Arrestata la donna che ha avuto un figlio da una relazione con un minore. Avviso di garanzia per il marito.

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Ma sì, parliamo un po’ di cose torbide, ogni tanto, gossip puro, pettegolezzo, robetta scabrosina, sussurri di cronaca pruriginosa, o pissipissi bubi bubi, o cosa mi dice signora mia, eh, sì proprio così, cara Lei, l’ho sentito dal parrucchiere ieri, e, quindi, se l’ho sentito dal parrucchiere deve essere per forza vero. La notizia è che la signora di Prato, improvvisatasi professoressa per delle ripetizioni di inglese, che ha avuto un figlio da un minore di quattordici anni, dopo il test del DNA che toglie ogni dubbio sulla paternità del bambino (che sarebbe effettivamente del minore, quindi bambino anche lui), è stata posta agli arresti domiciliari. E il guaio è che sui social network si sta armando una spedizione di difesa nei confronti della donna che viene “assolta” solo in quanto madre. Se è una madre non deve assolutamente essere toccata, dicono in tanti, anche se non se ne vede il perché. Una madre può aver commesso il crimine più esecrando e intollerabile sotto il profilo morale, ma il fatto che sia una madre, agli occhi dell’opinione pubblica (meglio se di un bambino così piccolo come quello nato dalla sua relazione con lo studente minorenne) ne alleggerisce la posizione. Una madre può fare tutto. Il suo status genitoriale la giustifica. Anche commettere un reato come quello di violenza sessuale su un minore. E questo è sinceramente fuori dal mondo. Dice “Ma c’era bisogno di arrestarla??” E certo che ce n’era bisogno. L’ipotesi di reato è grave, la procura ravvisa il pericolo di alterazione delle prove e addirittura di reiterazione del reato (cioè, la donna potrebbe avere altri rapporti sessuali con minori), cosa si aspettava la gente che potesse succedere, che le dicessero “Brava”? “Ci scusi del disturbo??” “Se vuole le porto la spesa di sopra??” “Ma no, si figuri se una donna adulta non può avere rapporti sessuali con chi vuole…”??

E’ stato notificato anche un avviso di garanzia al marito per ‘alterazione di stato’, un reato che si applica a chi altera lo stato civile di un neonato. Io non so cosa sia questa roba, allora sono andato a vederlo sul Codice Penale. C’è scritto all’articolo 567 che: “Si applica la reclusione [da cinque a quindici anni] a chiunque, nella formazione di un atto di nascita, altera lo stato civile di un neonato, mediante false certificazioni, false attestazioni o altre falsità.”.

Che dire? Come al solito si difendano. In tutte le sedi possibili, prima tra tutte quella del Tribunale della Libertà. Mi pare una difesa un po’ dura, ma il diritto a replicare e a difendersi è sacrosanto per tutti. Così come la presunzione di innocenza. Ma nessuno dica che una mamma, per il solo fatto di essere una mamma, sia fuori dalla legge e non debba assumersi responsabilità così pesanti. E possibilmente ora parliamo di altro.

La Cina è più vicina

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Adesso la popolazione italiana si è svegliata di soprassalto e repente ha realizzato che:

– esiste la Cina
– in Italia ci sono i cinesi;
– molti di loro sono clandestini;
– lavorano in capannoni abusivi;
– fanno orari massacranti;
– mangiano dove lavorano e dormono dove mangiano;
– confezionano capi di abbigliamento tarocchi;
– non capiscono o fanno finta di non capire quello che si dice loro;
– non non capiamo o facciamo finta di non capire quello che ci dicono;
– ci stanno facendo un culo così se no col cazzo che manifestavamo tanta solidarietà.

Caterina Marini e Ilaria Bugetti del PD sono su Facebook

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Caterina Marini è consigliera della circoscrizione centro del Partito Democratico.

Una sera sua sorella la chiama al telefono per dirle che mentre si recava in camera sua è stata fortemente spaventata dalla vista e dalla presenza di un ladro. Ansia più che comprensibile.

La Marini, renziana ed ex portavoce della segretaria della federazione pratese, sfoga la sua rabbia su Facebook con queste parole “La telefonata di mia sorella mi ha lasciato senza parole: mentre andava in camera si è trovata faccia a faccia in casa con un ladro…. Che città di merda è questa… Extracomunitari ladri stronzi dovete morire subito” e, in un commento “Era un magrebino. Agile come un gatto. E datemi di razzista non me ne frega un cazzo. La gente ha solo discorsi”.
Poi capisce che forse ha esagerato (o qualcuno le dice che il suo post ha provocato più di qualche mugugno) e toglie il messaggio dalla sua bacheca.
Troppo tardi. La disciplina interna del PD si è mossa. “Con quelle dichiarazioni Caterina Marini è di fatto fuori dal Partito Democratico perché violano chiaramente i nostri principi fondanti che da sempre si rispecchiano nell’anti-razzismo, nella non-violenza e nel rispetto della convivenza. Tali affermazioni hanno giustamente colpito la sensibilità delle forze politiche, associative e civili che tutti i giorni lavorano a quell’idea d’integrazione irrinunciabile in una moderna ed evoluta società. Non spetta direttamente a me emettere delle sanzioni e ho già chiesto l’apertura di un procedimento disciplinare presso la commissione di garanzia. Tuttavia appare evidente la violazione del codice etico che Caterina Marini ha sottoscritto in due momenti: in primo luogo prendendo la tessera del Partito Democratico e anche una volta eletta come consigliera di Circoscrizione”. Questo quanto scrive Ilaria Bugetti.

In effetti un po’ pesine erano, quelle frasi. Ma oltre al giudizio politico, al procedimento disciplinare che preluderà certamente all’espulsione, arriva il controsenso, la beffa, l’assurdo, la commedia.

Un ulteriore commento di Ilaria Brugetti, secondo quanto riportato da “Il Fatto Quotidiano” di oggi, a pagina 8, in un articolo di Daniele Vecchi è stato: “Perché noi dobbiamo dare il buon esempio. Se sei un personaggio pubblico e impegnato in politica non puoi permetterti di scrivere su Facebook. (…) Con tutto quello che abbiamo detto di Berlusconi serve coerenza.”

Ora, sinceramente sfugge anche al lettore più superficialmente interessato alla vicenda il perché un personaggio pubblico dedicato alla politica non debba, anzi, non possa permettersi di scrivere su Facebook. Evidentemente una persona, qualunque persona, finché non commette reato scrive su Facebook o dove vuole quel che vuole. Molti politici ben più “visibili” della Brugetti e della Marini lo fanno. Forse non si dovrebbero scrivere QUEL TIPO di frasi, ma per il resto non si vede perché una politica non possa condividere la foto degli spaghetti che ha cucinato per cena con i suoi “amici”, se le sembra buono farlo.

Allora mi sono detto, andiamo un pochino a vedere e facciamo una ricerca su Facebook sotto il nome “Ilaria Brugetti”. Ecco cosa appare:

Allora uno dice: “Sarà certamente una omonima”. Macché, la pagina “Per Ilaria Bugetti Segretaria provinciale Pd” serve o è servita, evidentemente, a sostenerla nel cammino politico.

Non ho nulla contro la propaganda. E’ giusto che la Bugetti la faccia se ritiene che i 475 “mi piace” raccolti le siano utili. Ma chi dava il buon esempio non doveva non potersi permettere il lusso di scrivere su Facebook? Già, e come mai allora gli altri due account riportati sono inequivocabilmente risalenti a lei? Non sono due omonimie, ogni account è intestato a una persona nata il 9 novembre 1973, la somiglianza delle due foto associate ai profili è evidente, e uno dei due profili sembra essere nato proprio per raccogliere le richieste di iscrizione eccedenti i 5000 “amici” (tetto massimo stabilitoda Facebook per un privato). Inoltre si parla del Partito Democratico e della vita politica di Prato. Cosa vogliamo di più??

Vogliamo solo che il buonesempismo sia una realtà.

Il titolo de la Nazione di Prato: “Cinese ucciso a coltellate: è giallo”

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Screenshot da "La Nazione" - Cronaca di Prato

A volte non è dato sapere se certi titoli siano o meno il frutto di un umorismo sotteso consapevole (e, quindi, facente finta di niente), oppure si tratti di doppi sensi assolutamente involontari. Propendo più per la prima ipotesi, ma il titolo de “La Nazione” di Prato che recita “Cinese ucciso a coltellate: è giallo” si presta a mille e mille letture diverse. Succede anche questo alla vigilia di un agosto rovente. E, comunque, che ci si sorrida.