Le fette di salame sugli occhi

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Foto tratta da www.repubblica.it

Recentemente su “Repubblica” è stata pubblicata una foto (che qui riporto) a corredo di un articolo sulla recente decisione del Tribunale sul caso di Lodi, in cui molti bambini extracomunitari sono stati discriminati al momento della loro domanda di accesso alle mense scolastiche. Il Tribunale di Milano, appunto, ha ordinato al Comune di Lodi di “modificare il ‘Regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, in modo da permettere a tutti i bambini, senza nessuna esclusione, l’accesso ai servizi scolastici di refezione a parità di condizioni economiche.

Nella foto in questione si vede una bambina, chiaramente extracomunitaria (ma magari è nata in Italia, vai a sapere…) che mangia un panino fuori dai locali della mensa. Ha davanti a sé alcune copie di una vignetta che riporta la scritta: “Fino a quando non cambia la situazione troveranno pane per i loro denti”. Bello. Come dire “Lotta dura e senza paura”.

Ma quello che colpisce è che a pronunciare questa frase nella vignetta è un panino. AL SALAME (nel disegno).

Ora, lo sappiamo benissimo che molti dei bambini extracomunitari che frequentano le mense scolastiche sono di religione musulmana e non mangiano carne di maiale. Non si poteva rappresentare qualcosa con carne di manzo, che so, un hamburger? Non che i bambini costretti a mangiarsi un panino per strada possano permettersi il lusso di un caldo e succulento Big Mac, ma rappresentare i loro diritti sacrosanti con pane e salame mi sembra una ingenuità troppo evidente per non essere evidenziata.

E’ così, siamo la società degli svarioni, dei lapsus, della gaffes, degli inciampamenti lungo il cammino delle nostre conquiste democratiche più elementari. La lotta legale è stata vinta. Per fortuna. Quella culturale ha ancora le fette di salame sugli occhi. E nei panini.

Teramo: licenziata per aver consumato un panino e una bibita in orario di lavoro

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Screenshot tratto dal sito www.abruzzoweb.it

Guardate, ci sono notizie che fanno venire i brividi. E che vengono pubblicate quasi a mo’ di curiosità estiva, in una fine agosto di un’estate che non finirà mai, mentre la tanto annunciata Beatrice tarda ad arrivare e si schiatta di caldo e di licenziamenti per aver mangiato un panino.

Sì, perché una signora di Teramo che lavorava da oltre 15 anni in un supermercato si è vista licenziare per aver mangiato un panino e bevuto una bibita prelevati dal supermercato stesso (e regolarmente pagati, da quel che risulta) durante l’orario di lavoro.

Un panino e una bibita.

Si perde il lavoro per questo. Per dei generi di conforto. In piena estate. In piena crisi. Naturalmente nessun giornale dice quale sia il supermercato in cui si è svolto l’increscioso episodio. Perché, per esempio, io, in quel supermercato, indipendentemente dalla validità o meno del ricorso sporto dalla signora attraverso il suo legale, non andrei a farci più la spesa. Così, tanto per dire…