…il resto è pioggia che ci bagna

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E continuavano a chiamarli “Angeli del fango“.

E’ una bruttissima definizione, che trova la sua radice nella storica alluvione di Firenze quando dei figli di papà con la puzzetta sotto il naso e con una carriera assicurata dopo un percorso universitario pagato dai loro genitori si diedero da fare per salvare libri e dipinti dall’aggressione melmosa che inondò la città.

Quelli di Genova non salvano nulla di prezioso o di culturalmente rilevante. Magari un mobile, uno scaffale, un letto non ancora divorati dalla fanghiglia, qualcosa che si possa sciacquare velocemente e tornare alla parvenza dello stato precedente all’aggressione della mòta. Ragazzi e ragazze che hanno a cuore strade, scuole, vicoli, ponti, ospedali.

Sembro Pasolini ma è vero. A Firenze c’era da salvare (anche) un’immagine, a Genova ci sono da salvare (soprattutto) viabilità, comunicazioni, servizi per la gente.

Non è che la cultura debba essere per forza sempre sottesa all’emergenza, è solo questione di scelte, di priorità e di modalità di porsi.

Mani nude, dunque. E una maglietta, o una felpa, che la sera porti a casa intrisa di fango, le fai fare due lavaggi in lavatrice, la tiri fuori e puzza di umidità come prima. Rabbia, rabbia ribelle, che ti vibra nelle ossa, mentre la gente già comincia a chiamarti “Angelo del fango”. Gli angeli sono quelle cose asessuate che ne hai uno custode (a chi piace!) e che li vedi sui santini della comunione o dei battesimi. Hanno un gusto zuccherino che contrasta con l’immagine di chi il fango ce l’ha perfino nel naso.

Hanno insegnato come si fa volontariato: si regala il proprio tempo, si fa quel che si può, ma soprattutto NON CI DEVONO ESSERE INTERMEDIARI tra l’azione gratuita e chi la riceve. Altrimenti è tutto finito. Se questi ragazzi avessero offerto la loro disponibilità alla Protezione Civile sarebbero stati fermi, avrebbero condiviso l’inerzia, avrebbero sperimentato la paralisi totale delle istituzioni. E invece sono stati efficaci perché nessuno ha detto loro cosa dovevano fare e come farlo, lo hanno fatto e basta.

Così, nessuno si è accorto, nel frattempo, che Renzi a Genova non è andato. Rischiava che gli mettessero una pala in mano, su via, non sta bene. Genova è un’idea come un’altra.

Il sito di Guido Bertolaso: “Grazie neve per averci aiutato a capire che la Protezione Civile ci serve”

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Grazie neve, per averci aiutato a capire che la Protezione Civile ci serve.

Sono stato tirato in ballo più volte, nei giorni scorsi, nel corso delle varie polemiche che hanno accompagnato l’ondata di freddo e la nevicata eccezionale che ha colpito l’Italia ed anche la sua capitale, creando disagi e facendo vittime in diverse località.

Non ho volutamente detto nulla, nei giorni scorsi, e preferisco fare alcuni commenti, che magari in pochi leggeranno, in attesa della prossima ondata di maltempo che in molti temono peggiore di quella appena terminata la cui gravità e imponenza è stata offuscata dalle diatribe puerili di chi cerca scuse per giustificare le proprie leggerezze, mentre la gente muore assiderata per le strade perché nessuno è andato a soccorrerla, un po’ come per la Concordia.”

(da: http://www.guidobertolaso.net/?p=219#comments)

 

Ringraziamo, dunque, la neve. Anche per averci ricordato che la Protezione Civile non è nulla senza Bertolaso. Francamente ce ne eravamo dimenticati. Anche di Bertolaso, voglio dire.

 

La pensione “rilassata” di Bertolaso

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Bertolaso va in pensione.

Non si capisce perché la sua decisione di ritirarsi, pagato dalla Previdenza italiana e dalle tasse dei cittadini, dalla vita lavorativa, non corrisponda anche alle sue dimissioni da sottosegretario del Governo (si è mai visto qualcuno dell’esecutivo lasciare il proprio posto solo perché va in pensione? Non mi pare…), ma il meccanismo, nemmeno tanto lento, dell’oblio di massa è passato anche sopra a questa evidente contraddizione in termini.

Bertolaso non va solo in pensione, evidentemente, ma spegne i riflettori sulla sua figura e, soprattutto, sulle tante pessime figure rimedite negli ultimi anni del suo mandato, in primis la gestione dell’emergenza post-terremoto a L’Aquila con tutto quello che ne consegue.

La pensione è quella cosa per cui chi ne ha diritto e ne usufruisce, poi viene completamente dimenticato dal resto del tessuto sociale.
Si libera dall’evidenza della notorietà e gode di una sorta di amnistia mentale collettiva che termina in un corto circuito evidente in cui il giudizio sul personaggio e sull’operato della sua funzione pubblica viene congelato, per non dire evaporato.

Bertolaso scende dal palcoscenico, dunque.

Qualcuno dice "ci mancherà". Ad altri, me compreso, non mancherà affatto.

Tutti, immancabilmente e incondizionatamente, saremo però disposti volentieri a formattare quella parte della nostra memoria in cui erano incisi i dati su L’Aquila, sui rifiuti di Napoli e della Campania, le sue interviste ad "AnnoZero" tese a rassicurare l’opinione pubblica di Terzigno che in realtà non sta accadendo niente di così grave, nonché l’essersi smarrito dopo l’incontro con una Signorina che gli aveva dato una "rilassata".

Bertolaso si difende (malamente) in una conferenza stampa: esattamente come tutti i cittadini, oh…

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Dunque, Bertolaso si è difeso e ha opposto le sue ragioni alle accuse della Procura di Perugia.

Per carità, in Italia il diritto alla difesa è un diritto fondamentale costituzionalmente garantito e guai a rinunciarvi.

E’ anche comprensibile che Bertolaso, vista la sua posizione di capo della Protezione Civile, per difendersi abbia scelto di pubblicare la sua vicenda, ripresa dai media che ne amplificano portata, ragioni, tesi, antitesi, torti e ragioni, eventuali colpi di genio e/o cazzate compresi.

Quello che, invece, è meno comprensibile, è che la difesa, prima ancora che nelle aule di Tribunale, avvenga in una conferenza stampa ospitata, logisticamente, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Ora c’è solo da chiedersi quale cittadino inquisito abbia la stessa possibilità di andare a raccontare la propria linea difensiva all’opinione pubblica del Paese utilizzando le risorse del Governo. Le risorse pubbliche sono a disposizione di Bertolaso per l’esecuzione del proprio mandato. Se deve andare in un luogo colpito da terremoto o altra sciagura è normale che prenda un volo di stato o che usi mezzi non suoi.

Ma è indagato, e a livello personale.

Personalmente trovo di pessimo gusto che vada a sventolare gli SMS ricevuti dalle massaggiatrici brasiliane davanti alle telecamere (dovrebbe commentarle più pacatamente davanti ai giudici) ma non è questo il punto.

Il punto è che i cittadini italiani “normali” non hanno gli stessi privilegi governativi per poter esercitare lo stesso diritto alla difesa, e questo non lo trovo di pessimo gusto, mi fa veramente incazzare.

Il “placet” di Berlusconi alla conferenza del “Capo” era scontato. Non scontata, invece, è stata la stigmatizzazione di una delle frasi di Bertolaso, quella in cui cerca di accomunarsi a Clinton nell’avere in comune un problema di nome Monica. No, Clinton non si tocca, anche se è stato dimostrato che si è fatto fare quelle cosine lì da una che si chiama Monica rischiando matrimonio, Presidenza degli States, reputazione e quant’altro.

E così hanno sbaraccato tutto in fretta e furia e pare che Bertolaso, prima o poi passerà la mano.

Bertolaso, ovviamente è su Wikipedia.

Scarica da qui il file audio della Conferenza Stampa di Guido Bertolaso

oppure ascoltalo dal nostro lettore virtuale di MP3
(da www.radioradicale.it – Licenza: Creative Commons)

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Roseto degli Abruzzi – Bertolaso riceve la Rosa d’Oro 2009

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Sul n. 109 di Eidos, che porta la data del 20 febbraio 2010, a pagina 31 è riportato un succinto articolo con un reportage forografico sul conferimento della Rosa d’Oro 2009 (Città di Roseto degli Abruzzi) a Guido Bertolaso.

Tra le foto riportate, assieme a quelle coi politici locali e coi rappresentanti della Giuria del Premio, anche una posa in cui il Bertolaso si mostra assieme a cuochi e camerieri del ristorante di pesce di turno.

Pochi giorni dopo Bertolaso sia stato inquisito.

E peccato anche che la giuria non abbia emesso un comunicato stampa in cui ritira e revoca il premio conferito a Bertolaso per essersi “distinto dopo i tragici fatti del 6 aprile scorso”. Nessuno poteva sapere *prima*, è vero. Ma nessuno ha voluto fare *dopo* un passo indietro per stabilire che una persona premiata quanto meno debba essere al di sopra di ogni sospetto.

No, Bertolaso è accusato di corruzione e, nel dubbio, il premio resta.
Ecco.

Indagato Bertolaso: Protezione “Civile”?

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Questa mattina ho ricevuto un SMS da parte di Valeria, mia cugina, terremotata a Paganica, attualmente in una casetta antisismica comprata per conto proprio perché la Protezione Civile non le ha dato proprio un cazzo di niente.

E’ una ragazza squisita che non mi manderebbe mai un SMS senza un motivo serio. "Che mi dici di Guido?", mi fa.

E io che cazzo ne so, aggiungo con innocente candore.

Invece le news le ho viste solo nel pomeriggio. Il bravo Bertolaso, quello che ha lavorato solo per l’interesse della Nazione in emergenze inimmaginabili, dai rifiuti a Napoli al terremoto a L’Aquila, passando per le veline e le escort del Presidente del Consiglio, è indagato per corruzione.

Proprio ora che Berlusconi stava per farlo Ministro! Non penseremo mica che la nomina fosse propedeutica alla norma recentemente approvata alla Camera sul cosiddetto "processo breve" che salva il Presidente del Consiglio sì, ma anche i Ministri dall’esecuzione dei processi che li riguardano, almeno durante il loro mandato? Ma come siamo ingrati!

Proprio lui, Bertolaso, che, come si sa, ha dato una casa agli aquilani, tranne a mia cugina Valeria che col cazzo che avrebbe avuto un posto dove stare se avesse aspettato la Protezione Civile.

Oh, ma Bertolaso è stato bravissimo nel suo colpo di teatro. Ha detto "Mi dimetto, rinuncio ad ogni incarico", così Berlusconi ha potuto dirgli "No, resta!"

E’ il teatro nel teatro, neanche Ionesco e Beckett, maestri del teatro dell’assurdo, avrebbero saputo fare di meglio. In gergo calcistico si chiamerebbe "assist".

E di nuovo la solfa che non ci si dimette solo per il fatto che si è indagati, che è tutta una persecuzione, che non è vero niente, che, comunque, non si è colpevoli fino a una sentenza di condanna definitiva passata in giudicato. Del resto è la costituzione.

E, del resto, che non ci si debba dimettere in presenza di un avviso di garanzia, ormai lo dice anche Di Pietro, che non raccomanda più a nessuno di correre dal proprio giudice e chiarire la propria posizione, ma appoggia la candidatura in Campania di Enzo De Luca, un inquisito del Partito Democratico, già rinviato a giudizio.

Per cui, anche grazie a Di Pietro, Bertolaso non solo può restare, ma DEVE restare, prego, si accomodi sor Guido, si sa, son malelingue che non fanno altro che far buriana e mettere in giro pettegolezzi, si figuri se noi, mia cugina Valeria, suo marito e mio cugino Gildo ed io, si potrebbe mai pensare nemmeno lontanamente che Lei possa anche essere MINIMAMENTE accusato di corruzione. Gliè stato uno sbaglio, si capisce, son dei malfidati i giudici, basta che uno risolva i problemi di Napoli e si fanno subito i sospetti che uno possa essere addirittura colpevole, via, o icché la mi dice sor Guido, basta guardare a cos’ha fatto per nquella povera gente d’Abruzzo, che l’ha sistemati tutti nelle case nuove che così noi la sera si può vedere la telenovela o il Grande Fratello in pace, senza sentire più di tutte quelle brutturie che succedono nel mondo, non si preoccupi, sor Guido, Lei potrà sempre contare sul nostro assenso, sul nostro appoggio e, soprattutto, sull’omertà di tutti noi telespettatori che abbiamo dato tutti due euro con un SMS proprio per la Protezione Civile, sì…