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La misura è ormai colma.
Dovrebbe essere davvero l’ora dell’indignazione nei confronti di un sistema informativo becero e logoro di strali, di attacchi, di accuse e di controaccuse che non fanno altro che distogliere l’opinione pubblica dalla verità e dal bene più prezioso di cui si possa disporre, la conoscenza.
“Panorama” ha pubblicato la notizia secondo cui in alcune intercettazioni, non ancora sbobinate né trascritte, riguardanti Nicola Mancino in qualità di testimone, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (intercettato non come soggetto di indagine, ma è logico che se io telefono o ricevo una telefonata da un soggetto sottoposto a intercettazione o indagine automaticamente sono intercettato anch’io), il Capo dello Stato avrebbe usato espressioni fuori dalle righe nei confronti di Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro (che ha già detto di volercisi fare sopra mezzo bicchiere, beato lui!) e parte della magistratura.
Ora, sicuramente:
a) queste intercettazioni non sono a disposizione delle parti perché, in quanto non ancora trascritte, sono a disposizione solo dei PM e della procura;
b) parrebbe che queste intercettazioni non contengano niente di “penalmente rilevante”. O, almeno, di rilevante ai fini dell’inchiesta per le quali sono state acquisite;
c) negli articoli pubblicati da “Panorama” non c’è traccia di un virgolettato, di un documento riportato, di una frase contenuta nelle intercettazioni di cui si parla, di un documento, fosse anche acquisito in modo illecito (ci sono fior di giornalisti che sono campioni della violazione del segreto istruttorio, lo ha spiegato questa mattina su Radio Tre il direttore di Panorama su “Tutta la città ne parla”). Insomma, non si riportano prove.
Quindi, la prima cosa che si deve fare (che lo faccia “Panorama” o qualsiasi altro quotidiano o periodico) è tirare fuori i documenti. C’è il segreto istruttorio? Benissimo, o i giornalisti lo vìolano, come accennato sopra e se ne assumono la responsabilità, o attendono che quelle intercettazioni diventino pubbliche con la notifica della copia degli atti di indagine alle difese e alle eventuali parti civili.
E’ una notizia non documentata. Non si fa. Non davanti a fatti di tale interesse e rilevanza per la pubblica opinione.
D’altro canto il Quirinale ha scelto, davanti a una notizia non documentata, di esporre una vibrante protesta in una nota in cui si afferma che il Capo dello Stato non è ricattabile. Se da una parte la pubblicazione da parte di “Panorama” appare come una “accusatio manifesta” ma senza prove, la nota del Quirinale sembra una “excusatio non petita” ma senza accuse. Proprio perché l’accusa non è supportata e non si vede il motivo di una autodifesa preventiva, nel momento in cui una stampa scarsamente attenta alle fonti e ai documenti fornisce notizie generiche e non circostanziate.
Comunque sia, non è detto che siccome una notizia non sia documentata non sia anche vera. Voglio dire, tutto quello che si può rimproverare a “Panorama” (e non è poco) è la mancanza di documenti. Ma non il fatto di aver necessariamente pubblicato una notizia falsa solo perché quei documenti sono mancanti. Può essere una notizia frammentaria, incompleta, errata per certi aspetti, ma non necessariamente e obbligatoriamente falsa.
E allora, indipendentemente dal fatto che quelle intercettazioni vadano distrutte o meno (e ci vorrà il parere di un GIP, ovvero la sentenza di un giudice terzo), ma soprattutto indipendentemente dal fatto che contengano o meno fatti penalmente rilevanti, dobbiamo smetterla con questa storia del penalmente rilevante!) se effettivamente Napolitano avesse parlato male di Di Pietro e se quest’ultimo l’avesse presa a ridere bevendoci sopra, non ci sarebbe fatto penalmente rilevante finché non ci fosse una querela da parte della persona offesa. O finché il linguaggio usato fosse l’espressione di una opinione personale, che anche e soprattutto il Capo dello Stato ha diritto ad avere.
Ma “penalmente non rilevante” non significa “eticamente accettabile”.
E allora che l’opinione pubblica sappia. E sappia presto.