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SPID… SPID… cazzo, ho bisogno di uno SPID. Fino a ieri non sapevo nemmeno che esistesse e oggi mi ritrovo a fare le pratiche per la concessione di un cavolo di SPID perché mi serve (già, perché mi serve?? Ma saranno un po’ anche cazzi miei) e non so come fare. Ho scoperto che esistono vari enti che rilasciano lo SPID. Posso chiederlo alle Poste Italiane, ad Aruba e a un bel po’ di altri soggetti. Ma è un Calvario. Per identificarmi una volta bastava il mio documento di identità, io sono io, eccomi qui, viviamo in uno stato di diritto e questa è la mia identità. Punto. Ora devi avere con te, come minimo, la carta di identità, il codice fiscale, la tessera sanitaria (se diversa dal precedente), una casella di posta elettronica, il tuo numero di cellulare, una telecamera per farti riconoscere da un addetto, uno scanner per scansionare i documenti e mandarli in formato elettronico, un accrocchio per mettere la firma digitale sui PDF he scarichi e che compili, il PIN che ti dà la ASL assieme alla tessera sanitaria e che cazzo!! Sono tecniche e mezzucci per scoraggiare l’utente finale e per risparmiare tempo e mezzi. Dopo aver deciso di contattare telefonicamente il servizio informazioni di un gestore di SPID (il cui nome mi trafigge il costato, come nel martirio di San Sebastiano) ho optato per farlo con le poste. Ho riempito i moduli e dopo una serie di errori (non riconosceva la città in cui sono nato) eccomi arrivare sul telefono un SMS che mi invita a recarmi all’ufficio postale per farmi riconoscere (eh, quello che ho descritto non basta!) e dove, spero, si concluda l’avventura di un cittadino in cerca di SPID. Sarebbe già troppo comodo.