non si sa bene dove sia la loro libertà? C’è un cartello? Che ne so, “inizio zona libertà altrui”
Il “disturbo” comincia quando si cominciano ad urtare non i sacrosanti diritti di ognuno ma la sua suscettibilità e sensibilità individuali.
Allora siccome credo nella famiglia di tipo tradizionale tu che sei omosessuale intanto sì, va beh, ti puoi anche sposare, se vuoi, ma i figli no, prima di tutto perché io credo che in una famiglia omosessuale sia molto complesso tirarne su, anche se non ho mai vissuto in una famiglia omosessuale, ma soprattutto perché una famiglia omosessuale con figli va a cozzare contro quel modello di famiglia che io diffondo nei miei spot ed è QUESTO che mi dà fastidio.
Perché poi la gente si accorgerebbe che esistono anche altri modelli familiari e il mio prodotto magari non lo compra più, e invece così  decide di boicottarlo e non lo compra più lo stesso, non fa una grinza.

E, comunque, si vede che il nucleo familiare ideale è quello “sacrale” di un fornaio che fa i biscotti e che parla con una gallina.

Nel dubbio posso dirvi che la pasta del discount che frequento (che vende anche prodotti Barilla, beninteso), il Penny Market, è buona, tiene bene la cottura, resta al dente, costa poco e mi pulisce anche il water.

Se poi avete ospiti o volete regalarvi dei minuti di piacere intenso, quasi orgasmico, Pasta Verrigni e andate sul sicuro.

Ho detto.