Gianrico Carofiglio contro Vincenzo Ostuni: finirà in Tribunale?

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scansione dal quotidiano "la Repubblica"

Gianrico Carofiglio è un bravo scrittore. Ho amato e divorato tutti e tre i romanzi con protagonista l’avvocato Guerrieri, ho perfino le corrispondenti versioni in audiolibro lette da lui. Mia moglie ha un suo autografo di cui è gelosissima. Insomma, è uno di casa. Anche se, in seguito, alcuni suoi scritti non è che mi siano piaciuti gran che.

Sembra che Carofiglio stia per intentare una causa civile (immagino per diffamazione) nei confronti di Vincenzo Ostuni, della casa editrice Ponte alle Grazie. L’editore in questione è arrivato secondo al Premio Strega con il libro “Qualcosa di scritto” di Emanuele Trevi. L’opera di Carofiglio “Il silenzio dell’onda” è arrivata terza. Un buon piazzamento, non ci sono dubbi.

Pare che Ostuni abbia usato nella sua pagina Facebook le espressioni “scribacchino” e “mestierante” nei confronti di Carofiglio.

Non spetta a me, naturalmente, stabilire se queste espressioni siano o meno diffamatorie, o se facciano parte di quel diritto di critica che appartiene a ciascuno di noi, e, quindi, anche a Vincenzo Ostuni.

Quello che osservo è che, oltre che scrittore, Gianrico Carofiglio è Pubblico Ministero e Parlamentare della Repubblica.

E che questa possibile azione giudiziaria potrebbe andare a sommarsi a quelle già note e segnalate nel blog, come quella milionaria di Roberto Saviano contro Marta Hering e il Corriere del Mezzogiorno per una questione su Benedetto Croce, o come quella intentata dal Presidente del Senato Renato Schifani nei confronti del povero Antonio Tabucchi, anch’essa con richiesta di alte cifre risarcitorie.

La caratteristica comune a queste azioni è che sono esclusivamente civili. Sono, cioè, direttamente finalizzate al riconoscimento del danno subito. Non c’è minimamente la componente penale. Non si va davanti a un giudice per testimoniare contro quella persona o per difendersi, per costituirsi parte civile e seguire un iter di tre gradi di giudizio che, successivamente, porta a una sentenza di colpevolezza, di assoluzione, di prescrizione o, comunque di non luogo a procedere che sia, e poi, in base a quella sentenza, ci si rivolge al Tribunale Civile.

Non si sa più se il punto sia il danno subìto o l’onorabilità ferita. E’ chiaro che se si offende l’onore e il decoro di una persona quella persona ne ha direttamente un danno, ma quello che risulta anomalo (anche se perfettamente legittimo, sia detto chiaramente) è il fatto che tra l’onore e il danno si preferisca il risarcimento materiale (monetario) del danno.

E si noti che i casi che ho citato riguardano tutti (a vario titolo) scrittori (diffamati o presunti diffamatori che siano), editori o, in genere, rappresentanti della cultura o delle istituzioni. O, come nel caso di Gianrico Carofiglio, di rappresentante della cultura e delle istituzioni allo stesso tempo.

Dobbiamo guardare con occhi scevri da pregiudizi queste iniziative che si stanno moltiplicando nel panorama culturale italano. Ma dobbiamo anche notare che cominciano ad essere un po’ troppe nel numero e nel clamore sociale che suscitano. Dovremmo anche chiedercene le ragioni.