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Ora ditemi voi se periodicamente io mi debba ritrovare ad occuparmi di questo omino qui, Mario Pianesi, che ha ricevuto una laurea honoris causa dall’Università della Mongolia e che è stato riempito di onoreficenze dal Presidente della Repubblica, già destinatario di premi e riconoscimenti in tutto il mondo, ben inserito ai vertici della società, per aver inventato 5 diete “miracolose” chiamate Ma-Pi (dalle iniziali del suo nome e cognome, non si può certo dire che difetti di originalità!) per la cura di svariate malattie, senza nemmeno possedere una laurea in medicina.
L’ho già fatto in un paio di occasioni e adesso mi sento obbligato a tornare sul caso Mario Pianesi perché la notizia di questi giorni è che il guru della macrobiotica, oltre ad essere stato indagato a suo tempo per riduzione in schiavitù, associazione a delinquere, lesioni aggravate, maltrattamenti e evasione fiscale per aver imposto le sue diete ferree e il suo regime di vita spartano e macrobiotico (che in alcuni casi prevedeva anche l’allontanamento dal nucleo familiare di origine e dall’attività lavorativa per dedicarsi completamente alla causa della setta) ai suoi adepti (ripeto, senza avere nessun titolo e nessuna abilitazione per farlo), pretendendo di risolvere qualsiasi malattia, anche la sordità.
Adesso la nuova accusa: a seguito di un ictus insorto nel 1997, la prima moglie di Pianesi, Gabriella (la seconda, Silvana Volpi, è coindagata assieme a lui), sarebbe stata curata solo con un’alimentazione a base di cereali, mentre avrebbe avuto bisogno di cure ospedaliere mirate. E’ morta nel 2001 in uno stato di grave deperimento fisico senza, ovviamente, alcun beneficio per la malattia che l’aveva colpita.
C’è da chiedersi come nel XXI secolo ci sia ancora da affidarsi ai guru, ai santoni, ai guaritori, a chi promette facili risultati. E anche come non sia solo la gente di strada, quella più sprovveduta (o semplicemente disperata) ad affidarsi a queste persone, ma le istituzioni (Pianesi è cittadino onorario di svariati comuni), le università (della Mongolia, poi, capirai…). Come è stato possibile che quest’omino magro magro, dall’aria apparentemente innocua, sia riuscito a fondare un impero sulla sua catena di ristoranti “Un punto macrobiotico” (UPM, anche qui il massimo dell’originalità) e a farsi patrocinare da Fao, Onu, Unesco.
La macrobiotica siamo noi.