La stampa e le inchieste

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Dio solo sa se ho rispetto, ammirazione e addirittura venerazione per la figura del Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, così come di qualsiasi altro servitore dello stato che sia impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e rischi la vita per il suo impegno e per la sua dedizione quotidiani.

Ma non può che suonarmi strana la sua lamentela circa la presunta scarsa attenzione da parte dei media (e in particolare della carta stampata) nei confronti della sua inchiesta culminata poi con 334 arresti e 416 indagati in tutta la Calabria. Un po’ perché mi sembra che questo non sia vero (la notizia è stata sulle prime pagine di tutti i giornali, è stata rilanciata con sufficiente evidenza da radio e TV ed è ancora pienamente reperibile sul web), un po’ perché ritengo che dopo l’operazione che ha riguardato a vario titolo più di 700 persone sia necessario porre l’attenzione su alcuni dati assolutamente imprescindibili:

– la custodia cautelare in carcere non è una pena;
– la custodia cautelare in carcere non equivale alla penale responsabilità;
– la custodia cautelare in carcere non equivale a una dichiarazione di colpevolezza.

Dopo la doverosa attenzione all’operazione epocale che ha visto coinvolte la Procura di Catanzaro e le Forze dell’ordine ora c’è bisogno del silenzio che accompagna i processi. Cioè la definizione della posizione individuale di uno per uno i 700 indagati. Perché io non vorrei, no, proprio non vorrei mai che tra tutte queste persone attenzionate dalla Procura di Gratteri ce ne sia anche solo una che dovesse uscire estranea ai fatti o assolta nel merito delle accuse. Perché in tal caso lo Stato dovrebbe accollarsi le spese per l’ingiusta detenzione e qualche innocente (non importa se pregiudicato o no) sarebbe stato recluso.

La Procura ha fatto il suo impeccabile lavoro, i giornali hanno informato. Adesso la parola passa ai giudici di merito e/o di legittimità. Parlino i processi e la stampa faccia il suo sacrosanto lavoro di informare l’opinione pubblica.

La complicata vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano

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Foto e citazioni del testo tratte da www.wikipedia.org

Io non ce l’ho con Mimmo Lucano, il sindaco di Riace indagato dal 2017, anche se qualcuno, nell’ottobre scorso, lo aveva biecamente sottinteso e azzardato.

Ho solo avuto parole di (dura) critica verso tutto quel mondo della sinistra radical-chic, hashtagara che all’indomani del suo arresto è andata riempiendo i social network di #arrestatecitutti, come se fossero stati bruscolini.

Ho solo detto: lasciamo che la giustizia faccia il proprio corso e vediamo. E il proprio corso la giustizia lo sta facendo, da quella operazione del 2 ottobre 2018 che lo ha posto agli “arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti”.

Il 16 ottobre il tribunale della libertà gli revoca gli arresti domiciliari ma gli impone di non risiedere a Riace, divieto che verrà revocato dalla Cassazione il 26 febbraio 2019.

L’11 aprile 2019 viene rinviato a giudizio (nonostante la Cassazione stessa abbia demolito molti degli indizi a suo carico) “per abuso d’ufficio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.” Il giorno dopo (guarda caso, a volte si dice che la giustizia ad orologeria non esiste!) riceve una ulteriore informazione di garanzia “per truffa e falso in relazione alla gestione dei migranti a Riace”.

Sono segnali decisamente preoccupanti che vanno bene al di là dell'”arrestateci tutti”, della solidarietà facilona e massmediologica degli inviti alla trasmissione di Fazio. Intendiamoci, sia chiaro che per me (e per la legge) Mimmo Lucano è innocente fino a condanna definitiva passata in giudicato (e non c’è stato ancora neanche uno straccio di processo di primo grado), però tra rinvio a giudizio e nuovo avviso di garanzia, non lo vedo tanto bene. Certo, potrà addurre tutte le motivazioni a suo discapito in un giudizio davanti a un giudice terzo, però intanto la Procura sta vincendo per 2-0 (e la difesa qualche cosa deve pure averla detta, se non altro nell’udienza filtro per il rinvio a giudizio).

Bisogna andarci cauti, con queste cose, maledettamente cauti, santa Maria, se no si rischia veramente di andare al di là dei dati di fatto per far vincere le emozioni e le commozioni. Poi se Lucano riuscirà (come mi auguro) a farsi assolvere in tutti e due i procedimenti, sarò il primo a complimentarmi con lui pubblicamente e a esserne felice (l’iter giudiziario, mper chi ci capita in mezzo, è un calvario). Ma la gente comincia già a lasciarlo solo.

Assoluzione fisiologica

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E ora siamo tutti più tranquilli.

Dopo che il boss è stato assolto in secondo grado nel processo per il caso Ruby, l’estate trascorre solitamente più noiosa e i condizionatori possono di nuovo andare a palla mentre le località di mare si riempono di bambini vocianti, di mamme strillanti  e di metalli urlanti (questa la riconoscono in due o tre, ma mi è venuta così, estemporanea).

Dunque pare che non fosse vero un beneamato ciùfolo il castello accusatorio di primo grado, e i giudici, quelli veri, non quelli comunisti, hanno riconosciuto l’estraneità ai fatti di Berlusconi. O meglio, per un capo di accusa hanno riconosciuto che Berlusconi non è estraneo a quel fatto, ma che quel fatto non costituisce reato.

Ah, bene, come ci si sente rilassati! Ora finalmente qualcuno (Brunetta) può chiedere pubblicamente la grazia e dimenticarsi che, trattandosi di una sentenza di secondo grado, manca ancora la Cassazione prima di pronunciare definitivamente la parola “fine” sull’affaire Ruby, che se è vero come è vero che il principale imputato dell’affaire è stato assolto, c’è da metterci la mano sul fuoco che sia VERAMENTE la nipotina di Mubarak.

Lui, del resto, sapendo di non poterci più nemmen sperare sulla grazia, ha chiesto una legge che gli permetta di ricandidarsi alle elezioni e che aggiri tanto la Legge Severino quanto l’odiosa sentenza (quella sì, passata in Cassazione) che lo dichiara interdetto dai pubblici uffici per tre anni.

Fuochi di ferragosto, li chiamerebbe Battiato.

Il PD, vedendo allontanarsi per il suo principale alleato lo spettro di ben altro tipo di interdizione dai pubblici uffici, quella perpetua, facendo anche lui i conti senza l’oste rappresentato dalla Cassazione, è sicuro che ci sia la serenità necessaria per portare avanti lo sfascio istituzionale determinato dalla svendita del Senato della Repubblica con lo sconto del 75% stile remainders.

Ancnhe Wikipedia è contenta. Alla voce “Procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi” (perché ci vuole una voce a parte) mette il caso Ruby tra i procedimenti conclusi, mentre tra i procedimenti ancora a carico del Nostro, una “diffamazione aggravata nei confronti di Antonio Di Pietro, accusato di avere ottenuto la laurea grazie ai servizi segreti” (robettina, via…) la corruzione del senatore De Gregorio (stai a guardare il capello!) e, colmo dell’ilarità, un procedimento per “corruzione in atti giudiziari in riferimento alle testimonianze rese nel procedimento “Ruby” principale”. Ci sarebbe anche il deposito, da parte della Procura della Repubblica di Napoli, di “nuovi documenti nei quali Berlusconi è indagato per il reato di finanziamento illecito ai partiti a causa di finanziamenti che sarebbero stati erogati negli anni scorsi al Movimento Italiani nel Mondo.”

L’è el dì de mort, alégher!