Una maestra spiega ai suoi bambini che Babbo Natale non esiste. E ha fatto dimolto bene!

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A Parma una maestra si è azzardata a spiegare ai bambini della Scuola Primaria in cui insegna che Babbo Natale non esiste.

Che è una leggenda, appunto, e che come ogni leggenda è un mito, un’invenzione.

Apriti cielo e spalancati terra! Sui giornali locali (ma reperibili regolarmente in rete) sono apparse lettere di protesta di genitori indignati perché sarebbe stato rubato ai loro pargoli il diritto di sognare. Probabilmente qualcuno avrà fatto una regolare querela alla magistratura per furto di renne e sparizione di barba bianca e vestito rosso.

Scrive alla Gazzetta di Parma il padre di uno di questi bambini defraudati: “Vorremmo che tu regalassi a questa maestra la magia che proviamo noi quando ti scriviamo, la magia di quando fatichiamo ad addormentarci pensando a te che arriverai con le tue renne, un po’ per la speranza di vederti e un po’ timorosi perché non ti conosciamo. La magia di quando ci svegliamo al mattino e corriamo a guardare sotto l’albero. Vorremmo che tutti provassero queste emozioni, perché ce n’è bisogno. Queste cose non hanno età”. Sì, forse queste cose non hanno età, ma suo figlio sì, ha otto anni, e a otto anni si è abbastanza sbozzolatini per smettere di credere a Babbo Natale venire educati alla realtà e alla verità.

Ed è questo il peccato mortale della maestra, quello di aver detto la verità. Su Facebook c’è un vespaio insopportabile di mamme che le si accapiglierebbero contro se solo si azzardasse a toccare ai loro figli le bugie su Babbo Natale, Gesù Bambino e la Befana, con tanto di slitta, mangiatoia e camini in cui passare. La verità è un’arma formidabile. Sbugiarda chiunque in meno di un secondo. I fatti riescono sempre a zittire una polemica.

Ma la maestra non è stata criticata perché Babbo Natale effettivamente non esiste. Quella cosa nessuno può metterla in discussione. E’ stata criticata per aver detto la verità.

In breve, il re è nudo e fa anche dimolto schifo.

I Subsonica, Pizzarotti, Beppe Grillo e quelli che non capiscono la “movida”

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Screenshot da www.ilfattoquotidiano.it

Io, lo confesso, sono vecchio. E lo dimostra il fatto che non conosco i Subsonica. Non so chi siano, che musica facciano e, sinceramente, penso che se anche lo sapessi credo che non me ne importerebbe gran che.

Hanno criticato Pizzarotti a Parma che ha vietato la vendita degli alcolici dalle 21 alle 7. Che, voglio dire, mi sembra anche una decisione di buon senso. Ma va beh, ognuno critica chi crede. Dicono anche che Beppe Grillo non parli della “movida”. O che non la conosca.

Si può sapere cosa cavolo è la “movida”? Voglio dire, lo so anch’io cos’è, ma si riferisce, appunto, a un’abitudine tipicamente spagnola, quella di “muoversi”, possibilmente nelle ore notturne. In Spagna lo fanno da sempre. E’ proprio la vita che, lì, è spostata di due ore in avanti. In Spagna la sera escono tutti, ma proprio tutti, anziani, giovani, ragazzini, adolescenti, cani, porci (sì, in un paese della Castilla-León ho visto un maiale girare libero per strada).  Si fa tardi per forma mentis e per stile di vita.

In Italia si cerca di adattarsi, di copiare, di fare in modo di essere più “simili” agli altri senza essere noi stessi. Facciamo gli happy-hour, gli aperitivi cenati, adesso è arrivata questa nuova fissazione della “movida”, per la quale, pare impossibile, ma è necessario essere un po’ brilli, perché, si sa, se non ci sono gli alcolici, se non c’è lo “sballo” che razza di divertimento è?

E’ possibile che si debba per forza divertirsi tracannando alcool e possibilmente in grandi quantità? La gente non è capace di stare insieme durante la notte e bersi, che so, una Lemonsoda, un Chinotto, una Cedrata Tassoni, un caffè, un cappuccino, un latte macchiato, un the, una tisana, una camomilla, un thè freddo, un succo di frutta, una Coca Cola, una spuma, un bitter analcolico, un Gatorade, Di Stefano ora basta, così magari non si va a schiantare da qualche parte e non rischia di mettere a repentaglio la vita degli altri?

Il messaggio è sempre lo stesso. Siamo tanto più “in” quanto più ci disinibiamo con qualche sostanza. Perché se il tuo amico prende un Gin Tonic e tu prendi una spremuta d’arancia lo sfigato sei tu. Se parli con una donna e invece di un Vodka-Lemon prendi un menta-e-orzata sai già che quella donna non sarà mai tua. Ma non perché sei un pirla tu, perché è il gruppo che ha stabilito che chi non beve è un debole e, conseguentemente, un perdente.

E la “movida” cosa sarebbe, allora, la sfilata degli incapaci a relazionarsi dopo aver bevuto una minerale gassata?

Forse un altro modo di vivere è possibile. Forse a Parma ci stanno solo provando.